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lunedì 30 giugno 2008

Somewhere Back In Time

Chiunque sia stato ad un concerto sa che l'atmosfera che si vive lì non si può riprodurre in nessun modo, e quando ascolti un CD Live, hai solo la metà di quello che avresti avuto andando davvero a quel concerto. Ci sono cose che un CD non può riprodurre. Effetti fisivi, carisma dei musicisti sul palco, l'atmosfera felice di chi è intorno a te che guarda lo stesso gruppo che ami anche tu e che magari ti sta un po' troppo vicino e ti toglie lo spazio (e il fiato) che vorresti avere... ma che alla fine non potrai fare a meno ti ricordare piacevolmente, viste le emozioni che avete vissuto insieme.

Ma questo concetto, per quanto sia giustissimo, va rivisto se il gruppo che vai a vedere si chiama Iron Maiden.
Se vai a vedere gli Iron Maiden, la differenza fra ascoltarli su un CD live e andarli a vedere non è "la metà", come prima. Forse questa differenza andrebbe elevata al quadrato, forse al cubo.

Il 27 Giugno 2008, al Festival del Gods of Metal, Arena Palco Nord, Bologna, Padania (ahah), Italia, ho perso la mia verginità maideniana, tanto per parafrasare Bruce Dickinson. (Iron Maiden = Vergine di Ferro)

Il concerto è stato qualcosa di... immenso, strepitoso, irripetibile e soprattutto irrinunciabile: chi se li è persi può solo strapparsi i capelli e mangiarsi la bombetta, in stile Rockerduck. E adesso andrò a fare come sempre il mio resocontone, ma sappiate che tralascerò almeno i tre quarti del tutto. Perché in un concerto così ci sono troppe cose da notare, troppe cose da dire, troppe cose che succedono, troppe cose che magari neanche quando eri lì sei riuscito a notare... e un po' di righe scritte possono solo aiutare a far capire la grandissima atmosfera di quella grandissima serata. UP THE IRONS!

Dopo una mattinata e un pomeriggio intensissimi che meriterebbero anche loro la loro parte di resocontone, per esami di maturità (o di stato, come si chiamano ora) e incontri, intorno alle 18:45 arrivo finalmente all'Arena Palco Nord, dopo un tecnicamente detto "giro di peppe" allucinante. Il posto è già pienissimo. Arrivo che hanno appena finito di suonare i Rose Tattoo, non una perdita che mi sconvolga, mentre mi è dispiaciuto non riuscire a vedere gli Apocalyptica. L'arena contiene facilmente molte migliaia di persone, credo che alla fine dovremmo essere stati intorno ai 37.000. Il grande palco ha ai lati due grandi cartelli con il logo del Gods of Metal, e diversi metri davanti al palco sta una grande torretta per il mixer. Dietro la torretta, una zona di pronto soccorso, che, dispiace dirlo, non rimarrà vuota, sia per il caldo che per botte da pogo.

Io i pogatori proprio non li capisco: che gusto c'è a menarsi e a cadere sotto ad un palco? Se vuoi fare l'idiota, fallo da un'altra parte con i tuoi simili, non rovinare il concerto a chi vuole goderselo e magari se lo deve perdere perché per colpa tua un gruppetto di scemi lo calpesta... mah. Se mi fossi perso il concerto dei Maiden per dei pogatori, quantomeno avrei fatto come in Kill Bill: una bella lista e via.

Dopo poco, ecco che cominciano gli Avenged Sevenfold, gruppo di spalla degli Iron Maiden in tour e per questo messi in scaletta pure oggi... non li conoscevo praticamente per niente, prima. So che facevano metalcore, una roba che non voglio neanche sapere cosa sia, poi per problemi alle corde vocali del cantante hanno dovuto cambiare genere, orientandosi verso un hard rock/heavy metal più che decente.

Mando un messaggio ad Andrea, il maestro Maideniano con cui avrei davvero voluto passare il concerto, ma mi risponde che proprio in quel momento i Sevenfold stanno suonando la sua canzone preferita, e che aspetta che finisca quella prima di raggiungermi... gli rispondo che non c'era problema e che potevamo vederci anche a Sevenfold finiti, e così sarà. Cerco di contattare anche Alberto e il resto dei suoi pogatori folli, ma manco a dirlo loro sono in seconda fila a morire (e a uccidere) sotto i colpi di tutta quella gente!

Alla faccia dei problemi alle corde vocali, poi, il cantante ha mollato urli veramente impressionanti. Certo, i Sevenfold tirando le somme hanno avuto la sfortuna di suonare prima dei Maiden, quindi si sono beccati un sacco di cori: "Maiden! Maiden!" dalla gente che era sotto al palco e aspettava ovviamente gli Irons.

La situazione comincia a degenerare quando dal pubblico vengono lanciate molte bottigliette di plastica sul palco, sempre con i cori per gli Iron Maiden ad alto volume. Il gruppo è visibilmente scocciato...
Un chitarrista cerca di prendere con filosofia la cosa, e dice: "Uuuh, Maiden, Maiden..." e prova anzi a incitare: "Sevenfold, Sevenfold!"

Non l'avesse mai fatto, se prima a gridare "Maiden Maiden" erano stati in pochi, ora per reazione è tutta l'arena a gridarlo. "Yo, yo!" interviene il cantante, occhiali da sole e tatuaggi tamarri che di certo non migliorano le cose. "You guys know what the fuck Pantera is? Let's play a Pantera song and see what the fuck..." E quando parte il riff di Walk dei Pantera, improvvisamente l'atmosfera cambia. Dalle file sul retro, chi prima assisteva abbastanza apaticamente (o semplicemente sfotteva) ora corre in avanti e a headbangare a metà fra l'incredulo e l'indignato!! La canzone è tutta un crescendo... con un'ottima prova del cantante!

"Is there no standard anymore?
What it takes - who I am - where I've been
Belong
You can't be something you're not
Be yourself, by yourself
Stay away from me!
A lesson learned in life
Known from the dawn of time..."

E finalmente irrompe il pubblico, mani levate:

"RES...!!!"
(riff-riff)
"... PECT!!!"
(riff-riff)
"WALK!!!!"

Ritorna il cantante dei Sevenfold che urla:

"WHAT DID YOU SAY?"
(RIFF-RIFF)

E riecco il pubblico:
"RES!!!"
"PECT!!!"
"WALK!!!!"

Ma al "Walk" la batteria si ferma, la chitarra scema e il cantante con gesto di stizza annuncia: "Well, that's all you get." interrompendo bruscamente la canzone nel suo orgasmo e viene nuovamente sepolto dai fischi!!!
Persino io, che dei Pantera non sono un fan, ero rimasto presissimo da quello spettacolo...

Indubbiamente questi ragazzi hanno personalità...

Alla fine la prova dei Sevenfold mi è piaciuta, e penso che approfondirò il loro repertorio. Fra le loro canzoni che ho riconosciuto, The Beast & the Harlot e The Gunslinger ("Oh, oh, now we'll try something dangerous... we'll try a slow song...")

Comunque tirando le somme gli Avenged Sevenfold dimostrano davvero una buona personalità, un buon talento musicale (pure il batterista che canta!) e soprattutto non cercano troppo di sforare, insistendo con un pubblico che troppo chiaramente sta solo aspettando gli headliners di quella data del festival: gli Iron Maiden.

Ritrovo Livia, mia sorella, che si è presa un panino e mi ha portato anche una bottiglietta d'acqua, che finirò in due secondi, e finalmente richiamo Andrea. Purtroppo il macello che ci circonda è globale, e attraverso il telefono non sento una ceppa di quello che mi dice sul dove trovarci.
"Sono dietro al mixer!" gli dico io.
"Pure io!" dice lui, "dietro al mixer dove??"
E io: "Vicino all'ambulanza..." ma non sento più quello che mi dice, allora gli dico di mandarmi via messaggio la sua UBICAZIONE... e finalmente lo riconosco, con la sua mitica maglietta larga di Virtual XI, dal primo concerto che ha visto dei Maiden del tour del 1998 con Blaze Bayley e gli Helloween con un Andi Deris ancora castano di capelli che facevano da gruppo di spalla.

Quindi saluto Livia che va a vedersi il concerto con altri suoi amici da un'altra parte...

Rapida sosta al pit-stop (il cesso), quindi cerchiamo insieme la migliore postazione per goderci un concerto, un concerto che si dovrà sì sentire, ma con cui dovremo anche riempirci gli occhi! La scenografia infatti si prospetta delle più impressionanti: sul palco c'è un telone nero che copre come può quello che c'è dietro, ma ai lati del tendone si vede molto bene un'impalcatura di rialzo a mo' di "secondo piano" per il palco con tanti geroglifici, geroglifici che, noteremo poi, oltre ai classici egiziani saranno anche segnali moderni come la "P" di Parcheggio, un aereo in volo, eccetera... insomma, tantissimi piccoli "Easter Eggs", per chi avrà occhi per notarli.

L'ambientazione del Somewhere Back In Time World Tour degli Iron Maiden, è risaputo, sarà quella dello World Slavery Tour del 1984, quando il gruppo supportava l'album Powerslave, di ambientazione egiziana. La scaletta era nota: io stesso l'avevo letta, non resistendo, ma solo un paio di volte per non rovinarmi troppo la sorpresa. Andrea invece non voleva saperne niente. Era comunque dichiarato, dopo il tour del 2006 in cui avevano suonato tutto il loro nuovo album A Matter of Life and Death dall'inizio alla fine più tre classici (Iron Maiden, Fear of the Dark e Hallowed Be Thy Name), i Maiden volessero ripagare i fan della pazienza con una dose massiccia di vecchi pezzi che andassero dal loro primo album, Iron Maiden, del 1980, fino a Seventh Son of a Seventh Son, del 1988, con l'ambientazione appunto di Powerslave.

Alla fine, con Andrea decidiamo di metterci sulla parte rialzata, alla base della collinetta di fronte al Palco, rialzati, un po' più indietro rispetto al mixer. La visuale è perfetta, abbiamo spazio e non subiremo il fastidiosissimo pogo: perfetto!

Secondo l'orario, gli Iron Maiden dovranno cominciare a suonare alle 21.15, ma Andrea, che è al festival dalla mattina, mi dice che tutti gli orari fino a quel momento sono stati anticipati, quando invece normalmente ai festival con tanti gruppi che suonano su uno stesso palco si fanno solo ritardi...

Ma intanto aspettiamo, e lo facciamo nel migliore dei modi, con Andrea che mi racconta aneddoti su aneddoti dei suoi vecchi concerti Maideniani e altre cose. Per cominciare, mi fa sapere che ogni intro dei loro concerti dal 2003 è SEMPRE anticipata da un'altra canzone, Doctor Doctor degli UFO, che io devo vergognosamente ammettere di non conoscere... per quanto da quel giorno non potrò più fare a meno di sorridere felicissimo ogni volta che la sentirò!

E così tiriamo avanti: io già ero gasatissimo di mio per stare per vedere i Maiden, poi Andrea continuava a parlarmi e a dire cose che mi infiammavano ancora di più...

Tutta intorno a noi, la gente si sedeva per terra aspettando il grande momento, ma noi, presi come eravamo dal nostro parlare, siamo rimasti in piedi, gesticolando e saltellando sul posto... Andrea mi avverte che dovrò essere testimone della sua reazione qualora i Maiden suonino Revelations, la bellissima canzone di Piece of Mind che gli ha fatto "amare il metal, gli Iron Maiden e Bruce Dickinson"!

... lui, ovviamente, se l'aspettava come più che probabile canzone vista l'ambientazione e visti gli album in gioco, ma io già sapevo per certo che l'avrebbero fatta per terza...

Ci eravamo seduti da poco, quando ad un certo punto, non saranno state neanche le nove, le luci del palco si spengono...
E io lo faccio notare ad Andrea... "Ehi, Andrè, le luci si sono spente..."
Lui guarda un attimo il palco, quasi titubante, in attesa di qualcosa. Ma non succede niente, quindi riprendiamo a chiacchierare, anche se le occhiate piene di speranza che lanciamo al palco sono continue.
Un momento dopo, si alza anche il volume della musica di sottofondo che stava andando sparata dalle casse.
Anche ora torniamo a guardare il palco col cuore che batte sempre di più...
Poi cominciano a risuonare delle note armoniche di chitarra...
Io non avendo idea di come partisse Doctor Doctor degli UFO, guardo Andrea... che mi restituisce uno sguardo rassegnato e scuote il capo... poi man mano che le note vanno avanti, invece... gli si accendono gli occhi: "SI!!! Sì!!! E' questa, è questa!!!!" e si alza... cominciando a gridare a chi ci sta intorno, non più nella pelle: "Dopo questa cominciano!!! Dopo questa cominciano!!!" e vabbè, io stavo sempre più in fibrillazione... come ciliegina sulla torta, il mio compagno di concerto mi aggiunge: "Tra meno di 180 secondi vedrai gli Iron Maiden... come ti senti?"
Come voleva che mi sentissi!??!

E infine conclude: "Benvenuto al World Slavery Tour..." e qui sono semplicemente morto.

Doctor Doctor si rivela una canzone BELLISSIMA e ALLEGRISSIMA, che mi sono procurato appena tornato a casa e con cui sono già andato in palla. Sulle sue note, io e Andrea ci mettiamo a ballare come cretini, dando calci ai lati qua e là a tempo...

E finalmente... FINISCE. Un soffio di vento registrato e...

E parte la voce.

"We shall go on to the end."

BOATO DEL PUBBLICO... ovviamente non tutti sapevano che dopo Doctor Doctor si sarebbe cominciato.
L'intro è la stessa del leggendario CD Live After Death: Churchill's Speech.

"We shall fight in France...
We shall fight on the sea and oceans...
We shall fight with GROWING confidence and GROWING strenght in the AIR...
We shall defend our island... whatever the cost may be."

Ormai la folla è in delirio. C'è chi parla sopra le parole di Winston Churchill, ma c'è anche chi, fuori di sé, fa partire cori: "Maiden! Maiden! Maiden!"

"We shall fight on beaches, we shall fight on the landing grounds
We shall fight in the FIELDS and in the STREETS..."

BRIVIDO alla sola idea dell'esplosione che sta per avvenire...

"We shall fight in the hills...
We shall NEVER SURRENDER!"

ED ECCO CHE PARTE IL RIFF INIZIALE DI... ACES HIGH, canzone di apertura di Powerslave! Colpo di basso... rullata di batteria! Altro colpo di basso... altra rullata di batteria... con luci abbaglianti che partono a tempo dal palco, puntate verso di noi... finché...

Il tendone nero che copriva una GRANDISSIMA scenografia viene rimosso, svelando al centro una piramide di Powerslave con alla destra una statua di un Eddie di Somewhere In Time e alla sinistra un Eddie di Seventh Son of a Seventh Son.

FIAMMATA di fuochi d'artificio, ed i NOSTRI irrompono sullo stage, saltando, correndo e arrivando da ogni parte, portandosi subito davanti al pubblico! Dave Murray, Adrian Smith e Janick Gers si catapultano in avanti, saltando e agitando le chitarre, e il fondatore Steve Harris come ormai suo trademark, si inginocchia e puntando il pubblico con la punta del basso continuandolo a suonare a mo' di mitragliatrice!
Nicko McBrain, alla batteria, è arrivato già dall'intro, pare, e comincia a menare come un fabbro le sue casse!
Aces High va avanti nel suo climax, fino a che arriva LUI, l'unico che mancava all'appello, Bruce Dickinson, frontman, leader, vocalist, che si fa tutto il palco di corsa arrivando al centro davanti alla batteria, si fa un paio di zompi di riscaldamento e comincia a cantare!
Tutto questo... in pochi secondi.

"THERE goes the siren that warns off the air raid,
Then comes the sound of the guns sending FLAK!"

E già non ci capisco più niente! Ovviamente provo a cantare stando dietro a Bruce Dickinson, ma le note di Aces High sono davvero troppo per me... e penso per la quasi totalità dei presenti. Già da subito si capisce invece quanto siano pane quotidiano per il vocalist, che le piglia tutte (TUTTE) senza problemi!

Più tardi con Andrea diremo: sì, l'ha cantata molto meglio di Live After Death... quando aveva vent'anni di meno... perché lì, ok, aveva una potenza vocale immensa, ma meno controllo alla fine... mentre oggi... oggi ha avuto un controllo IMMANE e una potenza vocale ancora invidiabilissima!

E Aces High va avanti, Bruce Dickinson incita il pubblico con larghi gesti delle braccia e Janick Gers già comincia a far roteare la sua chitarra nell'aria!

"Gathering speed as we head down the runway,
Gotta get airborne before it's too late!"

E parte il fantastico refrain, che tutto il pubblico urla, mani al cielo, uno spettacolo per gli occhi e per le orecchie, quasi coprendo la voce del frontman degli Iron Maiden!

"Running! Scrambling! Flying!" (eco del microfono di Bruce)
"Rolling! Turning! Diving! Going in again!
Running! Scrambling! Flying!
Rolling! Turning! Diving! Going in again..."

Ora Bruce Dickinson viene avanti e sale su due casse accatastate al centro del palco, continuando a incitare il pubblico che lo segue e lo ripaga a ogni minimo gesto!

"Ruuuun! Liiive tooo flyyyy! Flyyy tooo liiiive! Dooo ooor dieeee!
Waaant tooo... ruuuun! Liiive tooo flyyy! Flyyy tooo liiiive!
... Aaaaceeees Hiiiiiigh!"

Nonostante gli ondeggi, la canzone riesce eseguita alla perfezione, appunto anche meglio del live di vent'anni e passa fa... Dickinson torna alla batteria per scambiare qualche battuta con Nick, poi comincia a correre per il palco come un ossesso, a destra e a manca, per far impazzire ancora di più chi è sotto di lui. Immenso quando durante l'assolo di chitarra addirittura per andare più vicino al pubblico si improvvisa equilibrista e salta su una piccola impalcatura usata per montare il gigantesco palco ma lasciata lì... ed è sempre più delirio del pubblico!

L'ultimo e conclusivo urlo acuto alto "Aces... HIGH!!!" è impressionante, da mani nei capelli, perfetto e senza sbavature. Abbiamo avuto solo un assaggio di quella che sarà una performance incredibile.

Aces High sfuma assieme alle luci del palco (sono forse ora appena le nove, quindi ancora un po' di luce c'è), una bandiera del Regno Unito sventola sotto al palco, neanche il tempo di riprendere fiato, ecco che parte il riff di 2 MINUTES TO MIDNIGHT!

"SCRRRREAM FOR ME ITALIAAAAAAAA!" urla Bruce Dickinson, e noi rispondiamo urlando ancora di più!!!

"Kill for gain, or shoot to maim!
But we don't need a reason..."

Parte Bruce, mentre il pubblico canta sempre più partecipe una canzone decisamente più alla portata per noi poveracci... e soprattutto una canzone che in sede live guadagna veramente tanto!

"The killer's breed... or the demon's seed,
The glamour, the fortune, the pain...
Go to war again: blood is freedom's stain
Don't you pray for my soul... anymore?"

E' il pezzo lento che quasi sillabiamo con Bruce, prima di alzare le mani con indice e medio alzati a urlare: "TWO! ... MINUTES!" insieme a Bruce, che però a questo punto ogni volta tace sempre, alzando le braccia in direzione del pubblico incitandoci con: "... SING IT!" e "ALL RIGHT!" per farci continuare, come se ce ne fosse bisogno: "... TO MIIIIIIIIDNIIIIIIIGHT!" che rende ogni refrain assolutamente fantastico, e soprattutto che dal palco deve apparire come un colpo d'occhio almeno pari (se non superiore) alla scenografia sul palco! Durante l'assolo, però, Bruce da un'occhiata giù alle prime file e fa ampio cenno di stare calmi e di andarci piano: segno evidente che i pogatori fanno il loro scemo dovere, là...

2 Minutes to Midnights fuma nel suo outro:

"Miiidniiiiiiight! Miiiidniiiiight! Miiidniiiiight... is all night!"

Ultimo lead di chitarra, Bruce grida un ultimo: "Miiiidniiiiiiiight..."

E il pubblico conclude: "ALL NIGHT!"

Ovazione e i primi cori: "Maiden! *CLAP CLAP CLAP* Maiden! *CLAP CLAP CLAP*" Bruce prende la parola: "This is the biggest number of people we get in a festival on this tour, so far!" ci dirà, e scatena ancora una volta le urla del pubblico del Gods. In realtà fra me penso che questo record sarà presto polverizzato al Wacken, ma non ha importanza...

E poi annuncia la canzone dopo: grida qualcosa di incomprensibile e poi dice "... it will be a REVELATION!" e come previsto Andrea mi abbranca con occhi sgranati, mentre la canzone comincia! Se la canzone è fantastica di per sé, dal vivo rende mille volte meglio: nei riff in cui si lascia un momento di silenzio prima dell'inizio del riff dopo, Bruce dal palco agita le braccia in avanti, incitando tutto il pubblico a seguirlo: "YEAH! YEAH!" per riempire quei silenzi.

"I CAN'T FUCKING HEAR YOU!"
(RIFF-RIFF)
"YEAH!"
(RIFF-RIFF)
"YEAH!"
(RIFF-RIFF)
"YEAH!"


Da brividi.

Gli altri chitarristi sul palco saltano e muovendo la testa a ritmo come ventenni, guardando con approvazione il pubblico che reagisce alla grande e oltre ad urlare batte anche le mani felice. Steve Harris non manca di dare il suo apporto headbangando e, nei momenti di "silenzio" della canzone, incitando tutti noi a fare sempre più macello.

E la canzone va avanti su toni decisamente più calmi e riflessivi fra arpeggi melodici delle chitarre, ma senza togliere nulla di gasante, dando un'atmosfera nuova a quel concerto. E anche io come penso quasi tutti i presenti ho rabbrividito all'interpretazione finale di Bruce:

"It is you...
It is you..."

Momento "lento" immediatamente spazzato via dalle urla di gioia per applaudire i nostri a canzone finita. Ma le urla durano poco, tutte le luci si spengono e intravediamo Bruce che sale al "secondo piano" del palco e poi corre dietro le quinte. Cosa ci sarà mai ora...?

Non dobbiamo aspettare molto per scoprirlo: lo sfondo del tour di Somewhere Back in Time con la piramide di Powerslave viene coperto da un altro telo, con un Eddie in uniforme rossa con due strisce bianche, una bandiera inglese mezza devastata in una mano e uno spadino nell'altra! E' lo sfondo di THE TROOPER!

Anche Bruce Dickinson rientra in scena, senza il cappello che aveva fino a poco prima, vestito con la stessa divisa di Eddie e con una bandiera inglese! Piatto, piatto, piatto di Nicko, ed ecco che parte l'inconfondibile riff introduttivo di The Trooper, che NESSUNO del pubblico può astenersi dal tracciare con - aggraziati e non - "ooo-ooo-ooo!"

Bruce corre da una parte all'altra del secondo piano del palco sventolando la bandiera inglese, quindi si porta sulla nostra sinistra e sua destra, pianta la bandiera a terra e appoggiandovisi con la mano libera si porta il microfono alla bocca:

"You'll take my life, but I'll take yours too!"
Urlano Bruce e ovviamente il pubblico!
"You'll fire your musket, but I'll run you through!
So when you're waiting for the next attack
You'd better stand, there's no turning back!!!"

Ed ecco che parte anche la cavalcata dei chitarristi e del basso per la canzone sulla Guerra di Crimea, che troppo simbolo e troppo classico è diventata!

"The bugle sounds and the charge begins...!
But on this battlefield no one wins!
The smell of acrid smoke and horses breath
As I plunge into a certain death!"

E qui è il momento che stavo aspettando da SEMPRE, da quando l'ho sentita per la prima volta e ho immaginato come dovesse essere live, da quando lo provavo a immaginare SOTTO LA DOCCIA, e neanche mi sento se lo sto urlando sguaiatamente o no, tanto è il macello intorno a me:
"OOO-ooo-ooo-ooo-ooo-OOO-ooo-ooo-ooo-OOO!"
FANTASTICO!
Ecco, l'impressione è che davvero The Trooper sia una di quelle canzoni che fa una differenza ENORME a sentirla a casa su un CD Live e invece dal vivo...

E continuiamo insieme a seguire gli ultimi istanti di vita di questo soldato inglese... fino alla fine:

"And as I there gazing at the sky
My body's numb and my throat is dry
And as I lay forgotten and alone
Without a tear I draw my parting groan!"

"OOO" finale, riff finale, e l'esplosiva canzone di Piece of Mind si chiude, fra l'esultanza della folla!

Le luci tornano a spegnersi, sparisce lo sfondo di The Trooper e a sostituirlo un telo scuro. Sparisce anche Bruce Dickinson che deve togliersi l'uniforme, quindi torna fuori mentre sono in atto cori: "Ooolèèèè olè olè ooolèèèèè... Maaaideeeeen, Maaaideeeeen!"

"Oh, thank you!" ringrazierà Bruce, cominciando a chiacchierare con noi. Ma sembra che abbia anche qualche problema al microfono.

"No, you fucked it up a little bit more... sounds a little bit strange... no way, no way... one, two, two, one, two, two... YEAH!" e parte in vocalizzi assurdi su cui tutto il pubblico ride. Fenomenale quando, dopo che si era girato verso la batteria nel suo vagare per il palco, canticchiando allegramente una qualche canzoncina scema, si gira improvvisamente verso il pubblico e fa stupito: "Oh, hello!" come se si fosse accorto solo un quel momento di essere sul palco... AHAHAH!
La situazione non sembra delle migliori, ma come tutti sanno, the show must go on!

"Frankly... still sounds like shit, but what the fuck, this is WASTED YEARS!" urla Bruce, e parte la canzone dell'album Somewhere In Time, scritta in tour da Adrian Smith dopo un'intensissima e durissima attività di touring con la band. Ora, Somewhere In Time è l'album dei Maiden che mi piace di meno in assoluto assieme a No Prayer for the Dying, ma devo ammettere che Wasted Years mi ha davvero piacevolissimamente convinto, e dopo altri ascolti post concerto, l'ho assolutamente rivalutata. Forse sull'onda dell'entusiasmo per il concerto potrei addirittura dare un'altra chance a tutto l'album... ahah!

Intro con chitarre repentine, battiti di mani a tempo, "EH EH EH!", "SCREAM FOR ME BOLOGNA!" e si parte!! Bella canzone, mi ha convinto!

Conclusa Wasted Years, si spengono le luci... e al buio parte l'intro che non ti aspetti... non a questo punto del concerto:

"Woe to you, oh Earth and Sea..." e c'è il boato del pubblico, forse il più grande dall'inizio del concerto, per THE NUMBER OF THE BEAST, un'altra delle canzoni più simbolo degli Iron Maiden. L'introduzione, che non è altro che un pezzo dall'Apocalisse di San Giovanni, prosegue, con il pubblico che non si perde una parola:

"... for the Devil sends the beast with wrath, because he knows the time is short...
Let him who hath understanding reckon the number of the beast...
For it is a human number...
Its number... is six hundred and sixty six."

Ed ecco che parte il riff d'entrata! Luci rosse riprendono a sfolgorare, accencandoci, mentre sul secondo piano del palco a destra è apparsa una statua di un diavolo con gli occhi che brillano fiamme e Bruce è tornato sul palco:

"I'm left alone... My mind was blank...
I needed time to think to get the memories from my mind..."

E la parte iniziale lenta prosegue... fino all'attacco della parte veloce!

"'Cause in my dreams... it's always there! The evil face that twists my mind
And brings me to despair!"

RIFF, BATTERIA, URLACCIO DI BRUCE da competizione! Urlo in calare, fra parentesi, riuscito alla perfezione, e non gli daresti affatto cinquant'anni! Quindi il frontman salta davanti alla batteria di Nicko e comincia a correre e saltare di qua e di là allo svilupparsi della parte più veloce della canzone... mentre tutto il pubblico, da sotto il palco fino alla cima della collina dietro di noi, sta cantando senza esclusione di colpi una delle canzoni che non era mai rientrata fra le mie preferite in assoluto, ma che dal vivo fa il suo porco effetto!

"SIX!" urla Bruce, allargando le braccia per accogliere la nostra reazione!
"SIX, SIX!" rispondiamo noi!
"THE NUMBER OF THE BEAST!" proseguiamo insieme!
"Hell and fire was spawned to be released!"

E prosegue una canzone che di "propaganda satanica" in senso volgare non ha un bel niente (basta leggere il testo)... senza contare che, divertentissimo, mi guardo intorno e non vedo affatto brutti e cattivi metallari borchiati dai capelli lunghi che urlano invasati il "SIX SIX SIX", ma solo ragazzi sorridentissimi che si stanno godendo alla grande il concerto di uno dei loro gruppi preferiti! Fra gli altri vedo una bellissima ragazza bionda che se la spassa alla grande, e persino un vecchietto che credo proprio fosse un nonno che accompagnasse un nipotino, che sta lì, braccia alzate! Grandissimo!

E anche The Number of the Beast si avvia alla conclusione:

"I'm coming back, I will return
And I'll possess your body and I'll make you FUCKING burn!" (il FUCKING era solo un'aggiunta di Bruce!)

PARAPAPA-PPA' finali a pugni levati e la canzone sfuma definitivamente!

Le luci tornano ad accendersi e pare che ci sia qualche problema tecnico per i nostri sul palco. Bruce parlotta un po' con Nicko, quindi va ad intrattenere il pubblico, dividendoci a metà e facendoci fare qualche "EEEEH" a turno. Poi parlotta:

"Is there anybody who likes JAZZ in here?!"

Ma gli rispondono solo risate!

continua, e si porta al centro del palco. Quindi guarda Nicko, un cenno d'intesa, e parte: "Hey, hey, hey! There's actually someone who LIKES jazz, here! Come on! There must be...""One, two, one, two, three, four... CAN I PLAY WITH MADNESS?" ed ecco per noi la prima canzone di Seventh Son of a Seventh Son della serata, l'allegrissima Can I Play With Madness, per tre minuti di svago!

"Give me the sense to wonder...
To wonder if I'm free!"

Fra l'altro, Andrea ha detto "Can I Play With Madness" contemporaneamente a Bruce, intuendo dove stesse andando a parare, presumo conoscendo l'introduzione del conto fino a quattro... Canzone allegrissima, Can I Play With Madness, senza pretese, ma che in concerto, quando tutti sono contenti, funziona eccome! Le luci tendono al blu, e al refrain, ognuno mette la sua personalissima risatina da scemo, ma in questo nessuno può battere Bruce...

"Can I play with madness?
The prophet stared at his crystal ball
Can I play with madness?
There's no vision there at all
Can I play with madness?
The prophet looked at me and laughed at me: HA HA! He said,
Can I play with madness?
He said you're blind, too blind to see..."

L'assolo conclusivo non fa altro che incrementare l'effetto della canzone, su cui ormai tutti saltellano allegri!

"He said, you wanna know the truth, son?
Loooord, I'll tell you the truth!
Your soul's gonna burn...
... in a lake of fiiiiiire!!!

Can I Play With Madness?"

La prima canzone dall'album Seventh Son of a Seventh Son della serata finisce, e le luci tornano gialle. I Maiden continuano a parlottare fra loro, sembra che i problemi non siano stati risolti. Quantomeno, quelli che aveva Nicko sì, Bruce lo fa notare e partono i cori dal pubblico: "NICKO! NICKO!"

Si continua a parlottare e Bruce si lamenta scherzosamente delle limitazioni che in Italia ci sono sull'uso del fuoco, che limita alcuni loro giochi pirotecnici ("Non ci danno neanche il permesso di darci fuoco!")

E a quel punto, come disse Andrea, "la figata era dietro l'angolo", perché ecco che le luci tornano su Bruce, che dice:

"This is what you... DON'T... have to do... if a bird shits on you! This is RIME OF THE ANCIENT MARINER!"

ED E' DELIRIO TOTALE, per l'epica track di quasi 14 minuti da Powerslave che non veniva suonata dal 1984, ispirata all'omonimo poema di Samuel Coleridge. Nel poema, i protagonisti vengono colpiti da una maledizione perché si nutrono un albatro, un uccello sacro al mare... no, lo dico tanto per spiegare l'introduzione, eh!

Il palco torna nel buio, Bruce sparisce per un attimo e poi riappare al secondo piano, ricoperto di stracci neri a interpretare "l'Ancient Mariner". Anche lo sfondo cambia, e diventa un tetro ponte di una nave in rovina.

"Sailing oooon and oooon and Nooorth acroooss the seeea!
Sailing oooon and oooon and Nooorth 'till aaaall is caaaalm!"

Splendida e DA BRIVIDI, penso che finirei con lo scrivere tutto il testo qua, quindi megli che mi limiti. Nella parte parlata di intermezzo, le luci calano e un fumo biancastro invade il palco... tutto spazzato via da fuochi d'artificio ed esplosioni quando riprende l'assolo della canzone. Veramente. Da. Brividi.

"... and the tale goes on... and on... and... on..."

La monumentale Rime of the Ancient Mariner sfuma... e le luci tornano a spegnersi...
Qualsiasi canzone avrebbe sfigurato, subito dopo questo mostro sacro...
Tutte, tranne forse quella che è effettivamente seguita con tutti i suoi effetti...

Si sentono strani rumori... "BUM, BUM!" dice una voce registrata. "BUM, BUM!" pare risponderne un'altra... e molti di noi capiscono. E' il finale di Back in the Village, che fa da introduzione a...

RULLO DI BATTERIA...

UN RIFF DEVASTANTE CI AGGREDISCE: POWERSLAVE!
Io e Andrea ci guardiamo e... urliamo!

Le luci tornano ad accendersi di colpo, in una continua ma masochisticamente piacevole tortura per i nostri occhi, mentre fiamme si alzano dal palco.

Bruce Dickinson riappare con una maschera da sacerdote egizio, che se aveva una forma particolare non sono riuscito a distinguerla, e canta sempre in formissima la canzone di un faraone che non vuole arrendersi alla morte, mentre anche lo sfondo è cambiato e ora sembra rappresentare l'interno di una piramide, nei suoi labirinti.

"Into the abyss I fall, the eye of Horus...
Into the eyes of the night, watching me go..."

E preparandoci al refrain, non manchiamo di essere stuzzicati!

"SCCCRRREAM FOR ME BOLOGNAAAA!
... SCREAM FOR ME BOLOGNAAAAAA!
Tell me why I had to be a Powerslave?
I don't wanna die, I'm a God,
Why can't I live on?
When the Life Giver dies,
All around is laid waste!
And in my last hour
I'm a Slave to the Power of Death!"

Eccezionale interpretazione di Bruce, eccezionale lavoro di tutte le chitarre, tranne forse un abbassamento eccessivo nell'assolo, rendono questa canzone, una delle prime dei Maiden che ho amato, ancora più indimenticabile, potente e sconvolgente questo grande classico, che si chiude con accecanti fiammate!

A questo punto è il turno della seconda canzone di Somewhere In Time della serata, con apposito sfondo "futuristico", HEAVEN CAN WAIT, un'altra canzone che come Wasted Years non mi aveva mai preso particolarmente ma che dal vivo è veramente divertente e coinvolgente, vuoi per la straordinaria forma e per l'immenso carisma di tutti i musicisti, vuoi perché mi stavo divertendo come un pazzo e anche se avessero suonato "Le Tagliatelle di Nonna Pina" dello Zecchino d'oro come cover sarei stato contento...

Decisa intro di basso a cui si attorciglia una parte melodica di chitarra, e poi giù dentro cattive le altre chitarre e la batteria!

Il refrain super allegrissimo è una gioia da cantare, abbracciato ai tuoi vicini di concerto, anche se non li hai mai visti prima!

Bruce: "Heaven can..."
Noi: "WAAA-AAA-IT!"
Bruce: "Heaven can..."
Noi: "WAAA-AAA-IT!"
Bruce: "Heaven can..."
Noi: "WAAA-AAA-IT!"
Bruce: "Heaven can..."
Noi: "WAAA-AAA-IT!"
Bruce: "... 'til another day!"

E poi divertentissima l'irruzione sul palco durante la canzone di un gruppo di ragazzi del pubblico scelti non so dove e non so come, penso a caso, che sono entrati da una porta laterale del palco sventolando bandiere (ce n'era una con i quattro mori della Sardegna!) e urlando come pazzi! La security li tiene a distanza dai loro idoli, ma nessuno causa problemi, e quando invece vengono fatti uscire, a canzone ancora in corso, tutti corrono via, senza fare macelli, avuto il loro momento di gloria e di soddisfazione nell'aver visto da vicino gli Iron Maiden e nell'aver condiviso con loro il palco!

Allegrissimo anche l'ooo-ooo-ooo finale!

Ma quando sentiamo l'intro alla batteria di RUN TO THE HILLS, e torna lo sfondo di Somewhere Back in Time, tutto cambia!
La canzone, da The Number of the Beast, era usata per chiudere i concerti, e travolgente com'è, non me ne meraviglio!

Bruce torna al secondo piano del suo palco e corre di qua e di là:

"White man came, across the sea,
He brought us pain, and misery..."

E nel refrain CI SFOGHIAMO con tutto quello che ci è rimasto addosso!!!

"Ruuun tooo theeee hiiiiiills!
Ruuuun foooor yoooour liiiiiveeeees!"

Il tutto coronato da un urlaccio pazzesco finale di Bruce Dickinson!

E a questo punto...
Le luci calano...
Un telone nero si sovrappone a quello del Somewhere Back in Time World Tour...
Senza alcuna introduzione...
Un quattro quarti lento...
Andrea mi prende il braccio e mi fa: "Oddio! E' Hallowed Be Thy Name..."
E invece no, perché parte il troppo noto arpeggio di chitarra iniziale di FEAR OF THE DARK!!!

Andrea rimane sconvolto: "MA... MA... MA..." rimane così un minuto intero, perché Fear of the Dark è ben due album dopo Seventh Son of a Seventh Son e quindi non avrebbero dovuto suonarla... ma evidentemente... hanno preferito fare un'eccezione alla regola per una festa globale con tutti i pezzi più esplosivi!

Inutile negarlo, Fear of the Dark non è la miglior canzone degli Iron Maiden, ma dal vivo è forse nella Top 3 di quelle che spaccano di più. FANTASTICO l'intro lento cantato con Bruce:

"I am a man who walks alone...
And when I'm walking a dark road
At night or strolling through the park...

When the light begins to change...
I sometimes feel a little strange...
A little ANXIOUS... when it's dark...

Fear of the Dark... Fear of the Dark...
I have a constant fear that something's always near...
Fear of the Dark... YOU!!!"

E noi esaltatissimi urliamo con più fiato di prima: "FEAR OF THE DARK!!!" A cui risponde una risata folle del vocalist che ci sta stregando...

Bruce può continuare soddisfatto:

"... I have a phobia that someone's always there... YEAH!!!!!!!!"

E QUINDI LA CANZONE ESPLODE NEL SUO RIFF PIU' DEVASTANTE E FAMOSO, tanto che tutti cominciamo per forza di cose a zompare qua e là, mentre la canzone continua!

"Have you run your fingers down the wall,
And have you felt your neck skin crawl,
When you're searching for the liiiiiight?!"

SPETTACOLARE ATMOSFERA, fantastici assoli che riescono in maniera PERFETTA, e una canzone di 7 minuti che ti aspetti lunga finisce dopo troppo poco tempo... in un'outro lenta così come era cominciata...

"When I'm walking a dark road...
I am a man... who walks..."

E finiamo noi: "... ALONE!!!!!"
E Bruce, poco dopo di noi: "... alone..."

E ripartono le ovazioni, gli applausi, le urla, i cori...

... "Scream for me Italiaaaaaa!!!" (e noi lo accontentiamo)
"... SCREAM FOR ME ITALIAAAAAA!"(e noi lo accontentiamo ancora, molto volentieri!)
"... THE IRON MAIDEN!!!"

E parte la canzone che secondo me racchiude tutta in sé la forma grezza ma artisticissima dei primi Iron Maiden, la canzone che ha il nome del gruppo e del primo album del gruppo... non a caso!

Adesso capiamo perché durante Fear of the Dark era stato abbassato un telone nero: quando questo si solleva compare un'enorme sfinge/sarcofago con la faccia da Eddie, che ha un effetto a dir poco devastante sui presenti! Ecco che parte il riff di chitarra, le fabbrate di Nicko con doppio pedale, e quindi Bruce, con noi che lo seguiamo come mai:

"WON'T YOU COME INTO MY ROOM,
I WANNA SHOW YOU ALL MY WARES!

I WANT TO SEE YOUR BLOOD,
I WANT YOU TO STAND AND STARE!

SEE YOUR BLOOD BEGIN TO FLOW,
AS IT FALLS UPON THE FLOOR,

IRON MAIDEN CAN'T BE FOUGHT,
IRON MAIDEN CAN'T BE SOUGHT!"


Gasantissima e assolutamente irresistibile, per me, una delle canzoni che più miravo a voler sentire dal vivo! E il refrain!

"Oh, well! Wherever, wherever you are,"
"IRON MAIDEN!!!!" gridiamo noi, con il solo Steve Harris a fare da Backing vocals,
"IS GONNA GET YA, no matter how far!" riprende Bruce!
"See the blood flow, watching it shed up above my head,
"IRON MAIDEN!!!" ancora noi!
"... WANTS YOU... FOR DEAD!!"

Momento di calma di intermezzo... veloce assolo di basso di Steve Harris... ed ecco che fra l'incredulità generale la sfinge di APRE, rivelando un Eddie-mummia enorme che muove le braccia verso di noi, mentre partono fuochi d'artificio e fiammate!

L'outro è assolutamente devastante, con tutte le luci che esplodono, questa Mummia gigante che si allunga sul palco, Janick Gers che fa roteare in aria la sua chitarra, e Bruce Dickinson che fa: "Iron Maiden wants you... and you... and you... AND YOU... AND YOU... Iron Maiden's gonna get... all of you..." e poi ci saluta: "Thank you, goodnight! From Iron Maiden... from Eddie... from the boys..." Anche se non sono manco sicuro che abbia detto "BOYS", boys di cui fra l'altro non immagino l'identità.

Dopo questo delirio di canzone, i Maiden salutano e se ne vanno, mentre delle luci blu soffuse invadono il palco... Janick prima di uscire LANCIA PROPRIO LA SUA CHITARRA al pubblico, ma prima che cada la riprende al volo per il laccio. Mattissimo!
Nicko è l'ultimo ad uscire, sgranchendosi un po' le gambe correndo qua e là per il palco tirando le sue bacchette.
Si tratta chiaramente del primo encore, visto che nessuno crede che il concerto possa essere finito ora...

Ed infatti dopo qualche coro di attesa eccoli che tornano... salutando come erano usciti. I cori si sprecano, la gente urla perché... ne vuole ancora!

Bruce alza le braccia: "... I know! ... I know..." dice, come prendendo tempo.

E poi: "We would like to thank... everybody... here tonight... you know... new and late fans... peolpe who've never seen us before... people who've seen us before... everybody, for showing up tonight... supporting metal here in Italy, supporting metal here in Europe... This music is bigger and better now than ever have been in those freaking years, my friends."

E il pubblico, stordito, estasiato da quello che ha appena vissuto, conscio del fatto che siamo alla volata finale, non può fare altro che applaudire felice.

"... and the next time we'll come here in Italy, it will be supporting our next studio album on tour, my friends, all right?" prosegue Bruce, e se prima il pubblico applaudiva e urlava di gratificazione, ora applaude e urla intrigato. Poi Dickinson ci raccomanda di continuare a divertirci a questo Festival, cosa che non sarà difficile.

Dave Murray, Adrian Smith, Steve Harris e Janick Gers sono già disposti sul palco, davanti alla batteria di Nicko McBrain, probabilmente in attesa di essere presentati.

"Let me now introduce my friends up here! On the guitar... Mr. Janick Gers!"

"Eeeeeh!!" risponde il pubblico, e meno male, niente screzi verso il terzo chitarrista dei Maiden!

"On the bass guitar... Mr. STEVE HARRISSSS!"

Ed ecco un boato molto maggiore, ma a ragione, per il bassista, leader, songwriter e fondatore del gruppo che abbiamo ammirato per tutta la serata.

Ma si va avanti subito!
"Mister Adrian Smith on the guitars!"

Altra ovazione!

... poi curiosamente... si arriva a Dave Murray...

"And... what do we have here... on TWO guitars... yeah, TWO guitars, Mr. Dave Murray!"

Ovazione, sì, ma in effetti... notiamo che Dave ha due chitarre. Imbraccia la chitarra elettrica ma tiene in mano anche una... chitarra acustica. Serpeggia qualche assurdo pensiero.

Ma Bruce non ci lascia pensare, perché passa al più casinista del gruppo.

"And then... every band should have one. The mainiac of the band. Our explosive drummer..."

E l'arena fa partire un lungo: "OOOOOOOOO...."

"..... oooh, fuck, I'm scared now!! ... " fa il verso Bruce Dickinson...

"Oooohh... Misteeer Nicko McBraaaain!"

"EEEEEHHHH!!!" del pubblico, con Nicko che si alza dalla sua batteria, mostrando le braccia, salutando e lanciando baci, mentre partono ancora i cori "NICKO! NICKO! NICKO!"

Ma subito dopo, spontaneamente, il coro di Nicko lascia il posto a: "BRUCE! BRUCE! BRUCE!" che comunque non si... autopresenta.

Nel frattempo, Dave comincia ad arpeggiare con la sua chitarra acustica.

Preso in contropiede dai cori, quasi timidamente Bruce dice: "Ah, thanks, thank you...!" ma va subito avanti: "We're gonna do something from... Seventh Son... all right?"

Cavolo se è all right...

Quindi se ne va proprio davanti a Dave e alla sua chitarra... Con un gesto lo accompagna nell'arpeggio di chitarra acustica, e portandosi il microfono alla bocca mentre le luci calano comincia:

"... Seven deadly sins..."!!!!!!!!!!!!!!!

LA FOLLA NON CI CREDE.

Bruce si ferma, ride, e fa a Dave: "That went pretty well, huh? Let's do it again!"

Dave rischitarra ancora e Bruce ricomincia:

"... Seven deadly sins... Seven ways to win...
Seven holy paths to hell...
And your trip begins..."

Il pubblico non si perde una lettera dell'intro di MOONCHILD, canzone d'apertura di Seventh Son of a Seventh Son...

"Seven downward slopes...
Seven bloodied hopes...
Seven are your burning fires..."

Ma qui visto l'andazzo, Bruce Dickinson capisce che può anche fermarsi, ed è il pubblico a cantare l'ultima strofa...

"Seven your desiiiiiiires..."

E delicato quanto inarrestabile, ecco che si intromette Adrian Smith con la sua chitarra, nel sognante riff introduttivo alla canzone, mentre a ritmo i geroglifici sul palco cominciano a brillare, e come se non l'avessimo capito da noi, Bruce ci dice che "This is Moonchild, for you!"

E quando subentrano le altre linee delle chitarre, il pubblico comincia a seguirle a suon di ooo-ooo-ooo, con Bruce che lancia pugni in aria ad ogni entrata di riff.

La canzone sta per entrare nel vivo quando Bruce Dickinson, per renderla ancora più vera, grida: "All right, give it to me, come on! YEAH! YEAH! YEAH!" E il pubblico comincia: "EH! EH! EH!" mentre Nicko comincia a pestare più duramente i suoi pedali, i ritmi di Steve si fanno più serrati, e la canzone che nessuno all'infuori di chi era stato al Seventh Tour nel 1988 aveva mai sentito, comincia.

"I am he, the bornless one...
The fallen angel... watching you
Babylon, the scarlet whore,
I'll infiltrate your gratitude!"

Sullo sfondo, completamente blu, è apparso un Eddie con pochi capelli bianchi sul viso, uno sguardo tetro e una sfera di cristallo blu in mano. Ai lati, due grandi candele. Ragazzi, Moonchild.

La voce ora melliflua e sottile di Bruce Dickinson ci porta all'esplosione disperata dell'encore:

"MOOOONCHIIILD!!!
Hear the mandrake scream
Open the seventh seal!
MOONCHILD!
You'll be mine soon, child!
MOONCHILD!
Take my hand tonight!"

E ogni volta che gridiamo "Moonchild", molti di noi guardano in aria e puntano il cielo con le dita. Ma stasera la luna non c'è.

Anche stavolta potrei finire con lo scrivere tutto il testo della canzone e sarebbe solo uno spreco di spazio. Posso solo dire che Moonchild è stato un highlight assoluto. Andrea ne è rimasto sorpreso e shockato, persino più di quando hanno attaccato Revelations. Un grandissimo classico. Live guadagna tantissimo. E ho avuto la fortuna di sentirla, una fortuna che solo nel 1988 altri hanno avuto prima di me. Come posso non essere convinto che Dio esista? AHAHAH!

Man mano che la canzone prosegue, le luci si fanno più intense. Lo sfondo è sempre più blu e il palco è sempre più giallo oro: ci risvegliamo come da una trance a fine canzone, travolti dalla risata più folle e potente che mai (quella di Fear of the Dark al confronto non è nulla, NULLA) di Bruce Dickinson.

Ed è finita così. Ma ha lasciato un'atmosfera totalmente diversa rispetto a quando era iniziata. Ed ora ecco che lo sfondo di Moonchild torna a fare posto a quello iniziale del Somewhere Back in Time World tour... e senza tregua... senza tregua... parte la serratissima introduzione del basso di Steve Harris che nessuno può confondere...

In un finale di concerto decisamente nel segno di Seventh Son of a Seventh Son, ecco the dopo Moonchild parte THE CLAIRVOYANT!

Ecco che al basso si unisce un leggero rhytm... poi un sottile lead... ed ecco la batteria: si comincia! Da una gemma posta sulla fronte della sfinge di Eddie sullo sfondo parte un raggio che si abbatte su una colonna con geroglifici sul palco, che comincia a brillare.

"Feel the sweat break on my brooow!
Is it me or is it shadows that are dancing on the walls?"

Prima del previsto, senza accorgercene, siamo già al primo refrain:

"There's a time to live,
And a time to die
When it's time to meet the maker
There's a time to live, but isn't it strange,
That as soon as you're born, you're dying?"

Parte l'assolo, qualcosa a metà fra il reverenziale e l'ironico, ed ecco che dal secondo piano del palco eruttano fuochi d'artificio, che illuminano tutta la zona visto che vengono spente praticamente tutte le altre luci! Contemporaneamente, dal lato sinistro del palco irrompe nella scena un gigantesco Eddie di Somewhere In Time con tanto di pistola futuristica in mano che avanza verso i nostri musicisti e si fa una bella passeggiata sul palco!

"Just by looking through your eyes
He could see the future
penetrating right into your mind
See the truth and see your lies
But for all his power,
Couldn't forsee his own demise!"

Lead esemplare della canzone, super-catchy, e parte l'ultimo refrain.

"... That as soon as you're born, you're dying..."

"... AND REBORN AGAIN?!" risponde il pubblico.

Un'ultimo fuoco d'artificio, e tutto si spegne.
Siamo nel buio più totale.

Piatto.

Piatto.

Il pubblico ormai ha capito.

Piatto.

Il pubblico geme. Di gioia.

Piatto.

ED E' CARICO.

CAMPANA.
Piatto.
Melodica chitarra.

CAMPANA.
Piatto.
Melodica chitarra.

CAMPANA.
Piatto.
Melodica chitarra.

CAMPANA.
Piatto.
Melodica chitarra.

CAMPANA.
Piatto.

"I'm waiting..." è Bruce Dickinson a cominciare... ma non da solo... perché 37.000 voci stanno cantando con lui.
"... In my cold cell... when the bell begins to chime...
Reflecting... on my past life...
And it doesn't... have much time...
'Cause at 5 'o clock... they take me... to the gallows pole... yeah...
... The sands of time... for me... are running...
... low..."

E l'arena comincia a gridare poco prima che irrompano le più decise chitarre dell'ultima canzone della serata. Ma l'ultima canzone della serata non è una canzone qualunque. Non ci sono parole per poter descrivere cos'è stato vivere HALLOWED BE THY NAME, una delle canzoni più belle di sempre, per me, una pietra miliare, un simbolo, una magia che ti sa far andare lontano, che ti sa far viaggiare.

Ed è stata col fiato sospeso che l'ho vissuta. Col fiato sospeso perché ero completamente rapito. Rapito da quei sei signori che la suonano da più di venticinque anni, e ancora non hanno perso il tocco. Ce l'hanno ancora. Ce l'hanno ancora.

E fra i suoni perfetti delle chitarre l'abbiamo attraversata, questa canzone, l'abbiamo attraversata e l'abbiamo sentita invaderci gentilmente, l'abbiamo sentita dentro di noi, e sapevamo di non poter chiedere di meglio.

Tutti abbracciati, l'abbiamo sentita dentro di noi. Ci siamo abbracciati con gente che non avevamo mai visto prima e che non conoscevamo, accomunati magari anche soltanto da quella grande passione. Ma in quel momento quella grande passione era tutto.

Ed eravamo lì, un momento prima totalmente succubi di quei suoni, un momento dopo ad urlare con gli ultimi residui delle nostre energie per reagire a quei lampi: "SCREAM FOR ME BOLOGNA!!! SCREAM FOR ME BOLOGNAAAAA!!!"

Ascoltate Hallowed Be Thy Name, e forse, quando la capirete, ne rimarrete folgorati.
Ma viverla, viverla è un'altra cosa.
Una cosa che tutti prima o poi dovrebbero avere la fortuna di fare.

Ripercorriamo gli ultimi istanti di vita di un condannato a morte.

"When the priest comes to read me the last rites..."
(RIFF-RIFF)
"... I take a look through the bars at the last sights..."
(RIFF-RIFF)
"... Of a world that has gone very wrong for me!"

"Can it be there's some sort of an error?
Hard to stop the surmounting terror
Is it really the end... not some crazy dream?

Somebody please tell me that I'm dreaming
It's not easy to stop from screaming,
But words escape me as I try to speak

Tears they flow, but why am I crying?
After all am I not afraid of dying?
Don't I believe that there never is an end?

(Lead)

As the guards march me out to the courtyard
Someone calls from a cell: "God be with you"
If there's a God, then why has he let me die?

As I walk all my life drifts before me
And though the end is near I'm not sorry
Catch my soul, 'cause it's willing to fly away!

Mark my words, believe my soul lives on
Don't worry now that I have gone
I've gone beyond to see the truth

When you know that your tim is close at hand
Maybe then you'll begin to understand
Your life down there is just a... strange illusion

(Lead-Solo-Lead)

YEAH, YEAH, YEAH
HALLOWED BE THY NAME
YEAH, YEAH, YEAH
HALLOWED BE THY NAME

...

Non ce l'ho fatta. Alla fine questa ho dovuta davvero scriverla tutta.
E con Hallowed Be Thy Name, si chiude il nostro concerto, la prima tappa europea del Somewhere Back In Time World Tour.

I nostri ci salutano che siamo ancora in trance. Li salutiamo. Li ringraziamo. Li osanniamo, perché ci hanno offerto a cinquant'anni una prova musicale che molti gruppi più giovani non raggiungeranno mai, e non perché i gruppi più giovani siano scarsi.

E il concerto è finito.
Io sono senza voce.
La lombalgia che mi torturava da giorni improvvisamente torna ad emergere, ma non mi fa neanche più male come prima... con Andrea, sconvolti ed estasiati, ci avviamo all'uscita, chiacchierando con i nostri vicini di collinetta a cui ci eravamo abbracciati durante Hallowed Be Thy Name. Un abbraccio caldo e pure appiccicoso, visto che questi ragazzi erano anche a torso nudo e abbastanza sudati.

Uno di loro poi partirà in un racconto contortissimo: "Ragazzi, sono incredibili, quanto adoro i Maiden. Li seguo dal 1984, quando era appena uscito Powerslave... poi mia madre mi ha buttato tutti i CD e..."

Ma verrà brutalmente interrotto dal suo compare: "Daniè, ma statti un po' zitto che non gliene frega niente..."

Ci avviamo verso le bancarelle del merchandising ufficiale, speranzosi di prenderci la nostra maglietta del Somewhere Back In Time World Tour, ma erano tutte finite. Rimaneva soltanto qualche maglietta di The Trooper. Le magliette degli Avenged Sevenfold erano quasi tutte ancora lì.

Zuppi come siamo, Andrea che è saggio aveva nello zaino una maglietta di ricambio. Io invece rimango zuppo. A quel punto io e Andrea ci separiamo: lui torna in albergo, mentre io devo ancora salutare un po' di miei amici che erano là, oltre al fatto non trascurabile che avrei dovuto pure trovare mia sorella.

Riuscito a trovare mia sorella e salutati i salutabili, fra cui Alberto e i suoi compagni pogatori, ancora tutti vivi e gasati come non mai, andiamo verso la fermata dell'autobus... e inorridiamo nel vedere un esercito di metallari sdraiato per terra ad aspettare. Possibilità di salire: 0%.

Rassegnati, decidiamo di allontanarci dal traffico e dal macello della zona, con la stanchezza che si fa sentire sempre di più, per chiamare un taxi. Dopo un po' che vaghiamo, strabuzziamo gli occhi nel vedere... un'altra fermata dell'autobus, quella subito prima rispetto all'accampamento dei metallari. Un'altra fermata decisamente meno affollata!

Proprio in quel momento mi arriva un sms da Andrea, in cui mi dice di raggiungerlo alla fermata a cui eravamo appena arrivati... felice di reincontrarlo, aspettiamo una ventina di minuti l'autobus che ovviamente si riempie al 100% con tutti quelli che sono saliti a quella fermata.

Passare davanti alla fermata dell'accampamento, a cui l'autobus manco s'è fermato, è stato divertentissimo. Da lontano abbiamo visto lo sguardo di speranza di tante persone, tramutatosi poi in furore puro e in urla e maledizioni in turco.

Il viaggio in autobus non risulta facile, perché comunque si sta stretti e fa caldo, ma chiacchieriamo ancora entusiasti del concerto e finalmente si arriva a destinazione. Doccia obbligatoria e finalmente... letto.

Cosa dire, tiriamo le somme.
Il concerto è stato incredibile. La scenografia pazzesca. Non credo che vedrò mai più un concerto-spettacolo come questo. E se lo vedrò, sarà perché si tratterà di un altro concerto degli Iron Maiden.

I musicisti...

Nicko McBrain, batterista pazzo, non ha sbagliato un colpo, e ha picchiato dove e quando doveva picchiare. Il pubblico lo adora e fa la sua scena. Bell'impatto la sua batteria, marchiata dall'occhio di Horus. O almeno mi pareva fosse l'occhio di Horus, da lontano... Bene così!

Janick Gers forse non è stato indispensabile dal punto di vista del contributo musicale, è vero, soprattutto quando la maggioranza del repertorio suonato apparteneva all'epoca di quando gli Iron Maiden avevano solo due chitarristi e non tre, ma è stato il chitarrista più carismatico. Corre, salta, fa le spaccate in salto mentre suona, fa roteare la chitarra, la lancia e la riprende... e per chi dice che è inutile e che bisognerebbe cacciarlo dagli Iron Maiden, dico che le sue composizioni degli ultimi album sono sempre state canzoni fra le mie preferite.

Adrian Smith forse non si muove sul palco come Janick, ma ha un carisma diverso, tutto suo. Impeccabile nel suono, l'impressione è che stesse un attimo per perdere la nota in crescendo nell'assolo di The Number of the Beast, ma ormai è un musicista esperto e ferrato e lo da a vedere.

Anche Dave Murray non zompa come il suo collega, ma anche lui ha ancora una volta un suo tipo particolare di carisma, magari meno esaltante ma sempre presente. Senza contare che è da adorare soltanto per l'intro con la chitarra acustica in Moonchild: a quanto mi si dice, nel 1988 quell'intro acustica era registrata, mentre noi l'abbiamo sentita dal vivo!

Steve Harris, fondatore, è un idolo e basta. Il suo basso-mitragliatrice riflettente mi avrà accecato pure troppe volte, e penso che a lui si possa pure perdonare il fatto che si porti in tour gente come sua figlia Lauren Harris e un gruppo diverso come gli Avenged Sevenfold (ancora peggio era stato con i Trivium nel 2006). Mi avevano detto che dal vivo semplificava moltissimo le canzoni: per quello che ho visto e sentito, non mi sono accorto di niente. Precisissimo.

Beh, siamo alla fine e ne manca uno. Cosa dire di Bruce Dickinson?
La sua voce è infinita. Non sta affatto andando via. Ha sempre più controllo. La sua forma stasera è stata molto migliore di Death on the Road e anche superiore a Rock in Rio. E poi il carisma. Ma il carisma che ha. Non riuscivo a staccargli gli occhi di dosso, e come me quasi tutta l'arena, sempre disposta a seguirlo in ogni suo gesto e a ridere di tutte le scemenze che diceva, robe che se le avesse dette il tipo degli Avenged Sevenfold sarebbe stato falciato dalla folla. Va detto che comunque Bruce Dickinson non direbbe mai "yo, yo" come il cantante dei Sevenfold... ma questi sono altri discorsi extra musicali che non c'entrano niente. Un musicista incredibile, che oltre a cantare alla grande a cinquant'anni suonati, come se non bastasse corre per il palco, salta qua e là, si cambia di vestiti e non si ferma un attimo. Io quando provo ad imitarlo in camera mia mi stanco dopo tre-quattro canzoni, e neanche le canto per davvero. Gli auguro davvero di poter durare così ancora per più tempo possibile. Stasera mi ha davvero stregato. In tutto e per tutto.

La scaletta è stata perfetta. Forse posso dire che mi sarebbe piaciuto sentire The Evil That Men Do, Wrathchild, Running Free, Remember Tomorrow, 22 Acacia Avenue, Phantom of the Opera, per dirne alcune... ma guardando la scaletta oggi e avendo vissuto ogni singola canzone, non ne sostituirei una sola dalla scaletta effettiva. Perché mi sono divertito tantissimo e tutto mi è piaciuto troppo. Tutta la scaletta è stata una continua, piacevole sorpresa. Ma se devo dire degli highlight, sicuramente Hallowed Be Thy Name in testa, seguita da Rime of the Ancient Mariner e da Moonchild. Premio speciale ad Aces High per l'esplosività!

Agli Iron Maiden auguro di poter reggere su questi ritmi ancora per tanto, tanto tempo. Ma comunque vadano le cose, la prestazione del 27 Giugno rimarrà per sempre nella mia memoria, un po' come se fosse chiusa in una goccia d'ambra, e questo ricordo non me lo toglierà nessuno, per fortuna!

Tutto questo resoconto è stato scritto con la scaletta del concerto di sottofondo, che vado allora a riepilogare.

1. Intro: Churchill's Speech
2. Aces High
3. 2 Minutes to Midnight
4. Revelations
5. The Trooper
6. Wasted Years
7. The Number of the Beast
8. Can I Play With Madness
9. Rime of the Ancient Mariner
10. Powerslave
11. Heaven Can Wait
12. Run To The Hills
13. Fear Of The Dark
14. Iron Maiden

--- Encore ---

15. Moonchild
16. The Clairvoyant
17. Hallowed Be Thy Name

Bonus Video: Qualche Highlight
(Fra cui: "Oh, hello!" di Bruce Dickinson)


sabato 24 novembre 2007

Sonate, Epicità e cieli...

Your dreams In Black And White...
Nightmares In Black And White...
Sweet dreams In Black And White...
Your Life is Black And White...
(Sonata Arctica, In Black And White)
Sonata ArcticaIn Black and White

19 Novembre 2007 - Sweet Dreams in Milan
Ore 8:30

E' a quest'ora che da Roma Termini parte il nostro treno, destinazione Milano, nella fattispecie all'Alcatraz, per poter finalmente assistere ad un concerto da lungo tempo atteso... quello dei Sonata Arctica. Gruppi di spalla saranno gli Epica (OK) e i Ride the Sky (CHI?). Io e Livia partiamo, consci del fatto che ci aspettano quattro ore e mezza di treno. Io mi porto anche da studiare, ma l'unica cosa che riuscirò a fare sarà leggere "La Sfera del Buio", quarto volume della saga della Torre Nera di Stephen King.
Il mio equipaggiamento è particolarmente ben pensato. Sulle spalle ho uno zainone grande da 70 litri, in cui metto dei vestiti di ricambio... più uno zainetto più piccolo (da lì il nome di "zaino matrioska") in cui tenevo libri e piccole cose, e che mi sarei portato al concerto VUOTO per scaricarci dentro giacche, felpe e affini.
Il viaggio si rivela piacevole nella sua lunghezza. Sul treno, ho modo di sentire altri amici del Balamb Forum con cui ci saremmo trovati alla stazione di Milano centrale, cioè Gaara (d'ora in poi Ale) e Alex Drake (d'ora in poi Alex).

Ore 13.00
Finalmente arriviamo a Milano, e troviamo subito i nostri primi compagni di viaggio. Al binario 10 ci aspettano Ale e Alex, che si sono beccati lì aspettandoci. Dopo i dovuti saluti e omaggi, ci informano che l'appuntamento con gli altri filibustieri è al Duomo di Milano, quindi possiamo avere il tempo di andare in albergo a depositare le nostre cose.
Io e Livia alloggiamo all'Hotel delle Nazioni, un bell'alberghetto a cinque minuti dalla stazione. Lasciamo documenti, saliamo in stanza, posiamo i nostri bagagli (e sfilo lo zaino piccolo dallo zaino grande) e facciamo qualche foto sconcia: avevo addosso la maglietta di A Natural Disaster degli Anathema, presa due giorni prima dal loro concerto a Roma, e decido di togliermela, non volendola rovinare con l'inondazione di sudore che ci sarebbe stata la sera...

Usciamo dall'albergo e, in metro, raggiungiamo Piazza del Duomo. Per un mangiare sano e nutriente ci rechiamo al MacDonald's di turno (ma sì, una volta ogni tanto si può), ed è lì davanti che incontriamo Aerith (d'ora in poi Ilaria, visto che Fritty non deve essere commercializzato), ed è davvero un incontro speciale.

Ale avevo già avuto modo di incontrarlo a Roma tempo fa, per Capodanno. OK, era in condizioni non eccelse, diciamo, però l'avevo incontrato. Come avevo incontrato Alex a Lucca. Ilaria non solo era una novità assoluta, e non credo ci sia bisogno di nascondere quello che abbiamo passato insieme sul foro (personaggi mitici come Mr. Fanne's, buba, il Wladimiro) o soprattutto quello che ha fatto lei per me (fra gli altri, mi ha fatto conoscere i Blind Guardian e mi ha risvegliato dal torpore musicale, eh!!!). E quindi finalmente ci si vede! Lei dice di essere tutta ammaccata e inguardabile (?) perché venuta solo per un saluto, dovendo tornare presto a lezione.

Entriamo nel Mac e troviamo tutti gli altri. Ci sono Uriel/Tid/Roxas/Nano/Fungo (d'ora in poi il Nano) e la Giù Sbrill *_* (d'ora in poi la Flashatrice), che avevo già visto a Lucca, e ci sono anche due volti nuovi. O meglio, uno mi sembra di averlo visto da qualche parte, e infatti si rivelerà essere The Phenomenal One, alias Mirko (d'ora in poi TPO). Sorpresissimo della sua presenza, non mi aspettavo ci sarebbe stato, sarà una piacevolissima scoperta e di una simpatia disarmante, oltre ad un grande compagno di concerto! L'altro sarà un amico sardo del gruppo, un altro Francesco (d'ora in avanti il Sardo), che non conoscevo proprio, ma che già era stato in compagnia degli altri il giorno prima, al concerto di Porcupine Tree e Anathema: un'altra conoscenza ultra positiva e un altro grande compagno di concerto!

Mangiamo qualcosa, e Ilaria già ci deve salutare. Se ne va così, col suo valigione scandaloso, ma ci si rivedrà sicuramente in futuro, magari davanti ad una pizza fumante Ae Oche di Venezia.

Al Mac c'è chi ha BARATO ed è andato a vedere le precedenti setlist dei Sonata Arctica. Io cerco in ogni modo di zittire, e non riuscendo, mi tappo le orecchie. Il Nano è inoltre particolarmente gasato: deve infatti intervistare Simone Simmons, bellissima cantante degli Epica, e oltre a sbandierare un certo entusiasmo per la cosa, conta anche di poterla mettere incinta. Aveva sempre detto che sarebbe venuto a questo concerto principalmente per gli Epica, che i Sonata Arctica non lo interessavano più, e di prepararci ad una non eccellente prestazione da parte del vocalist Tony Kakko, un po' traballante quando li aveva visti lui l'ultima volta... noi diciamo che staremo a vedere...
Si parla tranquillamente del più e del meno, del concerto passato di Porcupine Tree e Anathema e di quello che sarà di Sonata Arctica ed Epica (interrogandoci su questi misteriosi Ride the Sky, che pensavo essere un folle gruppo di ragazzine problematiche) e di pettegolezzi forumistici, accecamenti della Flashatrice a parte, quando un tizio di colore ci si avvicina.
Io stavo già per saltare in piedi a dire, "No, no, non ho soldi", quando questo ci dice tranquillamente che se abbiamo finito di mangiare dobbiamo uscire per fare posto ad altri... insomma, era il "buttafuori" del Mac, e io per fortuna mi sono risparmiato una colossale figura di merda delle mie (un giorno ne compilerò un elenco, tanto per farvi ridere).

Usciamo quindi dal Mac, e attraversiamo Piazza del Duomo per entrare da Mondadori, dove Ale e Livia si prendono un caffè. Intanto, il Nano ha tirato fuori il suo Nintendo DS e passeggiando si mette a giocare a... Cooking Mama. E questo probabilmente sarà il simbolo del pre-concerto: non ci si scollerà MAI, a parte poche volte.
Livia e il Nano si trovano particolarmente simpatici, soprattutto Livia devasterà senza pietà qualsiasi gusto o commento di lui con sonori "BLEAH", "CHE SCHIFO", "MA FA CAGARE", affinando così la loro affinità.

Si fa una certa, e decidiamo che è ora di avviarsi all'Alcatraz. Ale non verrà al concerto con noi, così facciamo le ultime foto e lo salutiamo, non prima però che possa consegnare al Nano un simpatico regalo di compleanno: un maiale in cui inserire il cellulare. Il bello è che il Nano l'ha pure ringraziato. Boh.

Salutato Ale, prendiamo il tram che ci porterà davanti all'Alcatraz. Ovviamente durante il percorso il tema principale è quello musicale.
Arriviamo all'Alcatraz di buon umore, perché un amico del Nano aveva detto che ci avrebbe tenuto dei posti in fila. Quando arriviamo e vediamo la fila, il nostro umore scema lievemente.

Ore 15.00
La fila, anche se mancavano diverse ore all'apertura dei cancelli (che non era ben chiaro neanche quando sarebbe avvenuta, alcuni dicevano 18, altri 19...), ci si presenta già piuttosto nutrita... ci mettiamo sconsolatamente in fila, non volendo di punto in bianco superare tutta quella gente...
Poi il Nano sente al telefono il suo amico, che sta effettivamente a poca distanza dal cancello. Decidiamo di andarlo a salutare... e quando dovremmo tornare al nostro posto nelle retrovie, quel vecchio spirito patriottico italiano prende il sopravvento, e facendo finta di niente, ci immettiamo sempre di più nella fila, continuando a chiacchierare con gli amici del Nano. E incredibilmente finiremo pure più avanti di loro...

Bene, davanti a noi si prospettano diverse ore di fila. E si ammazza il tempo in diversi modi. Quello principale è ovviamente Cooking Mama col DS del Nano, che crea ricette venefiche o combina disastri culinari, ma che è anche particolarmente preso, tanto da esultare vistosamente anche nella fila. A memoria di questo, Mirko TPO ha anche filmato un momento particolarmente focoso delle sue sfide. Ogni dieci minuti, puntualmente, il Nano se ne esce dicendo: "Ahhh, tra [inserisci minuti di prima qui - 10 minuti] devo andare ad intervistare gli Epica!!!" e riceve risate e pernacchioni. Il DS con Cooking Mama intanto passa alla Flashatrice, che però non riesce bene quanto il collega.

La fila presenta spunti interessanti. Sulle mura dell'Alcatraz spicca la scritta "Edonisti siete tristi", oltre ad altre varie firme di chi è passato lì ad aspettare ore in altre file per altri concerti (fra questi anche diverse firme dei nostri, a quanto ho capito), mentre il coro preferito risulta essere "EMO! EMO! VAFFANCULO!", ma c'è anche ovviamente il coro che inneggia ai Sonata Arctica. Io, TPO e il Sardo cominciamo ad elaborare stratagemmi con cui far dissipare la folla e arrivare sempre più avanti ("Ehi, guardate là!!! C'è Tony Kakko!!!" oppure, indicando il Nano: "Ehi!!! Qui c'è uno che dice che i Sonata sono scarsi!!!"), ma non mettiamo in atto nulla, alla fine.

Si pianificano invece strategie per quel che sarà dentro: passiamo o non passiamo per il guardaroba? Staremo davanti in balìa del pogo, oppure dietro sugli spalti? Mentre pensiamo, FINALMENTE, il Nano va a fare la sua intervista. Per quanto gli avessimo tenuto il posto in fila, lo ritroveremo dentro l'Alcatraz, sgattaiolato sotto le gambe dei colossi della Security, e da lì davanti alle transenne.

Noi rimaniamo fuori: la fila si è allungata sempre di più (Sold out per l'Alcatraz), e io rimango addirittura in semplice maglietta a maniche corte, per non spendere tanto al guardaroba: metterò giacca e felpa dentro lo zainetto vuoto.

Ore 19.00
In tutto il tempo in fila però non mi annoio per niente. Anzi, la compagnia è piacevolissima, e fra la Flashatrice, TPO, Alex Drake, il Sardo, Livia e me, non si sa chi ha sparato più scemenze. Rimane il fatto che vogliamo cercare di goderci insieme il concerto il più possibile. Comincia ad arrivare per tutti quanti, nessuno escluso (per chi già non l'avesse), l'eccitazione pre-concerto.

Finalmente le porte si aprono, e alla meno peggio riusciamo tutti ad entrare molto presto. Da bravo essere superiore quale sono, dopo aver mostrato il biglietto all'entrata, lo butto nello zaino che lascio al guardaroba, quando prima di entrare nella grande sala del concerto bisognava ancora mostrarlo. Eroicamente e a scazzottate torno indietro, recupero il pezzo di biglietto e in pochi minuti ho raggiunto ancora gli altri, in ottima posizione, in terza fila, davanti al microfono centrale.

Le luci sono ancora tutte accese, e sullo sfondo del palco troneggia un grande cartellone rosso con la scritta "RIDE THE SKY". Nella fila, abbiamo poi appreso che questi Ride the Sky non erano altro che il nuovo gruppo dell'ex batterista degli Helloween, Uli Kusch ("OK, non mi interessano", - cit. Nano).

La sala comincia a riempirsi mentre sembra che sul palco sia tutto pronto per il primo gruppo della serata, appunto i Ride the Sky. Le luci si spengono quasi subito. Io sono piazzato vicinissimo a TPO e al Sardo. Poco avanti a noi, la Flashatrice alla destra, Alex e Livia alla sinistra, e in prima fila il Nano, che però non vediamo per evidenti motivi. L'entusiasmo è alle stelle.

Il tempo di dire qualche parola che di lato vedo apparire un tipo con le bacchette da batterista in mano, e da questo intuisco che... ci siamo! La mia attenzione si concentra allora sul palco (in realtà un tizio con la cresta molto affilata mi era davanti, diciamo che avevo paura che mi staccasse un occhio con un movimento inconsulto, quindi un po' di attenzione la davo anche a lui), e da un lato all'altro fulmineo passa un altro omino che con una torcia lancia un segnale alle nostre spalle, probabilmente a chi gestisce le luci. E finalmente sono tutte le luci, anche quelle del palco, a spegnersi!

La folla urla! Ormai tutti sappiamo che il concerto sta per avere inizio. Anche se con un gruppo che quasi nessuno conosce. In realtà, quando le luci si riaccendono e Uli Kusch fa il suo ingresso, si leva ben più di qualche ovazione. Lo storico batterista degli Helloween comincia a fare linguacce al pubblico (come le farà per tutta la mezz'ora in cui suoneranno i Ride the Sky) e con le bacchette comincia a incitarci a battere le mani. Un po' per il suo carisma, un po' perché finalmente sta avendo inizio la serata, tutti sono molto partecipi. Così entrano in scena anche gli altri membri del gruppo, un chitarrista, un bassista e un tastierista/chitarrista (combinazione che non avevo mai visto prima), fino, alla fine, al cantante. Tutti rigorosamente vestiti di pelle.

I Ride the Sky risultano decisamente piacevoli. Sicuramente meglio un branco di tedesconi birrafondai che un gruppetto di ragazzine problematiche come mi aspettavo!

Unico loro problema il venir usati come prove generali per audio di strumenti e casse: da dove eravamo noi, gli sforzi del vocalist si sentivano poco o niente. Vocalist che, comunque, ce la metteva davvero tutta, e nelle pause andava a scolarsi una bottiglia di birra sul retro del palco!!

Ma si sa, i tedeschi sanno come animare un audience. Il lead guitarist in particolare si lascia andare a virtuosismi che non sono da ultimo arrivato, fa boccacce e soprattutto gesto delle corna a go-go. E rimango stupito, nel mio rispondere sghignazzando a quelle corna, a sentire come ci sia anche qualcuno alla mia sinistra che conosce le canzoni e le canta con il gruppo!

E quasi alla fine del loro concerto, comincia il pogo.
Sapevamo che lì davanti ci sarebbe stato da pogare, e quindi da soffrire. Inizialmente sono poche spinte, e si reggono. Oltretutto, ero vicino ad una ragazza BELLISSIMA, quindi la cosa non è che era precisamente insostenibile, ecco. Ma ad un certo punto la cosa comincia a diventare TROPPO violenta, e qualcuno (fra cui anche questa ragazza, che tirerò su di braccia) comincia a cadere. Dietro di me, cadono anche TPO e il Sardo più di una volta. Io vengo schiacciato per terra soltanto una volta, ma mi è bastata e avanzata.

Ci rialziamo tutti un po' sconvolti e continuiamo a goderci lo spettacolo. Riuscendoci.
Nel frattempo, i Ride the Sky terminano il loro tempo, salutano e se ne vanno.
E posso dire di essermi divertito davvero tanto. Giudizio assolutamente positivo. Hanno anche dimostrato personalità... non è facile tenere un audience per cui risulti completamente sconosciuto in quel modo. Insomma, bravi Ride the Sky!

Le luci tornano ad accendersi, e siamo tutti indietreggiati di blocco di qualche fila, io, TPO, il Sardo e anche la bellissima ragazza alla mia sinistra... ma davanti a noi ho perso gli altri. Parte una colonna sonora di sottofondo che non si capisce cosa c'entri col concerto in questione (Pink Floyd, Slayer...), ma comunque rimaniamo lì di gruppo, un po' ammaccati per via del pogo ma curiosi di vedere gli Epica. In particolare, il Sardo ne è un ferrato ascoltatore. Io prima di oggi avrò sentito un paio di tracce loro, di cui una non ricordo neanche il nome...

Sullo sfondo, il logo dei Ride the Sky viene piano piano arrotolato per svelare, dietro, un altro logo ben più grande degli Epica (con "Olè!!" a ogni lettera che veniva scoperta, fino a grida felici e applausi quando il logo viene svelato per intero).

Passa poco tempo e di nuovo sul palco passa l'omuncolo che era passato anche prima, che con la sua potente torcia fa segnali luminosi a qualcuno dietro di noi: le luci si spengono ancora, parte un'intro, e capiamo che è il momento degli Epica.
Dalle grida, si capisce che con i Ride the Sky si è scherzato, ora sta per salire in scena un gruppo sicuramente più conosciuto e che ha una vasta schiera di sostenitori presenti!

Finisce l'intro e tutti i musicisti salgono sul palco: per ultima, la bellissima vocalist Simone Simmons. Ovviamente da parte delle solite bestie partono i cori "NUDA, NUDA" e "OLLELLE', OLLALLA'...", e se da una parte penso che hanno pure ragione, dall'altra non mi piacciono queste mancanze di rispetto verso il lavoro di gente che fa della musica la propria vita.

Massicciamente forniti di tastiere e chitarre ritmiche, gli Epica alternano pezzi melodici in cui Simone Simmons la fa da padrona con la sua voce angelica a pezzi decisamente più pesanti in cui è il chitarrista, anche vocalist maschile in growl, a prevalere. Ai bordi del palco sono piazzati grossi ventilatori di cui fanno uso specialmente la Simmons e il chitarrista maschile. Pesante headbanging da parte di tutti i membri del gruppo, tranne un chitarrista, che ha i capelli corti... in particolare, la Simmons ci dà più volte mostra del suo famoso "elicottero", in cui ci perdiamo in quella rotazione della massa dei suoi splendidi capelli rossi. E anche il tastierista ci va giù pesante...

Purtroppo nell'Alcatraz la quantità di fessi presente è piuttosto elevata, e si comincia a pogare violentemente anche con gli Epica. Se da una parte cercavo di godermi il più possibile il concerto, per quanto fossi venuto per i Sonata Arctica, ora comincio ad avere un caldo fastidiosissimo, e non riesco neppure ad alzare le braccia. TPO e il Sardo mi convincono che non è aria, e arretriamo ancora un po', solo di qualche fila, in una zona che sembra più tranquilla.

Da lì, TPO e Francesco sembrano godersi decisamente di più il concerto. Io invece non riesco molto, e ne approfitto per ricaricarmi le batterie, sia fisiche che mentali. Davanti il pogo continua veramente furioso, e una volta il vocalist maschile ("Everyone, please, make ONE STEP BACK, you're hurting the people in the first row", con tanto di pausa durante lo show) e una volta la Simmons richiameranno i pogatori, ma niente da fare.

In particolare, anche dove ci trovavamo noi, in decima fila circa, vedo qualcuno di poco alla mia destra che comincia a saltare addosso alla gente e a spingere, cercando di incitare ancora un altro pogo. In tutto lo stress accumulato, butto a questo individuo una mano sulla spalla e lo giro con forza, gridando, per farmi sentire sopra la musica: "NO, ADESSO BASTA!" solo per vedere che era una ragazza... insomma, probabilmente avrei rifatto la stessa cosa, ma magari ci sarei andato un po' più delicato, ecco.

Alla mia sinistra, i miei compagni di viaggio si stanno decisamente godendo il concerto, e sono contento per loro. Ma alla fine anche gli Epica esauriscono i loro quaranta minuti, e ci salutano.

Purtroppo me li sono goduti meno di quello che avrei voluto per colpa del pogo, ma anche per loro, impressione assolutamente positiva, e sicuramente li ascolterò con più attenzione. La Simmons, oltre ad essere veramente bella, ha anche una bella voce, e il resto del gruppo mi ha fatto veramente sentire come ognuno di loro fosse DENTRO la musica che suonavano, SEMPRE, impressione che non ho riscontrato sempre in tutti i gruppi, a dare una grinta contagiante. Infatti tutti pogavano. Vabbè.

Più tardi avremmo saputo che a questo punto il Nano, soddisfatto e sazio, era indietreggiato con la Flashatrice, per guardare i Sonata Arctica da più indietro, senza insardinarsi nel pogo.

La setlist degli Epica, fornita dal Nano:

1) Indigo
2) The Obsessive Devotion
3) Sensorium (che era quella che avevo sentito che mi ricordavo, wow)
4) Sancta Terra
5) Fools of Damnation
6) Cry For The Moon
7) Quietus
8) Consign To Oblivion

Le luci si riaccendono, e adesso, finalmente, più nulla ci separa dai Sonata Arctica, evento centrale della serata! Come previsto, a questo punto la gente si accalca il più possibile contro di noi. Francesco il Sardo ha bisogno di bere ed esce un momento dalla fila, dicendo che sarebbe tornato presto. Fino alla fine del concerto, non lo rivedremo più! Per la calca, poi, mi allontano sempre di più anche da TPO, e sarà un peccato, perché alla fine ai Sonata Arctica non avrò nessuno di noto vicino a me... ma come vi dirò, anche la compagnia improvvisata sul momento è stata piacevolissima.

Si smontano la batteria e le tastiere degli Epica, e si svela la batteria dei Sonata Arctica di Tommy Portimo, ad un piano sopraelevato del palco. Come per il passaggio dai Ride the Sky agli Epica, anche stavolta il logo degli Epica viene srotolato, e dietro appare quello blu dei Sonata Arctica, con dei lupi su una rupe che ululano ad una luna piena. E anche stavolta c'è l'approvazione del pubblico!

Attendiamo un altro po', e finalmente... SI SPENGONO LE LUCI!!!!!
L'ovazione che segue è tra le più forti della serata.
Dalle casse parte un leggero pezzo in pianoforte, mi è stato detto di Chopin. Il pezzo prosegue e l'osannazione non accenna a diminuire... anzi, aumenta quando fa l'ingresso sulla scena Tommy Portimo, batterista dei Sonata Arctica, che saluta con le bacchette in mano e prende posizione dietro la sua postazione. Subito dopo è Marko Paasikoski, bassista, a fare la sua entrata. Altra ovazione. Quindi entrano insieme dalla sinistra Elias Viljanen (detto E.Vil) ed Henrik Klingenberg (detto Henkka), altre ovazioni (purtroppo sicuramente più rivolte ad Henkka che al bravissimo sostituto di Jani Liimatainen), e finalmente entra anche il vocalist Tony Kakko, per l'ultimo scrosciante applauso.

Tony prende posto davanti al microfono. Occhi chiusi, muove le mani come a suonare su un'invisibile pianoforte la melodia che ci giunge alle orecchie dalle casse, con molta immedesimazione: non per niente ha studiato due anni di tastiere...

Ad un tratto, una nota evidentemente troppo stonata in quella serie scorrevole di tasti, attimo di silenzio, le luci esplodono, e parte violenta la chitarra acustica di Elias nelle prime note di IN BLACK AND WHITE, track d'esordio del nostro concerto come del nuovo album dei Sonata Arctica, Unia. Unia, album molto diverso dai precedenti dei Sonata Arctica, per quanto a me sia piaciuto molto, deve essere ancora digerito: ma ugualmente alle prime note della canzone tutti alzano le mani e urlano felicissimi per l'inizio di una grande serata!!

I'm a doorman at my Death Row, you faceless foe of heart
An accent, a drop of darkest blood on snow, white feather in the tar....


Parte anche a cantare Tony Kakko.
Incredibilmente avrò la fortuna di trovarmi in mezzo ad un gruppo di sostenitori di Unia, che come me conoscevano le tracks del CD nuovo a memoria.

Now I will hit you where it hurts
Take what is rightfully mine, I need a sign
That you're worth fighting for


Ma in generale saranno in molti a gridare i pezzi più belli della canzone. Mi sento veramente in estasi a quello che per me è il climax della canzone, fra luci ed ombre, fra la voce in questa occasione molto aggressiva di Tony, le dure chitarre di Elias e la decisa batteria di Tommy:

We've no rights, JUST PASSION AND RAGE!!!!

A cui segue l'arpeggiante assolo di chitarra di Elias. Il sostituto di Jani deve trovarsi a riempire un vuoto difficile, e sarà sotto esame per tutto il concerto. Ma sarà assolutamente impeccabile. Tanto per dirne una, un certo Steve Vai ha lasciato sul suo myspaces un messaggio entusiasta in cui loda la sua composizione e tecnica.

In Black And White prosegue perfetta, e lo stesso Tommy Portimo si diverte a cambiare ritmi qua e là, rendendo più gustosa la resa live. Incredibilmente, anche dopo Ride the Sky ed Epica, il microfono di Tony Kakko risulta un po' abbassato, ma è l'unico neo di una prestazione eccellente. Molto ben fatto il gioco di luce che altera lo sfondo dal blu naturale ad un glaciale bianco/grigio in certi momenti.

La canzone sfuma lentamente, i piatti di Tommy chiudono, che già Tony dice: "Thank you, Milano, this is PAID IN FULL!" e senza che possiamo avere il tempo di mostrare i nostri apprezzamenti per la canzone appena finita, già festeggiamo per quella che sta per cominciare, ed ecco che le leggere tastiere di Henkka partono nella seconda traccia di Unia, quella subito successiva ad In Black And White, che è stata anche il singolo dell'album e per cui il gruppo ha anche girato un video. Le chitarre di Elias lo accompagnano in una canzone che sicuramente ha avuto del tempo per essere digerita e che infatti riscontra bene l'entusiasmo del pubblico.
Tony sente particolarmente una delle mie canzoni preferite di Unia, dal testo assolutamente non scontato e vissuto, ed anche il pubblico non manca di farsi sentire, specialmente a...

I need you... less and less...
Every day feeds this moral decay
Yet I have grown to love you even more


Divertente e prevedibile quando all'ultima ripetizione di questo bridge dal "you" precedente, a differenza degli altri, c'è un tempo di pausa, che alcuni tonti dell'Alcatraz non colgono e cantando risuonano nel silenzio più assoluto (... YOUUU!), ma la maggioranza non ci casca...

La canzone va avanti, e nel finale sfuma: stavolta non c'è un altro inizio di canzone a bruciapelo, e abbiamo il tempo di applaudire. Tutta la stanchezza e tutto lo stress che avevo accumulato per il pogo di Ride the Sky ed Epica magicamente svanisce, mi sento assolutamente alla grande, sospinto da quella splendida sensazione che ti prende braccia, gambe e testa che ti fa andare avanti, sempre e comunque!!!

"MILANOOOOOOOO!" fa Tony.
"EEEEEEEEEEEEHHHHHH!!" risponde l'Alcatraz, entusiasta.
"Really really happy to be here to play for you..." altre grida: ovviamente anche noi lo siamo...
"Aaaaaare you people ready to SING?!" prosegue poi Tony.
"YEAHHHH!!!!" risponde in coro il pubblico, decisamente felice e soddisfatto!
Evidentemente, anche Tony è soddisfatto e soprattutto impressionato di quella reazione così grintosa, perché guarda Henkka, strabuzza gli occhi in un'espressione comicissima, e fa': "Hell, yeah!" tutti ridono.
"You're right! This is... VICTORIA'S...."
"SECRET!!!!" GLI URLANO DIETRO QUEI POCHI CHE RIESCONO A MANTENERE IL CONTROLLO dall'urlare.
"... SECRET!!!" CONCLUDE ALLORA LUI!!!
Il pezzo da novanta di Winterheart's Guild si apre con un coro di tastiere che stavolta live è allegramente sostituito dal pubblico in una realizzazione emozionantissima che si può solo vivere e non descrivere.
Dalla mia postazione vedo benissimo Tony Kakko che è seriamente impressionato e ci dirige con le mani come un direttore dirigerebbe la sua orchestra, per quanto non ne abbiamo effettivamente bisogno. Quindi comincia a cantare, fino al refrain che, assolutamente travolgente, si canta tutti in coro, PER FORZA SALTANDO E AGITANDO LE BRACCIA IN ARIA, nonostante non sia precisamente un facile singalong.

Dancing on the path and singing, now you got the way
You can reach the goals that you have set now on, every day
There is no way you would go back now, oh no, those days are past
LIFE IS WAITING FOR THE ONE WHO LOVES TO LIVE, AND IT'S NOT A SECRET...


Veramente splendida. E se da una parte Unia mi è piaciuto, dall'altra una signora bestia come Victoria's Secret mi scuote anche di più di In Black and White e Paid in Full. Mani nei capelli dall'emozione: è davvero cominciata!!! Ci sono dentro!!! E MI STO DIVERTENDO UN CASINO!!!

Bellissimo e riuscitissimo l'assolo di chitarra e tastiera che si intreccia per poi sfociare in un nuovo refrain... e quindi alla fine. Tutti ora applaudono convintissimi, anche quelli che erano rimasti titubanti per le due tracce iniziali di Unia.

Le luci calano ancora e rimane visibile soltanto il microfono di Tony, che sorride, non un sorriso d'occasione, neanche un sorriso di semplice felicità, ma un sorriso veramente sorpreso.

"Okay, now, the next song is unfortunately... BROKEN..." E SUBITO ALTRE URLA, soprattutto di incredulità. In questa mezza ballad, stavolta è più facile cantare in singalong con Tony...

I was raised from a broken seed...
I grew up to be an unwanted weed...


... e tutti battono le mani a tempo. La ballad, tutta in crescendo, a tratti è squartata dalla chitarra di Elias, e sale fino al bridge:

I'd give my everything to you, follow you through the garden of oblivion
If only I could tell you everything,
The little things you'll never dare to ask me...


E qui parte a fare backing vocals il tastierista Henkka, con la sua voce un po' sguaiata.

DO YOU REALLY KNOW ME?
... I might be a God...
Show me that you care and have a cry
... prosegue Tony...
HOW DO YOU SEE ME? di nuovo Henkka... e così via.

Tutto questo fino al refrain, che è composto da quattro linee. E l'audience si divide in due: chi canta le quattro righe con Tony...

On this deadwinter's night
Darkness becomes this child
Bless this night with a tear
For I have none, I fear…


... e chi, fra una riga e l'altra, mani al cielo, fa: "Na... nana... nana..." con Henkka. Io ero fra questi.

Bellissima mezza ballad, da brividi anche i malinconici assoli nel mezzo (e fra parentesi, Elias, l'unico dei Sonata Arctica con i capelli lunghi, si fa prestare un ventilatore degli Epica...), davvero, ma anche questa trova la sua fine, sfumando.

Anche le luci scemano, e un riflettore rosso rimane puntato su Tony.

"Alright! Now... do you want something more SPEEDY?!"
"YEAH!!!"
"And perhaps.. something from the ECLIPTICA album?!"
BRUSIO D'ECCITAZIONE. Abbiamo già circoscritto le canzoni fra cui sarà estratta quella che ci capiterà di lì a poco. Attimi di silenzio in cui tutti gli occhi sono puntati su di lui. Accanto a Tony, Elias, sorridente, sembra attendere qualcosa. Ancora una volta Tony con una delle sue facce lo indica con entrambe le mani. Poi le riabbassa. Poi le rialza verso di lui. Poi le riabbassa... viene verso il microfono... e fa...

"This is... EIGHTH...!!!"
NON CI CREDO.
"COMMANDMEEEEENT!!!"
"... EIGHTH....!!!"
"COMMANDMEEEEEEEEEEEENT!!!" RISPONDE L'ALCATRAZ, E IN PARTICOLAR MODO LA MIA PERSONA, Tony allarga le braccia, ed ecco che il grande E.Vil attacca le frenetiche chitarre di 8th Commandment, una delle mie canzoni preferite del gruppo e di Ecliptica, l'album di esordio dei Sonata Arctica, che tanto avevo sperato di sentire live.
Alle chitarre seguono subito batteria e tastiera, e Tony passeggia per il palco a lunghe falcate, esaltando le prime file con ampi gesti delle braccia. Come nel DVD For The Sake of Revenge, lancia un lungo e forte acuto, preciso, sempre vivo: grandissima performance. Il pubblico salta, zompa, braccia levate: "EH! EH! EH! EH!" senza bisogno di essere incitato. Anche Tony sembra davvero sorpreso ed entusiasta. Si lascia andare ad un headbanging prima di partire a cantare, e mima addirittura gli ultimi, rapidi colpi di batteria che introducono il suo cantato. E mentre canta non si nega qualche saltello e qualche corsetta per il palco.

ALL THOSE LIES SUIT YOU...
THEY ARE CUSTOM MADE TO DRIVE YOU OUT OF REALITY...


Non ce n'è uno intorno a me che non stia così, braccia sollevate, a cantare. E non importa se qualcuno stona, non importa se qualcuno non ci arriva: stiamo solo facendo più casino possibile.

When you wake from your dream you know what is true?

Vocals precise e aggressive, Tony non sbaglia una nota, e si lascia andare a "YEAH!" "UOAH!" di entusiasmo fra una linea e l'altra. Anche Elias mostra continuamente la sua approvazione. Marko, alle spalle di tutti, sembra divertirsi silenziosamente. Ben due refrains sono tutti per il pubblico...

STAY... for a while, stay forever.
Sing for the times you are BOUND TO BETRAY...
RUN... for your life, run forever
Your eyes tell a lie, and the liars must always... DIE


... e le nostre voci quasi sopprimono il microfono in un certo punto:

...He will treat us all equally.
... CAN YOU FEEL THE FIRE BURNING?


Eccezionale. Assolutamente eccezionale.
Un altro assolo incrociato di chitarra e tastiera ci fa riprendere il respiro, ma non ci facciamo trovare impreparati quando il refrain riprende, e Tony lo lascia cantare tutto a noi. Vivrò alla grande questo pezzo, gratissimo ai Sonata Arctica per avermelo suonato!!!

Come tutte le cose belle, anche 8th Commandment finisce, ma Tony ci riprende subito, con tono veramente estasiato. E ora ci dice anche il perché:

"UOAH! Milano...!! Milano, you are the LOUDEST audience on this tour, so far!!"
ATTIMI DI OSANNAZIONE. Tony ci scruta, scuotendo il capo, soddisfattissimo.
"... And I don't think anybody stands this chance against you, people! YOU FUCKING KICK ASS!!! YOU KNOW THAT!?!?"
E se già ero in tilt per 8th Commandment, questo mi riempie ulteriormente di adrenalina...!!!

Ma basta perdersi in chiacchiere, è il momento di andare avanti, e dobbiamo mantenere alto il titolo che ci siamo guadagnati, di audience più rumoroso del tour...!!

Tony va verso la batteria di Tommy, e intanto Henkka dalla sua tastiera comincia a far uscire delle dolci note che conosciamo tutti troppo bene... infatti non tardano ad arrivare le urla incredule.

"HENKKA, you really kick ass!!" dice Tony, tornando al microfono, quasi ad interpretare i nostri pensieri. "... this is TALLULAH..." ci informa poi Tony, come se non l'avessimo capito da noi...

Dopo un pezzo fast come 8th Commandment, una ballad come Tallulah, dall'album Silence, è assolutamente perfetta e assaporabile. E soprattutto, è molto più speciale live che su CD.

...... Remember when we used to look how sun sets far away...?

E' solo l'inizio di una dolce canzone che proprio per i toni delicati di Kakko vedrà ancora una volta l'Alcatraz come assoluto protagonista. Brividi per chi, come me, è davanti a Tony, immerso nel frastuono.

I hope your wish came true...
Mine betrayed me.


E il refrain è la cosa più bella.

Tallulah... it's easier to live alone, than fear the time it's over
Tallulah... find the words, and talk to me, oh, Tallulah...
This could be... heaven.


E inevitabilmente e quasi ridendo, i miei occhi vanno su Tommy, che sta suonando la sua batteria impeccabilmente e senza impegno, mentre piuttosto si diverte a guardare il pubblico che canta:

I see you walking hand in hand with long-haired drummer of the band...

Un pezzo così malinconico dal vivo assume una forza speciale, soprattutto quando è cantata dal pubblico, braccia levate che Tony subito comanda ad ondeggiare, battiti di mani e atmosfera... fantastica.

E non come a Paid in Full, stavolta, al finale, all'ultimo refrain, nessuno si sbaglia.

Tallulah, this could be........... senza "heaven"!

E l'Alcatraz si risveglia da uno strano torpore in cui era finito, gridando ed esultando di gioia!!!

Le luci stavolta si spengono tutte... e ci lasciano al buio ad applaudire. Poi ancora una volta altre note escono dalla tastiera di Henkka, e un faro blu lo punta mentre suona quelle poche note che ancora una volta è impossibile non riconoscere. Nessuno la annuncia, ma fra la folla, quel nome serpeggia.

"... FULLMOON!!!" e forse questo, di seguito a Tallulah, è stato un picco del concerto.

Henkka suona le ultime note, poi ci incita a battere le mani a tempo, cosa che fra l'altro stavamo già facendo...

Si accendono lentamente anche le altre luci, e Tony comincia a cantare assieme a noi.

Sitting on a corner all alone,
staring from the bottom of his soul,
watching the night come in from the window... window...
It'll all collapse tonight, the.. FULL MOON is here again...


La splendida canzone di Ecliptica parte tranquillissima sulle note del pianoforte e poi va in un continuo crescendo. Un continuo crescendo in cui si aggiungono prima batteria e poi chitarre, ma che raggiunge il massimo nel refrain, in cui Tony e il pubblico si alternano!!!

"She should not lock the open door..."
"RUN AWAY, RUN AWAY, RUN AWAY!!!!!"
"Full Moon is on the sky and he's not a man anymore...
She sees the change in him but can't..."
"RUN AWAY, RUN AWAY, RUN AWAY!!!!!"
"See what became out of her man... FullMoon"


Assolutamente.
Senza.
Parole.
E anche stavolta, tutti quanti intorno a me urlano. Non importa se urli intonato. Non importa se urli giusto. BASTA CHE URLI. E a dire il vero, urlando così forte, è difficile controllarsi. In quel momento noto che un ragazzo alla mia destra ha una bandiera della Finlandia, che ogni tanto sventola. Io lo guardo, sorrido, gliela indico e alzo il pollice della mano destra. Lui mi guarda, sorride, mi butta in mano un estremo della bandiera e un secondo dopo siamo in due che urliamo "RUN AWAY, RUN AWAY, RUN AWAY..." saltando e sventolando la bandiera finlandese...
Uno dei tanti poteri della musica...

Anche la grandiosa FullMoon si esaurisce, forse fra gli applausi più calorosi della serata. Le luci si spengono, e stavolta rimane un faro rosso puntato su Tony, che raccoglie gli applausi.

"The next one is about the start of a story of a man... whose name is... CALEB..."

E qualunque brano fosse venuto dopo FullMoon, avrebbe senz'altro preso meno applausi. In questo caso ci capita Caleb, un'altra delle mie tracks preferite dal nuovo Unia, il primo capitolo di una trilogia, che prosegue in ordine con The End of this Chapter e Don't Say a Word.

Così parte la voce femminile registrata che avvia la track: "There's a man in this world... who has never smiled.."

E fortunatamente per me, mi trovavo in mezzo ad un gruppo di sostenitori di Unia, fatto che mi fa godere Caleb ancora di più, cantando le claustrofobiche lyrics e battendo le mani a tempo.

Over the hills, under the sea,
Fighting the will, whole Universe
Why does a man driving a hearse
Live in fear, Gift and a Curse


E anche la per me ottima Caleb va scemando, fra applausi comunque molto dignitosi.

Tony non perde altro tempo e va subito al microfono, indicando con la sua mano destra Elias.

"I bet Elias will help us with the one we're playing next... this is... BLACK SHEEEEEP!!!!"

NEANCHE IL TEMPO DI ESULTARE, CHE ELIAS E' GIA' PARTITO, sfrecciato velocissimo, dopo una mezza ballad come Caleb, nei meandri di una delle tracks dei Sonata Arctica con i riff di chitarra più veloci. Ed Elias li esegue alla perfezione, senza far rimpiangere il buon vecchio Jani Liimatainen.

La canzone è una party-song straordinaria, e oltre ad avere un gasantissimo riff di chitarra che Elias non ci molla un secondo.

Altre fonti mi hanno detto che al posto delle prime normali della canzone, Tony abbia invece cantato:

We're not Iron Maiden and we're not from England
We are Sonata and we come from Finland!

E non me ne sono neanche accorto!

Il refrain è qualcosa che tutti, dalle mie parti, cantano, pugno o corna all'aria:

Temple of the evil, Temple of the weak
no one knows how bad he feels
Late-night innuendo, temptation of the key
"Live with the Black sheep, live with me!!!"


E così per tante volte, di fatto troppo poche, perché la canzone è già finita.
Grandi applausi, e stavolta indubbiamente di più per Elias.

Tony torna al microfono.
"This one comes from a real-life happening. I bet you all are enjoying this evening, because IT WON'T FADE..."

Di fatto, non so per quale motivo, quasi nessuno aveva sentito la presentazione per un improvviso riabbassamento del volume del microfono, ma le prime note scacciano ogni dubbio e fanno riconoscere la nuova canzone di Unia.

Per diverso tempo sul forum dei Sonata Arctica ha serpeggiato la teoria che voleva It Won't Fade dedicata al vecchio chitarrista Jani Liimatainen, in modo opportunamente metaforizzato, di un lupo (da sempre simbolo dei Sonata Arctica) che abbandona il suo branco. E forse questa presentazione di Tony potrebbe stare a significare proprio questo...

Anche It Won't Fade rientra fra le mie tracce preferite di Unia, e sembra anche della "zona franca" in cui mi trovo. Belli i ritmi, forse non facile da cantare in singalong.

You borrow the moment, betray your own heavens
The darkness is thickening, breathing gets harder
The balance is off, some take more than give back,
the attitude, ignorance, proved to be fatal


E anche chi ancora non sa le parole, batte comunque le mani a tempo e si intrattiene in qualche modo. Bellissimo il refrain, che se non è tanto preso dal pubblico, è cantato con molto sentimento da Tony Kakko.

Feel the world has let you down
somehow, we cannot see this
Have to bear the winterburn
You can only wait, if it will fade with time


Come faccio particolarmente attenzione al sentimento che mette nella strofa più sotto accusa per la "teoria di Jani".

We cannot wait for you, for limbo, forever
Don't make us walk away, packs stay together
Fear would be justified. Will be there soon.
The things that you do will infect us too


Ma comunque apprezzo tantissimo la canzone, e senza badare al poco entusiasmo negli applausi intorno a me, compenso urlando e applaudendo per quattro!!!

It Won't Fade sfuma (fades...) e riprendono i cori: "SONATA!! SONATA!!"
Intanto le luci si sono spente e rimane solo un leggero suono di tastiera ad accompagnarci.

Capiamo cos'è quando partono le linee vocali di Tony.

... We met... that night... when the sea ran high...

E' proprio GRAVENIMAGE, da Winterheart's Guild.
Il tempo di un gemito di piacere, e sono tutti a battere le mani e a cantare.
Ora, Gravenimage dura quasi 7 minuti, ma nel DVD For The Sake of Revenge la usano soltanto per due minuti scarsi per poi usarla come intro a sorpresa per Don't Say a Word, che poi porta alla conclusione del concerto.

Allora nel mio io penso: "Oh, no, cavolo, qua o han cambiato la scaletta o la fanno intera, non può già essere finita!!" e infatti non lo è... dopo i due minuti e dopo l'attacco (mancato) di Don't Say a Word, la canzone continua...

When I was young...
... and eager to please anyone who had time…


E anche Gravenimage sfuma.
Per come mi sembra di aver capito quello che potrebbe essere l'andazzo della serata, si alterna una traccia lenta a una più veloce. Quindi ora dopo Gravenimage si dovrebbe passare a...

Non faccio a tempo a finire, che Tony annuncia... "SAN SEBASTIAN!!!"

E TUTTI SIAMO CONTENTI.
Dal punto di vista prettamente personale, preferisco Victoria's Secret a San Sebastian, visto che entrambe si aprono con un coro di tastiere che dal vivo è il pubblico a replicare... ma è stato ugualmente divertente e indimenticabile!!! Anche stavolta Tony ci dirige con le mani, ma anche stavolta è tutto assolutamente inutile... lo sappiamo già, grazie!

E anche stavolta il refrain è cantato saltando allegramente, con le luci che si accendono e si spengono, mani in aria, senza altri pensieri che la musica e il divertimento.

Sun of San Sebastian, eighteen years young today
She's all I ever dreamed, but now my skies are turning grey
It was good I got to know her well, because it made me see
That the sun of San Sebastian is just too hot for me


E alla fine anche San Sebastian finisce, le luci si fanno più fioche, Tony ringrazia Milano, tutti i membri salutano e velocemente escono dai lati del palco. Si tratta ovviamente del primo (e unico) encore della serata. I cori: "SONATA!! SONATA!!" si sprecano, ma ci sono anche i classici: "FUORI!! FUORI!!"

Ed effettivamente qualcuno torna fuori, ma è Tony, da solo. Le luci tornano ad alzarsi leggermente. Altre grida e altri applausi. Il vocalist prende il microfono. "Okay, since you're all so loud this evening, let's try something that we did only with the spanish people in Barcellona and the Hungarians..." bisbigli eccitati, che nell'Alcatraz risuonano. "Okay, group number one, will be from here... let's say... to... here..." e così dicendo, indica una fetta di audience alla sua sinistra e alla mia destra. "ALRIGHT?!" fà Tony, e alza un braccio in direzione del gruppo che ha appena formato: tutti quelli reagiscono urlando e alzando le braccia. Tony ripete il giochetto un paio di volte, e il group number one gli risponde sempre. Il vocalist dei Sonata Arctica è soddisfatto e sorride. "Okay. Now, group number two..." e passa davanti al massiccio gruppo centrale in cui c'ero anch'io... "... over here, I think... ALRIGHT?!" e anche qui, ci indica col braccio, e noi gli rispondiamo urlando felici.
"EEEEHHH!"
Poi Tony ripassa a indicare anche il gruppo uno. Anche il gruppo uno risponde. Poi ancora il nostro gruppo. Anche noi rispondiamo. Poi ci alterna, sempre più rapidamente, e noi rispondiamo sempre con forti "EEEHHH!!!", fino a quando non indica per due volte consecutive il gruppo due, e il gruppo uno si sbaglia pensando che fosse il proprio turno... Tony li indica con una finta espressione di sgomento sul volto, e ride, e con lui tutti noialtri...!!

Poi Tony divide il resto, la parte sinistra dell'audience per me, la destra per lui, nel terzo gruppo, e continua a giocherellare con noi facendoci urlare a comando. Bene, ci siamo: ora cominciano le cose serie...

Va dal gruppo numero uno, e gli dice: "You will be... the CRASH CYMBAL!!" e penso: cosa cavolo ha in mente questo!?!? "And how does the crash cymbal do? ... PSS!" suggerisce, e tutto il gruppo uno in coro, a comando, si mette a fare: "PSSSS!" così come prima li faceva urlare a comando ("EEEEHHH!") ora a comando gli fa fare i piatti della batteria ("PSSS!"). E tutti sghignazzano.

Finalmente arriva il nostro turno, il turno del secondo gruppo! "You will be... the TOMS, okay? ... BAMMM!!!" ci suggerisce, qualcosa di ben più casinista del PSSS, e non a caso, credo, visto che la mia zona centrale è stata finora sempre casinista al massimo! E proviamo anche noi: "BAM!!!" "BAM!!!" "BAM!!!" e ci alterna anche col gruppo uno: "PSSS!" "BAM!!!" "PSSS!" "BAM!!!" e ancora: "BAM!!! BAM!!! BAM!!!" "PSSS!" "BAM!!" "PSSS! PSSS!" e così via!!

Infine, dopo altri "Okay" vari, va dal gruppo numero tre: "And you will be... the BASS DRUM, allright? ... PUMMM!!" "PUMMM!!!" gli risponde quella zona dell'Alcatraz. E ormai abbiamo capito l'andazzo. Comincia ancora a chiamarci tutti in causa a turno: "PUMMM!!! PUMMM!!!" "BAM!!" "PSSS!" "BAM!!!" "PSSS!!" "PUMM! PUMM!!" e io mi stavo divertendo come UN CRETINO!!! Intorno a me, tutti ridevano, assolutamente presi da quello che stavamo facendo...

"Hell, yeah! That's how you do it!" grida Tony, e stavolta tutti e tre i gruppi insieme si mettono a gridare per l'entusiasmo!!! Partono anche le grida: "TONY!!! TONY!!! TONY!!!" mentre Tony si fa portare una sedia... e DUE BACCHETTE DI BATTERIA...

"Okay, here we go...!!!" comincia Tony, da seduto, con le bacchette in mano. Comincia dai soliti quattro PSSS PSS PSS; e comincia a BATTERE le bacchette in direzione delle zone dell'audience che aveva appena diviso, COMINCIANDO A SUONARCI, letteralmente, una bacchetta per i PSSS, una per i BAM, il piede per i PUM...

Va avanti così per un paio di volte...
E noi procediamo...
PSSS PSSS PSS PSSS!
PUM PUM...
BAM!!!
PUM PUM...
BAM!!!

E non ci accorgiamo che non ci sta facendo fare altro che un'introduzione famosissima...!!!

Ce ne accorgiamo solo quando posa le bacchette (noi continuiamo imperterriti per il ritmo che ci ha dato, che per chissà quale motivo sembra essere infuso nelle nostre vene), prende di nuovo il microfono e comincia a cantare:

"... BUDDY, YOU'RE A BOY, MAKE A BIG NOISE..."

Nientemeno che WE WILL ROCK YOU dei Queen!!! HAHAHAH, buonumore generale, i PUM PUM BAM vari cessano e tutti cominciamo a cantare con lui. Nel frattempo si aggiunge ad accompagnare anche la batteria di Tommy Portimo.

"Playin’ in the street gonna be a big man some day
You got mud on your face
You big disgrace
Kickin’ your can all over the place..."


"WEEEE WIIIILL... WEEEEE WIIIILL ROCK YOU!!!!" (E QUI RICOMINCIANO BREVEMENTE: PUM PUM BAM!!!) "WEEEE WIIIILL... WEEEEE WIIIILL ROCK YOU!!!!"

E andiamo avanti nei tre minuti più allegri e spensierati del concerto... fra "Hell yeah!" di Tony e PUM PUM BAM nostri!

We Will Rock You si chiude, e io sono sempre più divertito ed estasiato, come si dovrebbe essere ad un vero concerto. Nel frattempo sono tornati sul palco, oltre a Tony e Tommy, anche Marko, Henkka ed Elias. Trenta secondi di ovazione, e siamo pronti a ricominciare!

"This is a place you'll have to visit one day, when you'll come to Finland... this is... MY LAND!"

Io che sono sempre più incredulo non sto facendo altro che continuamente urlare, alzarmi sulle punte (mal di schiena dei giorni seguenti!), agitare le mani in aria e batterle fra loro. Un'altra killer song da Ecliptica si apre fra tranquille melodie. Tranquille melodie che noi calchiamo: "OOO-OOO-ooo... OOOO-OOOO-OOOO-OOOO-OOOO-oooohh..." fino all'attacco di Tony.

My own land has closed its gates on me
All alone in world, it's scaring me...


Lavoro magistrale di Elias alle chitarre che non sta sbagliando un colpo e rende questa My Land, altra canzone che Live, nel senso di VISSUTA, rende ancora di più che su CD, ancora più indimenticabile. Ed è ovviamente il refrain il più urlato.

Keep in mind what you have heard today
You might find that you're not so brave
Are you man enough, carry the load all alone...
When other have your own?

Ma nella mia zona non si scherza neanche a quello che secondo me è il climax della canzone.

I AM HERE TO CLAIM MY LAND!!!


Arriviamo alla fine di My Land, che i fari stavolta rimangono puntati su Elias, che comincia un assolo che, cavolo, conosco benissimo, e a cui però non riuscirò a dare il giusto nome se non alla fine del concerto: è l'assolo di CHILD IN TIME dei Deep Purple. Assolo che personalizza molto ma che non fa tradire la sua essenza principale di Ritchie Blackmore. GRANDE, Elias, GRANDE.

Finalmente altri meritatissimi applausi per lui, e Tony gli porta il microfono alla bocca.

"Hey, Milano!!" fa Elias. "EEEHHH!" anche se meeeno forti di quelli precedenti...
"Are you having FUN tonight!?"
"YEAAAHH!"
"WHAT?!"
"YEAAAHHHH!"
"... ME TOO!" E scoppiamo tutti a ridere.

Sicuramente Tony ha fatto un gran lavoro, sottolineando ogni suo gesto durante il concerto, perché sì, è vero, Elias deve sostituire un chitarrista amato come Jani, ma da come ho capito quella sera, la sostituzione è perfettamente a portata di mano!

Quindi il microfono torna al vocalist, che guarda sorridente tutto il pubblico. "Well, what can I say... there are many things I'd like to say you, guys, but right now I DON'T SAY A WORD...!!!"

E davanti a me, due ragazzi si guardano con occhi sgranati e si abbracciano. Io sono in estasi. Checchè si dica, Don't Say a Word, unico brano di Reckoning Night della serata, è un gran pezzo, mi piace tantissimo e anche il testo è importante, c'è chi lo sa. Partono i violenti riff di Elias, ancora una volta impeccabile. Headbanging e corna a ritmo, ci siamo!!

I am your poison candygram,
The love that's meant to fade away...


Ed è tutta cantata in singalong, dalle mie parti. Ma dove si sente che tutti urlano davvero è nel refrain, picco di una canzone tutta in crescendo. Le luci esplodono mentre, sempre saltando, tutti urlano...

Mother always said "my son, do the noble thing..."
You have to finish what you started, no matter what,
Now, sit, watch and learn...
"It's not how long you live, but what your morals say"
Cannot keep your part of the deal
So don't say a word... DON'T-SAY-A-WORD!


Per poi ritornare all'insana tranquillità della pianola di Henkka... mentre diciamo:

It won't be long now, love, like mist I slowly fill the room...

E la killer del concerto va avanti, ottime backing vocals di Elias ed Henkka, che però al: "PACTA SUNT SERVANDA!!!" vengono brutalmente tagliate fuori dal pubblico. L'ultimo refrain arriva troppo presto, ed una bellissima canzone che live dà semplicemente i brividi sfuma. Parecchio tempo lasciato agli applausi e agli osannamenti, Tony riprende il microfono.

"I'm afraid... this is the last song of the evening..."
"NOOOOOOO!!!" risponde l'Alcatraz con disappunto... ed in effetti lo si sapeva, i Sonata Arctica ormai chiudono sempre i concerti con Don't Say a Word e...
"But cheer up, we still have a good song to play for you! This one is... THE CAGE!!!"

... The Cage, appunto!!
La Wolf-Track di Winterheart's Guild sembra però essere del resto la migliore traccia del repertorio dei Sonata Arctica per chiudere un concerto, allegra com'è, FOLLE com'è nell'assolo e nel refrain per singalong!

Mai stata una delle mie preferite, ma lo ammetto, live è decisamente BELLISSIMA.

A lifetime ago, with frozen eyes they closed the door
Suddenly I realised what locks are for
No trusting them anymore, Lights - are - out


Ma è il refrain a farla veramente da padrone.

The Dream is alive, I can run up the hills every night,
Go around and see another side of the tree
Freedom has a meaning for me, HOWL WITH ME!


In tutte le sue variazioni...

Folle davvero l'assolo di Elias, che gli dà anche qualche variazione niente male in cui sembra finisca per impiccarcisi da solo, invece ne esce pure alla grande.

Dopo l'"HOWL AND DREAM" finale, The Cage finisce, e i piatti di Tommy ci stordiscono all'inverosimile. Ma molti di noi sanno che manca ancora qualcosa... e infatti, Tony:

"Hey Milano! Is there something you need?!"
"VODKA!!!" gridano i più esperti!!

E sull'onda di quei piatti, battiamo le mani a tempo... e comincia il singalong finale del concerto...
"Vodka... we need some Vodka... we need some Vodka... we need some Vodka!!" sempre più veloce, che alla fine si tramuta nel solito "EH! EH! EH!"

Anche Vodka alla fine fa il suo tempo, ed è davvero finita. Sorridendo e applaudendo e urlando a più non posso, riceviamo gli inchini da parte di Tony, Tommy, Elias, Henkka e Marko (Tommy lancia un asciugamano in aria e non riesce a riprenderlo... ), mentre il pubblico però a sorpresa reclama: "RE-PLI-CA! RE-PLI-CA!!!"
E Tony va verso la batteria dove Tommy sta ancora, e sembra parlottare per decidere se farla o meno... ma divertentissimo quando Elias, senza il consenso di nessuno, LA ATTACCA EFFETTIVAMENTE, e tutti gli altri lo guardano MALISSIMO... sghignazzando... ed Elias si ferma, facendo linguacce e pernacchioni. Inchini finali, quindi, ed è fatta. Tutti sgombrano il palco dopo gli ultimi saluti e le promesse di tornare prestissimo, e le luci si accendono ancora, stavolta tutte.

Mi guardo intorno e mi scopro assetatissimo e con la gola secca per quanto ho urlato. Paradossalmente non mi andrà via la voce. Ed è uno dei misteri del mondo degli esseri umani. In breve ritrovo TPO, con cui vado a prendermi DUE BICCHIERONI D'ACQUA. Incrociamo anche Livia, sfinita anche lei, e la trovo in condizioni di disidratazione estreme, quindi le cedo volentieri il mio bicchiere d'acqua. Lascio andare TPO e Livia fuori, mentre mi appresto a recuperare le nostre cose al Guardaroba. Dopo una lunghissima fila, recupero il mio portafogli, e volevo prendermi la maglietta di Unia del tour, ma il negozio era già chiuso... però sul forum dei Sonata Arctica ho trovato un ragazzo che li vede Domenica 25 e che me la procurerà... ahah!

Quindi esco fuori e trovo tutti gli altri: il Nano, la Flashatrice, Alex, il Sardo e TPO: Livia si prende una felpa fuori. Io sono ancora in maglietta a maniche corte, sudatissimo. La Flashatrice: "Ma mettiti la felpa!" Io rido. La Flashatrice: "METTITI LA FELPA ORA!!!" Io mi metto la felpa °_°. Tutti siamo veramente contenti, e anche il Nano ammette che i Sonata Arctica hanno fatto la loro porca figura. Il Sardo e TPO hanno i loro passaggi, il padre della Flashatrice (sant'uomo eh) è venuto a prenderla e Alex (con dei suoi ritrovati amici) deve andare in stazione centrale a prendere l'ultimo treno. Sono le 23.30 e la metro è ancora aperta: dopo gli ultimi allegri saluti, andiamo dunque a prendere la metro.

Avviandoci in albergo, io e Livia, di nuovo soli, ci fermiamo ancora ad un Mac Doland's a cenare, pigliando coca cola e patatine grassissime, chiacchierando del concerto, tutti e due impressionatissimi. Di lì in albergo, doccia obbligatoria, e finalmente meritato riposo.

Cosa posso dire, ci era stato detto (non solo dal Nano) che i Sonata Arctica non rendessero bene, live...

La prova di Tony è stata magistrale. Ha tenuto tutte le note alla grande, non ha stonato niente, e anzi ha lanciato pure urli notevolissimi. E si è rivelato un frontman eccezionale, ha tenuto la folla veramente bene, divertentissimo soprattutto il PS-BAM-PUM che poi è sfociato in un We Will Rock You a sorpresa. Ed era veramente ed onestamente sorpreso di tutto quel casino, non erano frasi di circostanza, lo si vedeva dalla faccia e dalle corsette per il palco che faceva!

Anche Elias è stato grande. Può sostituire Jani tranquillamente. Come chitarrista è eccezionale, e se era la velocità di Jani che secondo alcuni lo rendeva inimitabile, beh, aspettassero di vedere Black Sheep suonata da Elias. Inoltre, Elias è anche un gran compositore di musica, e sono convinto che darà un grandissimo apporto al prossimo album dei Sonata Arctica, di cui Tony è sempre stato il compositore principale. Con le sue qualità melodiche ci tirerà fuori senz'altro un album piacevolissimo, nello stile di Unia ma sicuramente più maturo e forse, chissà, anche più simile ai vecchi. Sarà una sorpresa. Ma una sorpresa che attendo fiduciosissimo. Per questo, dico a tutti: con Elias non si perde niente del vecchio Jani, state tranquilli.

Henkka è stato il solito mezzo matto e mezzo tranquillo, con sulla tastiera adesivi che incitavano al sesso e al non lasciare sole per strada le prostitute di notte al freddo. Eccellenti i suoi duetti con Elias, in certi momenti passeggiando per il palco con la keytar se ne andava proprio vicino a lui a ridere e a scherzare, a dire chissà quali battute.

Tommy è stato un metronomo come sempre, e Marko, tranquillo nel suo angolino, ha fatto il suo dovere.

L'impressione generale è stata quella di un gruppo di amici veramente compatto che si diverte a suonare quello che suona. E l'arrivo di Elias non ha scombinato niente, anzi, ha portato una nuova ventata d'aria fresca, pare!

Il concerto in sé è stato spettacolare, mi sono divertito tantissimo. Forse quanto a divertimento, solo il concerto dei Blind Guardian di un anno fa gli è stato superiore... ma quando suona il tuo gruppo preferito, è obbligatorio divertirsi...!

Grazie a tutti i miei compagni di viaggio, e grazie ai Sonata Arctica (e agli Epica, e ai Ride the Sky...!) per questa bellissima serata!

Alla prossima!

Intro
1) In Black And White
2) Paid in Full
3) Victoria's Secret
4) Broken
5) 8th Commandment
6) Tallulah
7) FullMoon
8) Caleb
9) Black Sheep
10) It Won't Fade
11) Gravenimage
12) San Sebastian

--- Encore ---

13) Tony Kakko show ---> We Will Rock You (Queen)
14) My Land
15) Elias Solo: Child in Time (Deep Purple)
16) Don't Say A Word
17) The Cage/Vodka Singalong

BONUS VIDEO: 8th Commandment


BONUS VIDEO: We Will Rock You


BONUS VIDEO: Cooking Mama consuma il Nano