... e in effetti questi tre mesi sono davvero volati.
E sono stati davvero troppo strani.
Per certi versi sembrava di essere arrivati ieri, e per altri sembrava di essere lì da sempre.
Ora sono tornato e sto scontando lo shock del rientro alla "vita reale".
Dura, è dura... ho chiesto in giro a chi ha più esperienza di me, e mi hanno detto che è dura ogni volta.
Non so se qualsiasi esperienza di questo tipo segni in questo modo. Non credo.
Credo che sia stata questa esperienza in particolare. Quel posto. Quel capovillaggio (anzi: direttore artistico), quel caposport, quella coreografa, quello scenografo. Quel gruppo di persone dello staff. Quelle fiaccolate da fare ogni volta per portare in salita la gente al teatro. Quelle navette che non funzionavano mai. Quelle camere. Quel Bronx. Eccetera...
Quest'estate ho imparato davvero tanto. A livello lavorativo, a livello umano... forse meno di quanto sperassi a livello emotivo, però.
Ho imparato... che l'esperienza è importante, ma la voglia anche di più.
Ho imparato... che "farsi i cazzi propri" a volte è fondamentale.
Ho imparato... che farsi scivolare addosso le negatività che ti circondano è facile.
Ho imparato...
... tantissimi spunti per tanti post che vedrete qui. Ma per adesso mi lascio solo un po' andare.
Peccato che sia finita, peccato essere lontani dagli altri, perché con diverse persone avrei davvero voluto stringere rapporti più saldi e veri. "Le montagne si vedono anche da lontano". :-)
I ritmi, gli appuntamenti, preparare gli spettacoli a notte fonda, sfiniti, e ripassarsi quei balletti di giorno, in quei due secondi, mentre speravi che nessuno ti vedesse.
Questi giorni sono stati ben più di "un'estate a fare l'animatore".
Sono cresciuto tanto e non ho voglia di fermarmi qui.
Ci rimani sotto e il brutto è che mi piace pure. Mi sono sentito per davvero a mio agio.
E ricordatevi: siamo tutti delle merde!
A presto...
giovedì 23 settembre 2010
domenica 13 giugno 2010
Si va!
Come ogni bravo sentimentalone che si rispetti, ecco che arriva anche per me il momento del post malinconico pre-partenza.
Beh - no - non quel tipo di post malinconico... della serie "gne gne gne mi mancheranno le mie amichette del cuore uè uè"...
Però... mi sono reso conto (ma mi sono davvero reso conto?) che cancellerò qualsiasi connessione con la mia vita di tutti i giorni per tre mesi. Ma quanti sono, tre mesi?
Non lo so, ma sono tanti. Tanti giorni.
E quello che andrò a fare mi piacerà. Mi piacerà da morire. Lo so. Lo so perché in fondo non aspetto altro che mettermi alla prova così in larga scala.
Ma io nella mia "vita reale" sto bene.
Voglio bene alle persone con cui sto. Mi piacciono molte delle cose che faccio, voglio migliorare quelle che non mi piacciono e voglio buttare via quelle che mi infastidiscono.
Adesso volterò un po' le spalle a tutto quanto.
Non avete idea di quante "bozze" di post abbia provato a fare nelle scorse settimane. Tantissime cose, tantissimi pensieri, un vortice di sensazioni troppo sfuggente e in fondo ancora troppo indefinito. Ma ormai non c'è più niente da chiedersi, non manca nessuna riflessione, bisogna solo buttarsi. E godersela. Alla grande.
Mi mancherà, per prima cosa, l'aria condizionata.
Ho come l'impressione che dove dormirò non ci sarà. Sesto senso? Speriamo solo pessimismo esagerato.
Poi mi mancherà il mio divano.
Mi mancheranno i miei momenti di ozio estremo, quelle mezzore che mi ritagliavo solo per me stesso, isolandomi dal mondo. Non importa se devo studiare, Argentieri aspetterà, Bertinetti in fondo già l'ho letto, di quei film salterò qualche scena per compensare il tempo perso. Ma non si tratta di tempo perso, tutto qua.
Quel tempo di "ozio" è stata la mia forza, il dire: "Non me ne frega una sega, adesso io vengo prima."
Fatelo ogni tanto, invece di farvi strozzare dall'ansia.
Mi mancherà accendere la TV e vedere Dr. House e Scrubs.
LOST mi manca già da più tempo, ma è già finito, di fatto, quindi l'elaborazione di quel lutto è già cominciata.
Mi mancherà quella palla di pelo di nome Alice, il gatto più scemo e ciccioloso di tutta la casa.
Mi mancherà prendere un Topolino a caso dalla libreria mentre vado a fare la cacca.
Speriamo che non mi manchi troppo proprio "andare a fare la cacca".
Mi mancherà il sonno, ma vabbè, era la prima cosa da mettere in conto. E sarà compensato dall'adrenalina.
Mi mancherà la musica. Tantissimo. Mi mancherà non poter sentire quello che voglio quando lo voglio, il jazz al momento giusto, i Sigur Rós e gli Ulver, Wilson quando ci vuole, sperando che non servano i Cavanagh; ma se servono, tanto ci sono. L'iPod che verrà con me ha già sofferto abbastanza, quando ho cercato di far entrare in 30 GB tutto quello che volevo - sacrificando troppe cose che non avrei voluto sacrificare. Ma quei momenti in cui potrò saranno una fonte di energia immensa.
Mi mancherà il mio letto, e non è una cosa banale.
Avendo cambiato materasso da poco, ricordo bene i traumi del primo impatto. La prima settimana non c'era notte in cui non sognassi di trovarmi sopra qualche strana macchina senza controllo che mi portava puntualmente a schiantarmi contro un palo o una parete. E poi il benessere improvviso la mattina quando ti alzi, completamente revitalizzato.
Ragazzi, se la vostra vita è una merda, fatevi cambiare materasso. Non avete idea di quanto aiuti.
Mi mancherà il caos della mia stanza, e questo è un addio.
Già so che approfitteranno della mia assenza per riordinarla e distruggere il mio ecosistema di spontaneità. Mostri!!!
Mi mancherà lo Scimmione, che mi fa compagnia da 21 anni, settimana più, settimana meno.
Mi mancherà la Tazza di Latte serale. Ma mi mancherà anche la mattina. Per la verità non so ancora come sopravviverò tre mesi senza.
Mi mancheranno le birrozze, la macchinina rossa, le camminate di notte per Roma, le foto, le camminate di notte per Roma, e mi mancherà il Cormoran. Con tutti gli amichetti di quelle parti.
Prima estate senza Cormoran da tantissimi anni. Tantissimi ma non troppi. Quel posto era la mia linfa spirituale: saprò farne a meno?
Mi mancherà lo spulciare internet alla ricerca di qualche CD nuovo e rosicherò quando il 25 Luglio uscirà il nuovo album dei Blind Guardian e dovrò aspettare Settembre per ascoltarlo.
Mi mancheranno tantissime persone. E qui non so cosa dire.
Vedeteci tutto, in queste righe.
I colori più accesi, l'odore di un prato bagnato e la strizza di quando sta per cominciare la discesa delle montagne russe.
In un posto dove dovrò continuamente mettermi alla prova, l'amore incondizionato di mamma e papà ti manca sempre, all'inizio. Mi mancherà Livia. Mi mancheranno gli antipastini. Mi mancherà Nonna Luciana con la sua ansia e Nonno Roldi con i suoi burberi round di affetto. Mi mancherà Nonna Maria, tantissimo, tantissimissimo.
Per favore, quando torno, ci dovete essere tutti...
Vado per trovare carica ed emozioni. E altre cose di cui non ho idea. Non vedo l'ora.
Spero solo che la sigla sia stracarica, eh.
Basta fare considerazioni. Voglio che cominci.
ARRIVA L'ARTIGLIERIA PESANTE.
Ahahah!
Forse prenderò un quadernino dove mi annoterò qualcosa per questo blog. Chissà.
Vi voglio bene :-)
Beh - no - non quel tipo di post malinconico... della serie "gne gne gne mi mancheranno le mie amichette del cuore uè uè"...
Però... mi sono reso conto (ma mi sono davvero reso conto?) che cancellerò qualsiasi connessione con la mia vita di tutti i giorni per tre mesi. Ma quanti sono, tre mesi?
Non lo so, ma sono tanti. Tanti giorni.
E quello che andrò a fare mi piacerà. Mi piacerà da morire. Lo so. Lo so perché in fondo non aspetto altro che mettermi alla prova così in larga scala.
Ma io nella mia "vita reale" sto bene.
Voglio bene alle persone con cui sto. Mi piacciono molte delle cose che faccio, voglio migliorare quelle che non mi piacciono e voglio buttare via quelle che mi infastidiscono.
Adesso volterò un po' le spalle a tutto quanto.
Non avete idea di quante "bozze" di post abbia provato a fare nelle scorse settimane. Tantissime cose, tantissimi pensieri, un vortice di sensazioni troppo sfuggente e in fondo ancora troppo indefinito. Ma ormai non c'è più niente da chiedersi, non manca nessuna riflessione, bisogna solo buttarsi. E godersela. Alla grande.
Mi mancherà, per prima cosa, l'aria condizionata.
Ho come l'impressione che dove dormirò non ci sarà. Sesto senso? Speriamo solo pessimismo esagerato.
Poi mi mancherà il mio divano.
Mi mancheranno i miei momenti di ozio estremo, quelle mezzore che mi ritagliavo solo per me stesso, isolandomi dal mondo. Non importa se devo studiare, Argentieri aspetterà, Bertinetti in fondo già l'ho letto, di quei film salterò qualche scena per compensare il tempo perso. Ma non si tratta di tempo perso, tutto qua.
Quel tempo di "ozio" è stata la mia forza, il dire: "Non me ne frega una sega, adesso io vengo prima."
Fatelo ogni tanto, invece di farvi strozzare dall'ansia.
Mi mancherà accendere la TV e vedere Dr. House e Scrubs.
LOST mi manca già da più tempo, ma è già finito, di fatto, quindi l'elaborazione di quel lutto è già cominciata.
Mi mancherà quella palla di pelo di nome Alice, il gatto più scemo e ciccioloso di tutta la casa.
Mi mancherà prendere un Topolino a caso dalla libreria mentre vado a fare la cacca.
Speriamo che non mi manchi troppo proprio "andare a fare la cacca".
Mi mancherà il sonno, ma vabbè, era la prima cosa da mettere in conto. E sarà compensato dall'adrenalina.
Mi mancherà la musica. Tantissimo. Mi mancherà non poter sentire quello che voglio quando lo voglio, il jazz al momento giusto, i Sigur Rós e gli Ulver, Wilson quando ci vuole, sperando che non servano i Cavanagh; ma se servono, tanto ci sono. L'iPod che verrà con me ha già sofferto abbastanza, quando ho cercato di far entrare in 30 GB tutto quello che volevo - sacrificando troppe cose che non avrei voluto sacrificare. Ma quei momenti in cui potrò saranno una fonte di energia immensa.
Mi mancherà il mio letto, e non è una cosa banale.
Avendo cambiato materasso da poco, ricordo bene i traumi del primo impatto. La prima settimana non c'era notte in cui non sognassi di trovarmi sopra qualche strana macchina senza controllo che mi portava puntualmente a schiantarmi contro un palo o una parete. E poi il benessere improvviso la mattina quando ti alzi, completamente revitalizzato.
Ragazzi, se la vostra vita è una merda, fatevi cambiare materasso. Non avete idea di quanto aiuti.
Mi mancherà il caos della mia stanza, e questo è un addio.
Già so che approfitteranno della mia assenza per riordinarla e distruggere il mio ecosistema di spontaneità. Mostri!!!
Mi mancherà lo Scimmione, che mi fa compagnia da 21 anni, settimana più, settimana meno.
Mi mancherà la Tazza di Latte serale. Ma mi mancherà anche la mattina. Per la verità non so ancora come sopravviverò tre mesi senza.
Mi mancheranno le birrozze, la macchinina rossa, le camminate di notte per Roma, le foto, le camminate di notte per Roma, e mi mancherà il Cormoran. Con tutti gli amichetti di quelle parti.
Prima estate senza Cormoran da tantissimi anni. Tantissimi ma non troppi. Quel posto era la mia linfa spirituale: saprò farne a meno?
Mi mancherà lo spulciare internet alla ricerca di qualche CD nuovo e rosicherò quando il 25 Luglio uscirà il nuovo album dei Blind Guardian e dovrò aspettare Settembre per ascoltarlo.
Mi mancheranno tantissime persone. E qui non so cosa dire.
Vedeteci tutto, in queste righe.
I colori più accesi, l'odore di un prato bagnato e la strizza di quando sta per cominciare la discesa delle montagne russe.
In un posto dove dovrò continuamente mettermi alla prova, l'amore incondizionato di mamma e papà ti manca sempre, all'inizio. Mi mancherà Livia. Mi mancheranno gli antipastini. Mi mancherà Nonna Luciana con la sua ansia e Nonno Roldi con i suoi burberi round di affetto. Mi mancherà Nonna Maria, tantissimo, tantissimissimo.
Per favore, quando torno, ci dovete essere tutti...
Vado per trovare carica ed emozioni. E altre cose di cui non ho idea. Non vedo l'ora.
Spero solo che la sigla sia stracarica, eh.
Basta fare considerazioni. Voglio che cominci.
ARRIVA L'ARTIGLIERIA PESANTE.
Ahahah!
Forse prenderò un quadernino dove mi annoterò qualcosa per questo blog. Chissà.
Vi voglio bene :-)
lunedì 17 maggio 2010
In Loving Memory of RJD
C'è chi in ricordo e in memoria delle persone sceglie di fare minuti di silenzio.
Io credo che in casi come questi, invece, si debba ALZARE AL MASSIMO IL VOLUME!
Ronnie, la tua voce inumana mi rimarrà per sempre nel cuore, la tua musica mi ha accompagnato tanto, sia nelle orecchie che nella zucca... e l'unica cosa che possa sperare è che, almeno ora, tu abbia trovato delle risposte a qualche domanda che eri solito porti!!!
Io credo che in casi come questi, invece, si debba ALZARE AL MASSIMO IL VOLUME!
Ronnie, la tua voce inumana mi rimarrà per sempre nel cuore, la tua musica mi ha accompagnato tanto, sia nelle orecchie che nella zucca... e l'unica cosa che possa sperare è che, almeno ora, tu abbia trovato delle risposte a qualche domanda che eri solito porti!!!
\m/
LONG LIVE ROCK 'N' ROLL,
LONG LIVE RONNIE JAMES DIO!!!
LONG LIVE ROCK 'N' ROLL,
LONG LIVE RONNIE JAMES DIO!!!
martedì 13 aprile 2010
domenica 28 marzo 2010
Jissaio...
Le parole hanno un grosso limite: non sono niente.
Non hanno essenza. Sono solo degli alias, dei rimandi nella nostra testa a quelle che sono le nostre esperienze e le nostre percezioni.
Quando ho letto il messaggio, così, senza quasi personalità, senza punteggiatura... la mia testa ha cominciato a funzionare un po' male... Ho provato a realizzare qualcosa ma non ci riesco ancora... Indefinito.
Butto giù queste righe ma sto scrivendo completamente a caso, mi sento sbatacchiare qua e là per gli angoli della testa... E dopo avere scritto tutto mi chiederò che senso ha pubblicare, perché, perché, perché.
E' inutile.
E finisci a ripensare ai tempi della scuola, dei Piccoli Brividi, Equinox e Operation Phoenix, i giochi insieme... e l'America mi sembrava un paese così bello, così vivo, così pieno di libertà e possibilità...
E realizzi quante cose abbiamo condiviso del nostro periodo più al confine tra lo spensierato e il maturo... quanto tempo abbiamo davvero passato insieme...
Quando hai una manciata d'anni, per te è "tutta la vita", ma in fondo, te ne rendi conto da solo, è "poco".
Ora gli anni cominciano a passare. Si accumulano. E quando ti guardi indietro (ti sorprendi e) vedi un malloppo sempre più pieno.
Quanto era? Forse dieci anni?
Non dieci anni "qualunque". Dieci anni di interessi, di chiacchiere, di lotte contro "i cattivi", anni in cui per noi anche un gioco era qualcosa che richiedeva davvero "una strategia". Gli anni in cui "lo sai che è stupido, ma stai al gioco e ti diverti lo stesso".
Era tantissimo tempo.
Erano la spensieratezza più pura, erano i sogni che non si infrangevano contro niente, erano le convinzioni di essere speciali, e le convinzioni che se si è speciali, qualcuno ti noterà.
Erano il nostro cuore, la luce più gentile che ci brilla dentro, la più sincera, senza veli che la coprano.
Era così tanto.
Tu e noi, i nostri mondi diversissimi ma che insieme funzionavano così bene.
Formavamo un bel mosaico.
Non riesco a scrivere tutta la frustrazione e la vergogna che sento dentro. Ecco, ora anche la rabbia, e l'impotenza, anche se non ha senso. Per tutti gli ultimi tempi che magari ti vedevo connesso su MSN e non ti chiamavo, o tu che mi chiamavi e io non avevo voglia di risponderti.
Il fatto è che siamo abituati a vedere la vita intorno a noi come qualcosa di fortissimo e bellissimo, e non ci passa mai per la testa che sia anche qualcosa di così fragile...
Non ci rendiamo conto di quanto siamo fortunati a essere qui, abbiamo le nostre sfortune e quelle ombre ai nostri occhi coprono invece tutte quelle luci che non sono altro che ciò per cui vale la pena vivere.
E non ci vuole niente a portartela via.
Un giorno ci sei, il giorno dopo, chissà. Non te lo puoi aspettare. Non puoi vederlo arrivare.
Un altro motivo, un altro motivo per convincersi ancora di più a non sprecare un solo attimo di quello che passiamo qui.
Se mi succedesse qualcosa, avrei paura di non poter più stare vicino alle persone a cui voglio bene. Quindi ve lo lascio scritto: il messaggio che vi vorrei lasciare è solo questo. Vivete con le persone a cui volete bene e non fatevi scappare questi momenti. Non sai mai quando potrebbero finire per sempre.
Credo di non avere parole.
Si dice sempre che "queste cose non dovrebbero succedere".
Ma succedono.
E l'unica cosa che posso sperare è che noi, passandole, saremo abbastanza forti.
Abbastanza forti per cosa?
Forse solo abbastanza forti per aiutare a passarle anche il prossimo a cui succederà di doverle passare.
Nient'altro.
Dave!!!
"Bloodyking"!!!
Terrò (terremo) duro anche per te.
Non hanno essenza. Sono solo degli alias, dei rimandi nella nostra testa a quelle che sono le nostre esperienze e le nostre percezioni.
Quando ho letto il messaggio, così, senza quasi personalità, senza punteggiatura... la mia testa ha cominciato a funzionare un po' male... Ho provato a realizzare qualcosa ma non ci riesco ancora... Indefinito.
Butto giù queste righe ma sto scrivendo completamente a caso, mi sento sbatacchiare qua e là per gli angoli della testa... E dopo avere scritto tutto mi chiederò che senso ha pubblicare, perché, perché, perché.
E' inutile.
E finisci a ripensare ai tempi della scuola, dei Piccoli Brividi, Equinox e Operation Phoenix, i giochi insieme... e l'America mi sembrava un paese così bello, così vivo, così pieno di libertà e possibilità...
E realizzi quante cose abbiamo condiviso del nostro periodo più al confine tra lo spensierato e il maturo... quanto tempo abbiamo davvero passato insieme...
Quando hai una manciata d'anni, per te è "tutta la vita", ma in fondo, te ne rendi conto da solo, è "poco".
Ora gli anni cominciano a passare. Si accumulano. E quando ti guardi indietro (ti sorprendi e) vedi un malloppo sempre più pieno.
Quanto era? Forse dieci anni?
Non dieci anni "qualunque". Dieci anni di interessi, di chiacchiere, di lotte contro "i cattivi", anni in cui per noi anche un gioco era qualcosa che richiedeva davvero "una strategia". Gli anni in cui "lo sai che è stupido, ma stai al gioco e ti diverti lo stesso".
Era tantissimo tempo.
Erano la spensieratezza più pura, erano i sogni che non si infrangevano contro niente, erano le convinzioni di essere speciali, e le convinzioni che se si è speciali, qualcuno ti noterà.
Erano il nostro cuore, la luce più gentile che ci brilla dentro, la più sincera, senza veli che la coprano.
Era così tanto.
Tu e noi, i nostri mondi diversissimi ma che insieme funzionavano così bene.
Formavamo un bel mosaico.
Non riesco a scrivere tutta la frustrazione e la vergogna che sento dentro. Ecco, ora anche la rabbia, e l'impotenza, anche se non ha senso. Per tutti gli ultimi tempi che magari ti vedevo connesso su MSN e non ti chiamavo, o tu che mi chiamavi e io non avevo voglia di risponderti.
Il fatto è che siamo abituati a vedere la vita intorno a noi come qualcosa di fortissimo e bellissimo, e non ci passa mai per la testa che sia anche qualcosa di così fragile...
Non ci rendiamo conto di quanto siamo fortunati a essere qui, abbiamo le nostre sfortune e quelle ombre ai nostri occhi coprono invece tutte quelle luci che non sono altro che ciò per cui vale la pena vivere.
E non ci vuole niente a portartela via.
Un giorno ci sei, il giorno dopo, chissà. Non te lo puoi aspettare. Non puoi vederlo arrivare.
Un altro motivo, un altro motivo per convincersi ancora di più a non sprecare un solo attimo di quello che passiamo qui.
Se mi succedesse qualcosa, avrei paura di non poter più stare vicino alle persone a cui voglio bene. Quindi ve lo lascio scritto: il messaggio che vi vorrei lasciare è solo questo. Vivete con le persone a cui volete bene e non fatevi scappare questi momenti. Non sai mai quando potrebbero finire per sempre.
Credo di non avere parole.
Si dice sempre che "queste cose non dovrebbero succedere".
Ma succedono.
E l'unica cosa che posso sperare è che noi, passandole, saremo abbastanza forti.
Abbastanza forti per cosa?
Forse solo abbastanza forti per aiutare a passarle anche il prossimo a cui succederà di doverle passare.
Nient'altro.
Dave!!!
"Bloodyking"!!!
Terrò (terremo) duro anche per te.
martedì 23 marzo 2010
Atomi pazzi

Non so se sono più incavolato col mondo che non mi offre quello che voglio io o con me stesso che non so acchiappare quello che il mondo mi offre.
Voglio fare qualcosa, voglio buttarmi in qualcosa, tuffarmi nel nuovo, ma non so in cosa. Ho voglia di qualcosa di nuovo, ma mi vengono in mente solo cose vecchie.
Tutte le scelte che ho fatto mi si ritorcono contro, ok. Ma il primo passo per risolvere un problema è ammettere di avere un problema. Quindi ora dovrei spingere l'acceleratore e ricominciare. Ma l'acceleratore non va.
Forse devo portarmi in revisione.
E' come se dentro di me stessi reagendo, urlando, facendo un gran macello, ma l'esterno rimane indifferente.
Ho voglia di uscire e di fare qualcosa, ma qualcosa di nuovo. E non so cosa.
L'ho già detto, forse?
Mi dicono che i cambiamenti così repentini vanno fatti piano piano, e gradualmente. Che il tempo, piano piano, sistema le cose. Ti da il tempo di affrontare i problemi in modo che tu possa superarli come si deve, affrontandoli, e non evitandoli.
Il tempo lenisce le ferite.
Il tempo porta le risposte.
Ma come faccio a cercare le mie risposte nel futuro? Il futuro non esiste.
Esiste il presente. Esiste il "qui" e l'"ora".
Il presente è la risposta. Il futuro è solo un limite che ci creiamo in testa per ritardare, o aspettare, qualcosa. Un limite fatto per essere superato, certo. Ma l'attesa snerva...
Io scrivo a te nel presente.
Tu leggi quello che scrivo nel presente.
C'è sempre un "adesso".
Solo "adesso" posso ricordarmi esperienze che ho vissuto.
Solo "adesso" posso sognare e pianificare cosa fare della mia vita.
Possiamo pianificare un appuntamento, e ti posso giurare che non ci incontreremo né nel passato né tantomeno nel futuro: ci incontreremo proprio in quel presente momento.
E dopo che hai letto la frase che ho appena scritto, l'hai letta nel futuro o nel presente?
Le cose cambiano, certo. Ma sono già cambiate solo "ora", nel presente.
Vivi ora. E non aspettare chissà cosa, se puoi.
La maggior parte delle persone vive come se il presente non esistesse.
O si lascia trasportare dai ricordi e rimane nel passato, oppure vive di immaginazione e di fantasticamenti su ciò che il futuro gli potrà portare.
Ma in questo modo ti perdi la vita. La vita è ora.
Io voglio fare qualcosa... ora!!!!
Non voglio aspettare. Non ce la faccio.
Non ora.
Voglio godermi il presente e sento che non lo sto facendo, alla pari di quelli che si perdono nel passato o nel futuro. Solo che io non so facendo neanche questo.
Ho la testa piena di stupide frasi fatte, di mezzi sorrisi e mezze idee, di malattie, di ansie, di paure, di volti con cui vorrei parlare, e non riesco a farci niente. Sento come se qualcosa, dentro, mi bloccasse. Non so che cavolo fare.
Alterno momenti di ottimismo a momenti più... così.
Vorrei essere fresco, brillante, inventivo come mi sento la mattina quando apro le finestre e sento l'aria della primavera che mi entra dentro col sole e il cinguettìo degli uccellini, e senza sapere perché mi ritrovo stanco, inaffidabile, noioso e senza una meta.
Essere felici e soddisfatti di sé stessi è qualcosa di strettamente collegato al cambiare.
E' una questione di... porsi obiettivi.
Se tu fossi sempre felice di una stessa cosa, saresti un mollusco. Ti fossilizzeresti su quella cosa.
Niente sensazioni nuove. Niente esperienze nuove.
Niente stimoli nuovi non portano altro che niente.
Invece è bello cercare altre cose, che ti diano sempre quell'impronta di freschezza, soddisfazione ed emozione che ormai sai riconoscere, ma con sfumature nuove e diverse.
Qualcosa che sappia rendere speciali i baci anche quando la scoperta è passata e c'è il rischio che diventino insipidi.
Sono anche dell'idea che bene o male anche quando siamo "normali" viviamo un certo tipo di felicità.
OK, è importante essere soddisfatti di come si è, e poi di quello che si fa.
Così si ha meno bisogno di "cercarla", la felicità.
Sai che ce l'hai comunque dentro di te/con te.
Sei tu la tua prima fonte di pensieri positivi.
E fare le cose che ti soddisfano di più, le cose che credi più giuste, più importanti o più vere, è importante.
Non ho detto "le cose che ti piacciono", ma "le cose che ti soddisfano".
Le cose che una persona fa sono la base di ciò che una persona è.
Dovrei essere felice, non mi manca niente, eppure sento che quello che faccio non mi sta dando lo smalto che vorrei, come persona.
E' una specie di claustrofobia interiore.
Per questi motivi, non posso più continuare sulla strada che sto percorrendo.
Ma mi sento come se dovessi fare un'inversione di marcia sulla Nomentana nell'ora di punta.
Serve un grosso colpo di chiave inglese, qua, a sbloccare questi meccanismi inceppati. Non so se riesco a darmelo da solo.
O mi butto, o mi ci spingete.
O mi guardo subito "Ritorno al Futuro", che ne so.
Michael J. Fox, damme na mano...
... Aiuto.
Me ne vado fuori a spasso. Le passeggiate notturne primaverili fanno sempre piacere.
PS
Ah, come ho già esternato, voglio chiamare mia figlia Sigurrós. :-)
Meno male che ci sono loro...
giovedì 25 febbraio 2010
Qualche eco

Shandon
Noir
Not So Happy To Be Sad
---
Loose your head, lay your soul
Lick your wound and taste the blood
Feel the pain on your own
But it hurts so lovely
Choose your hell, meet the fog
Let it all surround the core
Be the one like a storm
Lightning through the darkness
Oh never, no never...
Never fear to suffer
Never hide behind a smile
Never cry without a sound
Be the sigh in a song
Be the silence in a romp
Be the stain on the wall
Be the one deciding
Be the first, but too late
Be the last performance
Oh never, no never...
Never fear to suffer
Never hide behind a smile
Never cry without a sound...
Not So Happy To Be Sad
---
Loose your head, lay your soul
Lick your wound and taste the blood
Feel the pain on your own
But it hurts so lovely
Choose your hell, meet the fog
Let it all surround the core
Be the one like a storm
Lightning through the darkness
Oh never, no never...
Never fear to suffer
Never hide behind a smile
Never cry without a sound
Be the sigh in a song
Be the silence in a romp
Be the stain on the wall
Be the one deciding
Be the first, but too late
Be the last performance
Oh never, no never...
Never fear to suffer
Never hide behind a smile
Never cry without a sound...
Ahah, non sentivo questa canzone da un sacco... probabilmente se non fosse partita per caso con la sveglia di stamattina, chissà quando avrei finito col sentirla davvero.
mercoledì 24 febbraio 2010
Nessun tracciato davanti
Sulle note di: Jeff Buckley - Hallelujah
E' impossibile stare contemporaneamente con i piedi ben piantati per terra e la testa tra le nuvole, a meno di non essere molto, molto alti.
E, allora, è meglio essere realisti o sognatori?
Vivere di poesia è arduo, anche se ci mettete sopra un vasetto di maionese.
Ma, d'altro canto, anche i tipi rigidi e tutti d'un pezzo hanno qualche problema, per esempio, quando devono allacciarsi le scarpe.
Nessuno può essere sempre uguale a sé stesso, neanche se è un gemello figlio unico.
Ma sia prima, che poi, a rimanere è la scelta che hai fatto. La strada che hai preso e quella che non hai preso. Stop.
Alla fine della strada, quale che sia, trovi qualcosa.
Se sei contento, tanto meglio.
Se sei triste, in fondo quelle che chiamiamo "sconfitte" sono altre. L'unica cosa da fare in questi casi è cercare di imparare qualcosa, per le prossime scelte.
Il guaio viene quando non vedi il sentiero davanti ai tuoi piedi. Dovrebbe esserci, ma è buio e non si vede bene.
Una sensazione difficile da descrivere...
Come quella voglia di giardinaggio che si portano dentro gli eschimesi.
Credo sia più facile, se hai qualcuno vicino, e se ti canticchi qualcosa, per farti compagnia.
E' impossibile stare contemporaneamente con i piedi ben piantati per terra e la testa tra le nuvole, a meno di non essere molto, molto alti.
E, allora, è meglio essere realisti o sognatori?
Vivere di poesia è arduo, anche se ci mettete sopra un vasetto di maionese.
Ma, d'altro canto, anche i tipi rigidi e tutti d'un pezzo hanno qualche problema, per esempio, quando devono allacciarsi le scarpe.
Nessuno può essere sempre uguale a sé stesso, neanche se è un gemello figlio unico.
Ma sia prima, che poi, a rimanere è la scelta che hai fatto. La strada che hai preso e quella che non hai preso. Stop.
Alla fine della strada, quale che sia, trovi qualcosa.
Se sei contento, tanto meglio.
Se sei triste, in fondo quelle che chiamiamo "sconfitte" sono altre. L'unica cosa da fare in questi casi è cercare di imparare qualcosa, per le prossime scelte.
Il guaio viene quando non vedi il sentiero davanti ai tuoi piedi. Dovrebbe esserci, ma è buio e non si vede bene.
Una sensazione difficile da descrivere...
Come quella voglia di giardinaggio che si portano dentro gli eschimesi.
Credo sia più facile, se hai qualcuno vicino, e se ti canticchi qualcosa, per farti compagnia.
domenica 21 febbraio 2010
Più vicini
Bambina mia,
per te avrei dato tutti i giardini
del mio regno, se fossi stata regina,
fino all'ultima rosa, fino all'ultima piuma,
tutto il regno, per te.
E invece ti lascio baracche e spine,
polveri pesanti su tutto lo scenario,
battiti molto forti,
Palpebre cucite tutto intorno. Ira
nelle periferie della specie, e al centro
Ira
Ma tu non credere a chi dipinge l'umano
come una bestia zoppa
e questo mondo
come una palla, alla fine.
Non credere a chi tinge tutto di buio pesto e
di sangue.
Lo fa perché è facile farlo.
Noi siamo solo confusi, credi.
Ma sentiamo. Sentiamo ancora.
Sentiamo ancora. Siamo ancora capaci
di amare qualcosa.
Ancora proviamo pietà.
Tocca a te, ora,
a te tocca la lavatura di queste croste
delle cortecce vive.
C'è splendore
in ogni cosa. Io l'ho visto.
Io ora lo vedo di più.
C'è splendore. Non avere paura.
Ciao faccia bella,
gioia più grande.
L'amore è il tuo destino.
Sempre. Nient'altro.
Nient'altro. Nient'altro.
per te avrei dato tutti i giardini
del mio regno, se fossi stata regina,
fino all'ultima rosa, fino all'ultima piuma,
tutto il regno, per te.
E invece ti lascio baracche e spine,
polveri pesanti su tutto lo scenario,
battiti molto forti,
Palpebre cucite tutto intorno. Ira
nelle periferie della specie, e al centro
Ira
Ma tu non credere a chi dipinge l'umano
come una bestia zoppa
e questo mondo
come una palla, alla fine.
Non credere a chi tinge tutto di buio pesto e
di sangue.
Lo fa perché è facile farlo.
Noi siamo solo confusi, credi.
Ma sentiamo. Sentiamo ancora.
Sentiamo ancora. Siamo ancora capaci
di amare qualcosa.
Ancora proviamo pietà.
Tocca a te, ora,
a te tocca la lavatura di queste croste
delle cortecce vive.
C'è splendore
in ogni cosa. Io l'ho visto.
Io ora lo vedo di più.
C'è splendore. Non avere paura.
Ciao faccia bella,
gioia più grande.
L'amore è il tuo destino.
Sempre. Nient'altro.
Nient'altro. Nient'altro.
M. Gualtieri
Questo è per voi, ok?
Sì sì proprio per voi! Dico a quelli lì, pianzani della peggior specie, robbosi da far paura, quelle 6-7 persone di questo bel weekend, più bello e speciale di quanto forse penserete.
Non so se sia giusto o meno, se è una bella cosa o no, ma quello che vi ho detto in macchina è proprio vero...
-64!
venerdì 8 gennaio 2010
E siamo a 4!
I have no name,
I am as the fresh breeze of the mountains.
I have no shelter;
I am as the wandering waters.
.
I have no sanctuary, like the dark gods;
Nor am I in the shadow of deep temples.
I have no sacred books;
Nor am I well-seasoned in tradition.
I am not in the incense
Mounting on the high altars,
Nor in the pomp of ceremonies.
I am neither in the graven image,
Nor in the rich chant of a melodious voice.
I am not bound by theories,
Nor corrupted by beliefs.
I am not held in the bondage of religions,
Nor in the pious agony of their priests.
I am not entrapped by philosophies,
Nor held in the power of their sects.
I am neither low nor high,
I am the worshipper and the worshipped.
I am free.
My song is the song of the river
Calling for the open seas
Wandering, wandering,
I am Life.
I have no name,
I am as the fresh breeze of the mountains.
(Jiddu Krishnamurti)
---
Io non ho nome,
sono come la fresca brezza delle montagne.
Io non ho tettoia,
sono come l'acqua che scorre.
Io non ho santuario, come gli oscuri dèi;
Né mi nascondo nelle ombre di profondi templi.
Io non ho libri sacri;
Né ho un posto nella tradizione.
Io non mi trovo negli incensi
Che si levano da alti altari,
Né nel fasto delle cerimonie.
Io non ho immagini scolpite,
Né il ricco canto di voci melodiose.
Io non sono legato a teorie,
Né corrotto da credenze.
Io non sono intrappolato nel vortice delle religioni,
Né nella pia agonia dei loro preti.
Io non sono intrappolato nella filosofia,
Né vivo nel potere delle sue sette.
Io non sono né basso né alto,
Io sono il fedele e l'adorato.
Io sono libero.
La mia canzone è la canzone del fiume
Che chiama il mare aperto,
Vagando, vagando,
Io sono la Vita.
Io non ho nome,
sono come la fresca brezza delle montagne.
---
Il blog è da poco entrato nel suo quarto anno di vita!
La cosa è impressionante. L'altra sera mi sono messo a rileggermi i primissimi post che facevo qui. Mi è servito per ricordarmi un po' com'ero.
Ricordo anche molto bene quanto fossi scettico, quanto fossi convinto che questo blog sarebbe presto morto come qualsiasi altro stimolo auto-riflessivo tentassi.
Mettersi davanti a uno specchio e guardarsi dentro era qualcosa che mi faceva troppo male.
Credo che oggi non sarei la persona che sono, se non mi fossi mai messo qui, davanti al computer, a scrivere, a scrivere quello che sentivo prima di quello che pensavo, senza filtri, senza il timore di essere giudicato eppure sapendo che, forse forse, qualcuno dei miei amici sarebbe potuto passare a leggere, e quindi, a capirmi un po' meglio, o quantomeno a cogliere qualche segnale di fumo che io sono sempre stato troppo orgoglioso da inviare.
Scrivere, l'avevo già scritto da qualche altra parte, ti obbliga a dare un senso a quello che pensi.
Ti obbliga a dare un ordine ai tuoi pensieri.
Non importa se quando li hai scritti ti sembrano più piccoli, stupidi o insignificanti di quello che erano nella tua testa, perché in fondo le parole non sono altro che proprio quello, rimandi a qualche pensiero e concetto più grande che sta nella tua testa.
Per questo le parole sono importanti.
Sapere le parole giuste, saper parlare bene serve a pensare bene.
Oggi si fa tutto di corsa.
La società ti obbliga a correre, se vuoi vivere. Corri, se vuoi avere successo. Corri, se vuoi avere i soldi.
Mai che nessuno ti dica che puoi stare meglio se qualche volta fai attenzione a fermarti per ritagliarti dello spazio e del tempo per te.
La società dovrebbe lasciarti il tempo anche per altro: per guardarti dentro. Non lo fa, perché è una grossa perdita di tempo. E non produce utili. E allora appena proverai ad affacciarti vedrai un profondo e un po' inquietante buco nero e ritrarrai lo sguardo, avendo paura a guardarci dentro.
Ma non è solo questo. La gente pensa di non avere bisogno di prendersi questi momenti. Pensa che si possa stare benissimo anche senza. Un po' come dire "Non mi piace". Ma l'hai assaggiato? "No."
Ma se ci vuoi arrivare, vedrai che ci arrivi...
Il bello è quando ti guardi dentro e non solo non hai paura di farlo, ma sei anche felice di quello che vedi.
Ti conosci veramente. Lo fai attraverso un confronto con te stesso.
Prendi una decisione e mentre la prendi ti dici "Sì, cazzo, sì, è questo quello che voglio davvero", e ti entusiasmi, perché è qualcosa che hai imparato a fare, prima non era così, e l'hai imparato da solo.
Questo blog è stato ed è il muro di mattoni a specchio su cui vado continuamente a sbattere.
Buon virtual-compleanno, caro blog! :-)
I am as the fresh breeze of the mountains.
I have no shelter;
I am as the wandering waters.
.
I have no sanctuary, like the dark gods;
Nor am I in the shadow of deep temples.
I have no sacred books;
Nor am I well-seasoned in tradition.
I am not in the incense
Mounting on the high altars,
Nor in the pomp of ceremonies.
I am neither in the graven image,
Nor in the rich chant of a melodious voice.
I am not bound by theories,
Nor corrupted by beliefs.
I am not held in the bondage of religions,
Nor in the pious agony of their priests.
I am not entrapped by philosophies,
Nor held in the power of their sects.
I am neither low nor high,
I am the worshipper and the worshipped.
I am free.
My song is the song of the river
Calling for the open seas
Wandering, wandering,
I am Life.
I have no name,
I am as the fresh breeze of the mountains.
(Jiddu Krishnamurti)
---
Io non ho nome,
sono come la fresca brezza delle montagne.
Io non ho tettoia,
sono come l'acqua che scorre.
Io non ho santuario, come gli oscuri dèi;
Né mi nascondo nelle ombre di profondi templi.
Io non ho libri sacri;
Né ho un posto nella tradizione.
Io non mi trovo negli incensi
Che si levano da alti altari,
Né nel fasto delle cerimonie.
Io non ho immagini scolpite,
Né il ricco canto di voci melodiose.
Io non sono legato a teorie,
Né corrotto da credenze.
Io non sono intrappolato nel vortice delle religioni,
Né nella pia agonia dei loro preti.
Io non sono intrappolato nella filosofia,
Né vivo nel potere delle sue sette.
Io non sono né basso né alto,
Io sono il fedele e l'adorato.
Io sono libero.
La mia canzone è la canzone del fiume
Che chiama il mare aperto,
Vagando, vagando,
Io sono la Vita.
Io non ho nome,
sono come la fresca brezza delle montagne.
---
Il blog è da poco entrato nel suo quarto anno di vita!
La cosa è impressionante. L'altra sera mi sono messo a rileggermi i primissimi post che facevo qui. Mi è servito per ricordarmi un po' com'ero.
Ricordo anche molto bene quanto fossi scettico, quanto fossi convinto che questo blog sarebbe presto morto come qualsiasi altro stimolo auto-riflessivo tentassi.
Mettersi davanti a uno specchio e guardarsi dentro era qualcosa che mi faceva troppo male.
Credo che oggi non sarei la persona che sono, se non mi fossi mai messo qui, davanti al computer, a scrivere, a scrivere quello che sentivo prima di quello che pensavo, senza filtri, senza il timore di essere giudicato eppure sapendo che, forse forse, qualcuno dei miei amici sarebbe potuto passare a leggere, e quindi, a capirmi un po' meglio, o quantomeno a cogliere qualche segnale di fumo che io sono sempre stato troppo orgoglioso da inviare.
Scrivere, l'avevo già scritto da qualche altra parte, ti obbliga a dare un senso a quello che pensi.
Ti obbliga a dare un ordine ai tuoi pensieri.
Non importa se quando li hai scritti ti sembrano più piccoli, stupidi o insignificanti di quello che erano nella tua testa, perché in fondo le parole non sono altro che proprio quello, rimandi a qualche pensiero e concetto più grande che sta nella tua testa.
Per questo le parole sono importanti.
Sapere le parole giuste, saper parlare bene serve a pensare bene.
Oggi si fa tutto di corsa.
La società ti obbliga a correre, se vuoi vivere. Corri, se vuoi avere successo. Corri, se vuoi avere i soldi.
Mai che nessuno ti dica che puoi stare meglio se qualche volta fai attenzione a fermarti per ritagliarti dello spazio e del tempo per te.
La società dovrebbe lasciarti il tempo anche per altro: per guardarti dentro. Non lo fa, perché è una grossa perdita di tempo. E non produce utili. E allora appena proverai ad affacciarti vedrai un profondo e un po' inquietante buco nero e ritrarrai lo sguardo, avendo paura a guardarci dentro.
Ma non è solo questo. La gente pensa di non avere bisogno di prendersi questi momenti. Pensa che si possa stare benissimo anche senza. Un po' come dire "Non mi piace". Ma l'hai assaggiato? "No."
Ma se ci vuoi arrivare, vedrai che ci arrivi...
Il bello è quando ti guardi dentro e non solo non hai paura di farlo, ma sei anche felice di quello che vedi.
Ti conosci veramente. Lo fai attraverso un confronto con te stesso.
Prendi una decisione e mentre la prendi ti dici "Sì, cazzo, sì, è questo quello che voglio davvero", e ti entusiasmi, perché è qualcosa che hai imparato a fare, prima non era così, e l'hai imparato da solo.
Questo blog è stato ed è il muro di mattoni a specchio su cui vado continuamente a sbattere.
Buon virtual-compleanno, caro blog! :-)
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