26 Ottobre 2008, data memorabile.
Anathema.
Per l'anniversario
(volevo postarlo proprio il 26 ma non ce l'ho fatta...) posto il
reportone che avevo scritto su questo splendido concerto, il più bello a cui sia mai stato e non so quando sarà battuto. :-)
Buona lettura, se avrete voglia! Non vi nascondo che da
Flying in poi le cose si fanno molto cariche...
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Ogni volta per me è divertente fare
report di concerti, sostanzialmente perché quando li scrivo
"a caldo" sono più in grado di ricordarmi
emozioni e
sensazioni che ho provato al concerto. E allora, scrivendo tutto quanto, a distanza di parecchio tempo riesco un po' a ricordarmi/farmi ricordare quelle sensazioni. Ed è una gran cosa, ci mancherebbe.
Con questo concerto, non ci riuscirò. Non perché non abbia voglia, o perché non sia capace. Soltanto, questo di
Domenica 26 Ottobre all'
Alpheus di Roma è stato probabilmente il concerto più bello a cui abbia mai assistito. Ho fatto foto, ho fatto ancora più video, scriverò questo resocontone, tutto nella speranza di rimanere appiccicato a questa meravigliosa serata di musica che va oltre la definizione di
"musica".
Il 26 Ottobre 2008 all'Alpheus di Roma hanno suonato gli inglesi
Anathema. Di spalla erano i
Demians, interessante emergenza francese guidati dal tuttofare
Nicolas Chapel.
Cosa dire, di solito questi report sono sempre qualcosa di grandioso, di pompatissimo...
Di solito i report sono sempre andati così, ma non credo che questo seguirà la tradizione.
Questo non può farlo. Ci proverò, ma fallirò. Ripetere per me una serata così speciale... non può avvenire in questo modo. Sono sensazioni che ti rimangono dentro. Non sono andato a vedere un concerto: sono andato a vivere un'
esperienza nel vero senso del termine, un'esperienza da tenersi dentro
gelosamente e da poter tirare fuori ogni volta per ammirarla con lo stesso
entusiasmo scintillante di sempre.
Per riprovare questo entusiasmo, non avrò bisogno di usare rievocazioni mitiche, non dovrò cercare di descrivere lo spettacolo che ho visto con i miei occhi, perché non sarebbe...
anathemico. Questo report sarà silenzioso, ma forte. Delicato, ma toccante. Un enigma di sensazioni che semplicemente ti prende e ti entra dentro dolcemente. Anathemico, appunto. Sarà il mio aver vissuto un concerto di emozioni, e attraverso quelle emozioni soltanto vorrò ricordarlo, perché in fondo sono l'unica cosa che conta.
... Quelle, e quel
paio di GB di foto e filmati che ho fatto, ovviamente.
Ricordo ancora quando ho visto che gli
Anathema avrebbero suonato a Roma, finalmente da headliners, qualcosa che non capitava dal 2003, dal tour di
A Natural Disaster. L'emozione è stata grande. Tanto grande che arrivi al giorno del concerto e pensi che forse hai esagerato, che forse non dovresti caricare così tanto quella serata, che forse potresti rimanere deluso. Ma sbaglieresti, non è successo. Anzi. Sei stato sorpreso ancora
di più.
L'emozione è stata grande perché non si può immaginare quanto
importanti siano stati per me gli
Anathema. La loro musica e la loro evoluzione musicali è stata per certi versi anche l'evoluzione della mia persona, mi ha accompagnato dai momenti più bui alla più radiosa uscita dal tunnel. E rimarreste stupiti nel sapere e nel vedere in quante cose di me c'è lo zampino dei fratelli
Cavanagh. Modi di pensare, modi di pormi rispetto a tante cose per cui ho preso spunto proprio dalla loro musica e dalle loro parole. Se oggi sono la persona che sono, introversamente, è soprattutto grazie a loro.
Li avevo già visti il 17 Novembre 2007 a fare da gruppo di spalla per i
Porcupine Tree, al Tendastrisce di Roma. Sì, era stato un bel concerto. Mi ero divertito. Ma non mi ero emozionato. Onestamente, i
Porcospini (altro gruppo che mica poco ha inciso e incide su di me!) avevano decisamente
rubato la scena, con il loro atto solidissimo e i loro fantastici effetti visivi. Oggi, avendo visto quello che sanno fare, probabilmente dovrei chiedere il rimborso del biglietto di allora...
Pazientemente si fa la fila, si arriva in compagnia poco dopo le 19, ma le porte non sono ancora aperte. Si chiacchiera un po' con i presenti, e alla fine piano piano, perquisiti neanche stessimo entrando alla Casa Bianca, si entra nel famigerato Alpheus.
L'Alpheus è un club
lungo e
stretto. Mi avevano detto che l'acustica era pessima: i tecnici del suono allora devono aver fatto qualche
miracolo, perché non ho mai sentito un concerto con una qualità di suono come quella: assolutamente
perfetta. Alcuni dei presenti hanno detto che neanche in piccole e intime salette si erano ritrovati un'acustica del genere. E allora ringraziamo anche chi sul palco non c'è stato, ma che fa parte del gruppo uguale!
Siamo dentro, siamo fra i primi, e siamo ovviamente sotto al palco. In effetti il palco dell'Alpheus è veramente piccolo. Per motivi strategici vediamo più sul davanti una piccola batteria per i
Demians, e dietro invece la ben più grande batteria di
John Douglas e le tastiere di
Les Smith, degli Anathema. Se da una parte è stata una scelta utile per la tempistica, il non dover montare e ritestare tutto quanto dopo il gruppo di spalla, dall'altra mi è dispiaciuto per i Demians, che hanno avuto poco spazio sul palco e che soprattutto hanno dovuto usufruire di suoni registrati per le tastiere, non avendo dove piazzare altra attrezzatura loro.
Alle nostre spalle il banco del
merchandising è già preso di assalto. La mia compagnia mi suggerisce di andare subito a prendere qualcosa, prima che le magliette varie esauriscano. Io vado, e mi trovo davanti lo stesso simpatico
ragazzone inglese che mi aveva già venduto la maglietta di A Natural Disaster l'anno scorso. Le magliette costano quindici euro, tutti lo pagano con biglietti da
venti, e lui non ha il resto. Gli do una banconota da
venti e una da
cinque, lui mi guarda, sorride, mi da una banconota da dieci per il resto e mi fa,
"Ah, so clever!" e mi piglio la bellissima maglietta del tour di
Hindsight.
La domanda che mi sono posto è:
dove cacchio me la infilo per il concerto?La risposta che molti di voi mi avranno
inconsciamente dato non è molto distante dalla realtà. Mi infilo la maglietta ben piegata nei pantaloni
(a fra il tessuto dei pantaloni e l'anca, va detto...) e torno nelle prime file.
Nel farlo devo superare un sacco di gente, e se a un concerto metal mi avrebbero linciato, qui tutti mi sorridono e mi fanno passare. Ci posizioniamo fra il microfono di
Danny, alla nostra sinistra, e quello di
Vincent, al centro del palco alla nostra destra. Poi il confluire della gente ci porterà più al centro, proprio di fronte a Vincent.
La gente che riempie l'Alpheus è tremendamente varia. Ci sono
metallari con magliette di
Slayer,
Immortal,
Burzum.
Maschioni goticoni e
ragazze goticone,
alternative rockers e altre definizioni da supermercato, chi più ne ha più ne metta.
Aspettando e chiacchierando, si cominciano a fare le prime foto e l'Alpheus intanto si riempie, aspettando i Demians, gruppo di spalla. Con soltanto un (buon) album all'attivo come
Building an Empire, il terzetto (Nicolas Chapel chitarra e voce più un bassista e un batterista) sale sul palco molto silenziosamente alle 20.15. Salutano, imbracciano gli strumenti e via, in un'ottima prova. Mentre partono con una delle mie preferite,
Sapphire, notiamo subito quanto l'acustica sia davvero eccezionalmente buona. Tutti gli strumenti si distinguono benissimo, forse il microfono è un po' basso, ma la musica si apprezza, e non ci si può lamentare.
Il
simpaticissimo e
occhialuto batterista ci da giù di brutto, ma così facendo gli
voleranno gli occhiali (qualcuno dovrebbe spiegargli può suonare la batteria anche con le lenti a contatto) e suonerà tutto il tempo senza, con occhietti stretti a mo' di
talpa. Finita la prima canzone, raccoglierà gli occhiali, farà spallucce e li metterà via: mi sa che gli si sono
rotti!
(Senza contare che a fine concerto dalla batteria tirerà una sua bacchetta fra la folla, e piglierà in piena capoccia un poveraccio che non lo stava guardando)I
Demians proseguono il loro set e il pubblico risponde
molto bene. Suonando con
umiltà e
grinta, oltre a un paio di nuovissime prossimo album (quella dal titolo
Feel Alive era veramente interessante), ci regalano ottime tracce di Building an Empire come
Naive,
Temple,
Unspoken,
Empire e soprattutto chiudono il set con
The Perfect Symmetry e
Earth, che strappano moltissimi applausi anche da chi non li conosceva. A parte per
Sand, che mi sarebbe piaciuto sentire, hanno suonato tutti i miei pezzi preferiti... aspetto la prossima volta, quando torneranno da headliners e saranno famosissimi, ahah!
Sì, da tenere decisamente d'occhio in futuro, questo gruppo. Gran
potenziale e ottimo affiatamento fra tutti e tre sul palco, anche se erano partiti come one-man band. L'impressione era che
Building an Empire fosse un più che onesto CD ma che forse questo tour con gli Anathema li avrebbe
"bruciati" troppo presto. Invece hanno risposto veramente alla grande. L'ottimo
Nick Chapel, a parte che gocciolava di sudore già dalla seconda canzone, ha sempre presentato canzoni con umiltà e quasi timidezza, ha lanciato battute ai suoi compagni di gruppo e a fine set dal palco ha stretto sorridente le mani delle prime file, facendosi pure passare un CD da autografare. Non solo, è pure rimasto sul palco ad aiutare i tecnici a smontare la propria attrezzatura.
Con una colonna sonora
raggae in sottofondo, sul palco ci si attrezza a ultimare i preparativi per gli
Anathema. Si provano i
microfoni ("Central mic... Danny's mic..."), le
chitarre acustiche e quelle
elettriche (maneggiate da un rastone da paura), due bassi per
Jamie e la
batteria. Un brivido quando vedo portare su il
vocoder di
Vincent, che quindi già mi da un'anticipazione su una canzone che avrebbero suonato, ma che non vi rivelo per tenervi la sorpresa per dopo...
I preparativi vanno avanti, forse troppo. I Demians hanno suonato la loro quarantina di minuti, ma ora sono le 21.15 e il pubblico comincia a scalpitare, intrattenendosi mollando urli da stadio ogni volta che la batteria di
John Douglas, nel soundchecking, viene pestata.
Dopo un po', il palco rimane deserto. E le luci si spengono.
Le prime note di
PARISIENNE MOONLIGHT li introducono con una certa
classe. I primi a posizionarsi silenziosamente sono
John e
Les. Quindi arriva il
timido ma
tuttofare Jamie, il
professionale e
sereno Daniel in camicia bianca e giacca sbottonata, e un
carichissimo e
istrionico Vincent, al contrario con giacca abbottonata ma camicia sbottonata, che imbraccia la chitarra e corre dalle prime file lanciando qualche
urlo di
sfogo e riscaldamento, incitando ancora più applausi generali. La serata ci cala nella sua magia sin da subito, perché se è vero che la voce femminile di Parisienne Moonlight è solo registrata, è altrettanto vero che non c'è una
ragazza, intorno a noi, che non la stia cantando, ed è un
coro di voci chiare,
limpide,
angeliche. Per un attimo è come se ogni ragazza dell'Alpheus fosse un angelo bellissimo, come se, cantando in mezzo ad altri rozzi maschioni, si mettessero a riflettere la
luce delle
note della
canzone, brillando, forse fatte levitare rispetto al pavimento, scelte dalla musica per questo bel compito.
Il concerto non è neppure iniziato, ma sono già
brividi.
Danny prova subito qualche arpeggio con la sua chitarra, qualche nota che ci dovrebbe suonare familiare ma che nell'entusiasmo e nel delirio non colleghiamo a nessun nome. Tutti ci aspettavamo una dirompente
Fragile Dreams, come era stato negli ultimi tempi, ma così sembra proprio che non sia.
Vincent arriva al microfono, ci saluta (parte un urlo:
"VAI VINCEEEEENT!!!"), alza gli indici come per enfatizzarsi e attirare la nostra attenzione, e fa:
"What's this?"Ed ecco che
Danny e
Jamie attaccano la delicata introduzione di
DEEP, opener dell'album sacro
Judgement.
Vincent rimane per un momento immobile a guardare le nostre prime reazioni, sono
urli di chi non ce la fa più, di chi ha trattenuto l'orgasmo anche troppo, e ora bisogna sfogarsi!
Quindi dopo essersi scostato qualche ricciolo dalla fronte, Vincent da inizio al concerto, ma non da solo. Un subito caldo Alpheus canta con lui, voci che sembrano trattenere a stento un'emozione ben più grande.
"Feel my heart... burning...
Deep inside... yearning...I... know it is... coming..."In un attimo si intromette bruscamente la robusta
chitarra di
Vincent assieme alla batteria di
John che ci da subito il ritmo. Eccola, la sognante opener del nostro concerto:
Vincent è davanti al suo microfono, subito piegato in avanti a headbangare.
Danny al contrario arpeggia tranquillamente, gli occhi chiusi, e appena ondeggia il capo a tempo di musica.
Jamie suona attento scrutando il pubblico, come a sfidarci:
"Sì, siamo noi, siamo gli Anathema, siamo qui, e stiamo suonando solo per voi".
La canzone prosegue fino al suo culmine, e ancora una volta è splendido sentire la voce di
Vincent, con le backing vocals di
Danny, assieme al coro assolutamente disinibito e partecipe dell'Alpheus.
"Aaaaall our times will come!
Searching oblivion
Leaving nothing but the memories of...
Aaaaall the things you give!
They're all you'll leave behind,
With their mind..."Nel breve intermezzo di batteria, il pubblico non vede l'ora di battere le mani più freneticamente che può, rendendo ancora più intensa un'atmosfera che aspettava solo i ragazzi di Liverpool per esplodere: non serve gruppo di spalla, per scaldare il palco agli Anathema.
Basta lasciarli suonare una canzone.
E poi via, fino alla chiusura, il cui la voce di
Vincent risuona più limpida e splendida che mai:
"Tiiiime reeeceeeds every day...
You can search you soul, but you won't see...
As we pass ever on and away...
... towards some blank infinityyyy!"La grande track sfuma in crescendo, e gli
Anathema danno ancora il loro saluto al pubblico, che d'altra parte riserva a loro un
caldissimo benvenuto.
Danny e
Jamie sono sorridenti, e anche
Vincent, che si sfila la chitarra di dosso, raccoglie una bottiglietta d'acqua e la alza a noi a mo' di brindisi:
"Va bene, Roma!" ci dice, in quell'accento di
Liverpool che amiamo.
Neanche il tempo di festeggiarlo, che dolci colpi di pedale di batteria e una velata chitarra di
Danny ripartono, e
Vincent si avvia verso il
vocoder!
Come immaginavo, gli Anathema danno il via a
CLOSER, meravigliosa e diversissima track di
A Natural Disaster. Il pubblico batte le mani partecipe, seguendo ogni colpo di
John, mentre ci arriva la
voce distortissima di
Vincent, che noi accompagniamo.
"Your dreamworld is a very scary place...
Your dreamworld is a very scary place...
Your dreamworld is a very scary place...
To be... trapped in... siiide..."E fa un effetto stranissimo, sentire le parole
deformate dal vocoder raggiungerci, mentre noi le ripetiamo in... clean. A sostenere e a rafforzare il
climax crescente della canzone,
Danny in momenti mirati prende un
tamburello e lo agita a tempo, e che meravigliosa melodia è, assieme alle nostre mani.
"Shine in... tiiime...
Shine in... tiiime...
Shine in... tiiime...
Until you... fiiind..."La traccia è tutta un
crescendo, dalla
pacifica quiete iniziale creata dagli scivolosi e ghiacciati suoni emessi dalla chitarra di
Danny (che comincia a perdere quella sua compostezza iniziale) coronati da quella voce elettronica verso uno
sconvolgimento sempre maggiore, con chitarre e bassi sempre più devastanti. Proprio per questa occasione,
Vincent abbandona il vocoder e torna avanti a noi, pompando ancora di più questo sconvolgimento di
Closer inginocchiandosi proprio davanti a noi e menando
forti plettrate alla sua chitarra ritmica,
dimenandosi come un
animale ma perfettamente a tempo,
headbangando come un folle, i suoi riccioli sono la sua aureola. Persino il tranquillo
Jamie si fa prendere da quel momento, e tra il vortice dei suoi ricci lunghi non riusciamo a scorgere il suo volto.
Il crescendo sale, sale, e sale finché quando le nostre orecchie sono
pienissime di suono, la canzone torna a quietarsi, e i nostri sensi sono offuscati di nuovo da quella
pace, come in quei dieci secondi in cui dopo un
orgasmo tutte le tue sensazioni, defluite dal tuo corpo, tornano lentamente in te, e rimani come sospeso a mezz'aria. Le chitarre di
Danny ci fanno
scivolare verso qualche altro angolo della nostra mente. Tagliano il finale in cui
Vincent ritorna un momento al vocoder, ma capiamo in quel momento che non ce ne sarebbe stato bisogno.
E una splendida canzone d'atmosfera sfuma. Brividi. Beh, che altro vi aspettavate, il concerto degli
Anathema è
decisamente iniziato. Tanti applausi, tante urla, tanti incitamenti.
Vincent sfoga tutta la sua
irruenza (che cantando una canzone come Closer aveva dovuto contenere) in un sonoro:
"GRRRRAZZZZIEEEE!" che tutto l'Alpheus accoglie come
oro colato.
Però poi se la ride perché inciampa in un
tesserino con foto di una ragazza della crew, che poi fra l'altro a fine concerto sarà a vendere roba al banco del merch. Vincent si squadra con espressione compiaciuta la foto di riconoscimento e sghignazzando la porge a noi delle prime file, facendocela vedere per bene
("Can you see that? Not that bad at all, huh??").
Troppo occupati a scambiare battute con
Vincent, non ci accorgiamo che
Danny e
Jamie hanno già cominciato a suonare qualcos'altro, ed è davvero la prima sorpresa della serata, quando
Vincent si tira su di nuovo e sghignazza vistosamente, e
Les fa partire l'organo di
FAR AWAY, una canzone che sì è dell'album
Eternity, ma che stavolta ci è rifatta in maniera completamente
diversa, più
nuova, più
fresca,
leggera e anche dinamica con nuovi arrangiamenti di chitarra.
"One common, subterran destination...
One life, another day...
A vestal child... unveiled... by temptation...Innocence slips away..."Ed ecco il primo refrain, più contenuto, più soft, che
Vincent canta lento, ma che il pubblico non è altrettanto bravo a dissimulare:
"Far awaaaay!!!"In un coro che sì è malinconico, ma che i nostri cantano col
sorriso sulle labbra, guardandoci con approvazione, cercandoci con gli occhi, cercando con noi un contatto visivo vero, saldo, forte.
"Sometimes... I envy the dead...
So take me...Faaaaar awaaaaaaay!!!"E si sale, si sale ancora,
non è la
frana, ma è qualche
sassolino che comincia a precipitare...
Ed eccolo,
Danny che spazza via gli ultimi ostacoli al disastro con la sua elettrica, e
Vincent,
schitarrando con la sua acustica, passeggia per il palco e ridendo incita il pubblico con quei pochi gesti che bastano. Ed ora che anche John incalza rapido può essere il delirio totale!!!
"FAAAAR AAAAWAAAAAAAAAAYYYYYYYY!!!!"L'outro cresce rapido, con un assolo splendido di Danny, e la canzone poi conclude in un finale molto lento, fra gli applausi generali, soprattutto dei
veterani dei concerti degli
Anathema, veramente sorpresi da questo primo estratto di Eternity.
Vincent sparisce un attimo,
Danny e
Jamie parlottano tra loro. Il bassista prova a dire al microfono:
"No flash, please!" ma sarà abbastanza
fatica sprecata.
Dalla disperata malinconia di
Far Away però si passa al più nuovo
ottimismo anathemico. Un dolce riff melodico fa capire a molti che stiamo per ricevere una delle tracce del nuovo album degli
Anathema di prossima uscita: si tratta della splendida
ANGELS WALK AMONG US.
Mi scappa un
"Mamma mia..." all'attacco di
Danny, ed ecco che
Vincent va al microfono:
"Only you... can heal... inside...
Only you... can heal... your... life..."E canta con una tale
intensità e un tale
sentimento, che non si può rimanere
impassibili. Che non si può non avere i
brividi.
"Oh, it must've been an angel..."(Eco)
La track è stata la terza e ultima dei nuovi lavori degli Anathema diffusi sul loro sito, dopo
Everything (che stando alle ultime interviste non sarà inserita nel nuovo album perché c'è materiale molto migliore) e
A Simple Mistake.
"I just can't reach you..."Nonostante quindi una diffusione non ufficiale, fra le prime file non siamo in pochi a cantare con
Vincent, soprattutto il piccolo, ma doloroso
refrain.
"Mother, can you hear me?
Can you tell me, are you there?
Father, can you help me?
'Cause I know that you care...
And I don't have to fight anymore..."E se è vero che siamo stati travolti dall'
istrionicità e dalla
carica degli
Anathema nelle prime canzoni, ora sentiamo qualcosa di
nuovo, qualche nuova
emozione, qualche nuova
energia, più
chiarezza, una
carezza di
onestà e
sincerità.
Bagliori di vita. Questi sono gli Anathema,
ora. Come a dire,
"Va bene suonare il nostro vecchio materiale. Ma dove le nostre anime vivono, oggi, è qui".
Sfumando dolcemente, le mani che applaudono sono tantissime, più di prima, perché ora si sono aggiunti quelli che non l'avevano mai sentita e ne sono stati
convinti.
Ancora senza una pausa, ecco partire dei trascinati
riff sognanti,
Vincent torna ad accomodarsi al
vocoder e insieme con
Danny ci canta le prime strofe di quella che, la riconoscono sicuramente i presenti che erano al concerto del Tendastrisce l'anno scorso, si rivela essere la seconda canzone dal prossimo nuovo album:
A SIMPLE MISTAKE.
"Think... for... your... self...
you... know... what... you... need... in... this... life..".La lunga canzone scorre fluida, con la medesima convinzione di prima, senza un'esitazione e con tanto sentimento, specialmente grazie a un
ispiratissimo Vincent. E se nelle altre canzoni la sua voce sarà sempre un po' coperta dal pubblico che canta con lui, questa forse è l'unica volta che riusciamo ad apprezzare
la sua voce da sola... anche perché quasi nessuno conosceva le parole di questa nuova track. La prima parte ci porta a un chorus intensissimo, che ci stringe il cuore, ma che
Vincent canta con un
sorriso.
"... Time... can be the answer,
Take the chance, lose it all,
It's a simple mistake to make, to create love
And to fall
So rise, and be your master
You don't need to be a slave
Of memory ensnared in a web, in a cage..."Ed è sempre con il sorriso che
Danny ci accompagna nella terza parte strumentale della canzone,
immensa, forse il vero capolavoro della traccia, in un intreccio di chitarre con delicate tastiere di sottofondo e un basso che forse in realtà sono i
battiti del tuo
cuore.
Vincent torna davanti a noi, testa bassa, quasi piegato in due, una chitarra che suona tra le mani, immobile, a voler far passare
ogni nota,
ogni emozione, dal suo
corpo catalizzatore.
Solo verso la dolce chiusura dell'incredibile e ottimista
A Simple Mistake,
Vincent torna ad alzarsi, la bocca aperta in un gemito silenzioso. Anche
Danny è profondamente
immerso nella nuova composizione, e sembra muoversi a tempo di musica in una
dimensione di cui è
padrone.
E sfuma. E va anche questa. E le parole cominciano davvero a strozzartisi in gola.
Vincent torna
solenne al microfono, e con
tono a metà tra il
funebre e lo
scocciato di chi ha pestato una
cacca per strada presenta la prossima canzone:
"The next song goes to the giraffes... in the zoo of Rome..."I presenti sono
sconvolti da tanto savoir-faire, c'è chi
ride, c'è chi riesce solo a
sorridere, mentre qualcuno gli urla di rimando:
"All right!!"E proprio dopo la positività di
A Simple Mistake, ecco che ripiombiamo nei più bui Anathema, quando
Vincent attacca con
Jamie l'intro acustica di
ANYONE, ANYWHERE, splendida
gemma troppo avaramente conservata dal quintetto, che neppure durante il tour di
Judgement era mai stata suonata. Questa
perla dunque rara è a dir poco
apprezzata dal pubblico, che non ha problemi a farsi catapultare da un
estremo a un
altro della
scala emotiva.
Un
doloroso e
pulitissimo Vincent torna al microfono:
"No one seems to care... anymore...
I wander through this night... all alone...
No one feels the pain... I have inside...
Looking at this world... through my eyes..."Si inserisce
senza pretenziosità ma con
l'intensità di un
rombo di tuono il
pianoforte di
Les, e la delicatezza acustica della prima parte di
Anyone, Anywhere va avanti. Le nostre mani, manco a dirlo, sono in aria a scandire tutti i tempi. Ma di lì a poco la parte acustica sarà spezzata dalle
chitarre doom di
Danny e un cantare sempre più
disperato di
Vincent, e la fine della canzone è come un
cozzare fra la
musica che va verso il suo
alto picco e la
speranza, e delle
parole che non lasciano molto
scampo, in una cruda
rassegnazione da
spezzare il
cuore.
"There's no one... in this life...To be here with me at my... side..."Tutti gli strumenti, tutte le chitarre, il basso e la batteria sono portati all'
estremo in uno
scroscio che ci riempie le orecchie e quasi ci assorda... per poi svanire all'improvviso, e lasciare che le note del dolce pianoforte di
Les ci accompagni alla fine, sempre più malinconica.
Ancora altri applausi, e in giro si vede già qualcuno con le prime
lacrimucce... ma gli
Anathema non hanno intenzione di lasciarci a lungo in questo stato... Vincent torna a recuperare la sua chitarra elettrica
(nel frattempo a quella acustica sono saltate un paio di corde e le si deve sostituire), si porta davanti al microfono e...
"You'd better stop going like that, you're inflaming my sexual ardour!" esclama con approvazione e soddisfazione. Noi non sappiamo più se
ridere o
piangere, così facciamo un po' tutte e due le cose, come ci viene.
Non che gli
Anathema abbiano voglia di farci venire dubbi del genere.
"... Empty vessel..."Due, semplicissime parole quasi in parlato strappano altre
grida incredule, che però si fermano subito, proseguendo il cantato, riconoscendo la devastante
EMPTY da
Alternative 4. La
cupa voce di
Vincent si spinge sempre più verso il basso... si battono le mani a tempo!
"... under the sun, wipe the dust from my face,
another morning, black sunday coming down again...
coming down... again..."John pesta
duro,
lento,
letale da dietro le pelli, ma noi abbiamo cominciato a battere le mani in maniera così
forte,
decisa e
unisona che quasi lo
copriamo!
"Empty vessels, empty veins,
Empty bottle, wish for rain, that pain again...
Wash the blood of my face, the pulse from my brain..."Poi quasi bisbiglia:
"That pain again..."E quindi
esplode, con l'audience che non delude e si sfoga abbondantemente!
"AND I FEEL THAT PAIN AGAIN!"Ecco le
chitarre, ecco il
riff incalzante ed
Empty decolla nel suo furore disperato, col pubblico a urlarlo a suon di
"oooo-ooo-oooo" e Vincent
("Go!!!" incitandoci a urlare) ci mostra
un altro lato del suo cantato,
rude,
ironico,
secco.
"... And now you're walking on a lucky path,
I have to laugh...BUT YOU'D BETTER WATCH YOUR BACK!"Si chiude la strofa, altro trascinante riff, noi ora
urliamo e
battiamo le mani insieme... ed ecco che di botto tutto sembra
placarsi, lasciando spazio ad un
valorizzatissimo Les che suona in maniera sentitissima il dolce
intermezzo di
piano... quello che si suol dire la quiete dopo la
(o prima della?) tempesta... Nel frattempo
Danny si accentra e si porta le mani alle orecchie, con l'Alpheus che reagisce alla provocazione e lo seppellisce di approvazione.
Ed ecco che il pianoforte è ancora spazzato via dalla durezza delle chitarre di
Danny e dalla voce di
Vincent:
"There's pathetic opposition,
They're the cause of my condition,
I'll be coming back for them,
I've a solution for this sad... situation
Nothing LEEEEEEFT..."... va in crescendo
Vincent... la musica scema, e lui torna al microfono sussurrando...
"... but to kill myself again..."Silenzio di botto, riempito subito dagli applausi e dalle grida di approvazione dell'Alpheus. Devo ammetterlo,
Empty non è mai stata una delle mie
preferite, l'ho sempre vista una canzone né carne né pesce, mix di due estremi fra il
rock duro e la
disco music, ma dal vivo fa il suo
porco effetto.
All'improvviso
Vincent al microfono comincia a
growlare violentemente!!!
O_ONoi siamo tutti
sconvolti e lo guardiamo con
occhi sgranati!!!
O_OIl cantante si blocca all'improvviso e si giustifica.
"Sorry, I just had to take a little death metal relax!" risate generali. Ahahah, ma siamo a un concerto di Elio e le Storie Tese ora???
Poi, posata per un attimo la chitarra elettrica, ci trascina con i gesti come a doverci strappare i vestiti di dosso:
"Can you do this??" e a farci urlare:
"KILLLL!!!" Il pubblico divertitissimo approva, esegue e sghignazza con
Vincent ("Come on, everybody at the same time, ok?"), mentre
Danny e
Jamie si mettono le mani nei capelli sorridenti
(ma Jamie poi va dietro a Vincent!)"... I always wanted to do that..." ammetterà
Vincent, imbracciando la chitarra acustica.
Torniamo agli arpeggi di chitarra: riconosciamo l'approccio sottile di
JUDGEMENT, la title track del loro album più
Floydiano, che pare andare avanti senza problemi,
lenta,
sconsolata, con un crescendo
malinconico che noi supportiamo battendo le mani a tempo, o almeno cerchiamo di farlo.
Vincent ci vede
in difficoltà e ci sorride.
"Keep the time!" ci dice, e con le sue mani ci riporta sui binari del tempo giusto, mentre canta. Il
riff è una vera
pietra preziosa, e il crescendo va sempre più veloce, sembriamo sull'
orlo di un
precipizio, siamo pronti a esplodere, le luci ci flashano senza pietà... ma poi all'improvviso tutti i suoni convergono verso un
silenzio assordante e quindi il
basso delirante. E
Vincent:
"You know you ain't going nowhere,You're stuck inside while the mind is flying,
You said you'd help me in the morning
Twisting on the pins into my eyes
And dragging on the cell above you...
Fixing at the wall with your crooked hands
While you're miles away... miles away... MILES AWAY..."Sportellate di
batteria, si mette in mezzo a
spintonare pure la
chitarra, ecco che
Judgement si fonde alla ben più
frenetica PANIC, dall'album
A Fine Day To Exit!!! La canzone dal vivo ha un
potenziale immenso, e riesce alla grande, caricando l'audience soprattutto per merito di uno
scatenatissimo Vincent, che canta con particolare
enfasi le strofe più
nonsense.
"I didn't think it'll all end up like this,
There's spinders on the walls and they stink of piss,
Dead heads lying in the corner,
Staring at me, making me feel bad!
I put my hands up to my eyes
But the holes in my palms let me find a wayTo corner you, corner you, corner you!"E'
delirio totale, siamo al punto più basso del malessere, ma sappiamo che lo passeremo, sappiamo che l'abbiamo già passato!
"Calmness fall... once agaaaaiiin! Once agaaaiiiin! ONCE AGAAAAIIIN!"E al momento in cui c'è il secondo tunnel di silenzio, prima dell'ultima accelerata finale, siamo tutti con loro!
I
bollenti spiriti sono decisamente
in fiamme, dopo questa botta di vita, e bisogna quantomeno raffreddarli un po'.
Panic sfuma, e veniamo immediatamente placati quando
Les attacca
SHROUD OF FALSE, l'opener di pianoforte di
Alternative 4. Vincent si avvicina al microfono e tenta di cominciare a cantare la tremenda strofa:
"We are just a moment in time..."Solo che
Danny evidentemente gli dice qualcosa di troppo e
Vincent scoppia a ridere, portandosi dietro tutti i presenti. Mani nei capelli. Ancora non ho capito come fanno a giostrarsi fra
momenti terribili e queste
gag da cabaret. Per fortuna si riprende.
"A blink of an eye..." e il pubblico è subito di nuovo con lui.
"A dream for the blind..." eccole, le chitarre, ed ecco le braccia levate.
"Visions from a dying brain... I hope you don't understand..."E
Vincent si guarda intorno. Noi siamo un po' preoccupati: in
Alternative 4 è
Fragile Dreams a irrompere dopo quest'intro. Davvero i nostri eroi si giocheranno questa carta dopo solo una cinquantina di minuti di concerto? La risposta è
no, ci è chiaro quando il pianoforte di
Les continua nelle delicate note di
LOST CONTROL.
"Life... has betrayed me once again..."Le mani battono.
Stavolta a tempo,
Vincent nota sorridente. Ed è un sorriso che stride in maniera pazzesca col testo... ma che in qualche modo quadra alla perfezione...
"I accept some things will never change..."I momenti di pianoforte alternato alle chitarre, dal vivo, hanno un impatto pazzesco. Ce ne accorgiamo tutti. Ma più di tutti se ne accorgono
Vincent e
Danny:
"How much longer 'till I hit the ground..." canta
Vincent, e davvero, con lui tutto l'Alpheus.
"I can't tell you why I'm breaking down...
Do you wonder why I prefer to be alone?
Have I really... Lost Control?"E se nel CD le ultime parole
"Lost Control" vengono ripetute da un eco, certo qui live
Vincent non può mettersi a ripetere l'eco... è di diverso parere un nutrito gruppetto di persone, che invece
FANNO L'ECO AL POSTO SUO, in calando!!!
"Lost control... control... control... control..." Ahahaha CHE SCEMI! E i due fratelli Cavanagh
sghignazzano!
Ma la canzone prosegue ed è una
meraviglia. Nell'ultima scia strumentale,
Vincent accompagna con qualche debole vocalizzo, ed è la fine della canzone, c'è spazio solo per gli applausi e la gioia.
Vincent torna al microfono, ma ormai siamo pronti a tutto direi...
"Have you noticed?? Every song seem to slow down in the end...? Next time we'll speed it up!"E mentre proviamo a immaginarci come sarebbe
Lost Control con un finale
accelerato,
Les parte con
REGRET, altra perla troppo poco esposta in tour e che ora ci viene riproposta. Devo ammettere una cosa: se fino a questo punto avevo vissuto ogni singola canzone con tutto me stesso, credevo di avere tempo per
rifiatare, con
Regret, che non è che me la sia mai filata così tanto, diciamo. E invece me la sento. E non me la ricordavo
così bella, fragile ballata doom tendente al prog, che poi
decolla, i due
pilastri della band la cantano all'
unisono, e sono applausi come se piovesse. La band
approva.
Vincent torna al microfono, e non è difficile riconoscere la sezione ritmica di
HOPE, altro pezzo da novanta di
Eternity. Stavolta non c'è nessuna
introduzione in
spoken, bensì
Vincent la annuncia con un sonoro
ruttone, e beveva pure acqua
naturale,
lo stimo!
Il testo è una dura salita, ma a ogni refrain arriviamo con una nuova consapevolezza, e ogni volta lo cantiamo più forte, assieme al nostro
frontman.
"I wanted to live forever...
The same as you will too
I WANTED TO LIIIVE FOREEEEVER...
And everybody knew..."E il riff della canzone, così
catchy, ci raccoglie e ci strapazza per bene.
"You are the mist,
The frost across my window pane...
And again..."E anche
Hope sfuma... stavolta senza rallentamenti, ma di botto, a silenzio improvviso.
Gli applausi dell'Alpheus sono sempre più convinti, ma
Vincent pare avere qualche problema con la sua chitarra. Infatti, diverse altre volte durante il concerto le sue corde dell'acustica
zompavano che era un piacere, e ora... pare che non abbia altre soluzioni sottomano!
Danny ci saluta e ci chiede se ci stiamo divertendo, mentre
Vincent sparisce qualche secondo nel backstage. Quando il minore dei Cavanagh torna sul palco senza chitarra e scuotendo la testa,
Danny fa
spallucce e attacca comunque nientemeno che il riff melodico di
TEMPORARY PEACE, e sono brividi ancora una volta.
"Deep inside the silence,
Staring out upon the sea..."Canta
Vincent, le braccia
goffamente lungo il corpo. Sembra davvero che
non sappia che farci, se non sono impegnate con la chitarra! Non è difficile leggere un po' di
perplessità sul suo viso, ma ci pensa una ragazza a tirarlo su, con un grido felice di
incoraggiamento.
Vincent sorride e sembra davvero rassicurato. Tenta persino di fare qualche
incitamento con le mani libere verso il pubblico.
Vabbè, almeno ci prova!
"And I swear I never knew, I never knew, how it could be..."Il
refrain è qualcosa di davvero
speciale. Davvero una sensazione di
sollievo, come se si sia passati attraverso una tempesta e adesso qualcosa, all'improvviso, ci ridà pace. E le nuove nuvole all'orizzonte sono viste in modo diverso.
"Beyond this beautiful horizon
Lies a dream for you and I
This tranquil scene is still unbroken by the rumors in the sky..."Ma soprattutto... e qui è solo una nota personale...
"And there's so many, many thoughts
When I try to go to sleep But with you I start to feel a sort of Temporary Peace...
There's a drift, in and out..."Con un
Vincent sopra le righe quanto a
intensità, nei lamenti finali della canzone.
Applaudiamo e gridiamo felici la nostra approvazione, Vincent si guarda intorno, allarga le braccia e torna a parlarci:
"It's the first time I got to sing without my guitar! It... it feels weird... I felt naked! ... What do I do with my hands!!!" dice, agitandole goffamente... con molte e
molte fan presenti che sarebbero
pronte a dare i loro
consigli...
Infatti qualcuno del pubblico gli grida qualcosa e
Vincent risponde scherzosamente
("... No parlo italiano!") ma
la figata era dietro l'angolo [cit.], perché nel frattempo
Danny attacca lo
scivoloso riff di
FLYING!!!
Sono grida incredule, mentre finalmente
Vincent torna ad avere una
chitarra tra le mani
(e la alza trionfante sulle prime file!)...
"Started a search to no avail,
A light that shines behind the veil, trying to find it..."Ed è
SORPRENDENTE come
tutta la sala stia già cantando a squarciagola già queste primissime parole! Gli stessi fratelli Cavanagh si mostrano
sorpresissimi, e infatti quasi subito
Vincent ci lascia cantare
da soli!!!
"And it feels like I'm Flying..." c'è sempre chi va fuori tempo e
Vincent aiuta a tornare sui binari con gesti delle mani...
"Above you...
Dream that I'm dying... to find the truth...
Seems like you're trying... to bring me down...
Back down to earth... Back down... to earth...""Bravissimo!" se ne esce
Vincent, ed ecco che irrompe
John a scuoterci.
Vincent riprende a cantare ma non abbiamo intenzione di mollarlo, tanto che
"cantiamo" anche i
riff di chitarra!
"Layers of dust and yesterdays,
Shadows fading in the haze of what I couldn't say..."Il meglio deve ancora venire però...
"Strange how life makes... sense... in... time...
AND IT FEELS LIKE I'M FLYYYIIING..."L'ultimo refrain è un'unica voce, speciale, con
Vincent che verso la fine fa la voce principale e noi gli facciamo il coro
("Seems like you're trying..."
"Trying..."
"You're trying..."
"Trying...")"Back down to earth... Back down..."Ed eccolo
Danny, il riff finale di
Flying sempre più
schizzato e
veloce, lui sempre più
carico ed
energico man mano che ci avviamo alla conclusione, fino a che
salta ogni schema, e diventa soltanto una gara a far
stridere di più la propria chitarra elettrica, per
delirio dei presenti, e un finale da brivido, in cui il maggiore dei Cavanagh gioca con la pedaliera, lasciando in
loop il riff mentre il resto della band intorno a lui si
congeda: il primo è
Vincent, che posa la chitarra e svanisce, segue
Jamie, poi
John.
Les rimane solo un altro po' a dare qualche tocco di atmosfera in più con la tastiera, ma alla fine se ne va anche lui.
Rimane sullo stage il solo
Danny, che continua nell'outro di
Flying mentre noi pendiamo dalle sue...
dita. Il riff in loop va avanti da solo,
Danny posa l'elettrica, tira su l'
acustica... il loop scema lentamente, e capiamo che una delle canzoni
più acclamate sta finendo. Applaudiamo sempre più in estasi, ma non c'è tempo, perché appena
Danny interrompe il loop
subito parte a suonare con l'acustica la splendida e intima versione di
ARE YOU THERE? dell'ultimo album acustico,
Hindsight.
Ci sono altre urla di approvazione, c'è chi batte le mani, ma
Danny scuote il capo, si avvicina al microfono e intima il silenzio.
"Ssshhh..."Noi ci
zittiamo di colpo, e si crea un'atmosfera
surreale.
"Are you there...? Is it wonderful to know...
All the ghosts... All the ghosts..."Sì, forse
Danny può impedirci di battere le mani e urlare, ma non può impedirci di
cantare. Eppure, l'
atmosfera che si sta creando è così
intima,
silenziosa e...
anathemica, che
nessuno canta forte,
nessuno urla, sono solo
tanti sussurri, tanti sussurri
moltiplicati per sei corde di acustica e
una voce di chi ha composto.
Il risultato sa essere infinito.
"But since you've been gone I've been lost inside,
Tried and failed as we walked by the riverside..."Danny non ha lo stesso piglio
aggressivo e
istrionico di
Vincent,
Danny è molto più
sincero,
onesto,
limpido, e forse questo è ciò che rende ancora più
speciale e
viva questa canzone. E' una cosa pazzesca, è come se tutti ci stessimo
confessando con
Danny e
Danny si stesse
confessando con noi, un vortice di
intimità perfettamente portata da
gentili e
delicate note.
"Oh, where are you when I need you? ... Are you there?"Proprio a punto il
microfono di
Danny lancia un
fischio pauroso, e il compositore fa un
salto all'indietro senza per fortuna smettere di suonare, ma nessuno può trattenere un sorriso nel vedere l'
occhiataccia che lancia alla console di suono.
E via,
Danny si lancia in una successione di note con la chitarra che definire
assolo è fare una
violenza a quella
gentilezza... Stavolta non è proprio più possibile contenersi ed
esplodiamo in tutta la
felicità che siamo riusciti a limitare fino a quel momento,
ruggiti,
applausi,
grida.
Danny sventola le ultime note e la versione acustica di
Are You There? si conclude con un semplice
"Thank you!" da parte del chitarrista, che posa la sua chitarra e pare voler andare via. Poi torna davanti a noi, ma si guarda intorno e allarga le braccia.
Dove sono tutti? I suoi compagni ancora
non sono tornati!Uno spaesato
Danny ci ringrazia ancora, quindi sparisce nelle tenebre del palco per ricomparire poco più indietro, alle
tastiere di
Les. Noi
applaudiamo ancora mentre lui prova qualche suono, e intanto ci chiediamo cosa diavolo stiano preparando. In realtà, ci dovrebbe essere
perfettamente chiaro.
Qualche
goccia di
pianoforte, e
Vincent torna
silenzioso sul palco.
Raccoglie la sua acustica.
E comincia il momento
più forte,
commovente,
bello e
intenso di tutto il concerto.
Il nostro
occhio del ciclone.
Sono le note di
ONE LAST GOODBYE.
Chi non si è portato le
mani nei
capelli,
applaude. Qualcuno - uno a caso - ha un grosso
nodo alla gola.
One Last Goodbye ci viene presentata in modo ancora più
scarno che nell'ultimo cd acustico
Hindsight. Stavolta sono
soltanto loro due,
Danny e
Vincent, da soli, come nella tempesta che li sconvolse nel
1998, quando la loro madre li lasciò.
Non sappiamo bene
cosa fare. Non sappiamo bene
cosa dire. Stavolta a nessuno viene in mente di
battere le mani. Però una cosa possiamo farla. Aggiungere
del nostro a questo fortissimo momento.
"How... I... needed you...
How I grieve now you're gone...
In my dreams...
I see you I awake... so alone."Vincent stavolta
non fa lo scemo,
non fa finta, è solo lì, a far uscire fuori la sua anima più pura, per l'ennesima volta. E fa senso vederlo così serio, vederlo mentre il suo capo oscilla dietro il microfono. Gli
occhi sono
rigorosamente chiusi.
"I know you didn't want to leave...
Your heart yearned to stay...
But the strenght I always loved in you...
Finally... gave away..."E il pubblico di Roma canta con lui, ognuno
rispecchiandosi nel loro
dolore, ognuno ricordandosi il
proprio.
"And somehow... I knew... you would leave me this way...
And somehow... I knew... you could never, never stay...
And in the early morning light...
After a silent, peaceful night...
You took my heart away..."Un breve
sospiro di
Vincent. Il suo volto è un'aperta
smorfia, prima del refrain. Ma noi lo sosteniamo. Noi gli siamo vicini ora più che mai, e cantiamo più forte.
"In my dreams... I can see you
I can tell you... how I feel...
In my dreams... I can hold you...
And it feels... so real..."E non ce la facciamo più. Ma
Vincent ci esorta ad andare avanti e a non mollare, perché c'è una seconda voce che dobbiamo interpretare per lui.
"I still feel the pain..."
"Still feel the pain..."
"I still feel your love..."
"Still feel your love..."Vincent ha il capo chinato mentre gli rispondiamo. Ma quando torna ad alzarsi, la sua voce freme ma non cade.
Ma da questo momento in poi, decide di lasciare le nostre mani e farci proseguire su questa strada da soli, col solo
Danny a suonare il
pianoforte.
"And somehow... I knew... you could never, never stay..."Vincent è al lato destro del palco, una
mano a coprirsi la
bocca, mentre guarda un indecifrabile
Danny che sembra suonare più per
inerzia che per reale
impegno. Anche la testa del maggiore dei Cavanagh è altrove, ma ha lo sguardo
sereno, nel sentirci cantare.
"And somehow I knew... you would leave me..."Intorno a me le prime voci cominciano a
rompersi. E' dura rimanere saldi.
"And in the early morning light
After a silent, peaceful night
You took my heart away..."Ma ora
non possiamo proprio tirarci indietro.
Non importa come suona la nostra voce, se stonata o rotta dal pianto. Non possiamo proprio tirarci indietro.
"OH I WISH... I WISH YOU COULD HAVE STAYED!!!"Vincent si scrolla la
tensione di dosso con un
sorriso e riprende a suonare l'acustica,
Danny non può fare altro che fermarsi e alzare le braccia in un aperto
applauso a noi, mentre poi si lancia nell'ultima parte di pianoforte, noi urliamo e ci sfoghiamo ancora, ma due secondi dopo è subito silenzio e stiamo tutti rivolti verso
Danny e verso le ultime note.
Sì, è tutto un
calare, e quando tramonta del tutto, c'è
il boato più grande che l'Alpheus possa regalare, mi guardo intorno e vedo gente col
volto rigato, ma
felice, col
sorriso, che
urla e
applaude. E mi asciugo le guance - ma sì che ho pianto anch'io, e non sono precisamente un emo. Non era possibile altrimenti. E non c'è stato pianto che più abbia
sfogato, che più abbia
consolato, non c'è un pianto di cui non ci si debba
vergognare se non quello, circondato da gente che ha passato quella canzone come te, e ora ti capisce, tu sai che ti capisce, sai che ognuno in quella sala sa quello che stai provando, come tu sai quello che stanno provando loro. Ed è all'improvviso la più bella
uscita introspettiva serale con degli amici che non hai mai incontrato prima.
E quel
groppone in gola si è
sciolto, è sparito, o meglio, è venuto fuori con tutta la sua forza, ma l'abbiamo superato insieme nel migliore dei modi. E ora c'è un grosso problema:
come far tacere l'Alpheus, che è ora un locale pieno di persone commosse che applaudono e urlano le loro due colonne portanti e non hanno intenzione di smettere?
Danny ci prova, si avvicina più volte al microfono.
"I have to say..." ma ogni volta è ricacciato indietro, c'è troppo
macello, non può parlare.
Tenterà due-tre volte, e finalmente alla quarta riuscirà a parlare. Anche
Vincent ci applaude commosso, e si asciuga velocemente qualche lacrima dal viso. Nel frattempo, tornano a raggiungerci
Jamie,
John e
Les.
"I have to say... I have played that song a thousand times but that was definitely the most special I have ever played!" ci dice
Danny, e non ha assolutamente nulla del
ruffiano mentre lo dice.
Il problema è che ora torniamo ad
applaudire e a
urlare come prima.
Vincent prende la parola:
"Thank you so much, you are... a great audience!" dice, ancora commosso.
Come fare a continuare la serata ora? Come far tacere l'Alpheus?
A pensarci è
Danny, che tornando a raccogliere la chitarra elettrica suona un
motivetto da marcetta felice, talmente fuori luogo in quel momento che strappa
risate a tutti!
Vincent ne approfitta:
"We're gonna do ANGELICA right now..."Al che davvero... non sappiamo più che fare... perché la scelta è
perfetta... forse non poteva essercene una migliore... continuiamo sulla scia del passionale con una canzone superba, e al primo arpeggio di chitarra non dico che ci siamo scordati di
One Last Goodbye -
perché non ce la scorderemo mai - ma già siamo proiettati verso la nuova canzone, pronti a
divorarcela. E il
crescendo iniziale fino al riff centrale della canzone è
qualcosa che augurerei anche al mio peggior nemico.
"Where are you, tonight?" noi rispondiamo presente...
"Wild flower in starlit heaven...
Still enchanted in flight...
Obsession's lament to freedom..."E ancora quel riff da brividi... e davvero ti convinci sempre di più che
si è aperta tra di noi una parentesi magica...
"Unengaged, dim lit love... didn't taste... the saaaame!"Ma soprattutto:
"... And I wonder if you ever wondered the same..." bisbiglia Vincent...
"... And I still wonder..."E
Angelica è già passata, e cominci anche a credere davvero alla
relatività del tempo, perché è impossibile che sia
già finita, è stata troppo perfetta, lì, così, al momento giusto. La canzone cala e noi tributiamo i
giusti apprezzamenti alla band.
Vincent molla qualche
"Uoah!" al microfono, noi lo imitiamo e lui parte in una risata stile Pippo... quindi decide di farci scegliere la prossima canzone da suonare!
"What shall we do?"E subito partono le richieste più
folli!
In mezzo ai titoli più vari, risalta l'
urlaccio di un folle:
"RESTLESS OBLIVIOOOOOON!", una delle canzoni più oscure e cupe del periodo metal degli Anathema, cosa che suscita l'ilarità generale. Si sente addirittura qualcuno che invoca
Everything, altri chiamano
Inner Silence (e Vincent: "We didn't play that one on this tour yet...") ma, come era prevedibile, la maggioranza urla un solo titolo...
Danny ci guarda, fa cenno di sì col capo, indica un ragazzo del pubblico che urlava con enfasi quel nome, e ci annuncia quindi: "
SLEEPLESS!!!"
La folla la riceve con un'
esultanza particolare, quasi con un violento
ruggito di
rivalsa (specialmente dopo che ci si è lasciati andare all'estremo emotivo con One Last Goodbye) perché
Sleepless è la vera
hit del periodo doom metal degli Anathema, ed è anche l'unica canzone di quel periodo che i Cavanagh suonino ancora. E anche il sottoscritto, quanti ricordi ha legati a questa fortissima canzone...
Ed ecco che Vincent ci carica:
"OKAY!!" e
Danny parte con il claustrofobicissimo arpeggio,
John ci incalza più che mai con ritmiche schizofreniche, e
Jamie prende addirittura il suo basso a sette corde.
"... And I often... SIGH..." parte
Vincent, in clean. La canzone originale, sul cd
Serenades, era in growl, ma quel cantante Darren White ormai se ne è andato per la sua strada.
"... I often wonder why...
I'm still here... and I still cry..."Attenzione, attenzione! C'è chi comincia a
headbangare seriamente!
"... I often spill a tear... over those not here..." E QUINDI PARTE L'URLACCIO:
"But still they are... so dear!"Ed ecco che irrompe la chitarra ritmica di
Vincent che spazza via tutto, e per un momento sembra di essere tornati indietro nel tempo, ai vecchi Anathema, tanto che parte pure un piccolo
pogo.
"Please... ease my burden!" ma quanto è diversa in
clean Sleepless?
Il
massacro continua,
Vincent urla sempre di più, ma stavolta il pubblico lo batte! E ci portiamo alla parte dell'assolo,
freneticissimo, che
Danny interpreta magistralmente, e a vederlo
ora,
così carico a headbangare, ti sembra incredibile che sia lo stesso che pochi minuti prima suonava quella versione acustica di
Are You There? in maniera così pacifica!
L'assolo
cozza con le ritmiche, c'è una grossa
esplosione di suono e
Sleepless va agli archivi, lasciandoci completamente
revitalizzati e
carichissimi dopo una
(eccessiva forse!?) dose di emotività.
A precisare questo fatto ci pensa
Vincent, che torna da noi a dirci di come
Sleepless sia un po' stanca, giocando sul significando del nome, dicendo che ci saluta tutti ma ha dormito poco, ha un po' di sonno e quindi hanno intenzione di metterla a dormire...
Noi siamo
piegati dal ridere e ci subiamo anche il ritorno di
Vincent:
"And in case you're wondering, yes, we're all insane..." Nel caso non ve ne foste accorti,
sì, siamo tutti pazzi...Applausi per il frontman, ma
Danny attacca un dolcissimo arpeggio, melodico.
Frugo nella mia memoria.
Che cavolo è?L'ho già sentita?No?Possibile che ci sia una canzone del catalogo degli Anathema che
mi sfugge?
Sono arpeggi delicati, limpidi. Lucenti, freschi, leggeri.
Ed effettivamente non posso tardare a capire che siamo di fronte a un'altra canzone
nuova del prossimo album.
Jamie e
John accompagnano
Danny, che si avvicina al micrifono e ci dice:
"This song is called HINDSIGHT."E parte. Sarà solo strumentale. E sarà
speciale. Un po' una
coronazione di tutte le ultime canzoni.
"Hindsight" letteralmente significa
"guardarsi indietro". Ma in inglese ha una valenza in più, vuol dire
"girarsi a guardare indietro mentre stai andando avanti". Credo che sia una speciale
celebrazione della loro carriera e abbia un significato importante.
Sono passati 5 anni dal loro ultimo album,
A Natural Disaster.
In questi anni, gli
Anathema ne hanno passate di tutti i colori. Battaglie con le label, problemi interni. Sono partiti dal doom metal passando attraverso una musica tormentata, fino ad ora, fino alla luce.
E adesso,
sereni, soddisfatti, si guardano
indietro, a quello che hanno passato. E vanno avanti.
Fieri di quello che hanno fatto.
Orgogliosi di aver superato quei problemi. Ora loro sono ancora qui. E vanno avanti.
Questa è stata
Hindsight. Una musica piena di
serenità e
certezza.
Sentirla dopo essersi emozionati con
Flying e
Are You There?, dopo aver pianto con
One Last Goodbye, dopo aver rabbrividito con
Angelica e dopo aver ruggito con
Sleepless, eccoci a
Hindsight, la nostra ultima spiaggia, dove sentiamo che è il posto giusto per fermarsi a riposare.
Stando alle indiscrezioni,
Hindsight sarà
l'ultima traccia del prossimo album degli
Anathema.
Io auguro tutte le
fortune a questi ragazzi, che si meritano qualche soddisfazione e qualche successo in più, più di tanti altri musicistacci da quattro soldi.
Ragazzi, se il nuovo album è anche solo la
metà delle tre nuove tracce sentite stasera, sarà la più
travolgente esperienza musicale che non capitava da molto tempo a questa parte. Siete avvisati.
Sul palco, i nostri sembrano davvero avere
nuova energia in corpo. Forse suonano ancora il resto del repertorio perché ci sono
legati, perché sono
belle canzoni, perché
non rifiutano il
processo che li ha portati dove sono
ora. Ma dove loro sono davvero ora è...
qui. A questo punto. In Hindsight. E lo capisci da come si muovono. Da come sentono questa musica.
Hindsight è stata
spettacolare.
Dimenticatevi Violence. Per me, l'ha già superata. Sarà che l'ho ascoltata in un momento di estasi pura. Ma per me l'ha già superata.
E dopo un'ondata travolgente di serenità ecco il momento che tutti temevamo, quando
Hindsight comincia a rallentare, segno inevitabile di conclusione. Noi siamo nel silenzio più totale per apprezzare ogni singola nota. Ma non appena c'è il silenzio, ci sono applausi sempre più veri e convinti.
Le
tastiere si stabilizzano su una
rarefatta atmosfera.
Danny comincia ad arpeggiare solo su tre note.
Vincent:
"Thank you very much for coming tonight. Thank you."Applausi. Ma siamo
intimoriti. Che sia davvero la
fine?? Ma è troppo presto...
Purtroppo però... riconosciamo il riff di
Danny...
E' proprio
FRAGILE DREAMS!!! Sì, cacchio, il nostro concerto sta finendo, ma questa ultima canzone ce la godremo
abbestia! Dopo il riff introduttivo,
John parte a martellare la batteria, e le nostre mani battono fortissimo, e il
lead ci fa strada sempre più verso i meandri della canzone, fino all'
esplosione definitiva del riff più travolgente degli
Anathema, come se ci fossimo tutti sbilanciati in avanti, chissene importa se cadiamo!
"ECCOLAAAAAA!!!" urlo, e via!
Vincent headbanga come un
pazzo, ma fra il pubblico sono in tanti a imitarlo! Se gli
Anathema si stanno congedando, lo stanno facendo davvero nel modo più carico e definitivo possibile...
"Countless times I trusted you...And let you back in...Knowing, yearning...You know I should have run but I...I... stayed..."L'adrenalina schizza alle stelle per il refrain, e il pubblico c'è,
l'impeto viene vissuto sia sopra che sotto il palco!
"Maybe I always knewMy fragile dreams would be broken... for you"Silenzio improvviso,
John pesta,
Les è
padrone dell'atmosfera.
"Today I introduced myself...To my own feelings...In silent agony, after all these years they spoke to me...After all these years..."E parte di nuovo il riffone con il refrain, e
l'interazione tra
artisti e
ascoltatori ha raggiunto il suo
culmine dopo una
grandissima serata insieme.
"MAYBE I ALWAYS KNEWMY FRAGILE DREAMS WOULD BE BROKEN... FOR YOU!!!" con dita che indicano il frontman e voci che ormai urlano più che cantare.
Vincent ruggisce sulla folla e noi che rispondiamo alla grande. La canzone cresce, cresce, cresce e cresce,
Danny sale sempre più e anche stavolta
sfonda gli
schemi, la sua chitarra è uno
stridore perpetuo ma mai a vuoto... fino all'
implosione, i bassi di
Jaime crollano, ed è il
silenzio.
Cioè, silenzio da parte
loro, perché
noi siamo una
bolgia, a
osannarli.
Gli
Anathema lasciano i loro strumenti e si allineano davanti a noi per inchini e saluti.
Vincent ci ringrazia ancora per essere venuti,
Danny ci butta lì un
"Ciao!" mentre tutti se ne vanno. Le
luci si
spengono ma gli
ardori no, e subito cominciano i cori:
"FUORI! FUORI!!!"Ma soprattutto in coro:
"ANATHEMA! ANATHEMA! ANATHEMA!"Purtroppo non sembrano filarci di striscio! Le luci rimangono spente e i minuti passano inesorabili, tanto che qualcuno si convince che forse è davvero finita... quando
eccoli tornare sul palco, allargando le braccia per accogliere la festa del pubblico!
Più in là verremo a sapere che questo
encore l'avranno fatto soltanto a
Roma, delle loro tre date italiane. I nostri eroi si dispongono, ed ecco che
Les parte con le sue solite atmosfere e il pianoforte di...
INNER SILENCE, proprio la canzone che prima ci avevano detto di non aver mai suonato in questo tour!!!
La
breve ma
intensissima canzone è un vero spettacolo, e dal vivo guadagna tantissimo rispetto al cd. Ma Vincent è ancora carichissimo e torna come una belva davanti a noi facendo segno di
strapparci i vestiti di dosso e urlando:
"KILLLLLL!!!!" come prima,
Jamie lo segue a ruota, e così facciamo noi! Sono
applausi e
risate felici, in qualche modo sentiamo di essere gratificati con questo encore, e sentiamo che durante il concerto è venuto ad istaurarsi un
rapporto particolare tra noi e loro. Questo ce li fa stringere addosso ancora di più.
"When the silence beckons...And the day draws to a close..."Schitarrata lentissima, praticamente di un
doom da paura...
"When the light of your life... sighs...And love dies in your eyes...Only then will I realizeWhat you... mean... to me..."La malinconica canzone prosegue con un lead di
Danny fino all'outro, dove il maggiore dei Cavanagh viene
fregato tra gli
sghignazzi da
John che pare voler andare avanti quando invece si sono tutti fermati. E poi si ferma anche lui. Scrosci dal pubblico, ed ecco che
Vincent viene a lui, stavolta davvero per l'ultima volta.
"Time to goooo!""NOOOOOOOOOO!!!!" rispondiamo noi!!!
Vincent picchetta con la mano sul microfono e ripete:
"Time to goooooooo!"Ai nostri
"NOOOO" lui risponde:
"... is there anybody out there?"E sono ancora
BRIVIDI, perché per noi c'è un finale tutto nel segno del
Fluido Rosa, i Pink Floyd... e ci sta alla perfezione, mentre partono a suonare
COMFORTABLY NUMB!!!
"Hello, is there anybody in there?Just nod if you can hear me..."Vincent canta con timbro completamente diverso da
Waters, e la canzone pare avere nuova vita, e poi si scambia con
Danny le strofe, esattamente come originariamente fu tra
Waters e
Gilmour.
"There is no pain you are recedingA distant ship's smoke on the horizon..."Le tastiere di
Les ci fanno levitare mentre forse cominciamo ad avvertire il
leggero malessere di cui parla la canzone, e cantiamo insieme a
Danny il refrain:
"I... have become Comfortably Numb!"Riprende la parola
Vincent, ed era un momento che attendevo:
"OK, just a little pin prick...There'll be no more..." E QUINDI
URLACCIO DA PAURA che tutti accolgono con stupore e sghignazzando di gusto!
"But you may feel a little sick..."E via fino al secondo refrain con
Danny, che per l'ultimo
"I have become Comfortably Numb" gira proprio il suo microfono verso di noi, prima di iniziare
l'ultimo,
paranoico assolo della serata, con annesso ultimo bagno di pubblico, e anche stavolta gli schemi non sa cosa siano, l'originale è solo una traccia, i suoi riccioli vorticano mentre si lascia trasportare da quel
delirio.
Vincent se la ride,
Jamie quasi si siede tra le prime file del pubblico, mentre
Danny a un certo punto
blocca il suo assolo su una nota, mentre lui e i suoi colleghi escono di scena, in un'atmosfera piena di sorrisi e di considerazioni positive di un Alpheus
sudato quanto
commosso. E stavolta è davvero finita!!!
Le luci si riaccendono ed è tempo di ritrovarsi tutti davvero
sudati fradici. Il banco del merch, come previsto, è preso d'assalto. Per curiosità ci faccio un salto e a un certo punto ecco che sbuca
Jamie! C'è chi si fa autografare il biglietto, ma per quanto mi riguarda gli mollo solo un
sonoro paccone sulla spalla. Poco più in là ci sono i tre
Demians, e mi fermo con loro a fare quattro chiacchiere. Confermo che
Nick Chapel è una persona squisita. Lo seguirò con attenzione, sperando che sforni roba sempre più interessante.
Ma il tempo vola ed è quasi mezzanotte: devo sbrigarmi a tornare alla fermata
Piramide della
metro, altrimenti sono
fregato e non torno a casa. Saluto tutti, specialmente l'amica
Guada-proggirl (è stato un piacere venire con te al concerto, grazie della compagnia!) e mi involo verso la metro, solo per trovarla già
chiusa.
Come tornerò a casa? Questa è
un'altra storia, e questo report è già stato abbastanza lungo...
Cosa dire, tirando le somme?
L'unica cosa sicura su cui tutti i presenti potranno concordare è che... qualsiasi report, qualsiasi racconto, qualsiasi recensione, sarebbe
riduttivo. Persino qualsiasi
video preso dal concerto, anche se si tratta di canzoni intere. Anche una eventuale e fantomatica registrazione
bootleg del concerto
(che peraltro vista l'acustica credo sarebbe veramente un gioiello...) non vi porterebbe neanche lontanamente dare le sensazioni che essere all'Alpheus il 26 Ottobre sera vi avrebbe dato.
Ci sono state canzoni che ci hanno fatto
emozionare, canzoni che ci hanno fatto
gasare, momenti
intimi ed
esplosioni di suono.
Non la farò lunga, non farò altri giri di parole.
Emozioni, nient'altro.
Nessun
effetto speciale, nessuna incredibile
novità, nessuno straordinario
virtuosismo, nessuna strepitosa
improvvisazione. Anzi, a dire il vero le
luci erano state pure meglio l'anno scorso, quando erano passati solo come gruppo di spalla dei
Porcupine Tree...
Emozioni.
Un concerto
purissimo, due ore e un quarto di musica, che poi è stata davvero un'esperienza.
E dico davvero.
Dopo questo concerto per strada
camminavo in maniera
diversa.
Credo di aver avuto ancora conferme dai fratelli
Cavanagh. Come potevano darmene soltanto vedendoli dal vivo.
Il prossimo album sarà il migliore di tutti.
E non vedo davvero l'ora di rivederli.
Anche se... probabilmente questo concerto rimarrà
insuperato, per la sua varietà.
Pazzesco come gli
Anathema ci abbiano fatto giostrare fra
emozioni diversissime. E' stato un vortice di emozioni assurdo, sono tornato dal concerto che ero stanchissimo e non solo fisicamente!
Auguro davvero a tutti di vedere dal vivo gli
Anathema prima o poi, perché sono
carichi. Hanno un
affiatamento incredibile. E
infrangono ogni
barriera. Hanno
grinta. Potrei aggiungere tanto altro, parlare dei singoli componenti, di come
Vincent sia il
simbolo,
Danny l'arco di volta, ma non farei giustizia. Meglio che rimanga tutto un po'... indefinito. Quello che dovevo esprimere l'ho scritto nel report.
Grazie,
Anathema, alla prossima!!!
Scaletta:
1. Intro: Parisienne Moonlight2. Deep3. Closer4. Far Away5. Angels Walk Among Us6. A Simple Mistake7. Anyone, Anywhere8. Empty9. Judgement/Panic10. Shroud of False11. Lost Control12. Regret13. Hope14. Temporary Peace15. Flying16. Are You There?17. One Last Goodbye18. Angelica19. Sleepless20. Hindsight21. Fragile Dreams--- Encore ---22. Inner Silence23. Comfortably Numb (Pink Floyd)