sabato 15 dicembre 2012

Zucchero, sale e ritardi

Stanotte torno qui con animo un po' frastornato. Bella serata fuori, guidato davvero tanto (sono uscito di casa alle 17 e sono tornato davvero due minuti fa) e sbagliato strada un paio di volte, facendo qualche ritardo. E al ritorno, bruttissimo incidente con coinvolte almeno sei-sette macchine all'inizio della nuova tangenziale. Ti viene facile pensare che se non facevi quei piccoli ritardi, come niente in quell'incidente ci capitavi tu. Credo che da quello che ho visto qualcuno ci abbia perso la vita.
Mi fa anche stranissimo che queste cose si chiamino "incidenti".
È un "incidente" quando metti nel tè il sale al posto dello zucchero.
(Giuro, mi è successo! E non importa quanto zucchero ci mettiate per cercare di rimediare!)
Ma quando succede questo...?

giovedì 13 dicembre 2012

People

"Philosophy has always been part of my life. Life is too beautiful to be negative. I have a very acute understanding of what it is to be alive because I’ve experienced so much death. And been through things that have reminded me constantly of how important it is that I am still breathing. I can’t get away from that and it pisses me off sometimes. But it makes me realize how much I respect life and people. It’s ultimately all just people. That’s all I have."

(Vincent Cavanagh)

martedì 11 dicembre 2012

Com'eri ieri?


Io mi chiedo come si fa a rivedere la gente dopo tanto tempo e pensare che "non è cambiata per niente".
Io cambio ogni giorno e neanche mi ricordo come ero ieri.

sabato 8 dicembre 2012

Carburante


Quanto mi dispiace per quelli che non capiscono. Davvero.
Lo spunto stavolta viene da una simpatica tipetta a cui l'altro giorno ho sentito di dover prestare un cd. Si trattava di "You Go Bird", di Petter Carlsen, un cantautore norvegese molto delicato che mi piace molto. Ho avuto anche la fortuna di incontrarlo e di farci due chiacchiere, ed è stato in quell'occasione che mi ha anche autografato il libretto del cd.
Per questo motivo non le posso lasciare il CD per sempre. Cioè. È più di un bel ricordo. Però ero anche convinto che quella musica le potesse proprio fare bene.
Insomma, in soldoni, le ho dato il cd ma le ho detto pure che doveva ridarmelo.
Lei però ha capito tutto subito, senza bisogno che le spiegassi niente.
"Ho capito: è un regalo emozionale, più che fisico".
Esatto, esatto. È sempre così, è davvero quello il punto, quando consiglio musica.
"Ti passo questa musica perché credo davvero che tu adesso dovresti poter provare queste sensazioni, perché adesso da qui potresti trovare tanti spunti..." e via così. Mica perché "Oh senti quant'è forte 'sta robba!!! Non vedo l'ora di impazzzzzire ballandola sui tettttttti in disco!!!"

Vivere e fidarsi delle proprie sensazioni è una cosa che ho imparato ascoltando musica, e non è affatto qualcosa che ho assimilato da molto.
Da un po' di tempo sto leggendo molto meno di prima. Non ricordo se l'ho già scritto qui: venivano sempre più spesso a galla situazioni in cui leggevo delle frasi e pensavo: "Ecco!!! Sì!!! Cacchio, è proprio così che la penso, tutta una vita a girare intorno a una sensazione ed ecco che me la ritrovo scritta in poche parole in maniera perfetta e concisa! Fantastico!!!", solo che poi rosicavo, perché ero arrivato alla "soluzione" tramite una scorciatoia e non da solo.

Un po' come quando prendi la tangenziale invece della panoramica.
Un po' come quando ci metti un'ora per escludere tutte le alternative all'indovinello per arrivare alla domanda che di solito fanno tutti subito: "Ma è stata assassinata da qualcuno?"

Invece, ho cominciato a guardare molti più film e telefilm.
Quelle sono belle storie, hanno espressioni, hanno musica, e non trovi scritte le frasi così nero su bianco: hai lo spunto che mischiato con te provoca una reazione... e poi la conclusione la trai tu.

Questo, e uscire molto di più con tante persone diverse. Mischiare gruppi di amici diversi - cosa che non avevo mai voluto fare prima.
Sono cose per me un po' strane, ma scopro che mi piacciono.

C'è una piccola cosa che in tutto questo non mi convince: sento di stare diventando molto più uguale agli altri di quanto non sia mai stato.
Ho sempre puntato tutto sulla mia unicità, e adesso anch'io guardo i telefilm che guardano gli altri, anch'io esco tutte le sere.
Credo di dovermi un po' ricollocare.

Non so se ci sto perdendo o guadagnando, in questo cambio.
Però sembra che mi piaccia, quindi siamo cautamente ottimisti.

È anche un periodo in cui sto capendo molte più cose su me stesso.

Credo di aver per esempio interpretato quel binomio imprescindibile che gira e rigira finivo sempre per ritrovare dentro di me.
Alterno momenti in cui sono una locomotiva, pigliopartoechimifermapiù, machihabisognodidormiretre-quattrooredisonnobastanoeavanzano, a momenti in cui sono riflessivo quasi fino alla passività.

Il punto è che io mi annoio presto. Qualsiasi cosa faccia, la lascio - cazzo - in sospeso così, quando mi pare. Non che poi non mi vergogni e non capisca che sto sbagliando, che le cose quando le cominci devi anche finirle, però oh, che ci devo fare, basta, non mi va più. Non parte più la scintilla. Non riesco a finire tutto in maniera meccanica, devo essere convinto.

In un altro post poco più giù ricordo di aver scritto di come a lungo mi sia sentito - e a tratti ancora mi senta - vulnerabile e autocritico.
Quest'altro binomio - sentirmi una merda in qualsiasi cosa mi cimenti / il bisogno di migliorare facendo sempre quanto più possa tirare fuori dalle mie capacità - mi consente spesso di finire col fare bei lavoretti, siano cose importanti o semplici regali di Natale, mi piace pensare che spesso ci prendo e che riesca addirittura a sfuggire alla banalità.
Però sì, ci sono quelle volte che mi rompo a metà e lascio perdere tutto.
Qual è la soluzione?
Ho capito di essere come un vampiro: mi cibo di emozioni, di spunti, di sensazioni, di parole, di occhi, di capelli, di idee, persino di versacci che uno fa quando si stiracchia.
Sono il mio carburante. Finché ne ho di fresche, vado avanti a palla di cannone.
Quando esaurisco il carburante, mi fermo.
E parto alla ricerca di nuovo carburante. Lasciando quindi in sospeso le cose che nel mentre stavo facendo.
Parto alla ricerca di altri spunti per ricaricarmi.

Per questo ho capito che, qualsiasi cosa vorrò fare nella vita, deve essere in grado di mettermi alla prova in maniera diversa, con dinamicità. Altrimenti sarò il primo a soffrirne.

E poi quanto mi dispiace per quelli che non capiscono.

Sindrome estiva?



Della serie: "ma quand'è che le cose sono cambiate?"
Prima, da solo stai benissimo, e una serata a casa a leggere o a guardare un film è pari (se non meglio) ad una serata fuori.
Poi, ti ritrovi a uscire tutti i giorni della settimana, e quando ti capita di rimanere a casa, ci stai proprio male.
Ragazze, sbrigatevi... tra un po' di tempo potrei ritrovarmi omosessuale senza manco accorgermene e voi avrete perso per sempre la vostra chance!

venerdì 7 dicembre 2012

Si va sempre avanti

Stamattina è capitato che tornassi a leggere quello che avevo scritto un po' di tempo fa, quando ho saputo quello che avevi fatto. Mi sono sembrate sempre cose scritte da qualcun altro, come se quelle cose fossero uscite da un estraneo e non da me. Credo significhi che quei pensieri li rifiuto, ancora non li ho accettati. Forse c'entra un po' il senso di colpa per non esserci stato.

Forse, se ci fossi stato, sarei riuscito a dirti anche soltanto quella parolina che ti avrebbe fatto vedere le cose sotto un'altra luce, e avresti cambiato idea.

O forse no. Quando prendi queste scelte, sei più come il vecchio pavimento di legno tarlato in una soffitta dove vengono spostati tutti i mobili vecchi. Non cambia tanto se ci aggiungi o ci togli una sedia, il legno è tarlato e prima o poi, sotto tutto quel peso, crollerà.

Però è dura. È dura pensarci adesso, mesi dopo, e vedere che, ovviamente, il mondo è andato avanti.
Perché il mondo va sempre avanti. Con te, o senza di te.
Ed è questo che mi fa male.
Vedere che è andato avanti senza di te e pensare: ma sarebbe stato così diverso, il mondo, se tu ci fossi stato ancora?
Apro il sito di Repubblica.
Credo proprio di no.
È andato avanti così, indifferente.
L'unica cosa che hai cambiato nel mondo è la sofferenza che hai portato in chi ti conosceva.
Potevi anche scegliere di restare.