lunedì 9 novembre 2009

Età e Mandarini

Ho notato che molti quattordicenni pensano che chi ha dieci anni sia un bambinetto, un tappo che non sa niente del mondo.
Quando si hanno sedici anni si guarda ai quattordicenni come brufolosi segaioli, e ci si sente forti e coraggiosi.
A vent'anni ci sentiamo maturi e prendiamo per il culo i sedicenni perché immaturi e troppo poco "cerebrali" e raffinati. E siamo convinti di sapere tutto sull'amore.
A trent'anni si finisce col guardare i ventenni e ridere della loro finta consapevolezza.
A quarant'anni ci guarderemo indietro e penseremo che forse prima non era poi così male, ma che in fondo... "la vita comincia a quarant'anni", no?
A cinquant'anni piglieremo il muro a capocciate, pensando a tutte quelle cose che non abbiamo fatto.

Ogni età disprezza la precedente in un modo o nell'altro, da una parte perché è necessario per crescere e cambiare, dall'altra perché fa comodo dimenticarsi chi si era prima.
E poi un giorno ti ritrovi a guardare lo stesso sole, e a chiederti se mentre davano il via eri distratto. (Mamma mia che citazioni musicali... questa era Time dei Pink Floyd comunque)

Il bello di "crescere" è cambiare e imparare. Vuol dire essere immaturi e ingenui ma con il bisogno di sperimentare, vuol dire essere incazzati perché quello non ti rivolge la parola come prima o sentirsi offesi perché non ci prestavano ascolto come volevi tu.
A un certo punto trovi la tua bella oasi alla deriva della nave affondata, ma non significa che tu ti ci debba fermare per sempre, su quell'isola.
Anche se hai cibo fino alla fine dei tuoi giorni.

Io non mi sento un idiota, se ripenso a com'ero a dieci, quattordici, sedici anni. Fa parte del processo. Magari ero ingenuo, ma stupido no. Ed ero genuino. Nessuno mi aveva manipolato. Si vede che guardavo poca TV. Cresciuto a suon di Cip e Ciop Agenti Speciali e Duck Tales, io. Preo il resto.
Poi si cresce, si matura, fai le tue esperienze e finisci col perdere qualcosa di quella voglia di saltare nel buio.

Della serie, meglio sbrigarsi a cambiare il mondo, perché finisce che se non ti sbrighi il mondo cambia te!

Anzi, a dirla tutta, secondo me lo scopo della vita è proprio tornare a quando avevi dieci anni.

Il che non vuol dire rimanere bambini, vuol dire fare il giro lungo.
Tipo, che ne so, uscire di casa a prendere il 542 davanti al Pertini, scendere a Tor de' Schiavi per prendere il 552, scendere a Torre Spaccata per andare a prendere il 20 Express a Via Ciamarra, quindi andare ad Anagnina, prendere la Metro A, scendere a Termini e prendere la Metro B solo per arrivare a Piazza Bologna.
Anche se ti bastava prendere il 445 sotto casa ed eri già a Piazza Bologna in cinque fermate.

I bambini sono un po' così, non hanno bisogno di credere a qualcosa che qualcuno gli dice dallo schermo di una TV o da un cartellone pubblicitario, di avere un crocifisso sulla parete, ci credono e basta, così, perché dev'essere. Fanno domande ma si accontentano delle risposte, se a dargliele è qualcuno di cui si fidano. Per sentirsi amici basta una palla e magari una merendina. Quando litigano si accorgono da soli di quanto è brutto e preferiscono fare la pace anche mettendo da parte il motivo per cui avevano litigato, chissene importa poi. E quando hanno fatto pace, quel motivo se lo scordano davvero.

Però, non so voi, ma io quando ero piccolo ero proprio uno schizzato egocentrico.
Ahah, serio.
Cioè, dico, nel vero senso del termine.
Credevo di essere al centro del mondo per tutti, credevo che ogni mia parola e ogni mia azione fosse sempre notata, sempre... esaminata da chi mi vedeva o mi sentiva, per cercare di capire i miei significati reconditi più segreti. Anche se ero in disparte, secondo me c'era sempre qualcuno che mi guardava. E pensava che sicuramente avevo dei motivi per starmene per conto mio. Sicuramente lui aveva capito che io avevo capito qualcosa che a lui sfuggiva! Come se nessuno avesse altro di cui preoccuparsi. Come se avessi una personalità così magnetica e interessante che non era possibile fare altrimenti.
Che altro poteva esserci di più importante?

(Un po' mi vergogno a dirlo, eh)

A questo serve, fare il giro lungo.
A capire che non ci sei solo tu, a capirlo dentro, nel tuo mondo, ma possono esserci tante altre persone, se vorrai lasciarle entrare, persone che magari hanno anche problemi un po' più gravi dei tuoi, anche se non lo danno a vedere.
Sei davvero diventato "più grande" quando dentro di te vedi gli altri prima di te stesso.
Non importa se non lo conosci o lo conosci poco.
E non posso neanche spiegarlo con altre parole. Forse, l'essere più felici quando fai felice qualcun'altro, anche con piccoli gesti?
Quando succede lo sai, è così.
Il bello è che queste banali frasi non sono neanche tanto lontane dalla definizione di "amore".
Ahah, ok che tutto gira lì intorno, ma ora non è per cadere nel melenso...

Almeno, questo è il mio modo di vedere lo scopo del "giro lungo". Altri ne hanno diversi.
Ma io credo che questo sia il migliore.

E so che per fortuna non sono l'unico a pensarla così, sennò vorrebbe dire che non c'è nessuno che pensa a far giocare i bambini!
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GRAZIE per il finesettimana.
E' stato divertente essere il nipote di Colucci, e scoprire che esistono Mandarini dal sapore ittico.
Seguirà in altra sede.

PS
Scusate il titolo molto old style... non mi veniva proprio niente di meglio!

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