martedì 28 novembre 2017

Cristallo che si frantuma



L'anno scorso, durante Strings City, stavo correndo da una parte all'altra di Firenze.
Forse ero appena passato in Piazza del Duomo, avevo filmato un violinista che suonava una versione struggente di "All of Me" (la Nostra canzone), e poi ero corso verso Palazzo Vecchio, dove, nella Sala d'Arme, si sarebbe tenuto a breve il concerto di un quartetto di contrabbassi.

Deviando, perché via dei Calzaioli era decisamente troppo intasata, ho raggiunto Piazza della Signoria passando davanti al Gucci Museo. Riconoscendo il posto, sede di alcuni concerti della manifestazione, mi fermo un attimo, e guardo dentro la vetrata.
Il posto è pieno, tra persone in piedi e sedute per terra, e in lontananza vedo Naomi Berrill (con 39 di febbre) che alza il suo archetto dallo strumento, il capo chinato. La gente applaude. Il concerto è finito.

Ecco, trovo che quello sia stato veramente un momento magico.
La possibilità di cogliere un istante prezioso come quello, gli ultimi attimi di un pubblico che ancora vive in un mondo fuori da ogni dimensione, trasportato dalla musica e dall'artista, e che deve poi risvegliarsi e tornare intorpidito nel mondo reale... è come essere testimoni di un intero viaggio dell'animo umano.

Ti penso.
Ti amo.
Mi manchi.

E sto anche scoprendo i trucchi per entrare negli Uffizi in Estate...

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