Stamattina è capitato che tornassi a leggere quello che avevo scritto un po' di tempo fa, quando ho saputo quello che avevi fatto. Mi sono sembrate sempre cose scritte da qualcun altro, come se quelle cose fossero uscite da un estraneo e non da me. Credo significhi che quei pensieri li rifiuto, ancora non li ho accettati. Forse c'entra un po' il senso di colpa per non esserci stato.
Forse, se ci fossi stato, sarei riuscito a dirti anche soltanto quella parolina che ti avrebbe fatto vedere le cose sotto un'altra luce, e avresti cambiato idea.
O forse no. Quando prendi queste scelte, sei più come il vecchio pavimento di legno tarlato in una soffitta dove vengono spostati tutti i mobili vecchi. Non cambia tanto se ci aggiungi o ci togli una sedia, il legno è tarlato e prima o poi, sotto tutto quel peso, crollerà.
Però è dura. È dura pensarci adesso, mesi dopo, e vedere che, ovviamente, il mondo è andato avanti.
Perché il mondo va sempre avanti. Con te, o senza di te.
Ed è questo che mi fa male.
Vedere che è andato avanti senza di te e pensare: ma sarebbe stato così diverso, il mondo, se tu ci fossi stato ancora?
Apro il sito di Repubblica.
Credo proprio di no.
È andato avanti così, indifferente.
L'unica cosa che hai cambiato nel mondo è la sofferenza che hai portato in chi ti conosceva.
Potevi anche scegliere di restare.
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