martedì 10 gennaio 2012

Ti ricordi?

Credo di poter dire di avere un'ottima memoria per i particolari.
I dettagli, quelle piccole cose che rendono più autentico quello che ti circonda.
All'inizio, per la verità, credevo fosse una cosa assolutamente comune. Capita, di ritrovarsi intorno a un tavolo di un pub, con un po' di birra, a ricordarsi e ridere di cose passate con qualcuno. In quei momenti è bello quando riesci a tirare fuori un ricordo che gli altri avevano rimosso. Aiuta a ridere con naturalezza, di gusto, e a costruire ancora di più un'atmosfera allegra - questo al 50% con la birra.

Però, insomma, per una cosa divertente che tu ricordi e gli altri no, ce n'è allo stesso modo un'altra divertente che gli altri ricordano e che tu hai dimenticato. Perciò non ho mai dato troppo peso a questo mio modo di ricordare.
Come tante altre cose, probabilmente non ci avrei ancora fatto caso se non fossero stati gli altri a farmi notare come fossero sorpresi dalle cose che ricordavo - e dal modo in cui le ricordavo. Si vede che per la verità dentro di me qualcosa covavo, perché questo non è stato altro che un piccolo spunto/trampolino verso altre riflessioni.

In effetti è vero, mi ricordo di molte cose. Specialmente quando si tratta di eventi...
Termine un po' vago. Con "eventi" intendo solo cercare di riassumere in una parola tutti quegli avvenimenti che, per motivi che non saprei spiegare, mi colpiscono, invece di scivolarmi sulla pelle. Trovano un'apertura e si annidano dentro di me, in attesa di essere magari ripescati, o soltanto per starsene un po' al calduccio.

Ecco, una cosa che non capita mai di dire agli amici quando sei intorno a un tavolo a mettere in comune ricordi e bere birra, è che non mi limito a "vedere" nella mia testa questi eventi. Il più delle volte riesco ad avere anche una memoria uditiva e olfattiva. Ricordo bene i suoni e - questa è una particolarità che sono riuscito davvero ad apprezzare solo da poco - gli odori.

Chissà perché gli odori, poi?
Magari adesso sono particolarmente esaltato con 'sta cosa soltanto perché è l'ultima che ho notato, eh, però stavo pensando... Internet e la TV ci bombardano di immagini e musica.
Vediamo ovunque, in riviste di viaggi, in pubblicità, su youtube o su qualche telefilm famoso, posti meravigliosi, maree che si ritirano, montagne innevate, foreste ammantate di bruma al mattino.
E magari assieme a queste immagini riescono anche a farci sentire il suono delle onde, il silenzio ovattato della neve fresca che si accumula, o il suono del vento tra le foglie.
Quasi ci riescono, a farci pensare di essere davvero lì: se non che manca proprio l'odore.
Quello non sono ancora riusciti a riprodurlo del tutto, per fortuna.
Ecco, l'odore forse è davvero l'essenza più vera e fisica dei corpi.

Ora, a parte che io non ho mai comprato un profumo in vita mia, perché non me n'è mai fregata una mazza e forse dopo queste riflessioni invece è il caso di considerare l'idea, ho scoperto che gran parte dell'emozione che provo quando vedo vecchie foto non è affatto dovuta alle immagini.
Forse anch'io sono stato in parte anestetizzato da questo bombardamento della società moderna, chissà.
Però le foto assumono davvero tutto un altro significato, quando, grazie ai soggetti ritratti, riesco anche a ricordarmi meglio dell'odore che c'era in quel posto.

Se penso al mare, sono contento. Impazzisco se percepisco la salsedine nei polmoni.
E così via, potrei andare avanti con tanti altri esempi.

Magari è una cosa che funziona così per tutti, però l'ho effettivamente notata solo da poco, e allora niente, sono carico!

Uno degli utilizzi più belli e soddisfacenti che riesco a fare di questa intensità nel ricordare è venuta fuori quando ho cominciato ad andare ai concerti. E non solo perché ricordo a memoria la scaletta alla fine, eh eh.
Inutile che cerchi di spiegarlo qui, c'è una magia speciale nell'andare a un concerto, e non è solo la gioia di vedere a pochi passi da te un musicista che ti piace, c'è tanto di più dietro, c'è un suono più vero, c'è quasi una sorta di comunione con quelle note da cui ti sei fatto felicemente e deliberatamente consumare. E per me, che ho un rapporto fisico e viscerale con la musica, andare a un concerto è quasi una sublimazione... è eccezionale, mi riempie di felicità! (... o forse proprio perché ho questo rapporto con la musica, che finisco con il viverla così? Boh, chissene frega)

Vi avevo anticipato che negli ultimi mesi mi stesse succedendo qualcosa che mi stesse cambiando profondamente. Succede un po' a tutti di dover ogni tanto rivedere le proprie priorità, e niente, in questa mia revisione interiore ad un certo punto mi sono trovato con la scrittura da una parte e la musica dall'altra.

Un po' come avere un kinder pinguì nella mano destra e un kinder fetta al latte nella mano sinistra. OK, sono strabuoni tutti e due e prima o poi tutti, nell'arco di due minuti, entrambi saranno spariti.

 Ma qual è il più buono? Quale mangio prima? Decido davvero di mangiare prima il più buono, o il più buono è quello che lascio per ultimo?

Mi sono sempre detto che, appunto, questa era una semplice questione di priorità.
"L'oggettività" non esiste, non c'è un criterio obiettivo attraverso cui tu possa dire che "il kinder pinguì è più buono del kinder fetta al latte": andrai semplicemente a saziare il bisogno che meglio si sposa con le tue necessità in quel momento. Sono buoni tutti e due, ma a volte avrai più voglia del kinder pinguì, e altre più del kinder fetta al latte.

Il che porta anche ad un altro ragionamento: non ha poi molto senso avere delle "cose preferite". Perché la cosa in sé non ci dice poi più di tanto, a parte "cioccolata-latte". Il fatto è che noi arriviamo a dover compiere delle scelte in certi momenti, e i momenti hanno una loro storia e delle loro circostanze: la fusione di tutti questi fattori ci porta a compiere una scelta che noi, in quel momento, preferiamo.

Ieri mi sono ammazzato di 4 kinder fetta al latte, perciò oggi mi ammazzo di kinder pinguì.

Ehm, a ogni modo, non era di questo che volevo parlare (intendo, di merendine kinder).
Scrivere o musica? È davvero una questione di priorità?
In un post di cui vado molto fiero di Dicembre 2010 ("Ispirazione") ho scritto di come la musica mi faccia impazzire: ma non era il mio modo di esprimere creatività. Per quanto adori la musica, il modo in cui riesco a tirare fuori qualcosa da me è la scrittura.



E allora, basta girarci attorno!, è più bello scrivere o ascoltare musica?

Beh, a oggi, penso che il ragionamento è sbagliato, fin dal punto di partenza.
Ecco come stanno invece le cose.
Ascolto musica per lo stesso identico motivo per cui mi metto davanti a una pagina bianca a scrivere.
E il motivo è connettersi a qualcosa di più profondo, qualcosa di più grande di un semplice me stesso, di un semplice ego.
La musica ha una maniera tutta sua di comunicare, di abbattere le barriere dei linguaggi, delle culture, della politica, delle religioni... tutte cose che noi abbiamo creato e che ci tengono a distanza gli uni dagli altri.
La musica ti spinge giù nel profondo, ma senza farti annegare: solo a farti scoprire limiti e libertà di te stesso, cose di cui neppure eri a conoscenza e di cui chissà quando saresti arrivato a sapere altrimenti.
La musica è ricevere a ogni momento dell'ascolto l'opportunità di imparare lezioni preziose e cogliere messaggi importanti, di curarsi e prendersi cura di sé stessi.

È anche per questo che quando ascolto musica parlo di "esercitarmi" e di "esercitare" le orecchie. Si tratta di un processo di filtraggio di emozioni, tra le note e noi stessi, e alla fine ne esco sempre pieno di gratitudine.

Proprio oggi, in metro, una tizia aveva uno zaino con su scritto "Music is life". Ecco, la musica mi ha davvero profondamente cambiato come persona, e ha pesantemente influenzato la mia vita. Non esiste nessun caso in cui sia disposto a fare eccezione nel dire che non l'ha cambiata e influenzata in meglio.

Non l'ho mai accennato qui, lo faccio adesso e forse ne riparlerò in futuro, ma in questi mesi ho cominciato ad andare a delle sedute di psicoterapia. Tranquilli, niente che non vada, non sono pazzo. Anche se quando ho cominciato ad andarci - più su suggerimento di altri che su mia reale necessità o bisogno - mi chiedevo a che cavolo servisse sdraiarsi su un lettino e parlare delle cose che ti passano per la testa senza nessi, adesso sto cominciando a capire l'utilità e l'efficacia di queste cose, specialmente se a sentirti c'è un tipo che sa il fatto suo...

Alla seduta di ieri, il tipo mi ha lanciato un altro assist interessante: è come se io stessi cercando "conferme", un "luogo", anche figurato, dove sentirmi al sicuro nel collocare/poggiare/lasciare i miei pensieri, le mie sensazioni e le mie credenze. E ho pensato per la verità di avere già trovato questo posto... nei volti e nei cuori delle persone, nell'anima di una canzone, nelle parole su di una pagina.

A lungo, rileggendo le pagine che ho scritto su questo blog dall'estate del 2008 a oggi, mi sono domandato se stessi diventando una persona "spirituale", visto che a tratti mi sembravo addirittura un santone.

La convinzione che ho maturato è che la mia "spiritualità" sta nel ricerare qualcosa e qualcuno e nel connettersi ad altri o ad altro. Se mi dovessero dire di categorizzare e generizzare le mie credenze, direi che la mia religione sarebbe semplicemente la mitezza e l'apertura.

La Vita (con la V maiuscola) intorno a noi ci lascia continuamente spunti su spinti, e non credo che tutti ascoltino con la dovuta attenzione. La mia "spiritualità" sta nelle lezioni che attraverso la quotidianità abbiamo la possibilità di imparare - e di cosa abbiamo la pazienza e la voglia di impararle.

E ho scoperto con sorpresa crescente che possiamo trovare messaggi utili e trovare la giusta connessione con le cose un po' ovunque - sì, anche nel death metal! - se solo abbiamo la voglia di ascoltare.

Si tratta di cogliere lo spunto - qualsiasi spunto. Ma lo cogli solo se hai le orecchie pronte a sentire. E non ha senso partire prevenuti e dire "Questo lo ascolto, questo no". Perché è solo precludersi spunti che invece, magari, con il giusto spirito critico, poi torneranno utilissimi. In positivo o in negativo.

Parlo di "predisposizione" proprio perché, come dicevo prima, siamo continuamente in mezzo all'andare avanti della nostra vita, con esami, cazzi, mazzi, dormire bene, dormire male, sentirsi in forma, sentirsi acciaccati... ci sono momenti in cui semplicemente cogliere questi spunti non è facile.
Sta comunque tutto a noi.

Insomma, prima di svagheggiare, vi avevo detto qualche riga più su che una delle cose più belle di questa mia memoria l'ho scoperta quando ho cominciato ad andare ai concerti: è bellissimo, a distanza di mesi e addirittura anni, riuscire a percepire ancora la magia di quei momenti, soprattutto se, come me, vivi quegli attimi con un'intensità molto forte.

Ci sono stati tanti momenti belli in tutti i concerti che ho visto, e sto scrivendo anche un file (devo ancora decidere come pubblicarlo, non saprei) che li riassuma in questo modo, ma stavolta dovendo dire quali concerti abbiano davvero avuto più significato per me, non avrei dubbi: si tratterebbe dei concerti degli Anathema.

Mi ricordo, per esempio, quando ho pianto per la prima volta quando nel 2008 suonarono, solo Vincent e Danny, piano, chitarra e voce, One Last Goodbye.
Quando invece, la volta dopo, nel 2010, mi trovai a mezzo metro da Vincent e Danny che headbangavano come pazzi durante l'assolo di Summernight Horizon, e di come rimasi impressionato dalla minuta Lee che cantava A Natural Disaster, di Danny che mi indica e sorride durante Everything, o di Jamie che dal palco viene a cercarmi in prima fila per stringermi le mani a fine concerto.
Sì, sono ricordi visivi, uditivi e olfattivi...



Eppure, ragazzi, è assurdo, e lo sembra a me prima che a voi proprio perché ho sempre fatto grandissimo affidamento a questa mia capacità di trattenere le emozioni...
Eppure... non ho ricordi della parte finale di quando hanno suonato live questo pezzo. Quella che nel video da youtube comincia a 4.08.
Ricordo l'istante prima che cominciasse e ricordo l'istante dopo.
In mezzo, niente. Come se fossi stato da un'altra parte, nel frattempo.
Completamente risucchiato. Completamente perso, avvolto in quella spirale, in quel delirio di suoni.
Solo un vago pensiero, avevo, in quei momenti: "Questa, questa sì, questa è Verità". Con la V maiuscola.
Un qualcosa di irripetibile, perché come vi dicevo prima, un'esperienza perfetta ha delle premesse e delle circostanze. Quella volta, avevano suonato tutto l'album di fila, in un climax ascendente che si perde ascoltando semplicemente così la canzone. Ma provate a immaginare!
Addosso, da allora, mi rimane una strana sensazione di estasi pura.
Auguro a tutti voi di provare un'esperienza simile. Spero che l'abbiate già provata!

Ancora non so dove sono andato in quei pochi minuti - i presenti dicono che ero sempre lì, ma non ne sono convintissimo. Con la mente ero da un'altra parte. Diciamo... una bella connessione, sì, sì.

Statemi bene, ragazzi. :-)

(... Come dite? Mi sono dimenticato di "parlare a favore" della scrittura? Non credo proprio... i "pro" della scrittura stanno proprio nella gioia e nella vitalità del riuscire a esprimere tutto questo post e tutto questo blog: tramutare quel blocco di marmo e cemento armato che sono io in un unico, meraviglioso flusso lieve di emozioni... sperando che abbia regalato qualcosina anche a voi)

PS.
A proposito, tra pochi mesi dovrebbe uscire il nuovo album degli Anathema. E il 30 Aprile sono a Milano. Peccato, a 'sto giro saltano Roma.
Non che mi interessi minimamente.
Sono già la.

PPS.
Lo so, lo so, siete sempre in fremente attesa del mio post sul Capodanno. Diciamo che questa era una sorta di premessa dai!

PPPS.
È cominciata la sessione d'esami. E il mio fegato è in erosione più del solito. Cosa c'è di buono in questo? Che se la sessione è cominciata, vuol dire che è un passo più vicina al finire, e quando finisce, finalmente posso riprendere le questioni in sospeso.
Che ho bisogno di portare avanti.
Specialmente un paio...

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