sabato 10 dicembre 2011

Colore N°3 - Taare Zameen Par, Bum Bum Bole


"A volte le cose, gli avvenimenti, sembrano accadere per caso, ma il caso non è mai casuale, è li che ti aspetta a modo suo. Vuol dire che alle volte il caso aspetta proprio te e non per caso, ma per destino appare come caso. Cogli il positivo che il caso per destino ti offre."

Sono parole che mi hai scritto un po' di tempo fa. Parole che mi avevi scritto su Skype, che ti erano capitate sotto gli occhi e che ti avevano fatto pensare "a me e alla cavalletta".
(Alla cavalletta-drago, aggiungerei io, ma tralasciamo!)
Lì per lì, non credo di aver veramente capito quello che intendessi. Non fino in fondo, almeno.

Questa musica mi fa ripensare a te: a quello che è stato affacciarsi alla finestra di quello che chiamare "un mondo magnifico e colorato" non sarebbe mai sufficiente.
Devo per forza aggiungere: "un mondo che non sarebbe mai potuto essere il mio".
Ma non prendete questa frase per ciò che non è: nessun tono lamentoso, niente lagne, solo una constatazione dopo una decina di mesi.

Ho riletto questa frase che mi avevi scritto, lo ammetto, per caso.
(Me l'ero naturalmente salvata.)
Oggi, mi ha aiutato a dare più un senso a quello che è stato.
Se mi guardo indietro, sento di poter dire con serenità che è stato bellissimo, forse i giorni più belli di questo 2011 che sta per finire... ma effettivamente il tuo mondo era (ed è) troppo diverso dal mio. In tutti i sensi.
Ne ero rimasto sconvolto e affascinato come non mi era mai capitato prima, e forse è anche per questo che il nostro stare insieme mi sia rimasto così dentro. Forse, il capire che le diversità sono torri elevate, ma le basi di mattoni sono uguali per tutti. Forse, il capire che qualcuno ti vede sempre, mentre sei invisibile.

Uno è così tanto preso dal mondo che gira intorno a lui, che si dimentica di guardarsi dentro.

Quando lo fai, rimani a bocca aperta nello scoprire a poco a poco che già solo il tuo mondo interiore è enormemente più grande di quanto potessi minimamente sospettare, e che quelli che credevi solo angolini bui e polverosi (francamente trascurabili), in realtà nascondono intere dimensioni.
Beh, allora cominci l'esplorazione di questo tuo mondo interiore.

... Per questo, la sorpresa è ancora più grande quando riesci a cogliere un piccolo baluginare di un altro mondo interiore, quello di un'altra persona.
Che poi oh, dai, cioè, quanto diverso potrà mai essere dal nostro?
In fondo siamo tutti e due esseri umani, tutti e due di Roma, tutti e due con una bella e fondamentale esperienza come lo scoutismo alle spalle...
Ecco. Era totalmente diverso.
Come un intero nuovo paradigma per affrontare le cose e vedere il mondo come una nuova realtà, ogni cosa come una diversa entità.

E poi, in particolare per noi, c'erano tante altre cose in più.
I silenzi, il mettere da parte aspetti di noi, il ritrovarsi.
Ma più di tutto, secondo me, il buttarsi.

Abbiamo deciso di buttarci.
Per cui, come niente il destino di cui sopra non è quello che davvero immaginiamo comunemente.
Forse a volte il "destino" si smuove anche solo per piccole cose, piccoli gioielli d'ambra su un tronchetto infelice un po' adombrato dalla grandezza della quercia.
Mi sono sempre immaginato "il caso" come l'Occasione da prendere al volo e rendere magnifica: l'irripetibile che ti passa davanti e da non lasciarsi sfuggire. E tenerselo stretto per sempre.

Oggi credo che, semplicemente, può anche non essere così.
Ci siamo incontrati.
Ci siamo buttati.
E ci siamo persi.
Il tutto in quanto tempo?
Un niente... eppure, quello che oggi conta e che ancora ricordiamo, è che ci siamo buttati.
Abbiamo fatto qualcosa di assurdo... due mondi lontani, due modi di vivere diversi... e, cavolo, a dirla tutta, anche 2.000 chilometri in mezzo, che non è che siano proprio roba da poco!

Però l'abbiamo fatto, davvero.
E allora forse eccolo, il vero messaggio: eccola, la vera occasione.
Eccolo, il senso dell'umorismo del tuo "destino".

Ci siamo incontrati per vivere quelle emozioni intensissime solo per avere il tempo di capire alla fine delle righe che... dobbiamo buttarci!
Non siamo stati insieme per molto altro, a dire il vero.
Trovo davvero ironico che quella parentesi di emozioni fortissime non sia stato altro che il tramite per capire questo messaggio: guarda quanto ti stai perdendo.

E quella sera, su quella panchina, con forza, stridendo contro i nostri modi d'essere e contro le nostre logiche, ci siamo voluti andare a prendere tutto questo.

E io ascolto ancora questa canzone - ricordo ancora benissimo quando me l'hai raccontata - e ripenso al mio mondo che scopriva il tuo, al mio paradigma che scopriva il tuo, al carbonio a cui vengono a dire che adesso non è più unico come credeva, e che la vita può crearsi anche in altri modi.

Ricordo l'odore nella tua macchina.
Ricordo il tuo profumo ("ti piace?? ... Beh, è da uomo!").
Ricordo i tuoi capelli (più aggrovigliati delle liane nella giungla).
E, beh, sinceramente ricordo tante altre cose tenere che forse in un post del genere è meglio non precisare oltre che non "il portone sotto casa tua"... :-)

Ripenso a quello stomaco chiuso che non voleva saperne di far entrare niente, anche se brontolava di brutto.
Ripenso a quel sonno devastante che avevo addosso, eppure la sensazione di non essere mai stato più sveglio.
Ripenso a quando veniva il momento di dormire, che non se ne parlava... l'unico modo era smettere di combattere quell'istinto che ti voleva fuori dalla mia testa: convincermi che non avevo bisogno di farti uscire dai pensieri per dormire... per farmi dormire!
E oggi ripenso anche a quella prima volta che sono tornato a casa dopo averti accompagnato... dai, oggi voglio condividere quel momento solo mio con tutti i lettori appassionati di questo seguitissimo blog: quando ho suonato il volante come un tamburo lanciando strani versi deliziati...

Non ho la presunzione di poter capire appieno quello che è stato, né tantomeno (magari l'hai pensato?) ti giudico per le tue scelte... come mi piace dire, i giudizi lasciamoli ai giudici. Io, mi limito a prendere posizione.

Siamo stati solo un piccolo gradino nella grande scala della vita dell'altro. Spero, e credo, un gran bel gradino. Ma le nostre scale erano un po' troppo diverse, e soprattutto non vanno per niente dalla stessa parte. Ma lo sapevamo già allora! Perciò è giusto che sia stato ciò che è stato, e oggi, dopo tanti mesi, posso dire con sicurezza di non avere più rimorsi.

Per l'ultima volta da amante (perché ti ho amata davvero): grazie.
Per la prima volta da amico sincero: qua la zampa, sorè!

Non so se tu sei arrivata alle mie stesse conclusioni, né so se riusciremo mai a ribeccarci.
A me sarebbe piaciuto dirti queste cose (e darti la zampa!) di persona, ma credo di aver riscontrato qualche difficoltà di troppo, in questo senso, da parte tua. Pazienza. Non è davvero importante, se l'hai superata, in un modo o in un altro.
Una volta passavi da queste parti, magari - chissà quando - ti capiterà ancora, e leggerai queste righe!

Tu continua per la tua strada, che è quella che hai preso e quella giusta per te: ecco, a questo punto magari tu c'eri già arrivata da un sacco, io invece, da bravo maschietto, ci ho messo un po' di tempo in più.

PS.
Ganesha è ancora qui, in camera mia, proprio sopra il tuo fazzolettone. Certe cose non sono affatto "ferite" e non credo di doverle mettere via. ;-)


PLAYLIST DEI COLORI:
- Nick Drake, Pink Moon
Toto, Africa
- Taare Zameen Par, Bum Bum Bole

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