Più rileggo il penultimo post ("Identificazione") più mi viene voglia di cancellarlo.
In effetti sì, centro cose interessanti lì.
Ma più le rileggo più le vedo troppo egoiste.
In altre parole, per come la vedo io, stupide.
Non è solo questo: più rileggo quelle cose, più mi accorgo che non sono affatto un punto di arrivo.
In realtà sono solo un punto di transizione, e ho fatto l'errore di prenderlo invece come un punto di arrivo.
Gli manca qualcosa e l'ho fatto passare come se fosse "tutto quanto".
Prendete quindi questo post come la sua evoluzione, il passo successivo.
Già il giorno dopo averlo scritto, l'ho riletto e ho storto il naso. Non mi piaceva come poche ore prima.
Poi ho cominciato a pensare:
"Ma che cavolo penseranno certe persone leggendo queste cose?"
Probabilmente che sono un egoista, mi sono risposto...
E mi sono chiesto ancora:
"E a me che cavolo me ne importa di quello che certe persone penseranno di me leggendo queste cose, quando ho appena scritto che vorrei andare oltre e credere soltanto nell'essenza di me stesso per essere felice?"
Insomma, stavo per pigliarmi a capocciate da solo.
Mi stavo chiedendo di ignorare i pareri delle altre persone?
Questa è stata la scintilla che mi ha fatto cominciare a scrivere questo nuovo post.
Credere soltanto in me stesso?
A me non possono non importare le opinioni delle persone.
Perché a me importano le persone.
Credo anche in loro, nelle loro sensazioni, in quello che provano.
Tutto questo non è qualcosa che si possa ignorare... no, non è qualcosa che si possa perdere per strada.
Non si tratta di poter essere felici solo con sé stessi.
Sensazioni come l'amore verso una persona non sono imposte da nessuno.
Quando un bambino piccolo si sveglia la notte, avrà bisogno di amore e di attenzioni. Quello che la mamma gli darà quando andrà da lui, e il bambino sarà contento. E la mamma sarà contenta, di ritorno.
Parlavo di non volere che le "opinioni" mi manipolassero e che diventassi dipendente da loro.
Ma forse la linea fra accettarsi e "amare sé stessi" e "egoismo" è molto più sottile di quanto pensassi.
Me ne sono accorto in tempo, spero!
Si tratta di mettersi in gioco e ballare.
Sì, forse ci sono più rischi che se ti limiti a... "raggiungere una certa felicità interiore e vivere basandosi su quella".
Forse se giochi e balli, esponendo ancora di più le tue sensazioni, essendo sensibile a quelle degli altri, ti rendi davvero più... dipendente.
E allora?
In fondo è così ed è normale. E in fondo mi accorgo che non mi sto dicendo niente di nuovo.
Forse ragionando sul "punto di transizione" sono diventato un po' più forte e un po' più saldo, dipendo di meno da cose più stupide. Cosa che in certe situazioni può essere utile... ed è veramente bello questo "andare oltre".
Mi sono accorto che questi ultimi 12 mesi li ho vissuti in maniera nuova, più speciale e intensa, da quando ho capito quel paio di cose di un po' più profonde.
Sì, ed è bello.
Ed è bello avere del tempo da dedicare a sé stessi, per capirsi meglio e per accettarsi di più.
E' bello non avere ambizioni / prospettive particolari = tensioni che ti attenagliano.
Fare le cose perché trovi piacevole e utile per te farlo.
Capire il trucco di essere nessuno e sentirsi a proprio agio in questo ruolo.
Il trucco è sapere che ci saranno sempre opinioni di altre persone.
Alcune di queste saranno cose come "sei intelligente", "sei simpatico", "sei uno spocchioso egocentrico, egoista zozzone", "sei una persona vuota".
Quali di queste saranno "la verità"? Nessuna.
Perché la verità è qualcosa che va oltre le parole, e una volta che hai detto a qualcuno che è "una persona vuota" l'hai solo ridotto ai minimi termini soltanto con la testa e non col cuore.
L'hai ridotto soltanto a un concetto nella tua testa.
Le opinioni che contano davvero sono altre... e quanto a queste, beh, possiamo parlarne!
Tutta questa parte introspettiva è una sola di due parti, però.
Se ci sprofondi, finisci nell'apatia...
E mi accorgo che non sono mai state queste le uniche conclusioni a cui volevo arrivare.
E un po' me lo diceva la sensazione che avevo addosso quando ho inviato il post "identificazione".
Un po' come dicevo prima: mancava una seconda parte...
La seconda parte è quella più dinamica, attiva e rischiosa.
Ed estroversa.
E non è che la scopro adesso, forse solo adesso vedo di più la linea di demarcazione fra le due cose...
E' la capacità di provare una forte emozione/sensazione soltanto dallo sguardo di una persona sconosciuta che incroci per strada, anche quando sei depresso.
Il tirarsi su chiacchierando con un amico.
Il provare piacere nel caricarsi sulle tue spalle lo zaino di qualcun'altro.
E' fare caso al mondo che ti circonda.
Saper notare le sue piccole cose, anche le più piccole, e non ignorare quelle più grandi.
E sentirsi perfettamente all'altezza e in grado di stare in mezzo a tutto questo.
E interagire.
Fare qualcosa.
Dare il proprio apporto.
Lasciare la propria traccia nel mondo.
Cambiare qualcosa.
Possibilmente, lasciando le cose un po' meglio di come le abbiamo trovate.
Causa ed effetto. Mettersi in gioco, rischiare.
Dare e ricevere sorrisi.
Appoggiarsi schiena a schiena a qualcuno: scoprire con un po' di sorpresa che quel qualcuno ti sorregge benissimo, mentre tu a tua volta lo sorreggi.
Non vivere la vita come un perfetto equilibrio di una bilancia.
Non vivere la vita accontentandosi di questo equilibrio.
Ma saper vivere i suoi oscillamenti, verso l'alto e verso il basso.
Saperli vivere e saperli prendere.
Uscire più forti dalle difficoltà e uscire più felici dai bei momenti.
E se è vero che le felicità durano poco quando (e perché) dipendono dagli altri, beh, non hai che da essere felice perché e finché sei stato felice, adesso puoi metterti in cammino verso un'altra, diversa e forse più grande gioia.
A questo punto mi interessa di meno fossilizzarmi su quello che provo e quello che sento: sento di aver raggiunto un buon punto, una certa sicurezza, sotto questo aspetto.
Ci ho messo un po', per farlo ho dovuto passare delle difficoltà e dei momenti difficili, va bene.
Adesso ho capito come fare a disattivare per un po' il cervello e smettere di pensare, semplicemente amare la vita affacciandomi alla finestra e sentire il profumo dei fiori del giardino subito sotto mentre stanno sbocciando, quell'odore che significa tanto estate, sole, luce.
Adesso ho trovato la mia via per volare via libero quando ne ho voglia.
Adesso voglio andare ancora oltre, e giostrare a queste cose dell'altro, di nuovo e sconosciuto.
Perché ci sono persone nella mia vita che sono speciali e che sono la fonte di tantissime cose meravigliose che ho vissuto. Questo è il nesso tra "me stesso" e "gli altri".
Sono anche io che mi sono messo in condizione di apprezzare gli altri e il diverso.
E' il momento di vivere appieno un po' di condivisione.
(Alla luce di questi nuovi passi avanti, ho modificato il post "Identificazione", ora è molto meglio, anche se ho lasciato lo spirito che c'era!)
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venerdì 8 maggio 2009
domenica 28 settembre 2008
Una Cura per la Solitudine
... Qualcuno ha qualche idea?
... Non importa quanti buoni amici abbiamo, quanto ci voglia bene la nostra ragazza/il nostro ragazzo, quanto sia speciale la nostra famiglia, o quante cose facciamo per cercare di sfuggire a questa sensazione. Ci sono cose che semplicemente aiutano a distrarci, quando ci sentiamo soli. Ma non "curano" la solitudine. Ci fanno dimenticare che la sentiamo e basta. E ci rimarrà, bene o male.
Ma penso che sia qualcosa di naturale. Qualcosa con dobbiamo fare i conti ogni tanto, da bravi esseri umani che possono provare tante emozioni diverse. E' qualcosa che dobbiamo provare, ogni tanto, per renderci più forti.
Solitudine è anche un termine molto vago. Ne esistono almeno due tipi.
Può essere quando... ti senti di troppo. Quando sei fuori da un cerchio in cui vorresti stare.
Oppure può essere solitudine quando cerchi "l'altra parte di te stesso", in senso romantico, in una relazione, e non la trovi.
E' una sensazione di mancanza. Ne hanno parlato artisti, scrittori, filosofi e musicisti, e sembra che ci sia un modo di "riempire" questa mancanza.
A questo punto subentra la forza di una persona.
La maggior parte delle persone cercano di riempire questa mancanza con i modi più immediati.
Libri e musica hanno funzionato molto bene con me...
Alcuni prendono la strada della spiritualità, altri fanno (troppo?) affidamento su un'altra persona che possa completarli.
E ci sono quelli che scelgono i rimedi distruttivi, droghe, alcool, eccetera...
... tutto per riempire questo gap, riempire il senso di solitudine, fermare quel modo di sentire le cose.
Io non vedo la "solitudine" come qualcosa di negativo. Trovo che sia una cosa molto buona avere del tempo per riposare la mente, del tempo da dedicare soltanto a noi stessi.
Oggi siamo continuamente bombardati da parole e da impressioni di altri, fra Internet, televisione, radio e altri mass media, che in mezzo a tutte queste voci non riusciamo a sentire la nostra. Per questo mi piace passare del tempo da solo. Vedo questa situazione come un momento per ricaricarmi, per pensare cose nuove, per raggiungere qualche nuova ispirazione, magari.
Una cura per la solitudine potrebbe essere questa, quindi...
Usare le sensazioni positive che lo stare da soli ci lascia per far sparire quelle negative.
Non stare male perché stai da solo, ma stare bene facendo qualcosa che puoi fare solo quando sei da solo.
Mi dicono che sono una persona un po' chiusa. Mi dicono che parlare dei propri problemi aiuti molto.
Non ne sono convintissimo... e quando dico che non ne sono convinto intendo che dentro di me credo fermamente che la cosa non funzioni con me.
Parlare dei tuoi problemi a qualcuno porta quel qualcuno a provare empatia per te. E cosa te ne fai della sua empatia? Nulla. Il problema è solo dentro di te, solo dentro di te... puoi sentire idee degli altri, puoi sentire pareri di altri che forse ci sono passati o immaginano cosa debba essere passarci, ma il problema è dentro di te... sei tu che devi risolverlo, sei tu che puoi risolverlo.
Però è vero che quando ti senti solo per una qualche mancanza, parlarne, scriverne, esprimere in qualunque modo quella mancanza, ti da comprensione su di lei. Porta fuori da te quella sensazione, dalle nuove forme. Manipolala... e la sentirai molto più tua, sarà molto più tua, la sentirai molto più tua.
In effetti la solitudine ti da un'ispirazione mica male...
Questa si chiama arte. Credo sia da qui che vengono tutte le cose bellissime che gli uomini fanno e che ammiriamo. Quadri, libri, canzoni... anche cose scritte in un blog, per esempio!
Non c'è una sola risposta a quale sia la "cura" per i tuoi problemi, perché c'è una sola cura diversa per ogni sola persona diversa. E'... accettazione.
E' accettare che vieni al mondo da solo e da solo te ne andrai. Ma nel frattempo hai un tuo viaggio da percorrere, e sulla strada puoi trovare tante persone che la pensano come te e magari pure qualche persona più speciale delle altre con cui puoi condividere (ho avuto un lapsus che mi ha dato sensazioni positive... invece di "condividere" avevo scritto "condivivere", non so se esiste, ma suona bene!) quello che provi. Questo è tutto e ti deve bastare!
Accettare. Accettarsi. Imparare ad amare se' stessi.
E' da diversi mesi che non provo più quel senso di solitudine che provavo anche solo pochi mesi fa. Da quei giorni è cambiato che ho imparato una cosa. L'ho imparata da solo, scrivendo quello che pensavo, e sentendo dalle reazioni che avevo dentro di me che era davvero la cosa giusta. Una sensazione di ventata fresca...
Quando mi sentivo solo, mi mettevo a pensare. Mi mettevo a pensare troppo. E più pensavo, più quella sensazione diventava più grande, più profonda...
Se sei davvero in pace con te stesso, non puoi mai essere solo, perché la persona che ti conosce meglio è sempre lì, che ti guarda dallo specchio, e questo non vuol dire egoismo. Questo vuol dire essere vivi e essere umani. Non puoi pretendere di dare affetto, amore o qualsiasi altra cosa tu pretenda se non ti fidi di te stesso, e non senti di poter prima di tutto contare tu stesso... su di te.
Insomma, non consiglieresti mai qualcosa di cui non sei convinto a un tuo amico, no?
Sì, qualche volta può voler dire dimenticare il passato, andare avanti, dimenticare persone o cose che ti hanno fatto male, perdonarti di errori che hai fatto, e superare rimpianti.
E per fare questo puoi soltanto metterti lì, una buona volta, quando è il momento, da solo - e lo sai solo tu, quando è il momento - metterti seduto e... cominciare a lavorare sull'essere quello che vuoi essere, quello che senti di voler essere. Per stare meglio con te stesso.
La solitudine non può essere curata perché non è una malattia.
E' un foro nella tua anima, un foro piccolo ma che può essere molto profondo, un foro in cui prima devi mettere un po' di amore per te stesso, prima che altri possano riempirlo con il loro, di amore. Forse la questione è quanto puoi essere capace di trovare questa sensazione, allora.
E non c'è niente di più bello che stare con gli altri e sentirsi bene, stare con gli altri e sapere che puoi imparare tanto, tutto, da loro, perché non stai lasciando dietro di te nessun problema. Sei in pace con te stesso. Non hai rimpianti. Non rimugini sul passato. Sei felice di come sei e di quello che sei.
Puoi fare più caso al sorriso della tua amica, se non sei occupato a convivere con un dolore che ti scava dentro.
La cura... no... il rimedio per la solitudine c'è. Non è uno: ce ne sono tanti, tanti e diversi quanti siamo noi. Il problema è che oggi non abbiamo la possibilità di cercarlo. Oggi ognuno di noi deve uscire di casa per portare a casa uno stipendio con cui mantenersi, fare qualcosa, senza avere tempo da dedicare a se' stessi.
Non è uno stereotipo, è dolorosamente vero, lo vedo anche io con le persone che ho intorno, anche quelle che ho vicine e che mi vogliono bene.
Perdiamo interesse nelle sensazioni delle altre persone. A meno che qualcuno non sia nostro stretto amico, non ascoltiamo. A volte non ascoltiamo neanche i nostri amici. A volte se li ascoltiamo lo facciamo attraverso lo schermo di un computer, e ci perdiamo i suoi sguardi, i suoi sospiri, i suoi sorrisi.
Non dico che MSN o Internet siano cose negative. Anzi, è bello poter parlare con chi abita lontano da te. Però non può sopperire al contatto fisico, reale fra persone... so che ci sono alcune persone che la pensano diversamente, non so cosa dirvi, sono impressioni.
(Sì, ho detto impressioni, non opinioni...)
Non so dove la nostra società ci sta portando. Sicuramente non mi piace granchè. Ma se devo essere veramente sincero, non mi interessa più di quanto sia giusto che mi interessi sul piano materialistico. I soldi come tutte le altre cose sono oggetti, e vanno visti come tali... quanto al resto, se io so come vedere le cose e se sono contento di come le vedo, che problema c'è?
Io ho la fortuna di conoscere persone veramente, veramente speciali. Persone diverse da tutti gli altri. E ne conosco tante! Con tutte loro, e sì, ragazzi, sto pensando a tutti voi, lo sapete... voglio andare avanti. Tanto. Finché ci saranno loro, a me va bene. E non ci sarà solitudine che regga.
Si tratta di guardare sempre i nostri orizzonti. Shine On, Horizons!
... Se tutto quello che ho scritto ora vi sembra troppo assurdo, per combattere la solitudine potete anche provare ad andare su un qualche sito di bot e prenderli un po' per il culo!
HAHAHAH!
... Non importa quanti buoni amici abbiamo, quanto ci voglia bene la nostra ragazza/il nostro ragazzo, quanto sia speciale la nostra famiglia, o quante cose facciamo per cercare di sfuggire a questa sensazione. Ci sono cose che semplicemente aiutano a distrarci, quando ci sentiamo soli. Ma non "curano" la solitudine. Ci fanno dimenticare che la sentiamo e basta. E ci rimarrà, bene o male.
Ma penso che sia qualcosa di naturale. Qualcosa con dobbiamo fare i conti ogni tanto, da bravi esseri umani che possono provare tante emozioni diverse. E' qualcosa che dobbiamo provare, ogni tanto, per renderci più forti.
Solitudine è anche un termine molto vago. Ne esistono almeno due tipi.
Può essere quando... ti senti di troppo. Quando sei fuori da un cerchio in cui vorresti stare.
Oppure può essere solitudine quando cerchi "l'altra parte di te stesso", in senso romantico, in una relazione, e non la trovi.
E' una sensazione di mancanza. Ne hanno parlato artisti, scrittori, filosofi e musicisti, e sembra che ci sia un modo di "riempire" questa mancanza.
A questo punto subentra la forza di una persona.
La maggior parte delle persone cercano di riempire questa mancanza con i modi più immediati.
Libri e musica hanno funzionato molto bene con me...
Alcuni prendono la strada della spiritualità, altri fanno (troppo?) affidamento su un'altra persona che possa completarli.
E ci sono quelli che scelgono i rimedi distruttivi, droghe, alcool, eccetera...
... tutto per riempire questo gap, riempire il senso di solitudine, fermare quel modo di sentire le cose.
Io non vedo la "solitudine" come qualcosa di negativo. Trovo che sia una cosa molto buona avere del tempo per riposare la mente, del tempo da dedicare soltanto a noi stessi.
Oggi siamo continuamente bombardati da parole e da impressioni di altri, fra Internet, televisione, radio e altri mass media, che in mezzo a tutte queste voci non riusciamo a sentire la nostra. Per questo mi piace passare del tempo da solo. Vedo questa situazione come un momento per ricaricarmi, per pensare cose nuove, per raggiungere qualche nuova ispirazione, magari.
Una cura per la solitudine potrebbe essere questa, quindi...
Usare le sensazioni positive che lo stare da soli ci lascia per far sparire quelle negative.
Non stare male perché stai da solo, ma stare bene facendo qualcosa che puoi fare solo quando sei da solo.
Mi dicono che sono una persona un po' chiusa. Mi dicono che parlare dei propri problemi aiuti molto.
Non ne sono convintissimo... e quando dico che non ne sono convinto intendo che dentro di me credo fermamente che la cosa non funzioni con me.
Parlare dei tuoi problemi a qualcuno porta quel qualcuno a provare empatia per te. E cosa te ne fai della sua empatia? Nulla. Il problema è solo dentro di te, solo dentro di te... puoi sentire idee degli altri, puoi sentire pareri di altri che forse ci sono passati o immaginano cosa debba essere passarci, ma il problema è dentro di te... sei tu che devi risolverlo, sei tu che puoi risolverlo.
Però è vero che quando ti senti solo per una qualche mancanza, parlarne, scriverne, esprimere in qualunque modo quella mancanza, ti da comprensione su di lei. Porta fuori da te quella sensazione, dalle nuove forme. Manipolala... e la sentirai molto più tua, sarà molto più tua, la sentirai molto più tua.
In effetti la solitudine ti da un'ispirazione mica male...
Questa si chiama arte. Credo sia da qui che vengono tutte le cose bellissime che gli uomini fanno e che ammiriamo. Quadri, libri, canzoni... anche cose scritte in un blog, per esempio!
Non c'è una sola risposta a quale sia la "cura" per i tuoi problemi, perché c'è una sola cura diversa per ogni sola persona diversa. E'... accettazione.
E' accettare che vieni al mondo da solo e da solo te ne andrai. Ma nel frattempo hai un tuo viaggio da percorrere, e sulla strada puoi trovare tante persone che la pensano come te e magari pure qualche persona più speciale delle altre con cui puoi condividere (ho avuto un lapsus che mi ha dato sensazioni positive... invece di "condividere" avevo scritto "condivivere", non so se esiste, ma suona bene!) quello che provi. Questo è tutto e ti deve bastare!
Accettare. Accettarsi. Imparare ad amare se' stessi.
E' da diversi mesi che non provo più quel senso di solitudine che provavo anche solo pochi mesi fa. Da quei giorni è cambiato che ho imparato una cosa. L'ho imparata da solo, scrivendo quello che pensavo, e sentendo dalle reazioni che avevo dentro di me che era davvero la cosa giusta. Una sensazione di ventata fresca...
Quando mi sentivo solo, mi mettevo a pensare. Mi mettevo a pensare troppo. E più pensavo, più quella sensazione diventava più grande, più profonda...
Se sei davvero in pace con te stesso, non puoi mai essere solo, perché la persona che ti conosce meglio è sempre lì, che ti guarda dallo specchio, e questo non vuol dire egoismo. Questo vuol dire essere vivi e essere umani. Non puoi pretendere di dare affetto, amore o qualsiasi altra cosa tu pretenda se non ti fidi di te stesso, e non senti di poter prima di tutto contare tu stesso... su di te.
Insomma, non consiglieresti mai qualcosa di cui non sei convinto a un tuo amico, no?
Sì, qualche volta può voler dire dimenticare il passato, andare avanti, dimenticare persone o cose che ti hanno fatto male, perdonarti di errori che hai fatto, e superare rimpianti.
E per fare questo puoi soltanto metterti lì, una buona volta, quando è il momento, da solo - e lo sai solo tu, quando è il momento - metterti seduto e... cominciare a lavorare sull'essere quello che vuoi essere, quello che senti di voler essere. Per stare meglio con te stesso.
La solitudine non può essere curata perché non è una malattia.
E' un foro nella tua anima, un foro piccolo ma che può essere molto profondo, un foro in cui prima devi mettere un po' di amore per te stesso, prima che altri possano riempirlo con il loro, di amore. Forse la questione è quanto puoi essere capace di trovare questa sensazione, allora.
E non c'è niente di più bello che stare con gli altri e sentirsi bene, stare con gli altri e sapere che puoi imparare tanto, tutto, da loro, perché non stai lasciando dietro di te nessun problema. Sei in pace con te stesso. Non hai rimpianti. Non rimugini sul passato. Sei felice di come sei e di quello che sei.
Puoi fare più caso al sorriso della tua amica, se non sei occupato a convivere con un dolore che ti scava dentro.
La cura... no... il rimedio per la solitudine c'è. Non è uno: ce ne sono tanti, tanti e diversi quanti siamo noi. Il problema è che oggi non abbiamo la possibilità di cercarlo. Oggi ognuno di noi deve uscire di casa per portare a casa uno stipendio con cui mantenersi, fare qualcosa, senza avere tempo da dedicare a se' stessi.
Non è uno stereotipo, è dolorosamente vero, lo vedo anche io con le persone che ho intorno, anche quelle che ho vicine e che mi vogliono bene.
Perdiamo interesse nelle sensazioni delle altre persone. A meno che qualcuno non sia nostro stretto amico, non ascoltiamo. A volte non ascoltiamo neanche i nostri amici. A volte se li ascoltiamo lo facciamo attraverso lo schermo di un computer, e ci perdiamo i suoi sguardi, i suoi sospiri, i suoi sorrisi.
Non dico che MSN o Internet siano cose negative. Anzi, è bello poter parlare con chi abita lontano da te. Però non può sopperire al contatto fisico, reale fra persone... so che ci sono alcune persone che la pensano diversamente, non so cosa dirvi, sono impressioni.
(Sì, ho detto impressioni, non opinioni...)
Non so dove la nostra società ci sta portando. Sicuramente non mi piace granchè. Ma se devo essere veramente sincero, non mi interessa più di quanto sia giusto che mi interessi sul piano materialistico. I soldi come tutte le altre cose sono oggetti, e vanno visti come tali... quanto al resto, se io so come vedere le cose e se sono contento di come le vedo, che problema c'è?
Io ho la fortuna di conoscere persone veramente, veramente speciali. Persone diverse da tutti gli altri. E ne conosco tante! Con tutte loro, e sì, ragazzi, sto pensando a tutti voi, lo sapete... voglio andare avanti. Tanto. Finché ci saranno loro, a me va bene. E non ci sarà solitudine che regga.
Si tratta di guardare sempre i nostri orizzonti. Shine On, Horizons!
... Se tutto quello che ho scritto ora vi sembra troppo assurdo, per combattere la solitudine potete anche provare ad andare su un qualche sito di bot e prenderli un po' per il culo!
HAHAHAH!
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Scoperte da ricordare,
Semplicemente Felicemente
lunedì 8 settembre 2008
"The Sadness of Things"
Una ragazza di Parma che interviene spesso nel tuo blog su myspace, ci ha fatto notare la frase che hai scritto a fianco al tuo avatar: "The Sadness of Things" (la tristezza delle cose). E' solo la citazione di una canzone o c'è altro dietro? Qual è il tuo rapporto con la malinconia?
E' una domanda molto complessa a cui rispondere...
Credo che ci sia un'insita infelicità nel mondo in cui viviamo, ma allo stesso tempo credo ci sia anche un'intrinseca bellezza. Penso che infelicità e bellezza siano strettamente collegate tra loro... per esempio... ho sempre creduto che la musica più bella, più commovente ed emotiva, fosse la musica triste e melanconica: Nick Drake, Joy Division... ballads, in genere.
Ad ogni modo la musica triste, melanconica, depressiva... come la vuoi chiamare... è quella che mi ha sempre emozionato di più, e che mi ha fatto sentire... più vivo.
Penso ci sia una forte relazione anche tra malinconia / tristezza, e bellezza / passione per la vita... l'unico modo per spiegarlo è questo: quando ascoltiamo qualcosa di molto triste e melanconico, ci fa capire che non siamo i soli a provare quel particolare sentimento, e questo ci fa sentire meglio, non peggio.
Ironicamente la musica lieta a volte mi fa sentire molto depresso, perché non mi dice niente della mia vita... secondo me non cattura l'essenza dell'esistenza umana, mentre una canzone molto triste come quelle di Nick Drake, per me colgono esattamente l'essenza di quello che è la vita.
E' una cosa buona e mi sento meno solo nel mondo quando provo questo tipo di connessione con una canzone. Mi fa sentire meglio, mi fa sentire la passione per la vita... "The sadness of things" per me è un concetto positivo, non negativo.
E' una domanda molto complessa a cui rispondere...
Credo che ci sia un'insita infelicità nel mondo in cui viviamo, ma allo stesso tempo credo ci sia anche un'intrinseca bellezza. Penso che infelicità e bellezza siano strettamente collegate tra loro... per esempio... ho sempre creduto che la musica più bella, più commovente ed emotiva, fosse la musica triste e melanconica: Nick Drake, Joy Division... ballads, in genere.
Ad ogni modo la musica triste, melanconica, depressiva... come la vuoi chiamare... è quella che mi ha sempre emozionato di più, e che mi ha fatto sentire... più vivo.
Penso ci sia una forte relazione anche tra malinconia / tristezza, e bellezza / passione per la vita... l'unico modo per spiegarlo è questo: quando ascoltiamo qualcosa di molto triste e melanconico, ci fa capire che non siamo i soli a provare quel particolare sentimento, e questo ci fa sentire meglio, non peggio.
Ironicamente la musica lieta a volte mi fa sentire molto depresso, perché non mi dice niente della mia vita... secondo me non cattura l'essenza dell'esistenza umana, mentre una canzone molto triste come quelle di Nick Drake, per me colgono esattamente l'essenza di quello che è la vita.
E' una cosa buona e mi sento meno solo nel mondo quando provo questo tipo di connessione con una canzone. Mi fa sentire meglio, mi fa sentire la passione per la vita... "The sadness of things" per me è un concetto positivo, non negativo.
- Steven Wilson, Porcupine Tree
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Scoperte da ricordare
venerdì 6 giugno 2008
Te e Me (Parte 3)
(Come i più sagaci di voi avranno osservato, qui sopra c'è scritto Parte 3: questo perché prima ci sono anche Parte 1 e Parte 2, che ritrovate poco più in basso. Vi suggerisco davvero di leggere i tre post in ordine!)
Il mondo è troppo più di quello che ci appare davanti agli occhi.
Ti affacci alla finestra e senti il vento. Sì, va bene, forse c'è anche una spiegazione scientifica, per il vento. Ma quanto è bello sentire aria fresca sul viso? Ti toglie quasi il fiato.
C'è un aggettivo che voglia dire "La Sensazione Che Uno Prova Quando Esce Sul Balcone Di Casa Che Sta Schioppando Di Caldo E Gli Arriva In Faccia Inaspettatamente Una Ventata Fresca Che Gli Toglie Il Fiato"? No, non c'è, devi viverlo e basta.
In questo momento, per esempio, sto scrivendo con la finestra di camera mia aperta. E' appena entrata una ventata di aria fresca. Mi sono girato verso la finestra, e fuori c'è il sole.
Come al solito c'è qualche bambino che sghignazza e che gioca a palla, magari chiama il papà o chi sta giocando con lui in quel momento. Qualche bambina che gira per il cortile con la sua bella mini biciclettina a cui magari sono appena state tolte le due rotelline più piccole.
E poi vedo degli alberi, il prato, del verde che ondeggia.
Lì mi appare del verde.
Posso chiamarlo in un modo, se voglio.
Ma dietro quel verde quante cose ci sono?
Quanto sono dovute crescere, quelle piante, prima di arrivarmi davanti così?
Quanto pesano sulla mia esistenza quelle foglie? Niente, o poco più, giusto il fatto che mi fanno respirare.
Ma il semplice fatto che ondeggino al vento, che si spostino un po' così, che ci sia quel leggero fruscìo... io lo sento perché ci sono. Ma andranno comunque avanti a farlo anche se non ci sarò.
Come continueranno a essere verdi anche se non ci sarò.
Come continueranno a far provare quello che sto provando io anche ad altri, se altri vorranno essere tanto... non so... tanto [qualcosa] da volerci arrivare, o da poterci arrivare.
(Sì, poterci, credo che non basti volerci arrivare, è un percorso che ognuno deve fare passo dopo passo)
Ma questa cosa non vale solo con le foglie. Vale con QUALSIASI COSA. Qualunque cosa che abbiamo davanti fa quello che fa per qualcosa che sappiamo ma che magari siamo troppi pigri per pensare, e qualunque cosa che abbiamo davanti è così per motivi che neanche possiamo immaginare.
QUESTO mi piace.
QUESTO voglio provare a fare.
Vedere l'essenza di qualcosa di grande in tante piccole cose.
SENTIRE l'essenza delle foglie e sapere che è l'essenza di qualcos'altro, in tutto quello che ci circonda.
NON voglio limitazioni sulla mia mente. Voglio poter sentire tutto il resto.
Anche noi stessi.
Non so, forse mi sono spinto troppo oltre.
Sono arrivato a pensare che noi non siamo "la nostra mente", come di solito pensiamo.
Noi siamo VITA, siamo una forza che manda avanti l'universo.
Siamo pura ESSENZA.
Siamo pura VITALITA'.
La nostra mente è quello che ci previene dal vedere questo, casomai.
Ragazzi! Non avrei mai creduto di essere in grado di scrivere cose come queste!
Non sono diventato matto.
E non sono neanche diventato Sacerdote di una qualche strana setta.
Forse già domani, a rileggere queste cose, mi vergognerò anche più di un po' per essermi aperto così tanto.
Però ora sono contento, e lo scrivo.
Sono contento, sto cambiando, ecco.
Le cose vanno bene.
Oggi ho avuto la prova concreta che non bisogna essere depressi per scrivere belle cose!
Horizons!
Il mondo è troppo più di quello che ci appare davanti agli occhi.
Ti affacci alla finestra e senti il vento. Sì, va bene, forse c'è anche una spiegazione scientifica, per il vento. Ma quanto è bello sentire aria fresca sul viso? Ti toglie quasi il fiato.
C'è un aggettivo che voglia dire "La Sensazione Che Uno Prova Quando Esce Sul Balcone Di Casa Che Sta Schioppando Di Caldo E Gli Arriva In Faccia Inaspettatamente Una Ventata Fresca Che Gli Toglie Il Fiato"? No, non c'è, devi viverlo e basta.
In questo momento, per esempio, sto scrivendo con la finestra di camera mia aperta. E' appena entrata una ventata di aria fresca. Mi sono girato verso la finestra, e fuori c'è il sole.
Come al solito c'è qualche bambino che sghignazza e che gioca a palla, magari chiama il papà o chi sta giocando con lui in quel momento. Qualche bambina che gira per il cortile con la sua bella mini biciclettina a cui magari sono appena state tolte le due rotelline più piccole.
E poi vedo degli alberi, il prato, del verde che ondeggia.
Lì mi appare del verde.
Posso chiamarlo in un modo, se voglio.
Ma dietro quel verde quante cose ci sono?
Quanto sono dovute crescere, quelle piante, prima di arrivarmi davanti così?
Quanto pesano sulla mia esistenza quelle foglie? Niente, o poco più, giusto il fatto che mi fanno respirare.
Ma il semplice fatto che ondeggino al vento, che si spostino un po' così, che ci sia quel leggero fruscìo... io lo sento perché ci sono. Ma andranno comunque avanti a farlo anche se non ci sarò.
Come continueranno a essere verdi anche se non ci sarò.
Come continueranno a far provare quello che sto provando io anche ad altri, se altri vorranno essere tanto... non so... tanto [qualcosa] da volerci arrivare, o da poterci arrivare.
(Sì, poterci, credo che non basti volerci arrivare, è un percorso che ognuno deve fare passo dopo passo)
Ma questa cosa non vale solo con le foglie. Vale con QUALSIASI COSA. Qualunque cosa che abbiamo davanti fa quello che fa per qualcosa che sappiamo ma che magari siamo troppi pigri per pensare, e qualunque cosa che abbiamo davanti è così per motivi che neanche possiamo immaginare.
QUESTO mi piace.
QUESTO voglio provare a fare.
Vedere l'essenza di qualcosa di grande in tante piccole cose.
SENTIRE l'essenza delle foglie e sapere che è l'essenza di qualcos'altro, in tutto quello che ci circonda.
NON voglio limitazioni sulla mia mente. Voglio poter sentire tutto il resto.
Anche noi stessi.
Non so, forse mi sono spinto troppo oltre.
Sono arrivato a pensare che noi non siamo "la nostra mente", come di solito pensiamo.
Noi siamo VITA, siamo una forza che manda avanti l'universo.
Siamo pura ESSENZA.
Siamo pura VITALITA'.
La nostra mente è quello che ci previene dal vedere questo, casomai.
Ragazzi! Non avrei mai creduto di essere in grado di scrivere cose come queste!
Non sono diventato matto.
E non sono neanche diventato Sacerdote di una qualche strana setta.
Forse già domani, a rileggere queste cose, mi vergognerò anche più di un po' per essermi aperto così tanto.
Però ora sono contento, e lo scrivo.
Sono contento, sto cambiando, ecco.
Le cose vanno bene.
Oggi ho avuto la prova concreta che non bisogna essere depressi per scrivere belle cose!
Horizons!
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giovedì 5 giugno 2008
Nuovi Orizzonti (Parte 2)
(Prima di leggervi la Parte 2, sarebbe conveniente leggere la Parte 1, che sta qui sotto!)
Non sono mai stato una persona particolarmente spirituale.
Ultimamente però, lo potete vedere dall'ultimo post che ho fatto, credo che qualcosa stia cambiando.
Mi piace, cambiare.
Sì, insomma, il concetto del cambiare.
Lo vedo un po' come una ventata fresca quando apri la finestra di una stanza che è rimasta chiusa per un po' troppo tempo.
Cambiare è dire: "OK, ti piace come hai vissuto fino ad ora? Bene, adesso senza che continui a vivere in un modo che hai già vissuto, che magari ti annoi, perché non cominciamo a vedere qualcosa di nuovo, qualcosa di diverso?"
Sì, certo, c'è il rischio che quello che trovi non ti piaccia come quello che hai lasciato. Ma cosa importa? Quello che hai lasciato è passato. Lo hai amato finché ci è stato.
Forse, se fosse durato di più, anche quello che hai amato ti sarebbe venuto a noia, e ora non conserveresti di quella cosa neanche un semplice ricordo piacevole.
E poi, se il "nuovo" non ti piace, puoi sempre aspettare che le cose... cambino ancora.
Non suona anche più bello, ora?
Cambiare! Cambiare! Cambiare!
Eh, a me sì...
Sì, suona più bello, suona diverso, perché penso che le parole assumano significati diversi per ognuno a seconda di come vive e a seconda di come vede le cose.
Un po' come la Quercia del post di ieri. Cavolo, quel ragionamento mi ha veramente toccato nel profondo. Ora non riesco neanche a dire "Quercia" senza provare un brivido. Non perché sia la parola "Quercia", ma per quello che sono arrivato a sentire grazie alla parola "Quercia".
Auguro a tutti voi di poter provare questa strana ma piacevole sensazione, prima o poi...
Stupide parole!
E' strano come siamo tutti abituati a dare un nome alle cose, a chiamarle così o cosà.
Ci dimentichiamo che le parole coprono un significato, non una cosa. E le parole cambiano senso e significato a seconda di come noi le capiamo, o a seconda di come gli altri le capiscono.
Cosa vuol dire? Vuol dire che la verità che ognuno associa dietro a una parola è diversa per ognuno. Spesso.
Forse è per questo che è così difficile esprimere quello che si prova usando le parole.
Forse è per questo che quando dici o quando scrivi cose importanti, qualcuno non ti capisce. E vorresti che ti capissero, non per te, ma per loro, perché se ti capissero vorrebbe dire che avrebbero fatto le esperienze che hai fatto tu, che hanno provato le cose che hai provato tu, che sanno quello che hai sentito.
E tu vorresti augurare davvero a tutti, prima o poi, di arrivare a capire quella strana sensazione che ti senti più o meno nella parte sinistra del petto...
La verità è che "classificare" è "ridurre", sistemare le cose in categorie non ha mai portato a niente di buono. Solo limitazioni. Perché uno deve voler limitare qualcosa? Soltanto per fare ordine nella propria testa. Ma perché "limitare" e "ordinare" devono concordare?
Sto mettendo tanta carne sul fuoco. Tutto questo con Ommadawn di Mike Oldfield in sottofondo! Continuerò questi pensieri in un altro momento.
Ma i cambiamenti non si fermano qui.
Trovo che "Imaginations From The Other Side" sia un nome e un titolo troppo violento per quello che sta diventando il blog, quello che sto scrivendo nel blog e quello che sto diventando io.
Quindi da oggi si cambierà in... Horizons.
Anche qui c'è un sottile collegamento musicale...
(Svarioni temporali che manco Squadra Rossa VS Squadra Blu...)
Non sono mai stato una persona particolarmente spirituale.
Ultimamente però, lo potete vedere dall'ultimo post che ho fatto, credo che qualcosa stia cambiando.
Mi piace, cambiare.
Sì, insomma, il concetto del cambiare.
Lo vedo un po' come una ventata fresca quando apri la finestra di una stanza che è rimasta chiusa per un po' troppo tempo.
Cambiare è dire: "OK, ti piace come hai vissuto fino ad ora? Bene, adesso senza che continui a vivere in un modo che hai già vissuto, che magari ti annoi, perché non cominciamo a vedere qualcosa di nuovo, qualcosa di diverso?"
Sì, certo, c'è il rischio che quello che trovi non ti piaccia come quello che hai lasciato. Ma cosa importa? Quello che hai lasciato è passato. Lo hai amato finché ci è stato.
Forse, se fosse durato di più, anche quello che hai amato ti sarebbe venuto a noia, e ora non conserveresti di quella cosa neanche un semplice ricordo piacevole.
E poi, se il "nuovo" non ti piace, puoi sempre aspettare che le cose... cambino ancora.
Non suona anche più bello, ora?
Cambiare! Cambiare! Cambiare!
Eh, a me sì...
Sì, suona più bello, suona diverso, perché penso che le parole assumano significati diversi per ognuno a seconda di come vive e a seconda di come vede le cose.
Un po' come la Quercia del post di ieri. Cavolo, quel ragionamento mi ha veramente toccato nel profondo. Ora non riesco neanche a dire "Quercia" senza provare un brivido. Non perché sia la parola "Quercia", ma per quello che sono arrivato a sentire grazie alla parola "Quercia".
Auguro a tutti voi di poter provare questa strana ma piacevole sensazione, prima o poi...
Stupide parole!
E' strano come siamo tutti abituati a dare un nome alle cose, a chiamarle così o cosà.
Ci dimentichiamo che le parole coprono un significato, non una cosa. E le parole cambiano senso e significato a seconda di come noi le capiamo, o a seconda di come gli altri le capiscono.
Cosa vuol dire? Vuol dire che la verità che ognuno associa dietro a una parola è diversa per ognuno. Spesso.
Forse è per questo che è così difficile esprimere quello che si prova usando le parole.
Forse è per questo che quando dici o quando scrivi cose importanti, qualcuno non ti capisce. E vorresti che ti capissero, non per te, ma per loro, perché se ti capissero vorrebbe dire che avrebbero fatto le esperienze che hai fatto tu, che hanno provato le cose che hai provato tu, che sanno quello che hai sentito.
E tu vorresti augurare davvero a tutti, prima o poi, di arrivare a capire quella strana sensazione che ti senti più o meno nella parte sinistra del petto...
La verità è che "classificare" è "ridurre", sistemare le cose in categorie non ha mai portato a niente di buono. Solo limitazioni. Perché uno deve voler limitare qualcosa? Soltanto per fare ordine nella propria testa. Ma perché "limitare" e "ordinare" devono concordare?
Sto mettendo tanta carne sul fuoco. Tutto questo con Ommadawn di Mike Oldfield in sottofondo! Continuerò questi pensieri in un altro momento.
Ma i cambiamenti non si fermano qui.
Trovo che "Imaginations From The Other Side" sia un nome e un titolo troppo violento per quello che sta diventando il blog, quello che sto scrivendo nel blog e quello che sto diventando io.
Quindi da oggi si cambierà in... Horizons.
Anche qui c'è un sottile collegamento musicale...
(Svarioni temporali che manco Squadra Rossa VS Squadra Blu...)
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mercoledì 4 giugno 2008
Albero e Foglia (Parte 1)
Se un bambino ti chiedesse:
"Che albero è quello?"
Una delle migliori risposte da dare,
secondo me,
per esempio,
è:
"Quell'albero è chiamato Quercia."
Perché non è una Quercia.
Sì,
magari l'albero è chiamato Quercia,
ma non è "una Quercia".
"Quercia" è soltanto una parola.
E quell'albero
è molto più di una parola.
It's deeper.
(Se vi riesce più facile, immaginate il concetto...
mostrando una foto di una persona a cui volete bene
a qualcuno che non la conosce.)
"Che albero è quello?"
Una delle migliori risposte da dare,
secondo me,
per esempio,
è:
"Quell'albero è chiamato Quercia."
Perché non è una Quercia.
Sì,
magari l'albero è chiamato Quercia,
ma non è "una Quercia".
"Quercia" è soltanto una parola.
E quell'albero
è molto più di una parola.
It's deeper.
(Se vi riesce più facile, immaginate il concetto...
mostrando una foto di una persona a cui volete bene
a qualcuno che non la conosce.)
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domenica 23 marzo 2008
Silenzio
Vi sentite depressi?
Allora provate a chiudervi in voi stessi, anche solo per un po'.
Aspettate di essere soli in casa, di notte.
Chiudetevi nella vostra stanza. Chiudete la porta a chiave.
Abbassate le persiane. Chiudete gli scuri, se ne avete. Poi chiudete anche le finestre.
Spegnete le luci. Sì, dovete togliere anche gli adesivi fosforescenti...
Provate a sdraiarvi sul vostro letto, magari buttatevi sotto le coperte, al buio più completo.
Silenzio. Ora avete quello che cercate, silenzio più completo, per poter pensare, e per poter rimanere a piangere sui vostri problemi. Era quello che volevate, no?
Eppure se aspettate un po', sentirete il vostro respiro.
Sentirete i battiti del vostro cuore.
Sentirete il vento che soffia leggermente sulle vostre persiane.
E forse sentite la sedia a dondolo di quella vecchia donna ormai rimasta sola che abita proprio sopra di voi.
Nessuno può raggiungere il silenzio. La vita crea i suoi suoni, e crea la sua musica.
Provate a pensare a questo, e forse i vostri problemi vi appariranno sotto un'altra luce.
Allora provate a chiudervi in voi stessi, anche solo per un po'.
Aspettate di essere soli in casa, di notte.
Chiudetevi nella vostra stanza. Chiudete la porta a chiave.
Abbassate le persiane. Chiudete gli scuri, se ne avete. Poi chiudete anche le finestre.
Spegnete le luci. Sì, dovete togliere anche gli adesivi fosforescenti...
Provate a sdraiarvi sul vostro letto, magari buttatevi sotto le coperte, al buio più completo.
Silenzio. Ora avete quello che cercate, silenzio più completo, per poter pensare, e per poter rimanere a piangere sui vostri problemi. Era quello che volevate, no?
Eppure se aspettate un po', sentirete il vostro respiro.
Sentirete i battiti del vostro cuore.
Sentirete il vento che soffia leggermente sulle vostre persiane.
E forse sentite la sedia a dondolo di quella vecchia donna ormai rimasta sola che abita proprio sopra di voi.
Nessuno può raggiungere il silenzio. La vita crea i suoi suoni, e crea la sua musica.
Provate a pensare a questo, e forse i vostri problemi vi appariranno sotto un'altra luce.
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venerdì 29 febbraio 2008
La Tessera
In autobus...
"Scusa, oggi che giorno è?"
"Oggi? Il 29 Febbraio."
"29 Febbraio...? Ma no, guarda, ti sbagli, Febbraio non ha 29 giorni!"
(Sorridendo) "Ma sì, siamo in un anno bisestile!"
"Ah! Davvero? Allora la mia tessera vale anche oggi! Che bello! Grazie!"
Incredibile come la vita decida di impartirci le sue lezioni!
"Scusa, oggi che giorno è?"
"Oggi? Il 29 Febbraio."
"29 Febbraio...? Ma no, guarda, ti sbagli, Febbraio non ha 29 giorni!"
(Sorridendo) "Ma sì, siamo in un anno bisestile!"
"Ah! Davvero? Allora la mia tessera vale anche oggi! Che bello! Grazie!"
Incredibile come la vita decida di impartirci le sue lezioni!
martedì 5 febbraio 2008
Diamante
Cosa devono fare le formiche per essere felici?
Essere formiche!
Cosa devono fare le tartarughe per essere felici?
Essere tartarughe!
Cosa devono fare i gatti per essere felici?
Essere gatti!
Cosa devono fare gli orsi per essere felici?
Essere orsi!
Cosa devono fare gli uomini per essere felici?
Essere impiegati, muratori, avvocati, avere soldi, non averli, avere la salute, amare, avere qualcuno che ti ama...
Perché proprio a noi questo stupido ruolo di animali superiori?
Essere formiche!
Cosa devono fare le tartarughe per essere felici?
Essere tartarughe!
Cosa devono fare i gatti per essere felici?
Essere gatti!
Cosa devono fare gli orsi per essere felici?
Essere orsi!
Cosa devono fare gli uomini per essere felici?
Essere impiegati, muratori, avvocati, avere soldi, non averli, avere la salute, amare, avere qualcuno che ti ama...
Perché proprio a noi questo stupido ruolo di animali superiori?
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