Heaven must be more than this
When angels waken with a kiss
Sacred hearts won't take the pain
But mine, will never be the same
(Dream Theater, Surrounded)
Dream Theater – Surrounded
When angels waken with a kiss
Sacred hearts won't take the pain
But mine, will never be the same
(Dream Theater, Surrounded)
Dream Theater – Surrounded
26 Ottobre 2007 - CHAOS IN ROME
Finalmente, un concerto che aspettavo da tantissimo, Dream Theater e Symphony X a Roma. Due signori grupponi, forse uno più dell'altro, tantissimi grandi musicisti, da cui non si ci può aspettare che uno spettacolo da strofinarsi gli occhi. Figurarsi se è ammesso perderseli quando suonano proprio nella tua città, Roma, una città che poi, in passate tappe, ha sempre regalato scalette eccellenti. Ovviamente non ho voluto sapere le precedenti setlist del tour (il "Chaos in Motion World Tour") per tenermi la sorpresa. Biglietti presi con largo anticipo, finalmente arriva il fatidico giorno. Per essere più in forma e carico, dormo un due orette il pomeriggio, e quindi ci si prepara a partire... destinazione: il Palalottomatica, la Sinfonia X, ma soprattutto, il Teatro del Sogno!
Ore 17.00
Io e la mia sorellozza compagna di concerti Livia usciamo di casa. L'avventura ha inizio... non al meglio, visto che aspettiamo venti minuti che l'autobus passi. Alcuni dicevano che le porte si sarebbero aperte alle 18, altri dicevano alle 19, ma uno dei grandi pregi di questo concerto è stato quello di avere dei posti NUMERATI a sedere.
Io stesso ero molto scettico di questa cosa, forse prima avrei preferito per dei biglietti per il parterre, dove si vive di più il concerto, nella bolgia. Al concerto dei Blind Guardian a Firenze, fra la folla e non a sedere, mi sono divertito da morire, ma ho anche sofferto tantissimo il caldo e il violento pogo (rimediando anche una bella clavicola lussata).
Con i biglietti numerati, non solo avremo poi scoperto di avere posti fantastici, ma soprattutto, niente ressa per entrare, niente corsa folle per piazzarsi il più avanti possibile sotto il palco, niente ressa durante il concerto, niente schiena spezzata alla fine e niente gambe doloranti.
Finalmente l'autobus arriva, scendiamo e prendiamo la metro. Com'era facilmente intuibile, già sulla metro troviamo un altro gruppo di ragazzi con la maglietta e/o la felpa dei Dream Theater. Scendiamo alla fermata apposita, e a quel punto chiedo a Livia, che IN TEORIA doveva sapere dov'era il posto del concerto: "OK, ora dove si va?" Lei dice, sicura: "Di là". Allora cominciamo ad avviarci verso una direzione. Oltretutto, sulla strada, troviamo tante altre persone con la maglietta di Scenes From a Memory e Paradise Lost dei Symphony X. Questo in teoria rafforza la nostra convinzione di stare andando nella direzione giusta. I due ragazzi che avevamo incontrato in metro con la maglietta di Octavarium ci seguono, e dietro di loro altri due ragazzi che intuiamo facilmente sarebbero andati al concerto.
Camminiamo per dieci minuti, e ad un certo punto arriviamo ad un bivio. Livia non si ricorda a quel punto dove si dovrebbe andare, così decidiamo di fare finta di temporeggiare e lasciarci superare dai ragazzi che ci seguono, per seguire loro a nostra volta. Loro ci sorpassano e intraprendono una direzione al bivio, quindi li seguiamo. Dopo poco però pure loro si fermano... esitanti, rallentiamo pure noi, finché quelli non ci chiedono: "Scusate, ma il Palalottomatica??"
E noi: "... ah, ma come, non lo sapete...? In effetti vi stavamo seguendo per vedere se lo sapevate voi..." E loro: "Ma come?! Noi è dalla metro che seguiamo voi per arrivarci!" risate. Poco dopo ci raggiunge la terza coppia: "Scusate, per il Palalottomatica?" anche loro ci stavano seguendo sperando che li portassimo a destinazione, e giù ancora a ridere.
Chiedo indicazioni ad una classica vecchietta seduta sulla panchina del parco ai bordi del cui stavamo, che ci dice che in effetti il Palalottomatica stava nella direzione opposta. Brava, Livia!!!
Ripercorriamo allora la strada in senso inverso, e la gente con magliette dei Dream Theater e Symphony X aumenta a dismisura. Alla fine, ad avviarci verso il ponte che ci porterà al Palalottomatica, siamo un bel gruppetto nutrito, tanto da riuscire addirittura a fermare una delle mitiche colonne di traffico romano per attraversare dove non ci sono le strisce. Evvai!
Ore 18.00
Arriviamo al Palalottomatica intorno alle 18. Le bancarelle vendono stuff non-ufficiale ma tutta roba fatta molto, molto bene e molto... "originale", anche se chiaramente non nel senso più tecnico del termine. Molta gente è già arrivata ed è in fila. Comincio a fare un po' di foto. Attorno a noi la stragrande maggioranza ha magliette dei Dream Theater (Scenes From a Memory e Octavarium dominano, ma si vedono anche magliette del tour di Images and Words!), molti altri hanno la maglietta di Paradise Lost dei Symphony X, non mancano mai le magliette degli Iron Maiden e dei Metallica, diverse dei Blind Guardian, qualcuna dei Judas Priest, Death, Rhapsody e Nightwish. Una volta dentro, vedremo anche un folle con la maglietta dei Manowar. Manowar. Al concerto dei Dream Theater. Mh. OK. Quando su Last.fm avevo letto "Chi non viene è un figlio di De Maio!" sulla tag board del concerto. Eh!
Troviamo la nostra fila per entrare: siamo nel primo anello, settore A 18, Fila D, posti numero 17 e 18. La fila è tranquilla, con mia sorpresa ci controllano gli zaini e ci dicono di buttare via i tappi delle bottiglie, se le avevamo. Io avevo una bottiglia, ho svitato il tappo e me lo sono nascosto in mano, poi, passati i controlli, l'ho rimesso. Cosa cavolo ci faccio con una bottiglia senza tappo? La doccia? Mah... Piuttosto, ho temuto per la mia macchina fotografica digitale (memory card da 1 GB, avrebbe fatto faville), ma per fortuna non hanno avuto niente da ridire, a riguardo.
E dopo poco siamo dentro. In realtà, scopriamo che dobbiamo girarci mezzo Palalottomatica per il nostro Settore, ma quando entriamo, ci riempiamo di entusiasmo. Siamo praticamente ad altezza palco. Ovviamente il parterre (che si sta riempiendo velocemente) ci separa dal palco, ma non abbiamo niente davanti, una visuale eccellente. Siamo solo poco più defilati alla sinistra del palco, ma quasi centrali. Ci si para davanti un assistente che chiede i nostri biglietti... glieli mostriamo, e ci manda da un'altra assistente più verso l'esterno. Scende il pessimismo, perché la tipa si trova molto più defilata. Però poi lei ci indica che i nostri posti sono praticamente sotto la porta da cui eravamo entrati nella grande sala, anzi, pure più centrali.
Ore 19.05
Insomma, le premesse sono decisamente buone. Ci sediamo che sono le 19.05. Abbiamo un'oretta prima dell'inizio del gruppo di spalla ai Dream Theater, i Symphony X. Molto osannati, non li avevo mai ascoltati particolarmente prima di ieri sera. Avrò fatto giusto un tre ascolti totali di due loro album, The Divine Wings of Tragedy e V: The New Mythology Suite. Per questo mi aspettavo molto dalla loro performance, e speravo che mi convincessero ad approfondire.
Seduti comodamente, io e Livia ci mangiamo dei panini tanto per saziarci e beviamo un po' d'acqua. Il maestoso palco sembra nascondere grandi sorprese. Un gigantesco velo nero copre praticamente i tre quarti della sua profondità. Un misero quarto rimane per i Symphony X. Subito davanti al velo nero, la batteria, e accanto, la tastiera.
La platea è calda e comincia a riempirsi sempre di più. Il Palalottomatica è uno stadio molto grande, la sua normale capienza è di 10.500 persone. In questo caso però una fetta di posti a sedere sono dovuti rimanere vuoti, perché coperti dal palco. A supplire a questa assenza di posti a sedere però, il parterre era strapieno. Tre anelli circondavano l'arena. Tutti strapieni. Sarà SOLD OUT. Più di 10.000 persone.
Sul palco si fanno le ultime prove di soundchecking, e si osanna qualunque tecnico di suono appaia a provare strumenti. Si alzano diversi cori. Il più frequente: "PORTNOY! PORTNOY!"
Ore 20.01
Alle 20.01, come del resto era scritto sul biglietto , si spengono le luci, e parte un'intro. E' finalmente giunto il momento dei Symphony X! Il ruolo di gruppo di spalla va decisamente stretto ad Allen, Romeo e soci, che sono letteralmente osannati dalla quasi totalità degli spettatori. Non sono gli headliners, molti sono venuti più che altro per i Dream Theater, ma i Symphony X non sono di quelli che si possono ignorare. Niente a che vedere con gli Astral Doors, che avevo visto come gruppo di supporto ai Blind Guardian.
Cessa l'intro, entrano in scena i Symphony X, e ci devasta l'urlo di Russel Allen: "ROMAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAA!!!!!" la folla, gasatissima, risponde urlando. Ed è così che parte il concerto.
Come ho detto, non avevo mai prestato troppa attenzione ai Symphony X, ma ora lo farò assolutamente. Russel Allen si è rivelato un frontman straordinario, oltre che un vocalist impressionante. Sarà stato perché erano un gruppo di spalla e quindi non suonavano troppo, ma veramente, si è spremuto in tutti i modi possibili. Ha urlato senza limitarsi. Ed ha veramente una voce superba. Oggi, cominciato a scrivere questo resoconto, mi sono subito risentito i CD che ho dei Symphony X e... oh, sarà l'emozione e la gasatura, ma mi sembra che suoni pure meglio dal vivo che in studio...
Allen è un gran frontman, e scuote decisamente la folla con i suoi "GRAZIE ROMAAAAAA!!!"
In pause fra un pezzo e l'altro, chiacchiera. "What an amazing audience. We've been in many places, touring, but we didn't suppose to receive such an incredible welcome here!" e ovviamente a ogni parola si scatena il putiferio.
"Thanks to you, we're having a lot of fun this evening..." urla di tutto lo stadio. "... but I bet you'll have even more, later, with DREAM THEATER, right?!" urla ancora più forti!!
Headbanga, fa finta di strangolare Romeo e il bassista mentre suonano, ad un certo punto non si accorge che fa cascare l'asta del microfono sulla batteria, ma fortunatamente un addetto la rimuove a tempo record. Allen è sicuramente l'idolo della prima parte della serata. Peccato che abbia avuto un problema al microfono, e le sue parti in cantanto basso non si sentivano per niente bene, soppresse dalla chitarra e dalla batteria, che avevano un volume decisamente più alto. Ma le sue urla si sentivano benissimo! Ad un certo refrain di un certo loro pezzo allungherà il microfono verso qualcuno del parterre che lo urlerà come un invasato! Risate generali.
Il tempo che le urla si plachino, e parte l'attacco del basso di Sea of Lies, che riporta le urla al livello di prima! Decisamente, Sea of Lies sarà la canzone che mi convincerà più di tutte ad approfondire i Symphony X. La partecipazione della folla al refrain è stata gasante al massimo!
La canzone dovrebbe essere finita, ma la batteria continua ad accompagnare e Russell Allen prende la parola.
"Fine! Now I want to hear your screams, Rome. I'll count up to three, and then shout as louder you can!" urla. La folla risponde, ma io capisco che non sono in molti ad aver capito!!!
"One... two... THREE!! GO!" e gli rispondono pochissime urla, neanche tanto forti.
Attimo di silenzio.
"....... THAT WAS SHIT!!!" risate di tutti.
"Come on! This is ROME, right?! The MIGHTY ROME! The one of the most powerful EMPIRES in the WORLD!!!" E solo qui, le urla sono il quintuplo di quello che erano state prima.
Ora decisamente l'audience è pronto!! "ONE MORE CHANCE for SYMPHONY X and DREAM THEATER, Rome!" E VIENE GIU' IL MONDO!! "One more. One... more..." poi un attimo di esitazione. "Don't make me come down there to mess with you!!!" altre risate, poi...
"ONE, TWO, THREE!! GO!" il pubblico strilla ancora più di prima, e Allen si butta sulle prime file per farsi un po' di crowdsurfing, mentre Sea of Lies continua con un refrain extra.
Ho saputo che il chitarrista dei Leaves' Eyes, che facevano di supporto ai Blind Guardian nel tour americano, una volta ha provato a fare la stessa cosa. Il pubblico si è amabilmente spostato e l'ha lasciato cascare. Russell Allen è di tutt'altra pasta, e anzi la gente poga e fa a gara per raggiungerlo e sostenerlo. Sottosopra, riesce a tornare al palco.
Grandissimo gruppo i Symphony X, il ruolo di gruppo di spalla gli va decisamente stretto. Ma hanno fatto il loro maledettissimo dovere, hanno scaldato la folla, e l'hanno scaldata veramente alla grande.
Sono riuscito a ricavare la scaletta dei Symphony X. Non conoscendo bene loro canzoni tranne Sea of Lies, non posso assicurare che l'ordine sia quello giusto.
1 - Oculus Ex Inferi
2 - Set The World On Fire (Lie Of Lies)
3 - Domination
4 - Serpent's Kiss
5 - Paradise Lost
6 - Smoke and Mirrors
7 - The Walls of Babylon
8 - Sea Of Lies
Hanno suonato per una quarantina di minuti, lasciandoci un quarto d'ora di pausa prima dei Dream Theater. Appena si riaccendono le luci, gli addetti del palco smontano a tempo record la batteria dei Symphony X e rimuovono la tastiera.
Quindi cominciano ad apparire le prime tracce di un concerto strepitoso.
Dall'alto, cala un enorme semaforone, simbolo del nuovo album e di Costant Motion. Il pubblico lo nota e urla in delirio. La luce del semaforo è accesa sul rosso.
Gli addetti portano quindi i pedali per il basso di John Myung e per la chitarra di John Petrucci. Se normalmente i pedali per le chitarre sono da uno o da due, questi avevano UN'INTERA STRISCIA di pedali, e rimaniamo tutti abbastanza sconvolti!
Gli "OLE'", le grida e gli applausi non si risparmiano quando due addetti portano ai due lati del palco due formiche giganti, anche loro con il semaforo simboli del nuovo Systematic Chaos.
Tanti applausi anche quando gli addetti del suono vengono a provare i suoni di basso e chitarra e quando, dietro al velo, si sentono i suoni di una batteria. Qualche addetto spiritoso comincerà a tirare avanti e indietro il grosso velo nero che copre il resto del palco, facendo andare in delirio la folla, ma le luci rimangono accese e non succede assolutamente niente.
Di punto in bianco, la folla comincia ad urlare. Non è difficile capire il perché: il semaforo che svolazza sul palco, da rosso che era, è passato al giallo. Compaiono sul palco cartelli stradali con il simbolo dei Dream Theater.
Mi guardo intorno: ormai il Palalottomatica è decisamente pieno e strapieno, sia nel parterre che in tutti i suoi anelli. E dall'entusiasmo che c'era stato per i Symphony X fino a tutta l'energia sprigionata per ogni scemenza, dal semplice addetto che passava davanti al palco che veniva coperto di "BRAVO!", ai tecnici del sound, alle formiche giganti e al semaforo, capisco che il pubblico è dannatamente caldo e ci sarà da divertirsi.
Ore 21.00
Di punto in bianco, le luci si spengono, e il semaforo da giallo passa a verde!! Nel buio, il velo nero si stacca e cade. Qualcuno lo rimuove rapidamente. Quindi parte un'intro d'eccezione, che tutti conoscono per essere il tema di 2001: Odissea nello Spazio. Also Sprach Zarathustra di Strauss manda in delirio il pubblico.
Un flash di luce gialla improvvisa ci rende visibile un Mike Portnoy in piedi dietro la sua mastodontica batteria, con le braccia alzate e le bacchette strette saldamente in mano. Il pubblico lo osanna, e lui comincia a sbattere una contro l'altra le bacchette: subito tutto lo stadio comincia a battere le mani a tempo, seguendo il batterista. Le luci tornano a spegnersi.
Quando si riaccendono, alla nostra destra e alla sinistra di Portnoy è comparso John Petrucci. Un'altra ovazione, con Petrucci che risponde salutando tutta l'arena. Dall'alto della sua batteria, Portnoy continua a dirigere il pubblico, ora indicando zone del parterre e degli anelli, che rispondono all'appello facendo un discreto casino.
Le luci si spengono ancora. Si riaccendono, e alla nostra sinistra appare John Myung, disarmante nella sua tranquillità, che fa un inchino al pubblico. In un flash sempre più rapido, le luci si spengono e si riaccendono per far vedere Jordas Rudess che ha occupato il posto nella sua postazione di ben TRE tastiere (un piano, un hammond e un continuum, un suo nuovo giocattolino divertentissimo che avremo modo di gustare), pelato e con una barbetta bianca.
Anche lui saluta.
Ormai Also Sprach Zarathustra è al suo apice e alla sua conclusione: si interrompe bruscamente, e Petrucci attacca Constant Motion, dal nuovo album, Systematic Chaos. Le chitarre partono lente per poi accelerare sempre di più. Pochi secondi prima che abbia inizio la parte cantata fa il suo ingresso sul palco anche James LaBrie, con il microfono in cima ad un'asta, che durante tutto il concerto userà come una lancia (addirittura ad un certo punto la userà per sbattere un piatto al posto di Mike Portnoy). LaBrie allarga le braccia e il pubblico saluta anche lui, felice come una pasqua, come ha salutato in precedenza ogni membro del gruppo, quindi comincia a cantare. Non credevo, ma Costant Motion si rivela una grande opener, con le chitarre in crescendo e con linee vocali serrate e aggressive ("Lost illusion of mind control / Resisting all hope of letting go / Racing impulse of dark desire / Drives me through the night" o soprattutto "FOREVERMORE / INTO THE NIGHT / BLISTERING"). Ed è soprattutto STUPENDO sentire tutto il pubblico del Palalottomatica che segue LaBrie in tutte le parti, quelle più aggressive come il refrain ("Travelling through both space and time / (Out of body, out of mind) / Out of control / My wheels in CONSTANT MOTION"). Le luci del palco scintillano a tempo e saranno positive per tutto il resto della serata. Folle l'assolo di Petrucci.
Constant Motion si chiude, e James LaBrie allarga ancora le braccia, raccogliendo tutti gli applausi del pubblico. Diverse telecamere piazzate sul palco ci fanno vedere, su un maxischermo piazzato in alto dietro la batteria di Portnoy, dei dettagli del palco. Una cosa che si nota subito anche senza bisogno di telecamere è il considerevole aumento di mole di James LaBrie... evidentemente sono stati in tour in posti dove si mangiava molto bene...
"GRAZIE ROMAAAAA!" grida LaBrie, e il pubblico, caldo e fresco, risponde al saluto. "It's just amazing. Look how many people! We come here at every tour and every time we get so many people! Absolutely amazing!" e in effetti è impossibile non rimanere abbagliati dal colpo d'occhio del Palalottomatica strapieno e riempito, festante, che esulta. Sarà uno dei pochissimi interventi da frontman del vocalist dei Dream Theater: da questo momento in poi, suoneranno tutto in una tirata, senza pause, staccando un pezzo e l'altro con assoli di tastiera di Jordan Rudess o di chitarra di John Petrucci. Saranno due ore e mezza pienissime di musica, tanto che a fine concerto crederò che avessero suonato almeno per tre ore. Piacevolmente assai.
"We're going to have a great evening together, Roma!" dice ancora LaBrie, e subito dopo, come un fulmine a ciel sereno, Mike Portnoy e John Petrucci attaccano insieme Strange Deja Vu, che sorprende tutti quanti. Dalle semplici grida di felicità si scatena un pandemonio di soddisfazione per la stupenda canzone di Scenes From a Memory, da sempre una delle mie preferite. La realizzazione è fantastica, e soprattutto noto con grandissimo piacere i progressi in fase live che ha fatto ancora LaBrie dall'ultima volta che lo avevo sentito cantare live quella canzone dal DVD Metropolis 2000: Live Scenes From New York. Il pubblico è ancora più partecipe che per Constant Motion, e non è difficile intuire il perché. Petrucci a fare backing vocals aggiunge un tono più basso e cupo alla voce di LaBrie, ed è divertente vedere come un addetto sia appositamente piazzato dietro la batteria di Portnoy per mettergli davanti un microfono quando anche lui ha da fare backing vocals e per poi toglierglielo quando non serve più. LaBrie è davvero entusiasta del pubblico, esegue virtuosismi con l'asta del microfono, spesso e volentieri la allunga con il microfono in cima al pubblico, e soprattutto, microfono alla mano, non trattiene un paio di corsette anche MENTRE canta, forse sospinto dal troppo entusiasmo dello stadio...!
Strange Deja Vu cessa, e cala il buio. Dopo poco le luci si accendono e i fari sono tutti per Jordan Rudess, che parte nel primo dei suoi assoli, stavolta con il piano. Impressionante come sempre, eruttano dalla platea le grida: "JORDAN! JORDAN!"
Dall'assolo, Rudess fa partire l'attacco di Blind Faith. L'esecuzione è ottima, e non si riesce a impedire di notare come a Portnoy e Petrucci riescano tutte le cose con un'apparente e disarmante facilità. Portnoy si rigira le bacchette fra le mani e le lancia in aria per poi riprenderle al volo e continuare a suonare (una volta però gli è caduta, quindi questa è la prova che appartiene almeno a questo universo). Myung se ne sta tutto tranquillo nel suo angolino a suonare, anche lui in maniera impressionante. Se nelle pause Petrucci e LaBrie salutano il pubblico, lui continua tranquillamente a suonarsene per conto suo!
Le luci calano ancora: è ancora Rudess a intrattenerci con una breve improvvisazione, con tanto di boccacce contro la telecamera piazzata sulla tastiera, per poi dare il via ad una canzone che, dalla reazione del pubblico, sembra totalmente inaspettata: Surrounded. Il Palalottomatica è partecipe al massimo, e tutti cantano ad alta voce, risuonando particolarmente nelle parti in cui LaBrie canta con tono più basso. Per questo, Surrounded mi ha dato un po' l'impressione di essere la "Bard's Song" dei Dream Theater. Proprio in Surrounded, LaBrie prende una bella stecca: a dire il vero io non me ne accorgo per niente, me lo faranno notare in seguito Livia e altre persone che erano al concerto con cui poi commenterò. Da brividi l'esecuzione. La tastiera di Rudess se la fa da padrona. Da segnalare un intermezzo di John Petrucci, tributo ai Pink Floyd con l'assolo di Comfortably Numb.
Finita Surrounded, è il turno di Petrucci, che da il via al primo dei tanti assoli improvvisati della serata. Le telecamere piazzate sul palco che lo puntano ci danno dettagli ancora maggiori della sua tecnica proiettata sullo schermo. Ragazzi, forse anche io prima dicevo che Petrucci era un po' sopravvalutato rispetto a tutto il bene che gli si diceva, ma dopo averlo visto dal vivo e dopo averlo visto fare cose mostruosamente impeccabili, non ho più niente da dire.
Quindi Petrucci fa partire il brano successivo, che si rivela essere The Dark Eternal Night, dal nuovo Systematic Chaos. La canzone si rivela forse la rivelazione del concerto: Systematic Chaos mi era piaciuto molto, ma dal vivo The Dark Eternal Night è stata tutta un'altra cosa. Divertentissima la proiezione alle spalle dei Dream Theater, che mostra i cinque "cartonizzati" mentre suonano e affrontano un lupo gigante e un ciclope, ognuno con le sue peculiarità: Petrucci lancia fiamme dalla sua chitarra, Portnoy prima lancia le sue bacchette contro i mostri, poi passa direttamente a sputargli contro (l'area davanti alla batteria sarà ricoperta di schizzi, chi soprannomina ancora Totti come "lama" deve prima vedere Mike Portnoy), Myung esegue assordanti assoli di basso, Rudess si limita a tirare quello che capita a tiro, e LaBrie urla come un indemoniato, anche se a tutti dall'animazione è venuto in mente che potesse avere anche solamente un cattivo alito...
L'energia che il gruppo mette nel nuovo pezzo è visibile, LaBrie canta con particolare enfasi anche le parti vocali più harsh, e dopo questa e dopo Surrounded, ormai mi chiedo sempre più chi è che dica che il vocalist canti dal vivo senza sentimento. Veramente eccezionale.
Non esiste sosta per i Dream Theater: altro assolo di Rudess, stavolta con il suo continuum, una specie di tastiera dalla superficie ultrapiatta ma sensibile al tocco. Dall'assolo col continuum, Rudess passa a spolverare la sua keytar, con cui darà vita ad un bel duetto con Petrucci. I due danno poi il via al brano successivo, che è Lines in the Sand, altro brano che sembra sorprendere l'audience. L'esecuzione di Lines in the Sand sarebbe anche qui eccellente, se non si verificasse un inspiegabile calo di volume delle tastiere di Rudess, brutalmente soppresse dalla chitarra di Petrucci.
Altri assoli improvvisati, stavolta i Dream Theater si "riposano" un po', per modo di dire, e parte la più "tranquilla" The Ministry Of Lost Souls. Dopo tanta musica, il pubblico comincia ad essere un po' stanco, e LaBrie tiene su tutti quanti passeggiando per il palco e "resuscitando" a gesti zone dello stadio, che non rimangono impassibili al richiamo del frontman.
Le luci vanno ancora via. E stavolta senza assoli introduttivi, parte la canzone che, lo avevo sempre immaginato e ne ho avuto la conferma, sarebbe stata la tritasassi del concerto, e cioè In The Presence Of Enemies nella sua completezza, tutta una tirata, Pt.1 e Pt.2. E qui è dove veramente il pubblico si riesuma da solo: è impossibile non essere partecipi e non reagire, battendo le mani a tempo nella prima parte. Ma dove veramente si esplode è la seconda parte, decisamente più movimentata e violenta. Le proiezioni sullo sfondo danno una grande atmosfera: si vede un turbine rosso, arancione e giallo, in costante movimento. Da quando poi LaBrie comincia il primo refrain ("Dark Master..."), il pubblico canta a tutto volume. E sempre dal pubblico viene una grande grinta da tutti gli anelli a gridare: "HEIL! HEIL! HEIL!". La parte più trascinante del brano, assieme ovviamente all'"HEIL", è praticamente tutta la frazione IV, The Slaughter of the Damned, in cui all'inizio di ogni strofa c'è una parola che nel CD è cantata con particolare enfasi da LaBrie e Petrucci. Qui è il pubblico a cantare queste prime parole, che appaiono per poi sfumare sul turbine colorato di sfondo ("DON'T / bother to find them / They will be coming for you / FIGHT / fight and destroy until you can't keep anymore, SLAY, FLESH, SIN, SOLD, LORD, WALK, FEAR e tutte le altre), in un'atmosfera resa cupa dalle chitarre di Petrucci e che sarebbe resa perfetta con i dovuti agganci di tastiera di Rudess, però sorprendentemente insentibili.
Con il ""... Dark Master!" finale, si chiude la lunghissima In The Presence Of Enemies, e LaBrie ringrazia tutta Roma.
"Grazie, Rome!" Myung, Rudess e Petrucci camminano per gli estremi del palco salutando, e anche Portnoy, rimanendo però sempre dietro la sua titanica batteria, saluta, e lancia le sue bacchette fra il pubblico sottostante, che si scanna per averle. E i Dream Theater lasciano la scena. Ovviamente è un encore, perché non ci crede nessuno che sia finita. Encore, dunque, con il pubblico che ora grida: "FUORI! FUORI!"
Il primo a ricomparire sulla scena è Rudess. Jordan lancia un quieto e tranquillo pezzo di pianoforte, a cui si unisce, in un lampo di luce, anche Petrucci. Altro lampo, e ricompare anche Myung, e poco dopo anche Portnoy (con la maglietta dell'Italia, di calcio! E non sono il solo a dire che assomigliava pure troppo a Ringhio Gattuso): piano piano, ha preso forma Trial Of Tears. Bel brano, indubbiamente, ma me lo scordo quando riconosciamo, fra le note del pianoforte di Rudess, Finally Free, altro pezzo incredibile che personalmente accolgo con tantissimo calore. Le proiezioni sullo sfondo rievocano i momenti più drammatici della storia fra Victoria, the Sleeper e the Miracle raccontata in Scenes From a Memory, mentre noi, mani al cielo, cantiamo, e soprattutto, siamo ultrapartecipi nel riff principale, "OOOO-OOOO-OOOO", e personalmente, rabbrividisco al rivedere il filmato che ho fatto proprio in quel momento, come ho rabbrividito lì, in quel momento. Finally Free comincia a mutare, ma solo per trasformarsi in un altro pezzo mostruoso come Learning To Live, e l'assolo di Petrucci fa rimanere tutti così:
Altre urla quando Learning to Live sfuma in In The Name of God, e di lì nella finale, frazione di Octavarium, Razor's Edge, in un fantastico Medley di chiusura che lascia assolutamente a bocca aperta. E quando anche Octavarium sfuma, capiamo che è davvero la fine.
Stavolta anche Portnoy scende dalla sua batteria per salutare, le luci si accendono quasi tutte, e tutti e cinque i membri del Teatro del Sogno girano per tutto il palco a ringraziare il pubblico, che gli urla dietro a sua volta. Passano diversi minuti prima che si decidano ad eseguire anche l'inchino finale, e vengono definitivamente sommersi dagli applausi per l'ultima volta. Prima di sparire, Portnoy prende il microfono di Petrucci e urla: "GRAZIE ROMA, HEY BABY!" ed è l'ultimo tripudio.
Le luci si riaccendono, e stavolta non c'è un secondo encore: il pubblico comincia a defluire.
Di mio, all'uscita mi prenderò due magliette dei Dream Theater: quella classica del tour con l'immagine di Systematic Chaos davanti, e dietro due formiche che trasportano un missile, e, immancabile, la maglietta con davanti i cinque cartonizzati come nel cartone di Dark Eternal Night, cerchiati come i vecchi supereroi dalla scritta "NORTH AMERICAN DREAM SQUAD". L'acquisto di stuff dei Symphony X è rimandato a quando li avrò approfonditi, ma mi hanno davvero fatto divertire, e non vedo l'ora di ascoltarli ancora.
Vediamo di tirare un commento generale...
Il concerto è stato fantastico. Apprezzavo i Dream Theater anche prima, ma questo spettacolo mi ha risollevato un entusiasmo verso di loro che non avevo mai provato, e non sono riuscito a rimanere neutrale ad una prova di questi livelli.
L'impressione che ho avuto del gruppo è che sia prima di tutto un gruppo di amici che si diverte a suonare, e che si destreggia tranquillamente sulla scena, senza tirarsela e senza pretenziosità, per quanto siano effettivamente tutti mostri.
LaBrie è ancora migliorato dal vivo dalle altre registrazioni che avevo sentito, e a parte Surrounded, per il resto ha fornito una grande prestazione e mi è sembrato veramente in grande forma, e in Lines in the Sand ha lanciato due acuti impressionanti e riusciti benissimo.
Petrucci, come ho detto, è stato davvero impressionante. Credo che si sia un attimo incasinato nell'assolo finale di In The Presence of Enemies, ma alla fine se ne è uscito molto bene.
Myung, nella sua tranquillità (volevo dire "freddezza", ma non rende, non è che era impassibile, semplicemente se ne stava... tranquillo, ecco) è una BESTIA di bassista, una macchina davvero, a volte rimanevo a fissarlo come ipnotizzato, è una macchina!
Rudess per la prima parte della serata è stato decisamente il più grande dei Dream Theater, peccato davvero che, e non capisco davvero per quale motivo, nella parte finale del concerto sia stato totalmente assente.
Portnoy. Cosa dire, intanto aveva una batteria che era un qualcosa di mostruoso. Per riuscire ad usarla tutta aveva tre e dico tre sgabelli. Spesso e volentieri si alzava per raggiungere altri piatti che altrimenti non avrebbe raggiunto e per ravvivare ancora il pubblico. Non sono riuscito a percepire errori da lui, tranne quando ha lanciato una bacchetta in aria e non è riuscito a riprenderla!
Il re della serata per quanto riguarda l'animazione della folla però è senza dubbio Russell Allen dei Symphony X, con ciliegina sulla torta il crowdsurfing.
Il Palalottomatica non aveva un'acustica particolarmente buona, i Symphony X ne sono stati parecchio penalizzati. Ai DT tutto si è sentito abbastanza bene, comunque, e sono stato molto soddisfatto. Bella la scena, con le formiche e i cartelli stradali, suggestive le proiezioni, soprattutto il cartone di Dark Eternal Night, ottime le luci, che hanno sempre fornito l'atmosfera giusta all'arena.
Ma il plauso più grande va al pubblico. In un audience di più di 10000 persone, chi più e chi meno fan dei Dream Theater, si sono divertiti assolutamente tutti quelli che riuscivo a vedere, che erano superpartecipi dello spettacolo.
La setlist ha mancato diversi classici che avrei voluto sentire dal vivo, ma posso dire davvero, e lo ripeto, che per quanto Systematic Chaos su CD mi fosse piaciuto, dal vivo suona ancora meglio, e queste riproposizioni loro che ho sentito me l'hanno fatto apprezzare ancora di più. Non riesco a trovare picchi della serata, forse ho apprezzato di meno Blind Faith e Lines in the Sand, ma solo perché erano quelle che conoscevo meno bene. Strange Deja Vu è stata una grandissima sorpresa, Surrounded e Finally Free un'emozione, In The Presence Of Enemies una tritasassi assoluta.
Grazie, Dream Theater, e grazie, Symphony X. E' stato un bellissimo spettacolo che ho apprezzato tantissimo. Grandissimo concerto. Mi dispiace per chi se l'è perso. Nella serata, grazie ad una memory card da 1 GB, ho riempito 400 MB fra foto e filmati. Fra i filmati, ho l'intro dei Symphony X (con tanto di grido: "ROMAAAAA!!" di Allen), qualche pezzo loro, quasi tutta Sea of Lies, e l'incitamento di Allen che poi si è concluso con il suo crowdsurfing. Dei Dream Theater ho Constant Motion, Strange Deja Vu, diversi assoli di Rudess fra cui quello col continuum, i due minuti iniziali di Surrounded, un bel pezzo di The Dark Eternal Night, diversi pezzi di In The Presence of Enemies, Finally Free e i saluti finali. Posso passarli volentieri a tutti, e anche se la qualità è buona, penso che più che altro siano un bel ricordo per chi come me l'ha vissuto, ma decisamente non rendono per niente la fantastica esibizione dal vivo.
Diciamo che... questo resoconto servirà più che altro a me per ricordarmi della splendida serata, visto che non credo esista qualcuno che se lo voglia leggere, ma se ci sarà qualcuno che almeno si divertirà per curiosità a leggerne anche solo una parte, ben venga!
1- Intro
2 - Constant Motion
3 - Strange Deja Vu
4- Blind Faith
5 - Surrounded
6 - The Dark Eternal Night
7 - Lines In The Sand
8 - The Ministry Of Lost Souls
9 - In The Presence Of Enemies Pt. 1
10 - In The Presence Of Enemies Pt. 2
11 - Medley
- Trial Of Tears
- Finally Free
- Learning To Live
- In The Name Of God
- Octavarium (Razor's Edge)