"Lasciamo che la morte torni a essere una notizia inattesa"
(Il Post)
Shine on!
Credo che dopo tanti anni tu rimanga la mia Custode.
Sei Custode Unica di un tempo per me importantissimo e bellissimo. Sei la sola con cui l'abbia veramente condiviso, e accogliendomi nel tuo mondo mi hai mostrato cose e fatto vivere emozioni che non tutti hanno la fortuna di godere. È stato un mondo non sempre facile, ma mi piaceva tantissimo, lo sentivo davvero mio. Spesso penso se quella non fosse la mia dimensione e se un giorno non possa davvero tornarci. Sei l'unica, al giorno d'oggi, che sappia cosa sia stato per me quel tempo. Non c'è nessun altro con cui possa ricordarlo. Eppure sei lontana.
Quei tempi sono in una gemma d'ambra, come sempre avviene quando subentra la nostalgia. I ricordi non cambieranno mai, resteranno un momento magico... e saranno per sempre, inattaccabilmente vincolati al ricordo con te.
A volte quasi vorrei che non fosse così. Prendere un bel piccone e rendere meno perfetti quei ricordi - perché sono così perfetti che a volte fa male per quanto sono belli e quanto fanno ancora, sempre, sorridere.
A me piace ancora parlare con te, sono felice di sentirti sempre determinata. Ma è difficile parlare solo del più e del meno. È come restare a galleggiare sulla superficie del mare con la muta da sub. Vorrei andare in fondo, vedere le bellezze che so che si celano sotto le acque - le ho già viste ed è stato un panorama mozzafiato.
Invece devo accontentarmi di restare a galla. È giusto così. È questa la mia croce, ora.
... c'era questa bella moda di cercare/creare pagine divertenti a cui semplicemente mettere "Mi piace" per dare dimostrazione di adesione/spirito/senso critico/umorismo ecc... o anche solo per quello che secondo me resta il senso più autentico di un social network, ovvero dimostrare che non si è affatto i soli a "pensare/fare" qualcosa.
Oggi questa cosa è completamente sparita, ma riguardando il mio profilo ho trovato tanti di questi gruppi, e mi hanno fatto sorridere! Per cui, oggi voglio riportarli qui. Chissà, magari i numerosi lettori di questo blog potranno apprezzarli e addirittura ritrovarcisi... ma soprattutto, trovo che raccontino molto di me.
Pronti?
Via!
Si dice sempre che il tempo sia il peggior nemico dell'uomo, e che bisogna cogliere l'attimo.
Non credo sia così!
Se a distanza di anni rileggi la lettera che ti ha spedito la tua ex dopo che vi siete lasciati, la riscoprirai piena di sincerità, onestà e persino amore. E che strano sollievo al cuore...
Se riascolti un album che non ti era piaciuto, toh, ora ti piace.
Se prima una situazione ti avrebbe spaventato, ora la sai controllare.
Tempo al tempo.
Mai guardarsi indietro, se non per quel piacevole rischio che è girarsi un attimo mentre cammini in avanti.
Una delle cose che prima o poi voglio assolutamente fare nella vita è interrompere qualcuno che mi sta parlando e dirgli/le: "Guarda, non me ne frega proprio un cazzo".
Sarà che le ragazze con cui esco
Hanno tutte i mostri sotto il letto
Le ragazze con cui esco
Hanno sempre un incubo nel cassetto
Quando andavo al liceo, avevo l'abitudine di mettermi come sveglia una canzone.
Era un'abitudine molto pericolosa, perché di lì a poco avrei finito con l'odiare visceralmente la canzone prescelta, che sarebbe stata ostracizzata da qualsiasi playlist per un periodo di tempo indefinito prima di poter tornare tra gli ascolti.
Al tempo, settavo la sveglia sul mio iPod, uno di quelli vecchi e non esattamente super smart. Quindi, capitava che se inserivo una nuova playlist, si sballava un po' tutto e veniva selezionata non la sveglia che avevo scelto io, ma un'altra, a caso.
Una mattina (mi alzavo alle 6, spesso dopo essere andato a dormire alle 3) partì questo brano degli Shandon. Non esattamente un brano rilassante con cui iniziare la giornata. Eppure, quando lo ascolto, ci sento dentro il pulsare del sangue adolescenziale di quel periodo.
Never fear to suffer, never hide behind a smile
Era bello svegliarsi e dirsi "ok, ora mi alzerò, ma prima finisco questa canzone. Prima sento queste emozioni che mi attraversano". Per qualche motivo, non ho tolto questa sveglia prima di un sacco di tempo, e ancora oggi, quando capita di riascoltarla, mi batte molto forte il cuore, mentre torno nella mia stanza di allora, a 16 anni.
Chissà perché, proprio con questo brano, che neanche ho scelto io.
Ma visto che lo sto riascoltando, voglio aggiungere al post anche il testo.
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Loose your head, lay your soul, Lick your wound and taste the blood Feel the pain on your own, but it hurts so lovely Choose your hell, meet the fog, let it all surround the core Be the one like a storm, lightning through the darkness Oh never, no never Never fear to suffer, never hide behind a smile Never cry without a sound Be the sigh in a song, Be the silence in a romp, Be the stain on the wall, Be the one deciding Be the first, but too late, Be the last perfomance Oh never, no never Never fear to suffer, never hide behind a smile Never cry without a sound
(Shandon, Noir)
C'è una differenza abissale, tra il fare una cosa che ti piace tanto e il fare una cosa per cui sei portato. Pensavo non ci fosse troppa differenza, in fondo.
L'ho compreso quasi a 32 anni.
L'importante è aver provato e aver fatto entrambe. Sono felice di averlo fatto.
Ora che sto facendo quello per cui sono davvero portato, mi rendo conto di quanta differenza c'è.
È difficile da dire.
Proviamo a fare qualche esempio.
- Ascoltare musica da una vecchia audiocassetta a sentirla suonata dal vivo e in quadrifonia.
- Vedere un video su youtube in bassa qualità e con le casse del computer rotte e vederlo al cinema in 4k e Dolby Surround.
- Baciare il tuo compagno di teatro in una serata di gioco della bottiglia alcolico e baciare la tua ragazza dopo tanto tempo che non la vedi.
Non mi succede molto spesso, ma talvolta mi sento talmente a contatto con le mie emozioni che mi trovo a domandarmi... che altro serve?
In questo momento, che sto ascoltando musica splendida da parte di una band che mi ha fatto ricollegare con tutto quello che avevo dentro, penso... che dovremmo davvero essere più onesti con noi stessi.
Il mondo esterno esiste e le fate no. Il dolore esiste e l'eterna pace no.
Ma se tutti fossimo consapevoli che ognuno, abbracciato alla persona che ama o da solo, al buio della propria stanza, si scioglie in lacrime... se ricordassimo la sensazione di quel nodo in gola che svanisce, forse riusciremmo a far diventare le cose più facili.
O almeno, io cerco di essere così.
Una volta, lavorando in villaggio, ho conosciuto una grafologa.
Questa, dopo aver analizzato la mia scrittura (quindici righe a parlare di Batman e lei dice che ha solo guardato il modo in cui scrivevo le lettere? Non ci voglio credere), mi ha spiegato che scrivere alcune lettere in un certo modo potrebbe indicare diversi aspetti del nostro carattere o del nostro umore.
Per esempio, se scriviamo la "T" con la stanghetta orizzontale più in basso rispetto a dove finisce la stanghetta verticale, vorrebbe dire che abbiamo bassa autostima/che siamo tristi/ecc.
Mi ha anche detto che, secondo alcuni grafologi, forzarsi a scrivere le lettere in maniera diversa potrebbe essere un primo passo per influenzarci "dentro" e cominciare a cambiare questi aspetti della nostra personalità.
Quindi, se dovessimo iniziare a fare la stanghetta orizzontale della "T" più in alto, addirittura più in alto della fine della stanghetta verticale, e in via del tutto deliberata, questo dovrebbe essere un auto-incoraggiamento a essere più decisi/lanciati/sicuri di noi.
È stata la prima volta in cui qualcuno mi ha esposto al concetto che ciò che facciamo può influenzare notevolmente ciò che proviamo, ciò che siamo. Le volte che mi sentivo triste, uscivo di casa e aprivo il portone con decisione invece che con mosceria. Facevo bene attenzione a forzarmi nel guardare avanti a me, oppure in alto, sui palazzi o il cielo, invece che per terra.
Non so se queste cose funzionino o no (in realtà penso di no, ma perché chiudere delle porte a una possibilità di cambiamento?), ma la conclusione a cui sono giunto è che in ogni caso è sempre meglio fare qualcosa: decidere di fare qualcosa e fare qualcosa per quel preciso motivo che tu hai scelto.
Nei recenti giorni di quarantena, tutto questo è stato messo a dura prova. Perché in realtà la cosa a cui dovevo forzarmi era stare fermo. Mi ha fatto ripensare a quando sono stato molto depresso, a quando ho avuto pensieri suicidi. Mi sentivo talmente stanco, risucchiato di qualsiasi energia, che non avevo nemmeno voglia di suicidarmi. Speravo solo che magari, stando così immobile, magari sarei potuto evaporare lentamente, o qualcosa del genere.
È disarmante notare con quanta facilità si possa andare vicino a ricadere nel soliti buchi dove siamo finiti in passato. Ma la cosa bella del crescere - cose che blaterano i Rafiki come l'esperienza, i trent'anni, e via così - è proprio che non ci caschi più. O almeno, non ci caschi come l'altra volta. È una puntata di una serie TV già vista. O un film interattivo di Netflix. Stavolta cambi la decisione.
Una delle cose che mi ha genuinamente stupito del "crescere" è che quando passeggi per strada ti trovi a cambiare l'empatia che provi per le persone. Prima era empatia verso i bambini (che bel gioco, che hanno!), poi verso i ragazzini (che figa quella giacca di jeans!), quindi verso gli universitari (che aria intellettuale...), e per finire arrivi a essere un trentenne che quasi ripugna tutte queste precedenti categorie, perché... quante falle, a quei tempi.
Molto meglio ora.
Mi aspetto di essere un settantenne saggio come Gandalf.