Va tutto bene finché una canzone qualunque ti fa tornare a quei tempi in cui stavi bene.
E ti senti anche stupido, perché stavi così bene e neanche ci pensavi, alla bellezza, alla semplicità, alla fortuna. Quasi fosse tutto scontato.
E rimpiangi di non aver dato più peso a quei momenti.
Ma il punto è proprio questo: quando sei così felice che non ci pensi.
Se quei momenti valevano questo, allora la strada era giusta.
Se invece avevi il tempo di pensare a quanto stessi bene... forse non eri davvero così felice, forse non te li stavi neanche godendo tanto.
domenica 18 marzo 2018
domenica 11 marzo 2018
° Rivolere.
Mi piace, quando fuori piove e il vento muove i rami e le foglie degli alberi.
Ogni volta mi sembra che gli alberi siano tutti contenti del fresco e dell'acqua che bevono... :-)
lunedì 15 gennaio 2018
(Forse, Norah Jones)
Mi fa così strano essere tornato a scrivere sul blog.
Essere tornato a scrivere, in generale. Pensavo di non poterne più essere capace, che fosse solo una cosa da diciannovenni, e invece eccomi qui.
Forse perché ho bisogno dell'energia e dell'autenticità di un diciannovenne. Come se il presente non avesse più grandi appigli da offrirmi, e per tornare a trovare qualcosa di me, di me da solo, che fosse davvero valida, devo tornare a quando scrivevo sul blog.
Mi sento completamente delegittimato, pieno di buchi. Come se prima invece potessi fare tutto, perché stavo con te. Tu tappavi tutti i miei vuoti, in qualsiasi situazione. Adesso invece sono tornato a essere un nulla, all'improvviso torno a sentire ogni singolo buco che diventa una puntura, e fa male.
Devo ricostruire me stesso da zero.
Mi sto impegnando molto, per farlo. Ma la cosa evidentemente va più per le lunghe di quanto sperassi.
Sembra un po' come saltare sul tappeto elastico. Tu ti sforzi, salti in alto, e poi la forza di gravità ti riporta giù. E stai male di nuovo. Ma non demordi: provi a saltare ancora, sperando, stavolta, di arrivare più in alto. Non succede. Torni giù. E continui a provare.
Forse un paio di volte credo di essere arrivato un po' più in alto, ma alla fine torno sempre giù.
La domanda è: la gravità esisteva anche prima, oppure no...?
Essere tornato a scrivere, in generale. Pensavo di non poterne più essere capace, che fosse solo una cosa da diciannovenni, e invece eccomi qui.
Forse perché ho bisogno dell'energia e dell'autenticità di un diciannovenne. Come se il presente non avesse più grandi appigli da offrirmi, e per tornare a trovare qualcosa di me, di me da solo, che fosse davvero valida, devo tornare a quando scrivevo sul blog.
Mi sento completamente delegittimato, pieno di buchi. Come se prima invece potessi fare tutto, perché stavo con te. Tu tappavi tutti i miei vuoti, in qualsiasi situazione. Adesso invece sono tornato a essere un nulla, all'improvviso torno a sentire ogni singolo buco che diventa una puntura, e fa male.
Devo ricostruire me stesso da zero.
Mi sto impegnando molto, per farlo. Ma la cosa evidentemente va più per le lunghe di quanto sperassi.
Sembra un po' come saltare sul tappeto elastico. Tu ti sforzi, salti in alto, e poi la forza di gravità ti riporta giù. E stai male di nuovo. Ma non demordi: provi a saltare ancora, sperando, stavolta, di arrivare più in alto. Non succede. Torni giù. E continui a provare.
Forse un paio di volte credo di essere arrivato un po' più in alto, ma alla fine torno sempre giù.
La domanda è: la gravità esisteva anche prima, oppure no...?
Una pizza da Kofler
Questo brano lo stavo ascoltando più o meno un anno fa, un sabato, in una stanza d'albergo.
A Graziano serviva la casa di via Cadibona per il fine settimana, e io avevo dovuto sloggiare. Non era una coincidenza fortunata, perché venivo da tre giorni di febbre alta, nausea e diarrea, ma stavo guarendo. Per fortuna, quel giorno saresti venuta a giocare a Milano contro la Pro Patria, per cui tuo papà mi sarebbe venuto a prendere e saremmo andati insieme alla partita.
Sia la Lori che l'Isa erano infortunate, per cui avresti giocato la tua prima partita da titolare in B2... ma come opposto, invece che come banda.
Sono stato a lungo sdraiato sul letto della mia stanzetta con queste note, a riflettere.
C'erano appena state le prime avvisaglie di problemi tra noi, a capodanno. Nonostante dei giorni bellissimi fra SPA, Sirmione e Verona, qualcosa era successo e non poteva essere più un caso. Ero molto triste, e non riuscivo a individuare l'esatto perché. Sentivo di volere a tutti i costi raggiungerti, ma era come se non ne avessi la forza, la spinta per farlo. E volevo capire. Volevo che tu fossi felice. E volevo essere io a renderti tale.
Ho deciso in quel momento che avrei dovuto fare ogni sforzo possibile. Anche se ero stanco. Anche se avevo avuto una febbre sfiancante, da gestire solo soletto nella fredda Milano. Anche se già prendevo i treni tutte le settimane per venire e tornare da te. Non bastava, dovevo fare di più.
Quella partita la ricordo bene. Un entusiasmo grandissimo... tu che fai tanti punti, addirittura salvi tanti palloni. Eri fortissima. Ricordo io e tuo papà che ci guardiamo contemporaneamente e ci lasciamo andare agli entusiasmi, per te. Alla fine, scendo in campo e il sabato di riposo in albergo, invece che in treno, si fa sentire. Sento di potercela fare! Saluto tutti, saluto te, la più importante, e via in macchina verso casa, insieme.
Da diversi giorni torno a sentire questa musica. Non riesco a capire se ci senta più rassegnazione o più speranza verso un domani migliore, ed eventualmente in che direzione sia, questo domani.
venerdì 15 dicembre 2017
martedì 28 novembre 2017
Cristallo che si frantuma
L'anno scorso, durante Strings City, stavo correndo da una parte all'altra di Firenze.
Forse ero appena passato in Piazza del Duomo, avevo filmato un violinista che suonava una versione struggente di "All of Me" (la Nostra canzone), e poi ero corso verso Palazzo Vecchio, dove, nella Sala d'Arme, si sarebbe tenuto a breve il concerto di un quartetto di contrabbassi.
Deviando, perché via dei Calzaioli era decisamente troppo intasata, ho raggiunto Piazza della Signoria passando davanti al Gucci Museo. Riconoscendo il posto, sede di alcuni concerti della manifestazione, mi fermo un attimo, e guardo dentro la vetrata.
Il posto è pieno, tra persone in piedi e sedute per terra, e in lontananza vedo Naomi Berrill (con 39 di febbre) che alza il suo archetto dallo strumento, il capo chinato. La gente applaude. Il concerto è finito.
Ecco, trovo che quello sia stato veramente un momento magico.
La possibilità di cogliere un istante prezioso come quello, gli ultimi attimi di un pubblico che ancora vive in un mondo fuori da ogni dimensione, trasportato dalla musica e dall'artista, e che deve poi risvegliarsi e tornare intorpidito nel mondo reale... è come essere testimoni di un intero viaggio dell'animo umano.
Ti penso.
Ti amo.
Mi manchi.
E sto anche scoprendo i trucchi per entrare negli Uffizi in Estate...
domenica 12 novembre 2017
Pochi progressi
I compleanni sono sempre molto faticosi, per me.
Intanto perché c'è tanta gente che ti pensa! È una cosa molto bella e non ci sono tanto abituato.
Però è un po' triste non poter festeggiare con chi vorresti veramente.
E poi, ogni volta che ripensi a quella - no, questa - maledetta data, tornano sempre quelle sensazioni lì. Quelle premesse, quel tavolo e quegli scuotimenti di capo.
Non credo se ne possa uscire. Per fortuna si compie gli anni solo una volta all'anno.
Intanto perché c'è tanta gente che ti pensa! È una cosa molto bella e non ci sono tanto abituato.
Però è un po' triste non poter festeggiare con chi vorresti veramente.
E poi, ogni volta che ripensi a quella - no, questa - maledetta data, tornano sempre quelle sensazioni lì. Quelle premesse, quel tavolo e quegli scuotimenti di capo.
Non credo se ne possa uscire. Per fortuna si compie gli anni solo una volta all'anno.
lunedì 6 novembre 2017
mercoledì 26 ottobre 2016
Sii te stesso... ma anche un po' di tutto
Quando ero più piccolo, e non sapevo né chi ero né chi volevo essere, ero costantemente in cerca di un'identità. La cercavo in ogni spunto, che individuavo, avvicinavo, facevo mio, indossavo, e dopo un po' mettevo da parte, poco convinto. Poteva essere un vestito, una musica, un libro, una bella frase letta su internet. Ma anche un fruscio di foglie o uno sguardo rubato sull'autobus. Qualsiasi cosa in cui potessi identificarmi.
Eppure sapevo che quello in cui mi identificavo non riusciva proprio ad entrarmi nella scorza! Addirittura non ho mai neanche messo dei poster in camera mia, perché sapevo che presto mi sarebbero venuti a noia. E perché prendere lezioni di canto? Tanto domani vorrò suonare la chitarra. E non vale proprio la pena spendere soldi per una chitarra se il giorno dopo mi sentirò un grande batterista.
Poi succede che vivi la tua vita. Fai esperienze. Cominci ad essere occupato in tante cose, e non solo lo studio. Ti trovi a fare molte cose e a conoscere molte persone, sul tuo cammino. E come spesso accade, quando smetti di cercare qualcosa, quella cosa arriva. Non la cercavi, eppure quella persona ti ha insegnato che si può essere esigenti ma soddisfatti allo stesso tempo. Non lo credevi, ma facendo quel lavoro hai scoperto che può esistere un modo di mettere in pratica anche i pensieri più astratti. E quando senti un momento di vuoto, quando hai un momento libero e scopri di doverti impegnare per capire davvero come lo vuoi impegnare, eccola, eccola che torna quella frase che avevi letto su internet tempo fa! Ora: al momento giusto, ecco che si incastra nel puzzle che nel frattempo sei andato componendo.
E che è diventato la tua persona.
Ti senti soddisfatto? Ora indubbiamente sei tu. Hai trovato la tua identità. Certo, ce ne hai messo di tempo. E hai avuto bisogno di qualche dritta. Grazie a tutte quelle persone, sei riuscito a prendere un pezzettino da ognuna. Quindi sì, sei te stesso, ma perché limitarti a questo? Puoi aggiungere anche un po' di questo e un po' di quello. E continuare a... crescere. La persona che ti aveva tanto fatto andare avanti qualche anno fa ora è troppo diversa, ma domani ne arriverà un'altra. La tavolozza dei colori qui è infinita. E non si consumano neanche. Né finiscono.
Quindi dacci dentro. Non cercare, gira e basta, senza meta, come facevi girando per Roma di notte qualche anno fa.
Però rimani te stesso. Le tue conquiste non te le toglierà mai nessuno. Ma se voli via, rischi di perdere di vista le tue bellissime scarpe nuove.
Non che mi importi poi tanto delle scarpe, ma il mio bellissimo e dolce cuore rosso, quello sì, voglio tenerlo stretto.
Eppure sapevo che quello in cui mi identificavo non riusciva proprio ad entrarmi nella scorza! Addirittura non ho mai neanche messo dei poster in camera mia, perché sapevo che presto mi sarebbero venuti a noia. E perché prendere lezioni di canto? Tanto domani vorrò suonare la chitarra. E non vale proprio la pena spendere soldi per una chitarra se il giorno dopo mi sentirò un grande batterista.
Poi succede che vivi la tua vita. Fai esperienze. Cominci ad essere occupato in tante cose, e non solo lo studio. Ti trovi a fare molte cose e a conoscere molte persone, sul tuo cammino. E come spesso accade, quando smetti di cercare qualcosa, quella cosa arriva. Non la cercavi, eppure quella persona ti ha insegnato che si può essere esigenti ma soddisfatti allo stesso tempo. Non lo credevi, ma facendo quel lavoro hai scoperto che può esistere un modo di mettere in pratica anche i pensieri più astratti. E quando senti un momento di vuoto, quando hai un momento libero e scopri di doverti impegnare per capire davvero come lo vuoi impegnare, eccola, eccola che torna quella frase che avevi letto su internet tempo fa! Ora: al momento giusto, ecco che si incastra nel puzzle che nel frattempo sei andato componendo.
E che è diventato la tua persona.
Ti senti soddisfatto? Ora indubbiamente sei tu. Hai trovato la tua identità. Certo, ce ne hai messo di tempo. E hai avuto bisogno di qualche dritta. Grazie a tutte quelle persone, sei riuscito a prendere un pezzettino da ognuna. Quindi sì, sei te stesso, ma perché limitarti a questo? Puoi aggiungere anche un po' di questo e un po' di quello. E continuare a... crescere. La persona che ti aveva tanto fatto andare avanti qualche anno fa ora è troppo diversa, ma domani ne arriverà un'altra. La tavolozza dei colori qui è infinita. E non si consumano neanche. Né finiscono.
Quindi dacci dentro. Non cercare, gira e basta, senza meta, come facevi girando per Roma di notte qualche anno fa.
Però rimani te stesso. Le tue conquiste non te le toglierà mai nessuno. Ma se voli via, rischi di perdere di vista le tue bellissime scarpe nuove.
Non che mi importi poi tanto delle scarpe, ma il mio bellissimo e dolce cuore rosso, quello sì, voglio tenerlo stretto.
sabato 6 febbraio 2016
Un tavolo e una sedia a Settembre
Stasera è una di quelle sere in cui vorrei perdermi nella Musica e poco altro...
Vorrei avere più tempo per altre riflessioni.
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