martedì 13 aprile 2010

Djerba 2010

Punto.
E accapo,
[cit.]

domenica 28 marzo 2010

Jissaio...

Le parole hanno un grosso limite: non sono niente.
Non hanno essenza. Sono solo degli alias, dei rimandi nella nostra testa a quelle che sono le nostre esperienze e le nostre percezioni.
Quando ho letto il messaggio, così, senza quasi personalità, senza punteggiatura... la mia testa ha cominciato a funzionare un po' male... Ho provato a realizzare qualcosa ma non ci riesco ancora... Indefinito.
Butto giù queste righe ma sto scrivendo completamente a caso, mi sento sbatacchiare qua e là per gli angoli della testa... E dopo avere scritto tutto mi chiederò che senso ha pubblicare, perché, perché, perché.
E' inutile.

E finisci a ripensare ai tempi della scuola, dei Piccoli Brividi, Equinox e Operation Phoenix, i giochi insieme... e l'America mi sembrava un paese così bello, così vivo, così pieno di libertà e possibilità...

E realizzi quante cose abbiamo condiviso del nostro periodo più al confine tra lo spensierato e il maturo... quanto tempo abbiamo davvero passato insieme...

Quando hai una manciata d'anni, per te è "tutta la vita", ma in fondo, te ne rendi conto da solo, è "poco".

Ora gli anni cominciano a passare. Si accumulano. E quando ti guardi indietro (ti sorprendi e) vedi un malloppo sempre più pieno.
Quanto era? Forse dieci anni?
Non dieci anni "qualunque". Dieci anni di interessi, di chiacchiere, di lotte contro "i cattivi", anni in cui per noi anche un gioco era qualcosa che richiedeva davvero "una strategia". Gli anni in cui "lo sai che è stupido, ma stai al gioco e ti diverti lo stesso".
Era tantissimo tempo.
Erano la spensieratezza più pura, erano i sogni che non si infrangevano contro niente, erano le convinzioni di essere speciali, e le convinzioni che se si è speciali, qualcuno ti noterà.
Erano il nostro cuore, la luce più gentile che ci brilla dentro, la più sincera, senza veli che la coprano.
Era così tanto.

Tu e noi, i nostri mondi diversissimi ma che insieme funzionavano così bene.
Formavamo un bel mosaico.

Non riesco a scrivere tutta la frustrazione e la vergogna che sento dentro. Ecco, ora anche la rabbia, e l'impotenza, anche se non ha senso. Per tutti gli ultimi tempi che magari ti vedevo connesso su MSN e non ti chiamavo, o tu che mi chiamavi e io non avevo voglia di risponderti.

Il fatto è che siamo abituati a vedere la vita intorno a noi come qualcosa di fortissimo e bellissimo, e non ci passa mai per la testa che sia anche qualcosa di così fragile...
Non ci rendiamo conto di quanto siamo fortunati a essere qui, abbiamo le nostre sfortune e quelle ombre ai nostri occhi coprono invece tutte quelle luci che non sono altro che ciò per cui vale la pena vivere.
E non ci vuole niente a portartela via.
Un giorno ci sei, il giorno dopo, chissà. Non te lo puoi aspettare. Non puoi vederlo arrivare.
Un altro motivo, un altro motivo per convincersi ancora di più a non sprecare un solo attimo di quello che passiamo qui.

Se mi succedesse qualcosa, avrei paura di non poter più stare vicino alle persone a cui voglio bene. Quindi ve lo lascio scritto: il messaggio che vi vorrei lasciare è solo questo. Vivete con le persone a cui volete bene e non fatevi scappare questi momenti. Non sai mai quando potrebbero finire per sempre.

Credo di non avere parole.

Si dice sempre che "queste cose non dovrebbero succedere".
Ma succedono.
E l'unica cosa che posso sperare è che noi, passandole, saremo abbastanza forti.
Abbastanza forti per cosa?
Forse solo abbastanza forti per aiutare a passarle anche il prossimo a cui succederà di doverle passare.
Nient'altro.

Dave!!!
"Bloodyking"!!!
Terrò (terremo) duro anche per te.

martedì 23 marzo 2010

Atomi pazzi



Non so che cavolo mi piglia e non capisco se sono annoiato, sfiduciato o semplicemente troppo pigro per poter anche solo credere di essere così pigro.
Non so se sono più incavolato col mondo che non mi offre quello che voglio io o con me stesso che non so acchiappare quello che il mondo mi offre.
Voglio fare qualcosa, voglio buttarmi in qualcosa, tuffarmi nel nuovo, ma non so in cosa. Ho voglia di qualcosa di nuovo, ma mi vengono in mente solo cose vecchie.
Tutte le scelte che ho fatto mi si ritorcono contro, ok. Ma il primo passo per risolvere un problema è ammettere di avere un problema. Quindi ora dovrei spingere l'acceleratore e ricominciare. Ma l'acceleratore non va.
Forse devo portarmi in revisione.

E' come se dentro di me stessi reagendo, urlando, facendo un gran macello, ma l'esterno rimane indifferente.

Ho voglia di uscire e di fare qualcosa, ma qualcosa di nuovo. E non so cosa.
L'ho già detto, forse?

Mi dicono che i cambiamenti così repentini vanno fatti piano piano, e gradualmente. Che il tempo, piano piano, sistema le cose. Ti da il tempo di affrontare i problemi in modo che tu possa superarli come si deve, affrontandoli, e non evitandoli.
Il tempo lenisce le ferite.
Il tempo porta le risposte.

Ma come faccio a cercare le mie risposte nel futuro? Il futuro non esiste.
Esiste il presente. Esiste il "qui" e l'"ora".
Il presente è la risposta. Il futuro è solo un limite che ci creiamo in testa per ritardare, o aspettare, qualcosa. Un limite fatto per essere superato, certo. Ma l'attesa snerva...

Io scrivo a te nel presente.
Tu leggi quello che scrivo nel presente.
C'è sempre un "adesso".
Solo "adesso" posso ricordarmi esperienze che ho vissuto.
Solo "adesso" posso sognare e pianificare cosa fare della mia vita.

Possiamo pianificare un appuntamento, e ti posso giurare che non ci incontreremo né nel passato né tantomeno nel futuro: ci incontreremo proprio in quel presente momento.

E dopo che hai letto la frase che ho appena scritto, l'hai letta nel futuro o nel presente?

Le cose cambiano, certo. Ma sono già cambiate solo "ora", nel presente.

Vivi ora. E non aspettare chissà cosa, se puoi.

La maggior parte delle persone vive come se il presente non esistesse.
O si lascia trasportare dai ricordi e rimane nel passato, oppure vive di immaginazione e di fantasticamenti su ciò che il futuro gli potrà portare.
Ma in questo modo ti perdi la vita. La vita è ora.

Io voglio fare qualcosa... ora!!!!
Non voglio aspettare. Non ce la faccio.
Non ora.
Voglio godermi il presente e sento che non lo sto facendo, alla pari di quelli che si perdono nel passato o nel futuro. Solo che io non so facendo neanche questo.

Ho la testa piena di stupide frasi fatte, di mezzi sorrisi e mezze idee, di malattie, di ansie, di paure, di volti con cui vorrei parlare, e non riesco a farci niente. Sento come se qualcosa, dentro, mi bloccasse. Non so che cavolo fare.
Alterno momenti di ottimismo a momenti più... così.
Vorrei essere fresco, brillante, inventivo come mi sento la mattina quando apro le finestre e sento l'aria della primavera che mi entra dentro col sole e il cinguettìo degli uccellini, e senza sapere perché mi ritrovo stanco, inaffidabile, noioso e senza una meta.

Essere felici e soddisfatti di sé stessi è qualcosa di strettamente collegato al cambiare.
E' una questione di... porsi obiettivi.
Se tu fossi sempre felice di una stessa cosa, saresti un mollusco. Ti fossilizzeresti su quella cosa.
Niente sensazioni nuove. Niente esperienze nuove.
Niente stimoli nuovi non portano altro che niente.

Invece è bello cercare altre cose, che ti diano sempre quell'impronta di freschezza, soddisfazione ed emozione che ormai sai riconoscere, ma con sfumature nuove e diverse.
Qualcosa che sappia rendere speciali i baci anche quando la scoperta è passata e c'è il rischio che diventino insipidi.

Sono anche dell'idea che bene o male anche quando siamo "normali" viviamo un certo tipo di felicità.
OK, è importante essere soddisfatti di come si è, e poi di quello che si fa.
Così si ha meno bisogno di "cercarla", la felicità.
Sai che ce l'hai comunque dentro di te/con te.
Sei tu la tua prima fonte di pensieri positivi.

E fare le cose che ti soddisfano di più, le cose che credi più giuste, più importanti o più vere, è importante.
Non ho detto "le cose che ti piacciono", ma "le cose che ti soddisfano".
Le cose che una persona fa sono la base di ciò che una persona è.
Dovrei essere felice, non mi manca niente, eppure sento che quello che faccio non mi sta dando lo smalto che vorrei, come persona.
E' una specie di claustrofobia interiore.

Per questi motivi, non posso più continuare sulla strada che sto percorrendo.
Ma mi sento come se dovessi fare un'inversione di marcia sulla Nomentana nell'ora di punta.

Serve un grosso colpo di chiave inglese, qua, a sbloccare questi meccanismi inceppati. Non so se riesco a darmelo da solo.

O mi butto, o mi ci spingete.
O mi guardo subito "Ritorno al Futuro", che ne so.
Michael J. Fox, damme na mano...

... Aiuto.

Me ne vado fuori a spasso. Le passeggiate notturne primaverili fanno sempre piacere.

PS
Ah, come ho già esternato, voglio chiamare mia figlia Sigurrós. :-)
Meno male che ci sono loro...

giovedì 25 febbraio 2010

Qualche eco


Shandon
Noir
Not So Happy To Be Sad
---
Loose your head, lay your soul
Lick your wound and taste the blood
Feel the pain on your own

But
it hurts so lovely
Choose your hell, meet the fog

Let it all surround the core

Be the one like a storm

Lightning through the darkness


Oh never, no never
...

Never fear to suffer
Never hide behind a smile


Never cry without a sound


Be the
sigh in a song
Be the
silence in a romp
Be the
stain on the wall
Be the one deciding

Be
the first, but too late
Be
the last performance

Oh never, no never
...

Never fear to suffer
Never hide behind a smile


Never cry without a sound...


Ahah, non sentivo questa canzone da un sacco... probabilmente se non fosse partita per caso con la sveglia di stamattina, chissà quando avrei finito col sentirla davvero.

mercoledì 24 febbraio 2010

Nessun tracciato davanti

Sulle note di: Jeff Buckley - Hallelujah

E' impossibile stare contemporaneamente con i piedi ben piantati per terra e la testa tra le nuvole, a meno di non essere molto, molto alti.
E, allora, è meglio essere realisti o sognatori?
Vivere di poesia è arduo, anche se ci mettete sopra un vasetto di maionese.
Ma, d'altro canto, anche i tipi rigidi e tutti d'un pezzo hanno qualche problema, per esempio, quando devono allacciarsi le scarpe.

Nessuno può essere sempre uguale a sé stesso, neanche se è un gemello figlio unico.

Ma sia prima, che poi, a rimanere è la scelta che hai fatto. La strada che hai preso e quella che non hai preso. Stop.
Alla fine della strada, quale che sia, trovi qualcosa.
Se sei contento, tanto meglio.
Se sei triste, in fondo quelle che chiamiamo "sconfitte" sono altre. L'unica cosa da fare in questi casi è cercare di imparare qualcosa, per le prossime scelte.

Il guaio viene quando non vedi il sentiero davanti ai tuoi piedi. Dovrebbe esserci, ma è buio e non si vede bene.
Una sensazione difficile da descrivere...
Come quella voglia di giardinaggio che si portano dentro gli eschimesi.
Credo sia più facile, se hai qualcuno vicino, e se ti canticchi qualcosa, per farti compagnia.

domenica 21 febbraio 2010

Più vicini

Bambina mia,
per te avrei dato tutti i giardini
del mio regno,
se fossi stata regina,
fino all'ultima rosa, fino all'ultima piuma,
tutto il regno, per te.

E invece ti lascio baracche e spine,
polveri pesanti su tutto lo scenario,
battiti molto forti,
Palpebre cucite tutto intorno. Ira
nelle periferie della specie, e al centro
Ira

Ma tu non credere a chi dipinge l'umano
come una bestia zoppa
e questo mondo
come una palla, alla fine.
Non credere a chi tinge tutto di buio pesto e
di sangue.
Lo fa perché è facile farlo.

Noi siamo solo confusi, credi.
Ma sentiamo. Sentiamo ancora.
Sentiamo ancora. Siamo ancora capaci
di amare qualcosa.
Ancora proviamo pietà.

Tocca a te, ora,
a te tocca la lavatura di queste croste
delle cortecce vive.

C'è splendore
in ogni cosa. Io l'ho visto.
Io ora lo vedo di più.
C'è splendore. Non avere paura.

Ciao faccia bella,
gioia più grande.
L'amore è il tuo destino.
Sempre. Nient'altro.
Nient'altro. Nient'altro.
M. Gualtieri


Questo è per voi, ok?
Sì sì proprio per voi! Dico a quelli lì, pianzani della peggior specie, robbosi da far paura, quelle 6-7 persone di questo bel weekend, più bello e speciale di quanto forse penserete.
Non so se sia giusto o meno, se è una bella cosa o no, ma quello che vi ho detto in macchina è proprio vero...
-64!

venerdì 8 gennaio 2010

E siamo a 4!

I have no name,

I am as the fresh breeze of the mountains.

I have no shelter;

I am as the wandering waters.
.

I have no sanctuary, like the dark gods;

Nor am I in the shadow of deep temples.

I have no sacred books;

Nor am I well-seasoned in tradition.

I am not in the incense

Mounting on the high altars,

Nor in the pomp of ceremonies.

I am neither in the graven image,

Nor in the rich chant of a melodious voice.

I am not bound by theories,

Nor corrupted by beliefs.

I am not held in the bondage of religions,

Nor in the pious agony of their priests.

I am not entrapped by philosophies,

Nor held in the power of their sects.

I am neither low nor high,

I am the worshipper and the worshipped.

I am free.

My song is the song of the river

Calling for the open seas

Wandering, wandering,

I am Life.

I have no name,

I am as the fresh breeze of the mountains.

(Jiddu Krishnamurti)

---

Io non ho nome,
sono come la fresca brezza delle montagne.
Io non ho tettoia,
sono come l'acqua che scorre.
Io non ho santuario, come gli oscuri dèi;
Né mi nascondo nelle ombre di profondi templi.
Io non ho libri sacri;
Né ho un posto nella tradizione.
Io non mi trovo negli incensi
Che si levano da alti altari,
Né nel fasto delle cerimonie.
Io non ho immagini scolpite,
Né il ricco canto di voci melodiose.
Io non sono legato a teorie,
Né corrotto da credenze.
Io non sono intrappolato nel vortice delle religioni,
Né nella pia agonia dei loro preti.
Io non sono intrappolato nella filosofia,
Né vivo nel potere delle sue sette.
Io non sono né basso né alto,
Io sono il fedele e l'adorato.
Io sono libero.
La mia canzone è la canzone del fiume
Che chiama il mare aperto,
Vagando, vagando,
Io sono la Vita.
Io non ho nome,
sono come la fresca brezza delle montagne.

---

Il blog è da poco entrato nel suo quarto anno di vita!
La cosa è impressionante. L'altra sera mi sono messo a rileggermi i primissimi post che facevo qui. Mi è servito per ricordarmi un po' com'ero.
Ricordo anche molto bene quanto fossi scettico, quanto fossi convinto che questo blog sarebbe presto morto come qualsiasi altro stimolo auto-riflessivo tentassi.

Mettersi davanti a uno specchio e guardarsi dentro era qualcosa che mi faceva troppo male.
Credo che oggi non sarei la persona che sono, se non mi fossi mai messo qui, davanti al computer, a scrivere, a scrivere quello che sentivo prima di quello che pensavo, senza filtri, senza il timore di essere giudicato eppure sapendo che, forse forse, qualcuno dei miei amici sarebbe potuto passare a leggere, e quindi, a capirmi un po' meglio, o quantomeno a cogliere qualche segnale di fumo che io sono sempre stato troppo orgoglioso da inviare.

Scrivere, l'avevo già scritto da qualche altra parte, ti obbliga a dare un senso a quello che pensi.
Ti obbliga a dare un ordine ai tuoi pensieri.
Non importa se quando li hai scritti ti sembrano più piccoli, stupidi o insignificanti di quello che erano nella tua testa, perché in fondo le parole non sono altro che proprio quello, rimandi a qualche pensiero e concetto più grande che sta nella tua testa.
Per questo le parole sono importanti.
Sapere le parole giuste, saper parlare bene serve a pensare bene.

Oggi si fa tutto di corsa.
La società ti obbliga a correre, se vuoi vivere. Corri, se vuoi avere successo. Corri, se vuoi avere i soldi.
Mai che nessuno ti dica che puoi stare meglio se qualche volta fai attenzione a fermarti per ritagliarti dello spazio e del tempo per te.
La società dovrebbe lasciarti il tempo anche per altro: per guardarti dentro. Non lo fa, perché è una grossa perdita di tempo. E non produce utili. E allora appena proverai ad affacciarti vedrai un profondo e un po' inquietante buco nero e ritrarrai lo sguardo, avendo paura a guardarci dentro.
Ma non è solo questo. La gente pensa di non avere bisogno di prendersi questi momenti. Pensa che si possa stare benissimo anche senza. Un po' come dire "Non mi piace". Ma l'hai assaggiato? "No."
Ma se ci vuoi arrivare, vedrai che ci arrivi...

Il bello è quando ti guardi dentro e non solo non hai paura di farlo, ma sei anche felice di quello che vedi.
Ti conosci veramente. Lo fai attraverso un confronto con te stesso.
Prendi una decisione e mentre la prendi ti dici "Sì, cazzo, sì, è questo quello che voglio davvero", e ti entusiasmi, perché è qualcosa che hai imparato a fare, prima non era così, e l'hai imparato da solo.

Questo blog è stato ed è il muro di mattoni a specchio su cui vado continuamente a sbattere.
Buon virtual-compleanno, caro blog! :-)

lunedì 4 gennaio 2010

In caso fosse solo una parentesi...


Non so se vi è mai capitato di girare per Roma di notte.
Non dico "di sera", dico proprio "di notte", quando c'è pochissima gente in giro, tutta a farsi i fatti propri.
Se vi dovesse capitare l'occasione, fatelo.
Sapete perché la chiamano "la Città Eterna"?

E' una cosa stranissima. Basta starsene un po' in silenzio e respirare quell'aria fresca. Sentirla nei polmoni.
Quel cielo nero ti fa sentire come in un'altra dimensione.
In una dimensione parallela.
Sì, perché davanti a te vedi il Colosseo illuminato, e dietro di te vedi delle casette degli anni '40 coi panni stesi sul palcone. Cammini un po' e intravedi tra gli alberi una chiesa gotica. Un altro po' e c'è l'insegna luminosa di una pasticceria notturna. Giri l'angolo e la fermata dell'autobus ed ecco il cancello di un magniloquente palazzo barocco.
E' straordinario.
Ti senti in mezzo a secoli di storia, di pensieri, di emozioni, di persone diverse, ma al buio della notte tutto sembra non avere età. Sembra che tutto sia lì, vivo. Ogni epoca, ogni casa, ogni monumento viene allineato in un solo tempo. Li vedi così, come se qualcuno avesse solo premuto il pulsante di pausa.

Io sono un... cultore di Roma di notte. Credo di aver fatto i chilometri a piedi, eh eh.
Stare sdraiati sul prato di Circo Massimo è bello. Stare sdraiati, alzare le mani e farsi scivolare il cielo viola tra le dita.
Quando intravedi le rovine di Parco degli Acquedotti sembra quasi che prendano quella vita che gli manca da qualche secolo.

Ma niente, davvero niente, batte il Colosseo.
Niente batte quel Colosseo poco prima di uno spettacolo.
Niente lo batte quando è illuminato, dopo uno spettacolo.
Noi stavamo lì seduti a guardarlo con quel brusìo di una città che non finisce mai e ci scaldavamo un po' quelle braccia smanicate dell'estate da quel soffio un po' più imprevedibilmente fresco. Mi piaceva svanire con te accanto. Con le tue braccia intorno a me e la tua guancia sulla mia.
Mi manchi tu.
Mi mancano i tuoi occhi e mi mancano le tue labbra morbide. E fresche.
Mi mancano i nostri baci e come mi hai insegnato che anche un bacio può essere fresco.
Nella tua semplicità tu mi stavi insegnando la vita, un dolore che fa bene provare. Mi facevi rimanere sveglio per mostrarmi la nostra alba insieme.
Eri così bella e così vicina che mi avevi reso cieco! E camminare con te per quelle strade e sentire quegli sprazzi di sax, di quell'uomo che si esercitava a fare quegli esercizi di sax in maniera sconnessa e discontinua, ogni tanto ci raggiungevano dei suoni, ma per noi era la musica della notte!
Tutto così, senza finti pudori. Senza finti pudori. Quella nostra "finzione" era ed è diventata più vera di quella che intorno a noi chiamavano la realtà ma che a me faceva vomitare.
Così doveva essere. Così mi piaceva. Così volevo che fosse.
E lo vorrei ancora!
Vivere la giornata sapendo che poco più in là ci avrebbe aspettati una forte emozione insieme. Le battute e gli applausi.
Sapere che è passato mi fa venire voglia di piangere.
Ma se ricaccio indietro le lacrime è perché ho più voglia di gridare che tutti quei giorni, tutti quegli attimi e quei momenti, per me erano e saranno l'eternità.
Anche se avevo giurato che sarebbe stata l'eternità e non l'ho fatto. Non ci sono riuscito.
Non posso perdonarmelo e non posso dimenticare l'ultima volta che mi hai baciato.
Quante cose ha cambiato quel diploma.

Non so nemmeno se io per te sono stato tutto questo. Probabilmente no.
E mi fa malissimo pensarlo.
Non perché... voglia essere "considerato" e "ricordato" da te.
Ma perché ora non posso più ricambiarti. Non posso ridarti indietro tutta la bellezza e tutte le risposte che ti devo. Mi hai lasciato qui a godermi una felicità che sarebbe reale solo quando divisa con qualcuno. Io volevo provare a viverla con te.
Darla anche a te.
Mi hai lanciato verso l'alto e io aspettavo di prendere la tua mano e portarti con me, tutto qui.

Così ti ritrovi a correre per l'aria di mezzanotte ed ecco che i tuoi sogni hanno un sapore diverso. Mai capitato, che un sogno avesse il sapore del fallimento?

Il palcoscenico mi manca. Mi manca da morire.
Quelle emozioni prima di calarci in un altro mondo, sapendo che sarebbe andato tutto bene perché comunque lì ci saremmo andati insieme.

E' il suono della gioia che mi manca, ma non c'è il tasto rewind per poterlo riascoltare. Quella voglia di cantare tutto il giorno.
E poi succede che ti guardi intorno e tutto gira così veloce. Le vite degli altri sembrano correre, correre, correre, mentre la tua rimane ferma. Solo la tua rimane ferma.
Continuo a starmene sul ponte, ovviamente di notte, e guardare i binari, aspettando che passi un treno, e rabbrividire al suono di quelle ruote sulle rotaie.
Il brutto è che una volta questo mi capitava solo d'estate.
Adesso è inverno.

Se solo potessi stringerti ancora...

lunedì 21 dicembre 2009

"Ring Out, Solstice Bells!"

Ma 'sto blog starà mica diventando un po' troppo New Age??

Buon Solstizio d'Inverno a tutti!
Sì, lo so, di solito si dice "Santa Lucia, il giorno più corto che ci sia", il 16 Dicembre. In realtà il giorno più corto è il 21 Dicembre, questo significa che da oggi le giornate ritornano ad allungarsi, a farsi più chiare e limpide (lo so che detto di 'sti giorni fra neve e pioggia e freddo fa un po' ridere ma abbiate fiducia!) e mi sembra una bella scusa per essere un po' più ottimisti e speranzosi, che di questi tempi non basta mai.

Scusate se non mi trattengo oltre ad ammorbarvi con qualche post scemo, ma devo andare a mettermi qualche cremaccia sulle mani, 'sto freddo me le ha ridotte a due vaghi robi insanguinati.

Ciao ciao!

PS
Wow, fare l'albero di Natale con allegre canzoncine natalizie di sottofondo è una delle cose più belle che ci sia!

PPS
Improvvisa voglia di tornare a Venezia! Con questo clima è uno spettacolo...

martedì 8 dicembre 2009

Risposte? Zero...


Up and away your words
And see an empty page in my book
But how much have I lost
When I've got nothing saved in my book

I think about how as a child
I used to sit beneath the tree
Avoiding the sun and look at the ground
As if I had no needs

I'll fake it
I'll find my way
Into another sun
I'm dreaming
Of someone else
That's found a way to love


I've hidden behind a wall
And yet I stand right beside you
The universe will make you fall
If you state your claims

I don't want anything
I don't need anything more
I don't need anything more

I'll fake it
I'll find my way
Into another sun
I'm dreaming
Of someone else
That's found a way to love


But I have no answers
There are no answers now


I have no answers
And it feels all right

... And it feels all right

(Æon Spoke, No Answers)


Una delle cose di cui mi dispiacerà di più in tutta la mia vita sarà il non avere talento musicale.
Perché sento di avere così tante cose che vorrei dire in maniera "più bella"... davvero, vorrei tanto, ma proprio non succederà mai. Non ho il talento.
Ed è frustrante... ti senti un po' come dopo che ti togli il gesso al braccio, goffo, irrigidito, pesante, per nulla sciolto nei movimenti.

Però ci sono quei momenti in cui leggi una canzone e quella sensazione un po' passa, ti senti un po' meglio e ti dici "Eh, vabbè, però dai, questa potrei davvero averla scritta io, è un bene che sia passata, che ci sia, e che la stia ascoltando..."

Quanto è bello svegliarsi sereni.

C'è chi dice che l'intelligente è quello che sa vedere gli interrogativi, quello che legge tra le righe, che si accorge di questo e quel problema.
Contrapposto a questo si dice anche che "l'ignoranza è una benedizione", perché non vedi i problemi, non puoi, non ne sei in grado: come potresti starci male? Potessi, sarebbe diverso.
Avessi i mezzi, eh. Ma non ce li hai.
Sei uno scemo qualunque. Pazienza. Sei ignorante, campa nell'ignoranza e, beato te, starai meglio perché non sei in grado di capire verso quali gravissimi problemi andiamo incontro.

Io credo che "l'intelligenza" (tra virgolette, termine molto vago, ce ne sono di diversi tipi... ma è un altro discorso) stia nel sapere quali sono i problemi. Sapere di non avere le risposte. E riuscire lo stesso, con serenità, ad andare avanti.
A mantenere quel bel sorriso sulle labbra, ad avere quella luce che ti brilla negli occhi, a far innamorare la gente quando ti guarda.
Perché di che cosa ci si può innamorare se non della vita e della vitalità?

Svegliarsi, e non pensare alla prima difficoltà che incontrerai nella giornata digrignando i denti.
Svegliarsi, e pensare che fuori il sole c'è e brilla per tutti.
Svegliarsi, e andare alla finestra a respirare una boccata di aria così fredda che rimani senza fiato!
Sapere che c'è un prato verde su cui puoi camminare scalzo e sentire quel po' di solletico o quel po' di piacere sotto i piedi. Ma che anche quella mattonella non è così brutta, in fondo... è liscia e il sole l'ha resa così calda!

E poi, scusate, ma non posso farci niente. Sono innamorato delle donne.
Ragazze, siete la cosa più bella che sia mai stata creata. I vostri capelli, i vostri occhi, le vostre labbra, siete perfette.
Per voi oggi accettarvi è così tanto più difficile, per tutti i modelli del cazzo che vi mette davanti la tv... Non dovete mica preoccuparvi. Avete letto quello che ho detto? Siete la cosa più bella. E lo siete già, così come siete. Nella vostra unicità.

(Tanto per spezzare un po' questa sdolcinatezza, ieri ho visto il trailer di "Jennifer's Body", con Megan Fox. Oh porca vacca quanto mi fanno impazzire anche le donne mangiatrici di uomini. Stavolta pure in senso letterale. Ahah! Mi sa che me lo andrò a vedere dopo "Nemico Pubblico" e "Nel Paese delle Creature Selvagge")

Svegliarsi e capire che c'è tutto questo, prima del resto.
Non hai le risposte solo alle domande che ti stai ponendo. A quelle domande.
Per tua fortuna, hai già tra le mani delle risposte a domande ben più importanti che ancora non ti sei fatto! E magari non te ne accorgi!
Così come i veri problemi della vita saranno qualcosa di cui non ti sei mai reso conto, ma qualcosa che arriverà alle quattro di un martedì pomeriggio qualunque.

E non è che finisce qui.
Ne parlavo un mesetto fa proprio con qualcuno.
Solo che alla fine non gli ho detto come la pensavo davvero: sarà che stavamo un po' rimbambiti, un po' mezzi addormentati, e dovevamo prepararci per uscire, ma a ogni modo, dice che ogni tanto passa a leggere qui, chissà se si accorge che mi sto riferendo a lui!

Pensare tutte queste belle cose, per quanto belle e folgoranti possano essere, è assolutamente inutile.
Tutte le cose vere sono assolutamente inutili.
Così come l'arte è qualcosa di assolutamente inutile.

(Vi siete mai chiesti cos'è l'arte? Una definizione secondo me è questa: quello che non serve a niente. Pensate a un quadro o alla musica. O a un libro. Non servono assolutamente a niente. Oddio, in realtà un libro può servire per darlo in testa a qualcuno, ma non sarebbe la funzione primaria)

L'arte è confronto.
Quando leggi un libro, o ascolti quella musica che ti arriva dritta sparata dentro, è confronto.
Sei messo davanti alle emozioni e alle sensazioni di qualcun altro in maniera diretta e inevitabile. E per forza ti confronti con quelle sensazioni.
Ti confronti con quelle emozioni - anche se puoi decidere di ignorarle - e poi cresci.
Come persona.

Ma cresci davvero soltanto se poi cambi davvero, dopo quella folgorazione.
Un cambiamento che si veda!

L'arte o le belle parole possono toccarti dentro come nient'altro.
Ma se non ci fai niente, con quelle tue nuove conquiste, potevi davvero risparmiarti la fatica e in quei cinque minuti invece di ascoltare la canzone andarti a fare un bel paninazzo con sarsa e ketchup. Sarebbe stato più utile. Non è una battuta.

Devi fare qualcosa, dopo.
La gente non fa le cose. Mi sono accorto di questo.
E si danno tantissime motivazioni sul perché non si fa qualcosa, a questo, a quello, bla bla bla.
Dicono che ci sia sempre un qualche princìpio razionale dietro al perché non si fa una cosa. Io credo che sia solo tutto radicato in qualcosa di molto più terra terra, una paura di qualcosa, di fallire, penso.

"Try again. Fail again. Fail better." dice Beckett. Per chi non masticasse l'inglese, vuol dire: "Provaci ancora. Fallisci ancora. Fallisci meglio".

Credo che ci sia del conforto in questo.

Capito? E se tu fai qualcosa, fai qualcosa di bello, fai qualcosa che rende felice la gente intorno a te, che importa di queste "belle parole". Sono inutili. Per te ancora prima che per me. Si vede che io ho bisogno di dirmele, queste cose, prima di renderle vere.
Tu no.
Tu lo fai e basta. E la spontaneità è una delle cose più belle che ci siano, secondo me!

Non ha senso farsi domande, se hai già le risposte, per quanto intriganti quelle domande possano apparire, per quanto nascondano chissà quali profondi e intricati ragionamenti. Non ha proprio nessun senso e sono solo perdita di tempo. E non dimostrano nulla: quello che dimostra qualcosa è la traccia concreta che lasci.
Soprattutto se hai già imparato ad amare, che è una delle due grandi cose che si deve imparare.
L'altra è tenersi strette le persone che si ama.
Ecco che ti senti una persona completa.

Per questo è importante fare qualcosa. E scusate, soffritemi ancora un po' se riprendo il monologo finale di "The Big Kahuna".

Per questo devi ridere. Per questo devi cantare. Per questo devi ballare.
E suona, se ci riesci e se sei capace...
Per questo devi stare con i tuoi amici finché puoi. Per questo devi stare bene con i tuoi genitori, finché ci sono. Per questo devi trattare bene te stesso, lavarti i denti e i capelli (ma senza truccarti, soprattutto le ragazze che poi sembrano gli X-Men), tratta bene chi è intorno a te, anche se non lo conosci, ma non avere paura di trattare male chi queste cose non le capisce e preferisce calpestare senza guardare.

L'importante è sapere che "a volte sei in testa, altre volte sei indietro". Capita.

Stasera siamo di buon umore, me ne vado a vedere il Macbeth a teatro.
Penso che quello di Letteratura inglese sia stato l'esame più bello che abbia mai fatto. L'unico esame in cui la professoressa mi faceva domande su cose non nel programma e io ero contento e rispondevo lo stesso, perché tanto, oh, lo sapevo, ed era un peccato che cose così rimanessero non dette.

Responsabilità, devo capire. Vorrei.
Mettermi da parte, quelle volte.
Ancora non ho mandato quei messaggi. Ancora non ho detto le cose che avrei voluto. Ancora non ho visto le persone che volevo vedere. Parlo, parlo, parlo, e alla fine... forse dovete darmi voi una mano per sbloccarmi...

Anzi, credo che alla fine ve lo linkerò proprio, il monologo finale di The Big Kahuna.
Tanto è bello, ed è corto. Io ho avuto la fortuna di ascoltarlo nel momento giusto. Spero che possa essere bello anche per voi.
E visto il momento, che ci sono in palla per tutto il pomeriggio, sentitevi qualcosa degli Æon Spoke su Youtube, se vi capita... la canzone lì in alto è buona per cominciare! Poi sentitevi anche Pablo at the Park... Emmanuel... e Yellowman.